domenica 31 agosto 2014

Del non sapere dove siamo.

In ogni anfratto del continente disunito, come è sempre stato, saltano agli occhi i conformismi omologanti che artefanno le culture profonde delle nazioni e fanno sentire nuovi cittadini tutti i caproni del gregge, secondo gerarchie di pascolo. Mentre le rotonde circuiscono gli incroci, le telecamere videocontrollano i ciabattamenti, la prostituzione viene ovunque trasformata in organizzazione imprenditoriale e il lavoro si fa just in time, a chiamata, dopo che, per improvvida suggestione, si è abbandonato precocemente il lavoro, secondo modalità particolari, nazionalità per nazionalità, mentre dovunque sono all'opera uffici di collocamento amicali ed informali. Questo vale per l'assistenza agli anziani in vacanza o durante la vacanza dei parenti, quando l'ingaggio si fa a chiamata, per appannaggi destinati a rimanere unici nell'anno. Sui pulmann che fanno capolinea alla stazione delle autocorriere, viaggiano con cadenza giornaliera d'estate e poi trisettimanale, professoresse in pensione, che fanno le badanti ma poi sfuggono alle richieste di schiavitù continuativa, le prostitute a "quindicina" provenienti dai medesimi Paesi. Fra loro si conoscono, si scambiano libri per sopportare la noia dell'uno o dell'altro lavoro. Come dicono: "ci sono donne che vengono e uomini italiani che vanno". Il biglietto si fa per telefono, fino ad esaurimento delle disponibilità di posti, tramite le amiche bigliettaie, che le accolgono all'arrivo ed alla partenza. Hanno i loro pregiudizi e non li nascondono, anche verso altre nazionalità di migranti, verso i lavavetri e la manifesta espansione delle attività commerciali dei cinesi, favorita proprio dalle approssimative normative europee nei confronti delle attività commerciali low cost. Sono entrate - sono quasi tutte donne - nella fase liquida dell'Europa commerciale e liberista, ne sono state corrotte, nuovamente sfruttate, pur in un contesto che cercano a loro volta di sfruttare. La loro percezione della Russia che, dopo una frana iniziale, ha rifiutato questo modello, è di nuovo estranea, lontana. Sono un aspetto della nostra Europa; se non lo percepiamo è solo per presunzione ideologica, imbozzolamento che ignora.

Ciclotimie.

Rientrato a Bologna e subito reimmerso nella bagnarola umida della pianura infossata, mi sono chiesto che cosa mi abbia indotto a recuperare gli approdi più balzani e meno salubri fra quelli vissuti, come se fossero gli unici, normali e confortevoli. I miei. Non è mai stato così, per me. Oltre all'aspetto climatico, digradabile lungo i sentieri dell'itineranza, ha giocato l'ignoranza e l'estraneità alla vita quotidiana e reale dei visi colti, delle persone interpellate, degli scenari iconografici, dietro ai quali si conosce, ma non nello specifico, si intuisce e, soprattutto, si presume, senza possibilità di entrare in gioco, se non nella veste gravida di incognite, dello straniero. Ma questo vale anche se ci si sposta solo di pochi chilometri o si continua a calpestare lo stesso, costante itinerario. Un anonimato, un'estraneità, che favoriscono la complicità di relazione, da intendere anche come semplice facoltà di scambio dialogico fuori dagli schemi, stimolatrice solo dell'intelligenza, senza complicazioni di notorietà istituzionalizzanti, in lampi di conferma o forieri di originali riflessioni, senza cercare inesistenti adagi. Il formalismo, nei modi e nei gesti, è un battibecco sterile, recitativo, nel quale ciascuno si cela attraverso le battute, i manierismi, i sorrisi e i gesti appalesati della mentalità del suo ristretto ambiente d'origine. In fondo, nel breve tempo del vacuum, dell'essere altrove, non nella parte, così in voga, del pacco postale, della confezione familiare, si fa un giro su se stessi, in una cornice diversa. Forse perché si attenua la capacità di meraviglia. E, invece, no; so per esperienza che non è così e che gli elementi introiettati verranno a rinforzare e implementare l'espressione della vita residua, nel lento rimuginare degli eventi vissuti.

sabato 9 agosto 2014

Date infauste.

Ieri, 8 Agosto 2014, è stato un giorno infausto per la Repubblica e la sua malandata democrazia. Un governo imbelle e commissariato ha imposto, attraverso il voto servile di senatori nominati, l'abolizione della Camera alta del Parlamento. Resterà il brand, con personale di territorio metropolitano, al soldo dei partiti, immune da giurisdizione, per evitare che parte della Magistratura ne decimi le fila. Parte, perché da quelle fila non provengono solo giudici civili nel senso pieno dell'espressione, come ha dimostrato la gestione debole e compiacente dell'ex Commissario Grasso, che, a differenza di tanti altri caduti, dubito che abbia rischiato la vita a Palermo. Ma, a prescindere dalle tante miserie intraviste durante il dibattito sul suicidio assistito del Senato, resta sul campo un'Italia in preda al debito che ha creato in sessant'anni, attraverso una politica clientelare ed elettoralistica, scambiata artatamente per una democrazia redistributiva e, soprattutto, con la pratica della corruzione a tutti i livelli dell'economia e dell'amministrazione pubblica e privata. I "giovani" al Governo ( Compreso Napolitano? ), ignari, più che indifferenti alla storia recente del Paese, hanno ghignantemente posato sulle macerie, mentre altri giovani ( Berlusconi ) si accingono a tornare sul proscenio e ad abbandonare il lavorio dietro le quinte, sia pure da co-registi. D'ora in avanti, tutte le celebrazioni - dopo i baci e gli abbracci, scambiati fra i molti figli di pochi padri e madri, che, evidentemente, come spesso accade, avevano sofferto sotto la dittatura dell'ancien régime, dal quale avevano tratto comodità, potere e prebende e che si sono potuti sciogliere nell'amplesso con gli eredi-liberatori - andranno sottoposte alla critica che si riserva ai cartolarizzatori della democrazia, che resta, sullo sfondo, il risultato da riconseguire, non più per noi anziani, ma per chi avrà subito le conseguenze amare di questo usuale e storico ripiegamento. Purtroppo.

venerdì 8 agosto 2014

A che serve votare se siamo sull'Arca?

