lunedì 31 agosto 2015

Confini permeabili.

Sono passati pochi giorni dal precedente omocidio, attribuito dalla colpevole a rapinatori in villa, che un altro efferato omicidio riguarda la provincia di Catania. Se nel primo caso il mix di ambientalità e di sopruso ( so chi siete, vi ho riconosciuto e via percossse mortali ) non aveva convinto gli inquirenti che in capo a un giorno avevano incastrato la moglie della vittima, preoccupata di essere a sua volta "riconosciuta" in paese, nel secondo si è trattato dell'incursione di un emigrato africano evaso per breve tempo da un campo profughi poco distante. Un ivoriano di diciotto anni, è stato trovato in possesso del telefonino dell'ucciso e di alcuni suoi abiti. La spedizione furtiva puntava a coprirsi e a poter comunicare, se solo con i familiari lontani lo diranno, forse, le indagini e, per questo, protetto dall'alibi della detenzione, il migrante ha sperato di passare impunito, non ritenendo che il campo e le camerate sarebbero stati perquisiti. Si tratta, anche in questo caso di un omicidio anomalo in zona, dove non sono usuali. E' invece praticato il danneggiamento del bene o la sua distruzione se i proprietari non pagano il pizzo sull'insediamento, se turistico, abusivo o fuori dai canoni reddituali del proprietario. Questo il senegalese non lo sapeva e le indagini si sono rivolte all'accampamento poco distante, come si sarebbe fatto se ci fossero stati, ad esempio, degli zingari, non migranti ma gitani, nei paraggi. Se la qualità della refurtiva tradisce la mancanza di risorse di questi sradicati, non attenua la crudeltà primitiva dell'atto. Primitiva perché per beni spiccioli non si perita di sacrificare una vita, a testimonianza che la necessità non costituisce di per se stessa bontà e che la pietà ( a dire il vero piuttosto scarsa ) può trasformarsi in terrore e morte, come in tante, inverse e non, circostanze della vita che si è portata e sempre più si porterà a poca distanza da noi ( se non ci finiremo dentro ) sul limitare permeabile della civiltà minima.

I costi per sopravvivere.

I migranti più facoltosi passano - solo a centinaia - da Kirkenes in Norvegia, fino all'area Schengen nella quale entrano di soppiatto su biciclette o a bordo di automobili russe guidate da residenti. Di dove sono questi turisti no Alpitour? Della Siria come gran parte dei turisti poveri, in gommone collettivo o in Jogging sui confini serbi, attraverso la Macedonia. Questi disgraziati che preferiscono i climi freddi, pagano diecimila euro per arrivare nell'agognata zona franca europea ed esserne inghottiti, bypassando i non richiesti paesi PIGS, attraverso i quali vorrebbero solo passare, come fanno in Macedonia, per approdare a mercati più ricchi e ad etnie meglio insediate. Il numero elitario dei migranti del circuito d'élite si spiega con la cifra richiesta per favorirne il viaggio che, con certezza, non attiene alle possibilità economiche dei viaggiatori, che con quella cifra da parte potrebbero rimanere a lungo nei loro Stati d'origine, casomai spostandosi un poco più in là. Trova quindi conferma, per ricchi e poveri, l'esistenza di un'organizzazione clanica e probabilmente mafiosa, che supera in termini di controllo e di consenso all'emigrazione il risparmio familiare e che pratica, a seconda delle disponibilità, prezzi differenziati per lo stesso triste servizio. Questi lavoratori in nero, almeno per i primi anni di insediamento, dovranno arricchire l'organizzazione mafiosa a cui si sono affidati e dalla quale, almeno da ora in poi, dipendono strettamente. Dalla padella nella brace. Saranno i manutengoli, ai livelli oscuri che, non mi meraviglierei se appartenessero al mondo grigio, non ufficiale della politica istituzionale ( come a Roma capitale, per intenderci ) a conservare stanzialità, prestigio e benessere, assicurandosi probabilmente, insieme alla fedeltà, la riconoscenza di coloro che hanno spolpato, o meglio ancora, di coloro che sono stati venduti, sfruttando la loro condizione di abbandono e precarietà, dai capi clan con i quali si sono indebitati con tutta la famiglia. Per libera associazione d'idee, mi viene in mente un paragone con le cure ospedaliere prestate alla popolazione col contagocce: ricovero, esami standard, impiastri e dimissioni anche se ancora in stato di narcosi. Qualcuno è grave e già a Mantova i presidi ai disabili sono ridotti, tanto che devono chiedere la residenza in Emilia Romagna. Chi si offre, allora e per chi? Esistono case protette a pagamento nelle quali i defedati sono costretti in ambienti spogli, manipolati da personale frettoloso e senza cortesie che non siano personali ed individuali. Anche in questo caso le rette sono tali da escludere le categorie più modeste, in un campo nel quale l'eguaglianza dovrebbe essere un dovere. Vi sono infine, sempre con qualche letto a disposizione, delle strutture private, a puro fine di lucro, confortevolissime ed eleganti, con tutti i servizi riabilitativi, ma con prezzi in camera singola di trecentocinquanta euro al giorno, comprese le spese mediche ordinarie, escluse quelle specialistiche, escluso parzialmente l'approvvigionamento dei farmaci prescritti e dei pannoloni per incontinenti che vengono addebitati al ricoverato e talune spese vive che la "clinica" anticipa ( poche decine di euro ) e che per questo vengono pagate regolarmente in contanti dal ricoverato. Insomma, per starci, per necessità, un mese - dato che gli ospedali pubblici, del cittadino ( di quale cittadino, ridotto come? ) non provvedono più - si spendono dai dodicimila ai quattordicimila euro, pari a una media approssimativa annua ( considerati gli extra che per indotto ne conseguono ) di centocinquantamila euro l'anno. Diversi costi per diverse sopravvivenze.

I peripatetici, una scuola sempre d'attualità.

