venerdì 8 agosto 2014

A che serve votare se siamo sull'Arca?

Sembra incrdibile, ma nella storia patria, fra un paio di generazioni saranno ricordati la Ministra Anna Maria Boschi, generosamente definita "grandi curve", anche se sembra solo un po' sfatta e un millantatore fiorentino. L'una è artefice di una delle più distruttive riforme costituzionali: peggio dello statuto albertino, l'altro è un ereditario e consumato democristiano "innovatore", come certi Papi che non fanno altro che riafferamre la dottrina elaborata durante cinque secoli dalla Chiesa e poi continuamente rielaborata affermativamente. Questo Paese non sarà mai all'avanguardia: c'è stato ai tempi dei liberi Comuni e durante il Rinascimento - ben altra epopea - fiorentino, ma ora vagola fra furbate e corruzione, cercando di scaricarne gli oneri sui sudditi, sul popolo minore. Sembra che questi giuristi improvvisati godano e si commuovano per il loro eterodiretto agire, così come sembra che non padroneggino un accidente di quello che hanno portato al voto suicida dei nominati, componenti un'Assemblea eletta con metodi anticostituzionali, appunto. Poteva andare diversamente? La lettera della Unione europea che ha dato inizio al tourbillon è rimasta segreta; anche il Patto del Nazzareno fra Beluconi e Renzie, non è dato conoscere. Perché lo spread, in assenza di dimostrate inversioni di marcia nelle politiche economiche, anzi nell'assenza delle medesime, ha smesso improvvisamente di destare preoccupazione e di provocare rovesci incostrastati nei rapporti di forza elettorali? Che differenza c'è sul piano delle competenze verificabili fra la Boschi, la Madia e Mara Carfagna? Che differenza c'è, a parte il minore appeal democratico di Renzie e l'attrazione pecuniaria del ragiunat di Arcore, rispetto all'apparenza incompetente delle vallette governative? Se il piano di rinascita della P2 sta andando in porto solo ora, veicolato dalla confusionaria e neppur dichiarata Arca di Noè, vien da pensare che anche la storia nazionale recente, sia stata influenzata e determinata dalle stesse forze non manifeste che congiuravano per un'involuzione tecnocratica dei rapporti politici, nei quali è per forza esclusa la partecipazione popolare. Oppure - e propendo per quest'ultima versione - le persone, i deputati, sono privi di veste e di autonomia e i partiti, i tanti "movimenti", sono specchietti per le allodole, funzionali solo ad attrarre voti in un simulacro di rappresentanza. Perché allora perpetuare l'equivoco? Perché votarli? la rappresentanza politica va organizzata esclusivamente nella società civile e il sistema dell'elezione - pur da non scartare - non è più l'unico per cercare di resistere a questa deriva.

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