Sembra incrdibile, ma nella storia patria, fra un paio di generazioni saranno ricordati la Ministra Anna Maria Boschi, generosamente definita "grandi curve", anche se sembra solo un po' sfatta e un millantatore fiorentino. L'una è artefice di una delle più distruttive riforme costituzionali: peggio dello statuto albertino, l'altro è un ereditario e consumato democristiano "innovatore", come certi Papi che non fanno altro che riafferamre la dottrina elaborata durante cinque secoli dalla Chiesa e poi continuamente rielaborata affermativamente. Questo Paese non sarà mai all'avanguardia: c'è stato ai tempi dei liberi Comuni e durante il Rinascimento - ben altra epopea - fiorentino, ma ora vagola fra furbate e corruzione, cercando di scaricarne gli oneri sui sudditi, sul popolo minore. Sembra che questi giuristi improvvisati godano e si commuovano per il loro eterodiretto agire, così come sembra che non padroneggino un accidente di quello che hanno portato al voto suicida dei nominati, componenti un'Assemblea eletta con metodi anticostituzionali, appunto. Poteva andare diversamente? La lettera della Unione europea che ha dato inizio al tourbillon è rimasta segreta; anche il Patto del Nazzareno fra Beluconi e Renzie, non è dato conoscere. Perché lo spread, in assenza di dimostrate inversioni di marcia nelle politiche economiche, anzi nell'assenza delle medesime, ha smesso improvvisamente di destare preoccupazione e di provocare rovesci incostrastati nei rapporti di forza elettorali? Che differenza c'è sul piano delle competenze verificabili fra la Boschi, la Madia e Mara Carfagna? Che differenza c'è, a parte il minore appeal democratico di Renzie e l'attrazione pecuniaria del ragiunat di Arcore, rispetto all'apparenza incompetente delle vallette governative? Se il piano di rinascita della P2 sta andando in porto solo ora, veicolato dalla confusionaria e neppur dichiarata Arca di Noè, vien da pensare che anche la storia nazionale recente, sia stata influenzata e determinata dalle stesse forze non manifeste che congiuravano per un'involuzione tecnocratica dei rapporti politici, nei quali è per forza esclusa la partecipazione popolare. Oppure - e propendo per quest'ultima versione - le persone, i deputati, sono privi di veste e di autonomia e i partiti, i tanti "movimenti", sono specchietti per le allodole, funzionali solo ad attrarre voti in un simulacro di rappresentanza. Perché allora perpetuare l'equivoco? Perché votarli? la rappresentanza politica va organizzata esclusivamente nella società civile e il sistema dell'elezione - pur da non scartare - non è più l'unico per cercare di resistere a questa deriva.

giovedì 7 agosto 2014

Il lusco e il brusco.

Che ne è stato dell'Italia politica negli ultimi mesi? Berlusconi è stato esautorato, senza che lui si opponesse, Napolitano è stato rieletto perchè si rendesse garante dello smaltimento della Costituzione da parte dei parlamentari che lo hanno rieletto e dell'impoverimento a futura memoria della nazione, vittima di un nuova messa sotto tutela a beneficio degli artefici della medesima. Pare che fosse l'unico in grado di assicurarla, perchè eletto, la prima volta, ignaro di come si sarebbe conclusa la sua esperienza presidenziale e la sua stessa vita politica. Continuando così, anche quella biologica. Dopo la noncurante e accondiscendente prova del Nipote di tanto Zio, sul fronte opposto, solo prospetticamente, ecco irrompere come un bullo Renzie che ci si mette di buzzo buono, almeno a parole, a smantellare le istituzioni di garanzia della Repubblica, come, in precedenza, non era riuscito a Licio Gelli, né a Silvio berlusconi, per l'opposizione di quell'ibrido partito democratico che ora ha assunto, a maggioranza, l'infausto compito che segnerà la sua breve storia, prima che si disarticoli e si riamalgami in forme, se non irriconoscibili, almeno contrabbandabili. Gira e rigira, l'Italia resta al palo di una recessione che dura ormai da sette anni: i sette anni di vacche magre della Bibbia, senza che si intraveda nessuna possibilità di redenzione, ma solo quella - tutta da verificare nei fatti - di una regolamentare democrazia autoritaria di imitazione, sotto l'ala della Germania, almeno fino a che una nuova possibilità di tradimento, per uno strizzar d'occhi o per una imprevista opportunità che, ribaltando senza ritegno, ogni altra promessa dedizione, ci si offrisse. Qualunque, proprio.

Eros e thanatos, l'eterna ambivalenza che non conosce crisi.

Gnoccaforum e Escortadvisor sono i due forum nei quali i clienti delle escort e dei trans che si pubblicizzano su internet, forniscono le loro valutazioni sulla correlazione qualità/prezzo delle offerentesi, sulle loro qualità tecniche, sulla corrispondenza al promesso e al dichiarato circa l'età, l'aspetto, ecc. I due Forum sono on-line da febbraio di quest'anno e la loro crescita è impetuosa: uno tsunami, un vero e proprio cenacolo di estimatori. Le escort e i trans vengono citati con nome d'arte, piazza di applicazione ( variabile, sono lavoratrici flessibili ) e con ogni altro riferimento pubblicizzato che le renda chiaramente riconoscibili per i navigatori. Si passa poi alle lodi o alle svalutazioni, alle indicazioni circa i tempi accordati, i contegni tenuti, fino a spingersi a consigliarne la conoscenza o a scoraggiare solidalmente l'approccio. Oltre alle straniere operanti in Italia, sono rientrate nel giro le italiane. Sono tutte piuttosto mature, a sottolineare che la tardiva carriera è stata intrapresa per effetto della crisi. Questi siti sono relativamente nuovi per l'Italia, mentre, per i viaggiatori, soprattutto di affari, in ogni parte del mondo, visionabili fin dalla partenza, esistono siti della stessa specie, con foto, descrizione delle prestazioni, tempi accordati, tariffe relative. Secondo quanto riferisce l'Espresso, anche il reclutamento, lo sfruttamento, lo scambio fra papponi, si svolge in misura crescente tramite la Rete, a fianco dell'evoluta libera intrapresa privata che, fra i contributi dei frequentatori del web, ha fatto scrivere a uno spiritoso: " ma perché non conducete una vita onesta, a mille euro ( sono fra i seicentocinquanta e i settecento, in realtà ) al mese, come commesse di un negozio? Il falso povero di spirito forse ignora che non son poche quelle che fanno, in questo senso, il doppio lavoro, soprattutto presso i privée; non solo commesse, ma anche bariste, sciampiste e parrucchiere ed addette alle comunicazioni, come testimoniato da un mio ex collega, cofondatore di uno di codesti succedanei , sotto mentite spoglie, dei casini.