Una signora di ottantasette anni è stata avvicinata in via Mascarella, a Bologna, da un'altra elegante signora che ha attaccato discorso con la poveretta, accompagnandola per un lungo tratto L'anziana e sprovevduta signora si è sentita lusingata dall'attenzione della prestante incrociata per strada ed è stata al gioco, fino a che la sua occasionale interlocutrice si è presentata come una direttrice di banca, senza soggiungere di essere in produzione e l'ha messa a parte di tutte le novità normative che presiedono alle sorti della nostra Repubblica. La solerte direttrice le ha chiesto, dopo aver carpito la sua attenzione e la sua fiducia, se era a conoscenza che tutti gli oggetti preziosi, detenuti in casa, andavano affidati in custodia alle banche e si è offerta solidalmente di provevdere al soddisfacimento di questa esigenza prudenziale della sua nuova amica. La poveretta ci è cascata o è stata subornata dalla "prestigiosa" presenza della "direttrice" e se la è portata fin dentro casa, dove ha raccattato tutte le sue "gioie" e le ha affidate "rapita" alla chiacchierona investita da se stessa del prestigio direttoriale, che supera evidentemente il buon senso. Solo dopo qualche ora, la malcapitata si è liberata della suggestione che aveva subita ed ha chiamato le forze dell'ordine. Particolare è la nuova investitura della truffatrice: si è sparsa la conoscenza delle tecniche affabulatorie praticate dgli incaricati delle banche per raccogliere capitali, soldi e soldarelli dovunque si nascondano e del continuo consulenziare in termini "normativi" il popolo per i suoi gelosi risparmi. In quanto recitato dalla "direttrice" in abito di scena non c'è nulla di diverso, per conforme assurdità, tanto che molti sono convinti di avere dei limiti di utilizzo del loro denaro, con quanto viene ripetuto ogni giorno a potenziali clienti di ogni condizione e prospettiva, alla ricerca del budget contingente e, spesso, il risultato si ottiene proprio attraverso la proposizione di un prestigio inesistente o truffaldino ed offrendo quanto nessuno si sarebbe sognato di chiedere. Attenti alle direttrici/ori peripatetic(i)he; il mondo non è cambiato e non cambierà, è solo cambiato il modo di raccontarlo.

domenica 30 agosto 2015

Prediche inappropriate alle nostre latitudini.

Edward Luttwak è un ormai vecchio stratega. "Consigliere" operativo del Pentagono. E' anche uno storico. Anche in Italia sono state pubblicate le sue "Storia dell'Impero romano" e "Storia dell'Impero bizantino", due testi un po' pallosi proprio perché centrati sulle tecniche di espansione, conservazione e difesa del potere e delle civiltà specifiche messe in atto da quei sistemi. Da tempo Luttwak, che interviene spesso sulle vicende che ci riguardano, un po' perché, per età, è stato al centro dell'attività di contenimento del comunismo, in Europa in particolare, durante la sua attività stipendiata al Ministero della "difesa" statunitense e un po' perché il suo papà, uomo d'affari, lo portò con sé in Italia, a Milano, dove fece interamente le scuole elementari, dalle quali ha conservato un idioma sufficiente chiaro e preciso nelle sue secche esternazioni che ci riguardano o rivolte a noi. Luttwak è chiaro perché, per opinabili che siano le sue teorie, non mena il can per l'aia, non è abituato a dire e non dire per disdire. Lo stratega, che tante volte ho apprezzato quando disvelava e svergognava le trame levantine del nostro Paese, sostiene una tesi controccorrente nell'Italia pseudo cattolica che elettoralmente tiene in grande considerazione le prediche della Chiesa e lo fa riguardo ai migranti che tanto stanno a cuore al pampa-Papa. L'analista politico e militare invita l'Italia a bombardare i barconi alla fonda, cioè quando sono vuoti, per impedirne la partenza. I nostri sabotatori di Marina lo fecero all'epoca degli sbarchi dall'Albania, senza mai ammetterlo, ma minando e facendo brillare, in una sola notte, tutta la flottiglia degli scafisti. I barconi da bombardare, suggerisce Luttwak, sono individuabili con i raggi infrarossi: l'Italia li dovrebbe distruggere senza chiedere l'autorizzazione dell'ONU. Luttwak era troppo piccolo per capire com'è fatta l'Italia. L'Italia ne ha la forza, ma non la volontà, soggiunge. Dopo l'ingenua mossa di Obama che delegò Sarkozy, che invece aveva robusti interessi da perseguirvi, lasciò che Gheddafi fosse rovesciato e il risultato è un Paese in mano alle milizie informali con le quali, così come con le tribù islamiche, non è possibile prendere accordi che non siano tattici. L'Italia quindi deve opporsi "manu militari" all'invasione dalla Libia. Ma l'invasione attraverso i balcani, aggiunge, è ancora più pericolosa, perché è incoraggiata, sotto il suo controllo, dal Presidente della Turchia Erdogan, che spera di islamizzare, sotto la sua influenza, il maggior territorio possibile, non escludendo una progressiva islamizzazione dell'Europa. La stragrande maggioranza dei migranti è musulmana e quindi è refrattaria all'integrazione. E' più facile che, alla lunga, sia l'Europa ad adattarsi, se non alla loro religione, ai loro valori. Per quel che riguarda l'Italia, almeno nelle sue vaste aree periferiche, lo penso anch'io e, probabilmente il discorso può essere esteso a tutte le banlieu o slums del mondo. La civiltà romana finì per il sistematico arrivo dei barbari dal nord. Ora vengono dal sud. Alle invasioni barbariche seguirono cinquecento anni di secoli bui - quelli durante i quali si sedimentò il cristianesimo -; ce ne vollero altri trecento perché l'Europa e soprattutto l'Italia che gli diede origine, conoscessero un Rinascimento. Nell'Europa attuale Luttwak non vede nessuna volontà di sopravvivenza che, secondo lui, le "invasioni" non belliche ma disperate ed affamate, mettono in pericolo. Ci vorranno interventi diretti e i primi ad intervenire dovranno essere gli Italiani. Allora, stiamo freschi. Luttwak è un appartenente, non organico, alla destra repubblicana, come geo-stratega non impegna direttamente l'amministrazione statunitense, anche quando è di destra, ma ne interpreta autorevolmente le posizioni: critica il Papa e il tatticista Presidente Obama e si propone come alternativa alla politica attuale, riguardo i migranti in Europa, sulla quale anche l'amministrazione democratica ha espresso il suo allarme. Dal suo punto di vista, molto realistico, alla luce del disimpegno e del rifiuto dei Paesi ricchi e più seri dell'Europa, ha molte ragioni, ma l'Italia non è mai stata seria e, pur avendo un interesse primario a controllare od impedire i flussi e ad acquisire un ruolo importante in un'area strategica energeticamente, continuerà a barcamenarsi. Da noi, Luttwak sarebbe stato un intellettuale impotente.

I convergenti itinerari della furbizia.

La vera sinistra si chiama Syriza. E' cominciata così la campagna elettorale di Alexis Tsipras, per le elezioni del 20 Settembre, a nove mesi dalle precedenti. Una gestazione e un parto. Della vera sinistra? No, della pseudo sinistra di questi tempi senza riferimenti, inevitabilmente trasformata ad ogni passaggio, dopo la buona remissione, poi disconosciuta, nella mani del popolo sovrano o solo elettore, della questine dirimente della sua vita. Tsipras torna alle urne in una veste e in una maniera del tutto diverse da quelle che gli avevano consentito di prendere il potere, almeno democraticamente attribuito, domani proverà a farsi reinvestire ma per perseguire una politica eterodiretta, con qualche apparente ed ingannevole, gravemente ingannevole, "aggiustamento" occasionale, temporaneo e foriero di ulteriori arretramenti per gli ingenui "beneficiari". Una politica all'italiana, insomma. Uno dei capetti dei Paesi PIGS ( Portogallo, Italia, Grecia e Spagna ) Alexis Tsipras si prepara all'ennesimo inganno di Ulisse, per ritornare, dopo inutili e vanesie peregrinazioni, ad Itaca, sotto il controllo dei Proci, ai quali solo la moglie è riuscita atutamente e saggiamente a sfuggire. Solo questa gratificazione, anzi ben minore, potrebbe essere di Tsipras, ma nulla ne verrà al popolo greco, che potrebbe sparigliargli le carte, frazionando, a sinistra, il consenso fra gli altri gruppi della diaspora del partito vincitore il 25 Gennaio scorso. Le sanzioni tornerebbero a farsi insopportbaili e su questo elemento, così lontano dalle battagliere intenzioni enunciate a Gennaio, potrà appoggiarsi Tsipras, continuando a sostenere che "questa" sarebbe "la vera sinistra". Come sempre, l'affermazione della verità, sarà di schermo al più odioso degli inganni, quello che contempla la beffa e la finzione accompagnate al danno, Anche in questo Tsipras e la sua Syriza sono sulla via di Roma.

sabato 29 agosto 2015

Vite senza senso.

