sabato 2 agosto 2014

Ritualità ripetitiva.

Dopo trentaquattro anni..poi saranno trentacinque...trentasei, la municipalità bolognese, i comuni della futura Città metropolitana, con il gonfalone di San Benedetto Val di Sambro nella giusta evidenza, sfilano, come al solito, dalla stazione ferroviaria e da quella delle corriere, verso la Piazza maggiore, si concentrano sotto il sol leone e ridiscendono verso il luogo della ripartenza, di fronte al muro esterno della sala d'aspetto di seconda classe. Sul palco, angusto e sovraffollato, le autorità cittadine, il delegato del Governo. Matteo Renzi, invitato, ha declinato: troppo forti i rischi di sciupare la sua immagine mediatica con i fischi di una platea accaldata. L'argomento non era liquidabile con una battuta, una piroetta e un aperitivo, per cui ha preferito negarsi. Probabilmente non si era nemmeno documentato, tutto proiettato verso la finzione del nuovo, tante altre volte eterodiretto per l'Italia. O sarebbe stato appaludito, qualunque scemenza avesse detto, perché condottiero del PD? Meglio non saperlo. Del resto lo scenario pubblico della " Bologna che non dimentica ", striscione risvoltato ogni due di Agosto, non è granché. I parenti delle vittime fanno le comparse, ammesso che partecipino ancora. In loro vece ci sono i deputati del PD, Daria Bonfietti per l'Itavia, un Bolognesi di cui non ricordo il nome proprio per la stazione. L'unica vedova che non ha tratto profitto dal luttuoso evento è stata, finora, la vedova di Marco Biagi, meno incline del marito agli accomodamenti con la politica che lo ha ucciso. Forse ancora, come testimonial dello Stato che, tramite il ministro Scajola definiva il marito un "rompicoglioni" non era adatta: in quale partito avrebbe potuto militare, dopo le espressioni fortemente oppositive - che io condivido - di Sergio Cofferati? Con l'estrema destra corporativa? Neppure con essa. Con nessuno, dunque, in cambio di un trasferimento: per questo sei stato ucciso da una mano tanto onanisticamente sottile, quanto inconsapevole. Forse, un giorno, quando la possibilità di strumentalizzare l'evento ed i protagonisti occulti saranno tutti defunti, ci faranno sapere qualcosa e, al bar, in spiaggia, dal barbiere, a Villa Baruziana, i radi testimoni di quel tempo, consegnato alla mitologia della politica, potranno rivocarne, attraverso la deformazione dell'Alzheimer, le fantasiose interpretazioni, che hanno avuto anche suggelli giudiziari. Il presidio democratico non differisce nell'aspetto da quelli dei tempi dell'attentato, quando il confronto era reale e senza esclusione di colpi, sull'abbrivio post resistenziale e della reazione ad esso. Molto sbiadite sono ormai le motivazioni, che possano esulare da interessi di bottega e di rappresentazione teatrale. La giustizia resta sullo sfondo, ma esula, ora come allora, dalla realtà.

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