Vichiane riproposizioni.

Come già accadde durante le trattative per la cessione di Alitalia prima maniera ai "patrioti" capitanati da Albero Colaninno, anche nelle more dell'alienazione agli emiri di Etihad, il personale di terra della compagnia del vessillo stracciato, è stato colto da una pandemia fuori stagione che impedirà, durante il fine settimana, l'allestimento degli aeroplani, ed il carico-scarico dei bagagli. I protestatari negoziatori non hanno tutti i torti; saranno infatti loro gli enucleandi nei servizi in appalto della costituenda compagnia, alla quale ha partecipato, solo allo scopo di limitarne il deficit, la "Poste italiane SpA", mettendo a contributo, oltre ai capitali, anche la sua flottiglia di cinque aeromobili per il trasporto della corrispondenza. La malattia è ancora tutelata in Italia e gli Emiri dovranno tenerne conto. La cagionevolezza del personale è l'alea di qualsiasi imprenditore, ma forse gli Emiri sono solo dei finanzieri, ingenuamente intenzionati ad investire i proventi del petrolio in attività che possano fornire reddito. Ma i loro costumi, feudali e beduini, non sono quelli della maestranze raccomandate romane, alle cui prove di selezione ho potuto assistere, fuori della porta, intrattenendomi con alcuni candidati, nei corridoi dell'albergo "La Pisana" della via omonima, mentre al bar, fra luci soffuse sostavano, fumavano, bevevano e flirtavano i comandanti, gli stuart e le hostess della compagnia di volo thailandese. Bei tempi, a ripensarci. Questi giovani e meno giovani si concertavano fra di loro, chi in piedi, chi seduto, chi sdraiato sulla moquette, in attesa di essere ricevuto dalla commissione d'esame che aveva già l'elenco dei selezionandi. I "lavoratori" romani conoscono le trame del potere, sono "smagati" e non si lasciano mettere sotto da attacchi rozzi e diretti di chicchessia: sanno reagire e mettere in difficoltà lo sprovveduto che presume di poter fare ciò che vuole solo perché è il padrone di un'impresa dalla quale può trarre i suoi frutti, senza incontrare opposizione classista, ma solo se accetta di condividerne le opportunità, con i suoi figuranti, come in un film a Cinecittà. Anche stavolta gli ipocriti farisei tuonano e si stracciano le vesti, i medici vengono minacciati di radiazione dall'Albo, ma sono gli stessi dell'altra volta.

La personalità che non si vede.

Gli Stati cedano la loro sovranità sentenzia Mario Draghi, da Francoforte: Certamente si riferiva alla Germania. Come se non fosse una Canossa di tutti gli Stati involutisi nell'euro, tranne che del Paese che dell'euro ha fatto il suo marco e che non vuole perdere la parità sperequatissima con gli occasionali e ridicoli partners. Ridicoli sul piano dei fondamentali di confronto, perché per tutto il resto, il risultato di questa infatuazione è stato deleterio. Mario Draghi è tedesco? Ma che razza di ragionamenti - diranno molti - che c'entra la nazionalità con l'oggettiva analisi della situazione e la scontata reprimenda ai Paesi poco virtuosi? Se fa il Governatore,oltre ad averne la competenza, avrà anche l'indipendenza dalle sue passioni per essere oggettivo e degno di fede. Non so, ma non ci credo. Conosciamo forse la moralità del personaggio, anche nelle valutazioni, che se fossero sempre state oggettive avrebbero peccato di astrazione e di dottrinarismo e non lo avrebbero portato dov'è ora, cioè al vertice di una struttura "tedesca" che decide del tenore di vita e delle possibilità di crescita di tante nazionalità. Un severo custode dell'ortodossia finanziaria ed economica? Sono assai scettico. La moralità di un uomo è un tutt'uno: non è smembrabile. Mario Draghi, quando insegnava a Firenze, era noto fra i suoi colleghi per la facilità con la quale prostituiva la sua conoscenza della materia economica oggetto dei suoi insegnamenti, in cambio di gratificazioni sessuali da parte delle studentesse, che aderivano numerose pur di sgravarsi di un esame difficile. Aveva la sfacciataggine di vantarsene con i colleghi ed è per questo che ne sono venuto a conoscenza. Può un personaggio del genere porsi riferimenti morali nell'interpretare le parti che gli risultano più gratificanti in senso molto materiale? E' possibile idealizzarlo? Lo stare su di un piedistallo, induce i destinatari delle sue filippiche all'ossequio, che ha una valenza di accomodamento al vantaggio che il potere riverito può procurare. e che li rende correi e corrivi al buon senso.

Con la finezza di un elefante in una cristalleria.