Il bilancio, ancora parziale delle vacanze, annovera qualche morto in montagna e diverse centinaia al mare. L'imprudenza di scalare le montagne e di percorrere sentieri perigliosi, senza prevedere il cambiamento repentino del clima e della luce, porta alcuni alpinisti della domenica a lasciare sulle vette terrorizzanti, le proprie velleità di raccontare in giro, ad esempio, il superamento successivo delle sette vette. Io, quattro anni fa, ci sono riuscito, come non so, a costo di una tumefazione sanguigna delle estremità, che vi ha ristagnato per più di un anno e di un affanno che mi ha dimostrato, allora, l'eccezionale tenuta del mio apparato cardio-vascolare. Anch'io ho vissuto, improvvisamente, l'oscuramento diurno del panorama, una violenta e per fortuna breve pioggia grossa e la sferza del vento. Eravamo partiti come in una scena del pianeta delle scimmie, per poi disperderci e sgranarci lungo l'interminabiole percorso, il cui completamento, in corso d'opera, era la condizione di rivedere "il detestato genere umano", laggiù, da basso. Diversi anni fa, mi trovai invece su di un guscio di noce, al largo della costa in un mare in tempesta. Fino al porticciolo, laddove le acque sollevate dal vento si chetarono improvvisamente e mi fecero recuperare l'approdo, conferendomi subito, all'ingresso, una calma olimpica, una soddisfazione risarcitoria, in attesa dell'attracco consueto, mentre al di là della protezione delle rocce poste all'ingresso, il mare mugghiava minaccioso. Mi è andata bene e non lo rifarò. Credo. Immagino che le sensazioni che hanno vissuto i migranti, ignari degli imprevisti delle traversate, stipati come sardine e schiaffeggiati dagli spruzzi, ora sferzanti, ora contundenti delle acque non siano state inizialmente diverse: la paura monta, la sproporzione delle forze la ingigantisce e solo il fragile diaframma dell'imbarcazione - nel mio caso veramente piccola - ti conferisce la speranza di potercela fare. Poi, l'esperienza che non ho fatto: il ribaltamento, la lotta irrazionale e la morte. Perché assimilare la traversata dei disperati a una vacanza con le sue appendici luttuose? Perché tutto si è svolto fra natanti da diporto, barche a vela con pernottamento in cuccetta per turisti, a poca distanza da spiagge affollate. La mattanza profumatamente pagata dalle vittime, potenziali ed in atto, proseguirà e si aggraverà nel mese di Settembre, fino agli ultimi sbarchi e agli ultimi naufragi dei primi di Ottobre, quando il flusso dei senza meta si arresterà e cominceranno le prenotazioni per la primavera, l'accantonamento per pagare gli scafisti, i contatti con le antenne di origine e quelle di arrivo perché offrano il loro lavoro in forme nascoste, trattandosi di "sans papier". Sono migliaia gli annegati nel Mediterraneo che si consumano nell'elemento liquido primordiale, in assenza di predatori in grado di spolparli prima che si decompongano. Migliaia, ma non migliaia di tragedie, come si va dicendo retoricamente: di queste genti non importa nulla a nessuno, sono casomai un probelma per le autorità dei Paesi di approdo, un problema non proprio e da non conoscere per le nazioni del centro e del nord europa, che si barricano contro di loro e li respingono "manu militari". Vite senza senso e senza futuro, necessariamente senza vita, fra le quali, nota dolente quella dei bambini che vanno incontro al loro precoce destino aggrappandosi ad adulti in cui ripongono un'infondata fiducia, di cui solo alla fine conosceranno l'inconsistenza.

L'utopia francescana nelle mani e nelle perorazioni di un monarca.

Il pampa-Papa non è comunista, anche se "non è mai stato di destra". O, per lo meno così gli piaceva di pensare. Figlio della diaspora italiana in Argentina, Bergoglio non poteva discostarsi dal fascismo esportato e sclerotizzato nell'esilio, Il peronismo, cioè l'invenzione populista e superficiale, una novella per i poveri, come il cristianesimo, ne fu il portato politico. Si trattò e si tratta, nella sua genesi discendente, di una dottrina declamata ma non creduta e supportata dalla Chiesa sulla base di un conformismo di facciata alla sua dottrina sociale. Come avvenne in Italia all'epoca della dittaura fascista, quando "l'uomo della provvidenza", il radicale ed ateo Benito Mussolini, cavalcò, per penultima, l'alleanza con la Chiesa, allora su modelli sud americani attuali, per influenza e condizionamento politico nel nostro Paese. L'ultima cavalcata fu quella delle Valchirie, con il nazismo, mai apertamente condannato dalla Chiesa in funzione anticomunista. Mussolini e il fiulano Peron erano cattolici sedicenti; Mussolini ebbe numerose amanti e altrettanti figli illegittimi, tre riconosciuti, ma molti altri misconosciuti. Peron amava frequentare le ballerine e ne sposò tre, come il suo successore il tanghéro Carlos Menem. Peron per tutta la sua vita ebbe cura di non andare mai dottrinariamente contro pelo alla Chiesa cattolica che, come si sa, perdona i peccati. Ecco spiegato il populismo pasticcione del Papa e confermata la natura arretrata e fascista della Chiesa cattolica, tanto che lo stesso Bergoglio tacque durante tutta la sanguinaria dittatura militare argentina, stolida e priva di orizzonti di gloria, come la rapidissima cacciata dalle Falkland delle truppe che l'avevano invasa è ancor lì a dimostrare. Jorge Videla, morto recentemente all'ergastolo, era sempre fotografato mentre faceva la comunione alla domenica e alti Prelati della Chiesa locale e vaticana erano intimi dell'Ammiraglio Masera e compagni delle sue partite di tennis: Pio Laghi su tutti. In numerosi post precedenti ho già avanzato questa interpretazione ed ora che il pampa-Papa, che nulla disse a favore delle mamme uccise dopo il parto, sull'affidamento dei loro figli alle coppie sterili del regime e dei suoi supporters, sproloquia sull'accoglienza ai migranti biblici, che spesso con il cattolicesimo ed anche con il cristianesimo non hanno nulla a che fare, ben sapendo che per loro e per gli altri..riottosi ci potrebbe essere un regime fascista, umanista e cattolico. Per fortuna la guerra ci ha portato lentamente e contraddittoriamente un po' più in là e, in questo senso, la difficile permanenza nell'area euro ci esimerebbe nel ripiombare in pieno nelle condizioni di un nuovo fascismo, dato che da soli, corrotti come siamo e incapaci di un disegno nazionale complessivo, ripiomberemmo in una diffusa povertà e in un regime censitario, nel quale, apparentemente all'opposizione, la Chiesa continuerebbe a rimestare i suoi traffici. Quando, nel silenzio più assordante, gli Ebrei romani furono, al netto delle deportazioni, ospitati nella residenza papale di Castel Gandolfo ed in qualche convento, ai tentativi dei preti e delle monache di convertire i bambini, la madri opponevano un severo rifiuto. E, dal loro punto di vista, avevano perfettamente ragione, proprio in ragione del loro momentaneo privilegio rispetto alla tratta dei loro correligionari. Non per questo dovevano convertirsi. Temo che sia proprio questa la logica italiana, di convertirsi a tutto per convenienza. In un mondo - non da oggi - sempre sull'orlo di nuovi conflitti e in una situazione e in un contesto che cercano sempre il pretesto per incistare la loro presa sugli eventi e sulle persone nella condizione di fingere ogni subordinazione pur di salvarsi, è opportuno che la parte meno corriva e non disposta a rinunciare al libero arbitrio rimanga vigile e offra un motivo di riflessione e crescita civile a chi è disposto ed ha la possibilità di dialogare con lei. Altrimenti, la democrazia non potrebbe evolversi e verrebbe contraddetta, mentre rappresenta, fra frenate e ritorni all'indietro, l'unico motore, lentissimo, di crescita dei popoli.

venerdì 28 agosto 2015

Sordide bugie.

Salvatore Girone ha l'influenza, o meglio la febbre emorragica. L'ha contratta in India, subito dopo la sentenza della Corte del mare di Amburgo, che azzerava i farraginosi procedimenti intercorsi fra una pavida autority italiana, timorosa per i suoi contratti in loco e una Corte di giustizia indiana influenzata dalla candidatura al parlamento del giudice istruttore. Secondo me i due fucilieri sono colpevoli: i pescatori sono morti, erano disarmati e sono stati colpiti dai due Marò. Il resto sono bizantinismi. Ecco che, dopo l'ictus al giovane La Torre, si influenza anche Girone. E' possibile, ma non ci credo. E' un escamotage per ritornare im patria, dove, anche se condannato, troverebbero una soluzione per lui. E questo è vergognoso, come è vergognosa, pavida e snobbata l'Italia, in tutto il mondo. L'unico elemento per galleggiare sono gli affari privati, intrattenuti un po' dovunque e la possibilità di corrompere e tenere, come da costume nazionale, la situazione in stallo. Che poi i colpevoli "si ammalino" come fa uno scolaro negligente, per poi continuare per tutta la vita, è ridicolmente e volgarmente ributtante, icona della natura falsificatoria di questo insignificante Paese, che si considera l'ombelico del mondo ma che, visto dall'estero, appartine alla banlieu degli Stati evoluti e, in buona parte, anche di quelli cosiddetti emergenti. In ogni caso, le malattie tropicali si curano meglio sul posto e l'India non manca di ottimi ospedali, presso i quali è efficacemente ricoverabile Girone. Ritornare in Italia per curare la febbre emorragica sarebbe un controsenso, come curarvi la lebbra. Jozef Wesolowski, nunzio apostolico e pedofilo accertato, è morto questa notte nell'appartamento dove abitava in Vaticano, dove attendeva da mesi di essere processato per le sue abitudini sessuali. Il prelato continuava a risiedere in Vaticano, ma non risulta che pagasse l'affitto, in attesa di un processo secondo i canoni introdotti dall'attuale Pontefice Francesco, che, per la prima volta, contempla la pedofilia. Il Signore lo ha chiamato prima, probabilmente per scagliarlo nel più arroventato degli Inferni, dato che la giustizia terrena aveva tempi di istruttoria troppo lunghi. Sta di fatto che il primo processo intentato sul suolo pontificio, ad un dignitario della Chiesa, scoperto a posteriori, in età avanzata e cultore nel suo data nase del computer di migliaia di video e foto pedopornografiche, non si terrà. C'è chi si presta ai voleri divini, per le necessarie e materiali attività sulla terra. Il canone anti-pedofili resterà lettera morta, mentre gli altri, sicuri colpevoli non scoperti, potranno continuare a salmodiare nell'ombra. Oggi ho perso il conto: 71 migranti morti nei TIR, 21 scoperti alla partenza dall'Inghilterra in un camion frigorifero italiano, più di duecento annegati intorno alle coste libiche. Solo oggi. Il New York Times sentenzia che l'Eutropa ha fallito di fronte a questa emergenza; l'Europa che non è direttamente coinvolta negli sbarchi o nelle violazioni terrestri dei confini se ne è proprio disinteressata ed ha posto un fiero diniego ad ogni ipotesi di accoglienza. E' questa la causa indiretta dei naufragi, nel corso di navigazioni sempre più improvvisate ed arruffate. Quanto alla lotta ai trafficanti di esseri umani, verrebbe da piangere: i camionisti non li trasportavano gratis, perché si erano commossi, gli scafisti sono solo dei tramiti, mentre alla partenza ed all'arrivo, questa gente è amministrata da "antenne" collegate nei Paesi d'origine ed in quelli di approdo. La stessa "badanteria" nazionale è costituita in parte da clandestine provenienti dai Paesi non U.E., e da badanti dell'Unione europea che godono di un contratto nazionale di lavoro. Le une e le altre, cominciano nel profondo sud, nascoste in case dove lavorano e imparano la lingua, per poi essere sguinzagliate e messe in regola dai datori di lavoro del nord, pur mantenendo la loro ragnatela etnica e mafiosa, sia che siano comunitarie, sia che lavorino in nero. Lo stesso e peggio vale per i migranti all'ingrosso. L'omicidio di un pensionato, dopo un assalto in villa, era una bufala, Lo ha bastonato a morte la moglie, che, a suo dire, subiva angherie da quarant'anni. Al quarantunesimo si sarebbe fatta giustizia da sè, ma in precedenza, nulla era scaturito dalle mura della villetta, di proprietà di un semplice elettricista, nella quale si detenevano armi non dichiarate e si coltivava marjuana. Le rapine in villa in Sicilia e nel profondo sud non avvengono: è normale che la casa venga smontata o bruciata se non si paga "la tassa di residenza" alla mafia, ma la rapina sul modello competitivo settentrionale non vige per una sorta di ordine mafioso. Infatti gli inquirenti non ci hanno creduto e dubito che le motivazioni semplici e vere di una situazione così paradossale saranno mai investigate. Pensate alla cugina bella uccisa da madre e figlia, in Puglia, che hanno tentato di scaricare la responsabilità sul marito e padre che, terrorizzato o traumatizzato continua ad incolparsi come un disco rotto, alla litania autoassolutoria della mamma che ha ucciso il suo bambino sull'isola quest'inverno con le stringhe delle scarpe, strangolandolo, che continua, intemerata, a lagnare la sua estraneità, fuor di ogni logica, senza argomentare, ma senza tregua nel suo lamento. La signora omicida avrebbe chiesto agli inquirenti: adesso che ho confessato, lo sapranno in paese?

giovedì 27 agosto 2015

Paludi imbonificabili.