Il Califfato islamico di Baghdad, tramite il suo movimento, l'Isis, avanza implacabile, mentre il govermo post invasione assiste impotente ed inerme e forse, neppur tanto interessato. Il suo potere, di fatto, si è rapidamente ristretto e non pare in grado di riestenderlo su tutto il Paese, come invece era in grado di fare il Governo laico di Saddam Hussein. Le zone ormai in mano ai fondamentelisti sono quelle abitate da una delle comunità cristiane più antiche dell'area, quella dei Caldei, che, insieme ai Maroniti siriani e libanesi, costituiscono una minoritaria ma tradizionale presenza cristiana autoctona in un mare islamico. A dire il vero, in Libano, alleati degli Israeliani contro i Musulmani, perpetrarono, per loro conto, una delle più barbare carneficine della Storia recente. Secondo il Vescovo caldeo, all'occupazione delle chiese ed all'esodo delle popolazioni, è seguita la distruzione rovinosa di circa mille e cinquecento testi antichi della comunità caldea. E' chiara l'intenzione di azzerare per le future generazioni, qualsiasi conoscenza della storia dei luoghi. Ora che la capricciosa defenenestrazione ed uccisione di un dittatore laico è stata compiuta da quello stupido di Bush junior, per esclusive ragioni di mantenimento del controllo sui pozzi petroliferi, sia direttamente, sia tramite la tutela dei Paesi arabi petroliferi confinanti, che Saddam Hussein voleva annettersi, nessuno muove un dito contro lo scempio, umano e culturale, che con crescente velocità si sta consumando laggiù. Defenestrato Saddam, le forze concentriche dell'estremismo hanno rapidamente preso il sopravvento; ucciso Bin Laden, a puri fini ritorsivi per la sua crescente attività bellica sui luoghi del colonialismo militare statunitenze e, per la prima volta, dentro il territorio degli Stati Uniti, ecco che il suo progetto di sovvertimento degli Stati arabi che sono o sono stati alleati degli americani, sta realizzandosi, oltretutto per forza endogena e mostra tutti i limiti della diplomazia, armata e non, messa in atto in un'area sempre più reattiva ai tentativi repressivi degli odiati e spesso stolidi Stati arroganti, come li definiva Osama.

mercoledì 6 agosto 2014

Chi prende le misure?

Vladimir Putin ha preso a boicottare, per ritorsione, ogni merce proveniente dall'estero, soprattutto quelle importate dai Paesi di confine che fino a poco tempo fa, furono satelliti dell'Impero continentale sovietico. Putin rifiutò, a suo tempo, l'invito del suo amico Berlusconi, ad entrare nell'Unione europea, con l'evidente intento di crearsi un contrappeso verso l'ostile Germania, ma da questo non ha ricavato nessun danno rilevante. La sua economia si focalizza sui due grandi centri di Mosca e San Pietroburgo, nei quali la ricchezza dell'immenso Paese è concentrata, mentre tutto il resto del territorio è povero, ma non per frutto della speculazione internazionale, che, anzi, fuori dal gioco combinato con il dollaro e con il marco-euro, non è in grado, nè ha interesse ad aggredire nessuno. Ecco quindi l'oligarca politico più importante del rinato spirito di potenza russo, che sanziona gli altri, certo che Romania, Polonia, Slovacchia e Bulgaria, risentiranno delle sue chiusure in misura proprorzionalmente superiore a quelle che subisce. Con molto ritardo, si apre il fronte africano fra gli Stati Uniti e la Cina, che da molti anni è particolarmente attiva nel continente nero. Fin dai tempi del comunismo, nell'ambito della cooperazione fra i Paesi del terzo mondo, i cinesi avevano costruito dighe, reti fognarie - in misura assolutamente insufficiente - e palazzi e stadi per le manifestazioni dei regimi africani. Gli americani erano invece impegnati in una politica neo-coloniale di contenimento e contrasto verso il comunismo, prima e, successivamente, verso l'incremento del fondamentalismo islamico, nei confronti del quale, invece, Pechino non nutre per ora riserve particolari, a parte la sua periferica ed ignorata guerra sotterranea con gli Uiguri, gli islamici di casa sua. Obama si è accorto che la presa cinese sul continente più povero al mondo, si sta consolidando in maniera pericolosa, che lo sfruttamento energetico e finanziario - attraverso le banche cinesi che vi si sono insediate - di Paesi corrotti ma ricchi di materie prime, costituisce il volano, un volano, del vertiginoso sviluppo cinese e, prendendo a pretesto le sue origini, comincia a contrattaccare e, per la prima volta, parla di dazi all'export cinese. Anche in quest'ambito siamo al di fuori della maniacalmente cervellotica politica finanziaria tedesca in Europa. I dazi all'importazione di prodotti semilavorati e di scarsa affidabilità, pari al prezzo molto contenuto, provenienti dalla Cina sarebbero salutari per rilanciare quel poco di piccola e media industria nazionale, che, dall'assenza di barriere, è quasi stata rasa al suolo. Ma da noi, l'abolizione del Senato è la priorità e l'unità di misura della capacità politica e degli scopi della medesima.

Presuntuose pretese.

Due cooperanti italiane sono state rapite in Siria, dove cooperavano a quelle attività opache delle Onlus, che la malavita locale, o meglio, le milizie armate, sanno essere una buona fonte di riscatto. Vengono infatti rapite le persone dalle nazionalità solvibili, italiane e francesi, soprattutto, il cui kidnapping è ben pagato: mai un americano del nord, perchè sarebbero azioni ritorsive mirate, mai uno del sud, perché non avrebbero i soldi per riscattarlo, tutti impegnati come sono a trafficare in droga. Mai un giapponese, perché comunque non sarebbe riscattato. Mai un israeliano, se non per sacrificarlo subito o per utilizzarlo come merce di scambio, ma italiani, anzi italiane, spesso e volentieri. Le due solari ragazzuole credevano forse di riscontrare in civiltà aliene quei criteri di uguaglianza, emancipazione che avrebbero potuto render gradita la loro opera o lavoravano per una carriera futura? Propendo per la seconda ipotesi. Ora, la Farnesina metterà in piedi una trattativa segreta che, dietro l'esborso, a spada tratta negato, di cifre colossali, porterà le sognanti e cretine protagoniste di questa ennesima vicenda di spreco nazionale, a riabbracciare i loro cari. Appena atterrate dichiareranno che non vedono l'ora di ritornare sui loro passi, ma si guarderanno bene dal farlo, cercando invece di lucrare una posizione dal loro ruolo di eroine volontarie. Per una volta - basterebbe! - bisognerebbe incaricare le ridondanti Onlus ( spesso in triangolazione con apparati politici ) di provvedere al riscatto: smetterebbero di esportare ancelle soccorritrici da riscattare. Becky Hammon, talentuoso globe trotter del basket, ha sinceramente espresso il suo stato d'animo riguardo alla possibilità di essere un giorno, allenato e diretto da una donna: "non lo accetterei, mai. Non le presterei il minimo ascolto". Molti allenatori di squadre femminili, invece, sono uomini e le atlete spesso li gradiscono, come, nella maggior parte dei casi -anche se non tutte lo ammettono - le donne stesse preferiscono lavorare in un ambiente prevelentemente maschile e non gradirebbero la supervisione di una donna. Questo perché la direzione di un lavoro non contempla solo la competenza, l'esperienza e la tensione - o meglio la pretesa - all'obiettivo, ma anche la dialettica interiore, la comprensione e il gioco, aspetti che le donne che aspirano al comando, sacrificano, rendendosi insopportabili e sprecando il fraseggio motivazionale in una trama di ripicche. Con tutto questo, anche la maggior parte degli uomini al comando, è grezza e rompicoglioni. Mentre si distrugge il Senato e, con esso, la Costituzione italiana, gli aridi dati narrano di un'Italia sempre in recessione. Allo schiaffone, Renzie risponde con un: dipende da noi. Con questa gente non ce la faremo mai e poi non si capisce che cosa c'entri con l'abolizione di fatto del Senato della Repubblica. La certezza di non farcela esige l'autoritarismo interno per lucrare le solite posizioni di rendita al soldo di questo o di quello, popolo escluso. Schettino in cattedra a Roma. I suoi avvocati avevano sollecitato il favore ad un professore de La Sapienza. Secondo loro avrebbe giovato all'immagine del loro assistito. L'intervento è durato quindici minuti, la diagnosi è stata chiara: per gestire la tensione che si sprigiona quando la nave si incaglia e voi state incagliato nella vostra passeggera senza biglietto, continuate a fottervene e poi guadagnate rapidamente l'uscita rivolta fuori dal pelo dell'acqua. A quel punto non c'è più niente da fare. La moralità napoletana del Comandante Schettino e dei suoi avvocati riluce di decoro borbonico, quanto a quella vigente a Roma, città eterna, resta diversa ed incorruttibile da qualsiasi influenza che non sia quella soffice e gommosa del potere istituzionale.