Il 16 settembre del 1970, Mauro De Mauro, giornalista dell'Ora di Palermo, un foglio d'inchiesta, veniva rapito, ucciso e nascosto o distrutto. Indagava sull'omicidio del Presidente dell'ENI Enrico Mattei, fatto passare per un incidente e ne analizzava le cause attraverso gli intrecci politici, nei quali l'intelligentissimo, ma incolto manager, era invischiato, anche come regista, fino al collo. Mattei li strumentalizzava e non se ne lasciava strumentalizzare, per questo fu ucciso dalla mafia, braccio secolare secondario del potere politico. La lupara bianca lo ha inghiottito per sempre. A ricordarlo, in rubriche giornalistiche divulgative, il fratello, anche nella fisionomia, professore di linguistica fra i più emeriti. De Mauro fu un caduto dell'informazione d'inchiesta, come Mino Pecorelli che, traeva le sue fonti, dai servizi segreti e, in questo senso, se la andava a cercare. Uccisi e dimenticati, perché anche le stantie e periodiche celebrazioni potevano risultare pericolose, rinfocolando la curiosità sulle materie che investigavano. Paolo Adinolfi faceva il magistrato a Roma ventuno anni fa e "sfrugugliava", senza saperlo, l'intreccio malavitoso e affaristico della politica e dell'amministrazione capitolina. Per questo è stato risucchiato in un buco nero, dal quale non riemergeranno neppure le sue ossa e dal quale nessun'eco giungerà più alla famiglia. Wilma Montesi, arrotondava un magro salario, partecipando alle feste dei giovani danarosi sulla costa laziale. Fu uccisa e abbandonata sulla battigia. La sera prima si era svolto un droga party in una villa alla quale aveva partecipato, come d'abitudine, il figlio del Ministro degli esteri Piccioni della democristianissima Italia di governo. La lupara bianca non ci fu, la morte sopravvenne per cause che in sede autoptica non si vollero nemmeno accertare. Le sopravvissute del Circeo, vittime di un assassino e maniaco che si sarebbe ripeturo, in licenzia premio, sulla moglie e sulla figlia di un compagno di cella, Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, ma anche il sergente della Guardia svizzera vaticana, per il quale sono stati ignorati tutti gli appelli della madre divorziata ( ma, tranne qualche pietismo, sarebbe stato lo stesso se fosse stata un'esemplare madre di famiglia )attengono ai misteri vaticani, che le colonne del Bernini non riescono ad isolare dal contesto romano, insieme al quale contribuiscono a rafforzare l'afonia e l'omerta su tutto quanto il potere vuole nascondere, la cui parte sostanziale riposa nei conti cifrati dello IOR, causa dell'omicidio mafioso a Londra di Roberto Calvi, fra le cause dell'avvelenamento di Michele Sindona, "salvatore della lira", mandante dell'omicidio dell'Avv. Ambrosoli. Cause diverse, ma tutte parte del "generone" romano, nelle viziate alcove dei figli di famiglia, tutti figli di burocrati con il contorno di qualche "coatto", ma soprattutto, al livello appena superiore e collegato, la palude del denaro estorto con il sorriso sulle labbra e i capelli impomatati, col solito contorno clientelare della "bassa forza", che mischiano inestricabilmente istituzioni e famiglie, mafia nel senso proprio e più allargato dell'accezione, rimozione pubblica di vizi ( potrebbero essere la causa vera della morte della Orlandi e proprio nell'ambito prelatizio in cui si era invischiata in Vaticano ) e ruberie sistematiche, sulle quali si allunga l'omertà giudiziaria di gran parte di quella magistratura.

mercoledì 26 agosto 2015

Come la Orlandi.

Paolo Adinolfi faceva il magistrato a Roma, quando, ventuno anni fa, è scomparso senza lasciare traccia. Le indagini sono state di prammatica, un isolamento acustico è stato apprestato intorno alla vicenda, di fatto, da allora non se ne è saputo più nulla. Questo giudice stava investigando a fondo su un intreccio di reati riguardante la borghesia professioanle di Roma: fiscalità, flussi di denaro, fallimenti, ecc. In questa opera aveva intersecato, senza saperlo, molti dei personaggi che sono stati scoperti pochi mesi fa nell'ambito dell'inchiesta Mafia capitale. Sulla base di questi inaspettati documenti, la figlia chiede oggi un accertamento approfondito delle responsabilità, per conoscere almeno la sorte di suo padre ed a chi ascriverla. Il giudice certamente aveva proseguito nelle sue indagini, forte della sua indipendenza, senza tener conto dei suggerimenti istituzionali che senza dubbio gli giungevano in quei frangenti nei quali rischiava di svelare precocemente le trame politico-affaristiche della capitale e, nel concreto, sputtanare irreversibilmente ministri, portaborse, assessori e consiglieri comunali, provinciali e regionali, uomini dell'apparato finanziario e burocratico romano. La sua è stata una lupara bianca ambientale più forte di quelle attuali in Sicilia, dove il fenomeno mafioso è talmente contestualizzato da non aver più bisogno di cautele e collanti particolari e dove, almeno in parte, la separatezza della magistratura dalla mafia ( ribadisco: parzialissima ) è un dato assodato, su un cumulo di morti. A Roma i giudici integerrimi spariscono come Emanuela Orlandi e la sua amica Mirella Gregori. A Roma le cerimonie commemorative si officiano sulle note del "Padrino". Fare i giudici fuori contesto e, più probabilmente, in un Paese malavitoso e correo come l'Italia, porta inevitabilmente a tutto questo.

La mafia negata, dai mafiosi.

Il processo alla n'drangheta in Emilia Romagna, il processo Aemilia, vedrà alla sbarra 219 imputati. Troppi, molti riusciranno a sgusciar via, ma resta la fotografia della sedimentazione mafiosa in regione, alla faccia di chi la negava. In cinque anni scarsi di attività, la sezione antimafia regionale che è, in realtà, una sottosezione, subordinata a quella fiorentina, ha compiuto un lavoro egregio, smascherando una presenza silente e la collusione degli operatori economici, i primi sodali della mafia al nord. Sì, perché, ad onta delle ripartizioni geografiche amministrative, di invasione malavitosa alle propaggini appenniniche del nord Italia si tratta e la regione ex rossa, con la sua miriade di imprese in difficoltà, al netto delle tante chiuse, ben si prestava e si presta all'affidamento condizionante dei mafiosi. Il processo andrebbe seguito in aula, come la legge consente e prescrive agli organi giudiziari. La mafia non se ne andrà, perchè troppo appetitosi sono i riferimenti in loco, favoriti, ma non determinati dalla crisi economica, ma è importante che ad ogni sua mossa corrisponda una reazione.

Al Fato non si sfugge.

Fra qualche anno le difficoltà che si riscontrano nell'accoglienza dell'imponente massa dei migranti si trasformeranno in un problema culturale e di convivenza. E' scontato che a coloro che riusciranno a stabilirsi nei paesi che saranno riusciti a raggiungere toccherà la marginalità sociale e culturale. Sarà amaro il pane dell'esilio e origine di di "rivendicazioni" violente. La chiusura nei prorpi ghetti etnici, dentro i quali vigono gerarchie ignote ed ignorate dalle istituzioni ospiti, che si curano solo dell'ordine pubblico, saranno un rifugio rinunciatario. Un esilio apparentemente più comodo ed integrato riguarderà quelle persone che, provenendo dall'area Schengen, riterranno di cercare lavoro o la valorizzazione delle loro competenze sul suolo comunitario: si accorgeranno che la comunitarietà, dal punto di vista culturale è un inganno e soffriranno dell'indistinzione assimilatoria che viene riservata a chi non condivide la simbologia autoctona. La condizione dei raccoglitori di primizie nelle nostre campagne meridionali, a pochi chilometri dalle spiagge è uno dei tanti esempi proponibili. Ma anche nelle sterminate periferie dei grandi centri urbani, la perdita di socialità, l'alienazione e lo stordimento la faranno da protagonisti, accompagnando gli sradicati nel loro viaggio al termine della notte. Al Fato non si sfugge, se non peggiorando le cose, avrebbero detto gli antichi, prima che un profeta ebreo proponesse la speranza che la Chiesa ha istituzionalizzato, che, per potersi alimentare ha sempre bisogno della fatica e della disperazione.

lunedì 24 agosto 2015

Demandi debitori.

Vertice Franco-Tedesco e nuovo dikat: Italia e Grecia creino una struttura seria di monitoraggio e di riconoscimento dei migranti che approdano sulle sue coste e poi ci rimangono. La force del frappette e il teutonico autoritarismo controllore, come si addice au un Cancelliere cooptato ai vertici del suo Paese e, per indotto, ai vertici dell'Unione europea, proveniente dalla Germania comunista. Quella francese, sembra più che altro un'influenza culturale, quella della "Civilisation" alternativa, ma attualmente subordinata, a quella della "Kultur" tedesca. Tutti gli altri Paesi membri continuano ad essere ignorati e l'evidenza per la quale non se ne offendono, lascia intendere che la squilibrata diarchia sul continente è nota e accettata nelle segrete stanze. Che poi il ragioniere di banca francese e la mucca altoatesina di Germania si mettano ad enunciare compiti costrittivi e senza contropartita agli altri Stati ex sovrani, irrita profondamente. E' inaccettabile. Una volta tanto, mi sentirei di essere d'accordo con il Governo italiano, che ha affermato: d'accordo, lo faremo, ma desidereremmo che contestualmente fosse messo nero su bianco quanti fra coloro che saranno riconosciuti "degni" di essere accolti, rimarranno da noi e quanti altri si trasferiranno senza ostacoli in ciascuno degli altri Paesi della U.E. Mi lascia ancora scettico il tono sommesso con cui questa normale e scontata premessa è stata proposta, dati i continui arretramenti posti in atto non solo dal nostro Paese, che ai voltafaccia è abituato, ma dalla stessa Grecia che pure aveva avuto in tempi recentissimi un ribadito mandato a recuperare l'autonomia e la sovranità nazionale. Il censimento dei migranti è improcrastinabile, sentenziano i due Capi di Governo, ma anche l'accoglienza ripartita, percentualmente prevista e subito disattesa da un recentissimo trattato. Le liturgie e le imposizioni sempre più scoperte, con la Francia nel ruolo di damigella, pudica e timorosa, della panzer Cancelliera tedesca, attestano il criterio, imposto o accettato, della inconsulta Unione europea monetaria; i doveri del tutto sperequati ed arbitari, ne confermano l'inaccettabile attualità e la sua necessaria e non più procrastinabile messa in mora.

Profilassi ignorate e rimedi peggiori del male.

Certo che la Borsa italiana è suscettibilissima: una volta, ad ogni starnuto di Wall Street ripiegava o rimbalzava, adesso è il mercato più sucettibile di farsi influenzare dalla Borsa di Shangai. E' chiaro che i suoi alti e bassi sono, conformemente alla natura italiana, strettamente speculativi: vedrete che domani si "ricoprirà", cioè i grandi capitali che oggi hanno realizzato prima della bagnata, accompagnandola, domani riacquisteranno gli stessi titoli a prezzi molto inferiori e poi ne faranno un uso moderatamente sismico, inavvertibile ai non addetti ai lavori. Crolla Shangai e Milano ( per usare le vecchie denominazioni pre-informatiche ) si adegua di più delle altre piazze mondiali, anche se ai Cinesi dobbiamo la morte della nostra maggior eceellenza manifatturiera: la piccola e media industria nazionale. Il gioco di Borsa, infatti, è puramente finanziario e, in questo senso, la speculazione è il suo motore, che ben poco e spesso per nulla attiene all'economia reale, tanto è vero che festeggia la riduzione e la precarietà del lavoro, la cui stabilità, invece, la induce a più miti consigli. Questi apparenti terremoti delle borse internazionali, a turno in crisi di soglia di sviluppo, mentre devastano ulteriormente le condizioni di lavoro in giro per il mondo, non intaccano la rendita e le posizioni protette che si arroccano in apparente, apprentissima contraddizione, con i flussi imprevedibili, se non dai graficisti e soprattutto dai marpioni di buon fiuto delle dinamiche del calcolo incrementizio, che possono festeggiare nelle loro ridotte domestiche l'impoverimento circostante. Ricordate i destini luminosi del Sol levante? Le tigri asiatiche? Una dopo l'altra sono ritornate nei ranghi dei movimenti borsistici chiusi nell'alveo dei grandi capitali, come sempre in poche ed immutabili mani. Poi, dopo la fine del comunismo, di diritto e di fatto, è toccato alla Cina, con i suoi scenari di nebbia color ocra, offuscare la visibilità delle aree produttive per giorni interi, con la sua iperproduttività schiavistica sotto il tallone organizzativo del Partito comunista, che ha dato la molla solo ai più capaci di improvvisarsi "imprenditori" dall'oggi al domani, fino all'inevitabile, tradizionale, ma in questo caso, rumorosissimo botto di implosione, che attiene al capitalismo, come le malattie infettive ai bambini: lo/li rende più forte/i, in prospettiva, utilizzando dei bacilli per i quali esistono vaccini che non si vogliono utilizzare.