martedì 5 agosto 2014

Le riedizioni dell'opposizione sterile.

Il M5S ha abbandonato l'Aula, insieme alla Lega, dove il Senato della Repubblica sta votando il suo suicidio, con il presidente della Repubblica in vacanza ed i nominati del "porcellum" - che per questo obbediscono pedissequamente all'ingiunzione di buttarsi dalla finestra, in attesa di negoziare nelle quinte colonne un loro ignavo e servile ricollocamento. Il senatore Felice Casson, già magistrato a Venezia, forte della sua cultura istituzionale e della sua concreta mentalità ( è figlio di un pescatore di Chioggia ), ha loro rimproverato la latitanza dall'ultimo confronto parlamentare, sostenendo che le cose sarebbero potute cambiare. Mal che fosse andata, si sarebbe sgretolata dal suo intonaco, la parte minoritaria del PD. Il guaio è che il M5S - che pure ho votato per due volte e che ritengo ancora utile, dialetticamente, nelle morte gore del nostro declino nazionale - una cultura istituzionale non ce l'ha e lo sta dimostrando in maniera smaccata in queste ore. Se ce l'ha, possiede una culturicchia spuria e meticcia, parziale. Se si fosse già instaurata una dittatura, come non era avvenuto, quando gli "aventiniani" ne facilitarono l'insorgenza, potrebbe starci. Si tratterebbe di passare in clandestinità. Ma una dittatura formale non è alle porte e di quella informale, dedita agli equilibri maggiori in Europa ed a loro oggettivamente subordinata, agli italiani medi non potrebbe fregargliene di meno, anche nell'immiserimento della condizione di tanti di loro, della quale cattolicamente sospirano e si lagnano senza costrutto. Le battaglie, se sono sincere, caro rag. Grillo, si combattono in Parlamento e nelle Piazze. L'aver riesumato il faticoso contatto stradale con gli elettori, mi aveva molto ben impressionato. Altro che "populismo", espressione nella quale traspare tutto il disprezzo che nutrono i traffichini della politica senza impegno, vecchi e nuovi, verso la nazione e la decisione di non farsi inzialmente assorbire nelle spire delle mediazioni, altrettanto, ma la "scelta", pubblicitaria ed opportunista, di non combattere più in Aula e di uscire, come opposizione borghesuccia ed offesa, non la condivido. Per fare che cosa? Per limitarsi alla pubblica lamentazione? Per non sporcarsi le mani? No, cari impiegatucci dell'ideale; si cresce nelle lotte e nella dialettica civile e parlamentare, nella quale molti di voi non hanno affatto demeritato, forse per la mediocrità imperante, aggravata dalla dipendenza clientelare con gli apparati, dei movimenti e dei partitucoli, che, per denominazioni e composizione, ricordano la "democrazia sud americana", latina comunque. Ma, anche voi, assoggettandovi ai diktat di un capo esterno, avete perso un'occasione di libero arbitrio evolutivo, mentre in parte, vi siete dispersi per ragioni di stipendio - da quegli impiegatucci che siete - e vi siete estraniati da una battaglia per la quale eravate stati eletti.

lunedì 4 agosto 2014

Uniformi(tà).

Una società italo-rumena gestiva alle porte di Bologna un Centro benessere, nel quale con un sovrapprezzo, si potevano ottenere delle prestazioni sessuali. Il titolare effettivo, un uomo di quarantanove anni, sposato e con figli, testava le aspiranti massaggiatrici personalmente e solo dopo averne appurato l'abilità, le assumeva a premio-budget, del quale tratteneva almeno il cinquanta per cento. Non aveva riguardo neppure alle norme minime di legge, per cui ha ingaggiato pure due minorenni, dopo averne apprezzato la valentia. Per copertura teneva in negozio anche tre estetiste diplomate che erano al corrente di quanto avveniva negli altri camerini. C'era un sistema di rilevazione della soddisfazione dei clienti su di una pagina web, piena di commenti e di apprezzamenti sul trattamento ricevuto. La pubblicità gratuita era sollecitata dalla Casa. Lo sfruttamento era perfezionato dal regolamento lavorativo, dai modi ovattati e riservati che venivano pretesi, dalle sanzioni per ogni mancanza al protocollo e dalla dura repressione che il padrone riservava alle ragazze, dalle quali pretendeva dedizione e puntualità. L'impresa accumulatoria è proprio univoca ed uniformi sono i suoi metodi.