Incongruenze.

I Vescovi si oppongono alle unioni civili, vale a dire ai matrimoni gay. Ma, se sono civili, che c'entrano i Vescovi? Lungi da me suggerire che dovrebbero star zitti, ma almeno rispettino i confini fra giurisdizioni e si rassegnino, anche in Italia, a fare politica culturale o di principio. La prima l'apprezzo, la seconda, totalitaria, molto meno, anche se sarebbe tollerabile se non pretendesse di interferire fattivamente con la legislazione. Io non sono un sostenitore dei matrimoni gay, semplicemente non me ne curo, pur sapendo che molte delle cosiddette "riforme" sono scopiazzature di leggi in vigore in Paesi a "capitalismo avanzato" e cioè a condizioni sociale e di esclusione sedimentate, di cui le leggi gender-transgender sono un adattamento "solidale" fra tutte le categorie di cittadini e ne sanciscono la marginalità o l'esclusione, che sono demandate al costume. La continua e non commentata usura delle prestazioni, a cominciare da quelle sanitarie e farmaceutiche, la crescente povertà, nascondono la "necessità" di istituzionalizzare ogni sorta di formazione o coniugio, per tenerlo meglio sotto controllo, per favorirne l'accesso ai servizi sociali, ecc. Quanto si vorrebbe, contraddittoriamente ed ipocritamente istituzionalizzare, vige da sempre, in forme e situazioni variabili, quante sono le circostanze, gli ambienti e le occasioni, che si vorrebebro invece recintare in un in gran parte inventato "mondo gay", al quale le graduatorie assegnerebbero un attestato. Togliendole l'aura della trasgressione e la malizia della segretezza, che quando è rimozione ambientale e sociale, riguardo ai minori, nasconde l'abuso, non certo non solo e non prevalentemente, a quanto se ne sa, ad opera dei gay, la si proletarizza e la si organizza in termini di ritorno elettorale. Il Tribunale del mare di Amburgo ha detto basta ai balletti incrociati fra Italia ed India ed ha cristallizzato, per ora, la situazione di fatto: chi è in India - ictus non ostando - resterà in India, chi è tornato resterà in Italia, ma la sentenza e l'accertamento possibile dei fatti spetterà al Tribunale internazionale dell'Aja. Ci voleva tanto? Vedremo come si svolgerà il dibattito, ma temo che risulterà confuso ai giudici in toga rossa di quella cattedra: stavamo ad annoiarci, abbiamo sparacchiato, che colpa c'avemo si q'illi fetenti con la loro barchetta si sono messi in mezzo? Perché che abbiano sparato su una barchetta disarmata, almeno è certo. Iscrizioni all'Università: lauree utili. Facoltà umanistiche o scientifiche? Da quando ero ragazzo io e, probabilmente, da molto prima, non si fa altro che ripetere, ogni anno, la stessa litania. Ai miei tempi esisteva già l'orientatore per le matricole all'interno dell'Università, ma tutte queste figure, poi affinatesi, altro non sono che la proiezione delle cattedre da assicurare e di quelle da sfoltire e costituiscono un inutile disorientamento degli studenti. Capisco che gli studi, da tempo abbiano perso ogni funzione formativa del cittadino, anche perché, sul piano lavorativo, non avevano incidenza neanche prima e servivano solo a scimmiottare costumi diversi dalle raccomadazioni e dal clientelismo, tanto è vero che queste figure, gli orientatori, erano un po' pallide e poco frequentate. Ora, più che i posti di lavoro, si vogliono assicurare le sponsorizzazioni e le conseguenti segnalazioni delle teste d'uovo più conformi al modello imprenditoriale, lasciando tutti gli altri, istruiti e disoccupati, o sottoccupati, come è sempre avvenuto. I migranti sul tratturo balcanico, hanno sfondato ( li hanno fatti sfondare e loro si sono lasciati attrarre come i tonni nelle tonnare ) in Macedonia, sono stati accompagnati in Serbia, dove adesso languono in quei campi d'accoglienza. Non vorrei essere nei loro panni. Fatti più in là, cantavano le sorelle Bandiera ( italiana ), ti ci porto io, si dovrebbe aggiungere. La nuova accoglienza, in un "cul de sac", binazionale per ora e domani continentale. Le periferie italiane si vanno popolando sempre di più di costumi arabescati indiani e di cafetani leggeri estivi, con barbetta verticale a scendere. In mezzo, tanti asiatici cattolici Filippini, un numero crescente di apolidi Cinesi, Arabi insofferentemente strafottenti, africani nerissimi, balcanici e immigrati dall'est europa, formano un poliedrico e, anche fra loro irriducibile, caleidoscopio di sottoculture identitarie e sentitissime. La cultura italiana, come al solito è assente, se non nella forma, anch'esa sottoculturale, della furbizia e del calcolo profittatore, che però, con questa povera gente o parte - a dire il meglio - di loro, non trova appiglio, per palesi incongruenze di costume e di mentalità. Da qui il razzismo, che non riguarda tutti, indistintamente, gli stranieri, ma solo quella parte, anche solo apparentemente, inomologabile.

domenica 23 agosto 2015

L'inciviltà rimossa.

I minori che, già a dieci o dodici anni, lasciano gli studi per cominciare a lavorare nei pressi dei mercati, dove spostano cassette di frutta e di ortaggi o si offrono ai turisti come guide del mercato stesso, sono il numero maggiore dei nati per niente nel mondo economicamente arretrato, ma adeguato, nei suoi riti e nelle sue speculazioni, al mondo "civilizzato" e capitalistico. Ma, al di lè di un profitto sempre crescente, la sorte di questi infelici, pieni dell'energia e dell'illusorietà della giovinezza, non può che conoscere un abbrutimento costante e progressivo, fino alla morte. E' una sorte di sfruttamento, la loro unica ragione di esistere, dato che sottraendosi allo sfruttamento non avrebbero di che sostentarsi. Il tam-tam dell'occidente dove in pochi anni ed "avendo voglia di lavorare" ci si può far ricchi, comincia subito dopo essere stati catapultati ai margini del mondo greve del lavoro e la condizione di profonda insoddisfazione e miseria non rimossa porta le loro famiglie a venderli ai trafficanti d'uomini, nella speranza di riceverne passivamente delle rimesse dall'estero, senza curarsi del profitto, ad ogni costo, che i mercanti, nei loro paesi d'origine ed in quelli d'approdo, vogliono trarre dal sacrificio di questi poveri esseri. Ben sa tutto questo che si prodiga per assicurare ai propri figli delle basi d'inserimento nella propria società e ben lo sa, checchè ne dica, chi li abbandona alla tragedia ed all'umiliazione di una fatica per loro inutile, tanto ne ha degli altri in loco per assicurarsi alla meno peggio la vecchiaia. Così, con debiti contratti con i mercanti, veri banchieri primordiali, le famiglie e, per loro conto, i "beneficiati" dell'emigrazione, che dovranno restituirli, accumulano un onere, stipulano un mutuo di 4-5mila euro che diventeranno con gli interessi discrezionali 60.000. Non se ne potranno più affrancare, non disponendo all'atto dell'affidamento di beni reali a garanzia: la garanzia è il loro sfruttamento e di tanti altri, quanti sono i membri della famiglia debitrice, destinabili al viaggio senza speranza. Anche in Grecia, mutatis mutandis, ma non troppo, si stanno vendendo tutto a garanzia dei creditori che, comunque, continueranno a reclamare i loro crediti. I bambini e i giovinetti vengono impiegati in ogni sorta di lavoro materiale in posizione servile all'interno dei medesimi, le bambine e le ragazzine, prive di documenti, vengono in minama parte impiegate in nero nelle fabbrichette di generi di consumo spiccioli e, in gran parte, costrette alla prostituzione. Questo avviene da almeno vent'anni e, mi pare, che le autorità europee e, in particolare, quelle italiane nascondano ed ignorino il fenomeno perchè questi soggetti non votano e possono, al massimo, suscitare la "pruderie" dei cittadini votanti. Sanare questo obbrorio, fra l'altro di cittadini-residenti ufficialmente ignoti, sarebbe il primo atto d'accoglienza di un paese civile.