Minimalismi societari.

La Stampa di Torino e il Secolo XIX di Genova si sono fusi, come la FIAT e la Chrysler, come forse la Juventus e la Sampdoria, contro le quali potrebbero sciogliersi in un abbraccio il Toro e il Genoa, espressioni delle due tifoserie popolari. La Stampa, senza la FIAT, a Torino e nel nord ovest era orfana, le tirature non più sufficienti a compensare i costi, la diffusione regionale. Ecco quindi che le residue attività editoriali di una città prossimamente in crisi profonda, con le sue legioni di immigrati, il razzismo chiuso e montanaro degli autoctoni e dei torinesi di seconda generazione, figli di immigrati, senza più lavoro come i loro padri, con interi quartieri popolati esclusivamente da arabi e neri, si accinge a cambiare impostazione, coniugandosi con una realtà editoriale, vagamente di sinistra nella Lanterna, medaglia d'oro alla Resistenza, che nella crisi endemica era precipitata già dalla dismissione dell'I.R.I. Arrivando a Genova, da Milano, colpisce la distesa di casupole edificate a perdita d'occhio su una brulla sterrata, popolata di panni stesi e vessilli del Genoa al vento, riedizione settentrionale di una Partenope, diversa solo per l'ostentazione del tifo calcistico, con il suo Ospedale specializzato per l'infanzia, il Gaslini, in pieno Centro, un centro sporco e inquinatissimo, costellato, lungo i portici e sui marciapoiedi, di mendicanti. Connubio e sinergie esclusivamente economiche, a presidiare l'informazione in aree disomogenee del Paese, che solo l'immigrazione e l'abbandono industriale improvvisamente apparenta. Sul piano nazionale e internazionale, agli Agnelli, anzi agli Elkann, residua il Corriere della Sera, il cui cambio di direzione, previsto per la prossima primavera, è già stato annunciato. Uscirà Ferruccio De Bortoli, già direttore veicolato al Sole XXIV ore, perché Berlusconi non lo sopportava e poi tornato prudentemente in via Solferino. Dove andrà ora? Certamente non conoscerà la disoccupazione. Nella nuova holding, la primazia spetterà alla Stampa; il foglio del mugugno genovese dovrà adeguarsi e, di fatto, un'altra testata scomparirà, per assorbimento, diversamente dall'Unità che ha chiuso e basta. Antesignana delle fusioni editoriali fu, vent'anni fa l'Editoriale Il Resto del Carlino, che dimezzò gli organici, editando in fotocopia, a parte l'impaginazione e le edizioni locali ( le meno costose ), QN-Quotidiano nazionale e le edizioni regionali del Resto del Carlino, della Nazione di Firenze e del Giorno, il glorioso e poi decaduto giornale dell'I.R.I. Format uniformi e a basso costo di quel sistema che Gramsci e Togliatti ben definirono di "cultura e propaganda" o cultura propagandistica, che oggi si adegua ai tempi miserrimi, in termini, appunto, miseri e minimali.

L'Italia riemersa.

"Il vero elemento golpista del patto piduista del Nazareno è costituito dalla legge elettorale, che consentirà a una forza di minoranza un controllo totale non solo del legislativo ma anche delle istituzioni di garanzia: Presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale. Nell’ambito di questa legge elettorale super truffaldina e micidiale per la democrazia, l’elemento più grave è dato dalla vera e propria istigazione a delinquere rappresentata dall’incentivo alla presentazione di liste locali di clientelismo mafioso e liste nazionali di indecenza corporativa. Sarà infatti vantaggioso presentare liste che non hanno alcuna possibilità di eleggere un deputato ma che concorreranno alla somma dei voti con cui la coalizione potrà ottenere i premi di maggioranza truffaldini. Liste improbabili e impensabili in paesi civili ma che nelle prossime elezioni saranno presenti davvero, tipo la lista “Forza Dudù”, che Berlusconi ha già fatto sottoporre a test dalla sua sondaggista di fiducia, con raccapriccianti esiti positivi. E altrettanto vantaggioso sarà presentare in ogni circoscrizione liste di mozzaorecchi locali coalizzate con i partiti principali dell’uno o dell’altro schieramento, liste che sul piano nazionale conteranno per lo zero virgola qualcosa ma su quello locale possono anche raggiungere consensi a due cifre. Basterà perciò avere una lista di clientelismo locale affaristico e/o mafioso in ogni circoscrizione e l’incremento nazionale per una coalizione potrebbe toccare il 10 per cento!" L'Italia soprariportata efficacemente da Paolo Flores D'Arcais è quella subistituzionale vera, che solo l'affermazione postbellica del Partito comunista aveva occultato, inaugurando una schermaglia impari fra le forze resistenziali e quelle che, non solo non avevano mai resistito, ma avevano sempre curato la coltivazione del proprio orticello e la rotaryana collaborazione al suo consolidamento, assistita, in questo, da varie organizzazioni, civili ed armate, la cui vera natura non è stato possibile scoprire. E' già tanto che se ne sia dichiarata l'esistenza. La fine della contrapposizione in blocchi e lo sdoganamento elettorale, che contribuì molto alla vittoria di Berlusconi, dei fascisti, hanno riportato in superficie la mala pianta su cui è innestata la società italiana, senza che nessuno sia più in grado di contrastarne la pluviale espansione.

Un popolo di ignavi.

Cento nominati dalle lobby regionali senza facoltà di ridiscutere il merito delle leggi, approvate dalla sola Camera dei deputati, elettiva con sbarramento. Sette Saggi nominati per sette anni, al posto dei Senatori a vita. Il testo porta la firma, apposta senza neanche averlo compreso, di una improvvisata Ministra grandi curve, che ci ha significato, finora, di aspirare al matrimonio ed alla trinitaria maternità. Pare che si chiami Boschi. D'altra parte, se l'attuale legge elettorale incostituzionale è stata firmata da Roberto Calderoli.. I delegati regionali non percepiranno uno stipendio specifico, ma continueranno a vivere con quello da assessore o consigliere regionale. Questo susciterà il compiacimento di tutta la pletora degli invidiosi conformisti, che si consolano nella mediocrità comune e in tutto quello che la richiama. Godranno certamente - i delegati senatoriali - di pingui indennità di vitto, alloggio e trasporto e la loro bulimia tangentizia, per difetto stipendiale, si coniugherà con quella affaristica delle regioni che li avranno delegati. Su cosa si spenderanno i delegati delle regioni meridionali, con la loro amplissima clientela di lazzari, da amalgamare con la rendita inoperosa dei reddittuari, che stanno appartati, ma non mancano? Quale sarà il focus dei delegati del centro-nord, stretti dalla crisi, dal leghismo e dalla prevalente tassazione che - sosterranno, almeno a parole, sempre di più - mantiene le plaghe borboniche ed inoperose? Chi ha chiesto all'Italia questo scempio giuridico? L'Europa, certo che no. Ecco allora che ci troviamo di fronte al solito gattopardesco raggiro e al riciclo delle clientelari prebende, a saldo negativissimo inalterato. A farne le spese saranno i soliti, ma, questa volta, a spese fatte, le tasche della piccola borghesia emarginata dalla produzione saranno e resteranno vuote.

domenica 3 agosto 2014

San Lazzaro fieristica.

Sono stato alla Fiera di San Lazzaro, ohilì, ohilà. E' stata la prima vola in vita mia e non ho rimpianto di essere mancato alle precedenti. La solita kermesse da strapaese, che ha raggruppato tutti gli esuli dalle spiagge dell'area bolognese. Una masnada, in gran parte intenta a sbrodolarsi addosso l'unto dei maxi-piatti di plastica ed a completare lo schizzo d'arte moderna con lo sciacquio delle bibite recate ai tavolacci, su quali si avventavano mamme obese e bambini maleducatissimi. I padri, intanto, facevano la fila mentre truci macellai trituravano porchette in serie, con in cima la testa di un nobile maiale. La stessa prepotenza rapinatrice albergava ai parcheggi intasati: forte dell'esperienza romana e valutato rapidamente il perimetro di insediamento delle automobili, ho girato in tondo per ventitré minuti, durante i quali ho rischiato due volte l'incidente, pugilistico nella prima occasione con il pater familias di una accolita di palloncini aerodinamici, che puntava un uscente da un loculo bianco e nella seconda una isterica accusa di stalking e violenza sessuale da una guidatrice, al volante di una macchinetta con altre due femministe deluse ed incazzate. I follicoli scoppiano e ci vuole pazienza e carburante. Ecco, infatti, un nonno pappagorgioso che sembra riportare a casa, prima dell'imbrunire, due nipotini: Ho già superato il loculo di sosta quando li intravedo e, con vertiginosa retromarcia sul rettilineo, all'inizio del quale vedo svoltare, minacciosa, un'altra autovettura, recupero la priorità d'attesa, mentre il patriarca esce con tutto comodo dal parcheggio e io faccio orecchie da mercante alle strombazzate del sopraggiungente, che, troppo tardi, si è accorto dell'opportunità. Risalgo quindi il corso verso la piazza dell'evento e vedo che tutte la automobili sono marchiate dal foglio giallo della contravvenzione, mentre un'ultima è in via di rimozione, per ragioni apparentemente note solo al conducente del mezzo che la sta inganasciando, del vigile che lo ha chiamato, perchè indispettitto dal prolungato servizio di sabato sera. Anche gli altri astanti si chiedono perché. Il peggio è passato e, rinunciato ai fritti sfrigolanti, unica attrattiva per una miriade di affamati, vado verso il motivo della mia originale visita. Basti, per ora, la San Lazzaro fieristica; dei moventi parlerò, con la dovuta conoscenza, in altra occasione.

Le declinazioni associate.

Il quattro Agosto 1974, il treno Italicus a San Benedetto val di Sambro, il due Agosto 1980, la stazione di Bologna, ogni biennio, di questi tempi,a Gaza si muore, in estate i voli civili vengono coinvolti nelle guerre non dichiarate, a Gheddafi o all'Ucraina. In estate al sud della Georgia sono stati fondati due nuovi staterelli sotto l'egida della armi di Mosca, anzi, da lì è cominciato il recupero economico e di potenza della Russia post eltsiniana. Gheddafi è stato rovesciato in estate, le primavere arabe sono sorte e sono abortite in estate, la Siria ha cominciato la sua ignorata - perché c'è stallo fra gli interessi delle potenze - guerra civile con le giornate lunghe e chiare. Anche la mafia sembra preferire il bel tempo per i suoi attentati più eclatanti ed in estate si sfoga la più cieca violenza contro le donne. Sembra che il bel tempo riattivi la caccia etologica degli spiriti giovani ed animali - quelli evocati dal capitalismo ne sono solo gli adattamenti finanziari - la rabbia frustrata, la disperata apocalisse minimale che attanaglia tutti i protagonisti dei drammi minori, soldati compresi, come se, la stasi nel lavorio quotidiano, spalancasse gli abissi reconditi della psiche e rendesse insopportabili i contrasti, le forzature, le provocazioni o la presa d'atto di un fragilissimo ed a volte conflittuale e nevropatico conflitto, che non ha ancora trovato, per uno dei protagonisti, la via di fuga e che lascia l'altro nell'indeterminatezza e nella solitudine più cupa. D'estate i sicari delle maschere ascose agiscono per loro conto, i conti si regolano all'aperto dove le persone indugiano a lungo, il marito tradito viene in trasferta al seguito della moglie che si accinge a lasciarlo e uccide il prescelto al suo posto, significando, in tal guisa, che gli sta portando via l'ultimo approdo, anche fedifrago, di una vita di relazione agli sgoccioli, oppure alla furia della disperazione si accompagna l'uccisione della moglie e dei figli, che anche le madri portano con se prima di suicidarsi. La stampa, quando abbonda di conflitti politici, limita un po', d'estate, la cronaca di queste infelicità sanguinose, ma quando - sempre più di rado - queste circostanze non si verificano, insieme a radio e, soprattutto, televisione, si spende in particolari ed inchieste grandguignolesche. I vecchi, insieme alla consapevolezza della loro debolezza, ripiombano nelle figurazioni della violenza che ha accompagnato, anche se non coinvolto, le loro vite, come le nostre e, come i bambini, riesumano la paura delle oscure forze del male che li circondano.

sabato 2 agosto 2014

Ritualità ripetitiva.

Dopo trentaquattro anni..poi saranno trentacinque...trentasei, la municipalità bolognese, i comuni della futura Città metropolitana, con il gonfalone di San Benedetto Val di Sambro nella giusta evidenza, sfilano, come al solito, dalla stazione ferroviaria e da quella delle corriere, verso la Piazza maggiore, si concentrano sotto il sol leone e ridiscendono verso il luogo della ripartenza, di fronte al muro esterno della sala d'aspetto di seconda classe. Sul palco, angusto e sovraffollato, le autorità cittadine, il delegato del Governo. Matteo Renzi, invitato, ha declinato: troppo forti i rischi di sciupare la sua immagine mediatica con i fischi di una platea accaldata. L'argomento non era liquidabile con una battuta, una piroetta e un aperitivo, per cui ha preferito negarsi. Probabilmente non si era nemmeno documentato, tutto proiettato verso la finzione del nuovo, tante altre volte eterodiretto per l'Italia. O sarebbe stato appaludito, qualunque scemenza avesse detto, perché condottiero del PD? Meglio non saperlo. Del resto lo scenario pubblico della " Bologna che non dimentica ", striscione risvoltato ogni due di Agosto, non è granché. I parenti delle vittime fanno le comparse, ammesso che partecipino ancora. In loro vece ci sono i deputati del PD, Daria Bonfietti per l'Itavia, un Bolognesi di cui non ricordo il nome proprio per la stazione. L'unica vedova che non ha tratto profitto dal luttuoso evento è stata, finora, la vedova di Marco Biagi, meno incline del marito agli accomodamenti con la politica che lo ha ucciso. Forse ancora, come testimonial dello Stato che, tramite il ministro Scajola definiva il marito un "rompicoglioni" non era adatta: in quale partito avrebbe potuto militare, dopo le espressioni fortemente oppositive - che io condivido - di Sergio Cofferati? Con l'estrema destra corporativa? Neppure con essa. Con nessuno, dunque, in cambio di un trasferimento: per questo sei stato ucciso da una mano tanto onanisticamente sottile, quanto inconsapevole. Forse, un giorno, quando la possibilità di strumentalizzare l'evento ed i protagonisti occulti saranno tutti defunti, ci faranno sapere qualcosa e, al bar, in spiaggia, dal barbiere, a Villa Baruziana, i radi testimoni di quel tempo, consegnato alla mitologia della politica, potranno rivocarne, attraverso la deformazione dell'Alzheimer, le fantasiose interpretazioni, che hanno avuto anche suggelli giudiziari. Il presidio democratico non differisce nell'aspetto da quelli dei tempi dell'attentato, quando il confronto era reale e senza esclusione di colpi, sull'abbrivio post resistenziale e della reazione ad esso. Molto sbiadite sono ormai le motivazioni, che possano esulare da interessi di bottega e di rappresentazione teatrale. La giustizia resta sullo sfondo, ma esula, ora come allora, dalla realtà.

venerdì 1 agosto 2014

Le giustificazioni e le ragioni.

Un giovane ebreo ortodosso e un giovane manager finanziario di Israele, hanno fatto due scelte opposte. Il primo ha preferito, senza esitazione, il carcere piuttosto che essere costretto a uccidere ( o diranno i soliti cinici, per non correre il rischio di essere ucciso ) considerando la condizione della maggior parte delle vittime e la sproporzione delle forze. Il secondo, che dice di essere un pacifista ed un elettore di sinistra - come se le due cose andassero a braccetto - si è offerto come volontario. Lo fa per la sua famiglia i suoi amici, bombardati dai razzi di Hamas ( che vengono neutralizzati dal sistema Iron Dome ), soprattutto ora che i miliziani hanno costruito i tunnel dai quali conducono, come topi, la loro guerra contro Israele ( che li ha reclusi in un ghetto, dopo averli espropriati dei loro territori ). La scelta del giovane israelita mi sembra più coerente con un principio morale assoluto: non uccidere! Quella del giovane israeliano è relativista e un po' sconclusionata nelle argomentazioni che tengono solo conto della sensibilità nazionale, che non si confronta con il dolore degli altri e l'ingiustizia di una condizione che i suoi connazionali hanno creato. Resta assodato che Israele ha diritto di esistere: è uno Stato ormai, ma non può esistere fino a che e se non impara a rispettare le ragioni degli altri e fino a che continua ad usurpare la terra a chi non ha nessuna Sion da recuperare. Non è detto che fra le milizie palestinesi aleggi solo l'ideale, anzi, credo proprio che saremmo fuori di realtà nel postularlo. Il cinismo speculativo alberga dietro ogni giusta rivendicazione, la ricchezza della "riconquista" riempie i forzieri e strumentalizza gli animi esagitati, non solo a quelle latitudini. Ma questa amara constatazione vale anche per gli israeliani. Se si sono messi in questo brutto guaio - e ci hanno messo gli altri - è stato perché qualcuno ha creato per loro l'opportunità di fondare, senza basi reali, uno Stato, mentre la loro nazione è sparsa in tutto il mondo, tanto che molti israeliani, non hanno basi culturali e linguistiche comuni. E, se codesti lo hanno fatto, d'accordo con i movimenti sionisti, è stato per colonizzare un'area strategica per le forniture energetiche, mentre il controllo israeliano per conto terzi, si estende anche a buona parte dell'Africa nera, attraverso lo spionaggio, l'azione nelle quinte colonne e la sostituzione di personale all'interno degli aeroporti. Anche per questo, Israele è una potenza nucleare. Ma il destino degli antichi abitanti della Palestina non può essere questo. Non è ammissibile che le famiglie, i bambini, siano decimati in casa, in strada e nelle culle, come non è ammissibile che la cattura di prigionieri ( un giovane ufficiale israeliano di ventitre anni ) si trasformi in un sequestro a fini condizionanti, o negoziali verso gli aggressori. La civiltà distante che ha voluto tutto questo, è potenzialmente traditrice ed ha esportato, per interposta statualità, la sua più avida violenza coloniale.