sabato 22 agosto 2015

Il culto negato.

Da Gennaio a Luglio di quest'anno, il turismo a Predappio, è cresciuto del 212% rispetto all'uguale periodo dello scorso anno. Il pellegrinaggio dei fascisti, vecchi e ormai soprattutto nuovi, non si è mai interrotto. Ad esso hanno offerto la cura pastorale anche alcuni sacerdoti, alcuni dei quali, come il musicologo servita di Bologna, ma di origine romagnola, Pellegrino Santucci, hanno celebrato le ricorrenze del regime dell'uomo "mandato dalla Provvidenza". La zona è, da decenni, amministrata dalla sinistra che, però, ha da qualche tempo sinergizzato la qualità vitivinivola del luogo con una serie di iniziative che, se negli enunciati parlano di Museo del fascismo in paese per ammonire le giovani generazioni sulla natura dei regimi totalitari, dall'altro ammiccanno all'indotto affaristico della curiosità, ma anche dell'affinità ideologica prodotta dalla rottura degli argini territoriali e spesso provincialmente culturali, che la finanza ha apportato e che apporterà. Insieme al Comune di Forlì, Predappio si "sta allargando", mentre gran parte dei visitatori commentano che "con lui, tutti 'sti africani col cavolo che mettevano piede in Italia", poi si portano nelle trattorie e nei ristoranti a commemorare l'ipotesi accarezzata. Ma continuando di questo passo e offendo alternative museali e ricreative, convegni e ritrovi, anche l'industria alberghiera della provincia di Forlì potrebbe trovare una implementazione. Mussolini chiese ai suoi architetti di fare di Forlì una metropoli; gli spegarono che il territorio non si prestava. Declinò quindi su Littoria, l'attuale Latina che con la metropoli, troppo vicina a Roma, ha avuto poco a che fare, ma che fu eletta a simbolo del risanamento delle paludi pontine in prossimità delle quali sorse. Predappio non diventerà una metropoli - area metropolitana romagnola permettendo - ma forse la velleità trionfalistica di Mussolini troverà nuova applicazione, riveduta e corretta senza che i fruitori ne debbano tenere conto, intorno alla sua tomba. Mussolini fu giustiziato da una brigata partigiana e non fu consegnato agli alleati, come capita - direi sempre - ai dittatori con i quali troppi si sono compromessi, ma il suo piccolo mausoleo ha segnato la storia economica e turistica di Predappio per tutto il dopoguerra, fino ad oggi. Ha avuto pubblica sepoltura e un popolo di fedeli che ha reso manifesta l'anima non rinnegata e fascista di parte del Paese. Ai simboli di una opzione guerresca ed oppositiva alle forze preponderanti, come Osama Bin Laden - lo cito per puro esempio attuale e a tutti noto - il mausoleo è stato il mare, in un punto molto frequentato dai pescecani.

L'internazionale mafiosa.

Che decine di migliaia di migranti abbiano "scelto" improvvisamente la Grecia, la Macedonia e la Serbia, per transitare verso i Paesi ricchi, in primis la Germania, non può essere casuale. Alle mafie indigene che ne hanno favorito la partenza, fanno da veicolo in loco le mafie balcaniche. Atterrisce, in questo senso, la separazione delle famiglie, che espone tante donne e tanti bambini allo sfruttamento più inverecondo, dal momento che, senza gli uomini ed i mariti, probabilmente non sono in grado di pagare i servizi. La separazione dei "capitali" dovrebbe indurre ad un'accentuata vigilanza nei confronti della polizia di confine e una cura, legalmente supportata, verso le mogli e i loro figli, abbandonati a se stessi in luoghi sconosciuti ed in balia di un'amministrazione corrotta e complice e a insensibili trafficanti di persone. Il respingimento deve essere senza eccezioni, altrimenti è sospetto. Anche i Kosovari, poi massacrati a Pristina nell'indifferenza delle forze di interposizione dell'ONU, ebbero "la possibilità" di lasciare il loro Paese prima dell'arrivo delle truppe del Generale serbo Mladic: dovevano consegnare ai mafiosi, in stretto collegamento con le autorità pubbliche, di ogni specie e livello, duemila dollari. E' stata questa la cifra della salvezza, sia pur da esule e la menomazione, lo stupro e la morte. Dubito che le cose siano cambiate.

Legalità accoglienza, e mafie etniche.

Migliaia di migranti che si erano ammassati sul confine macedone, hanno approfittato del permesso di transito concesso solo alle donne ed ai bambini, per fare a loro volta irruzione oltre la linea di separazione greca, costellata di filo spinato. Le immagini mostrano un'infinità di persone e famiglie ammassate nei paraggi ed in prossimità dei reticolati e le forze di polizia che spingono indietro le masse umane che, a loro volta, fanno pressione con i corpi. La testugine degli scudi in plexiglass fa da contro-ariete. Le donne gridano teatralmente, le bambine le imitano disperate, i maschietti hanno già l'aspetto dei cani bastonati, mentre, di notte, ardono i fuochi dei bivacchi e alcune persone, soprattutto donne, dormono in piena luce all'interno del binario dei treni. Gli adulti sono già abituati ad essere nomadi e respinti - se ne sono dovuti andare anche da casa loro - mentre i bambini subiscono un trauma che li segnerà per la vita, anche se i più fortunati di loro troveranno uno straccio di lavoro e riusciranno a stabilirsi ai margini di un Paese ostile. Far passare solo le donne e i bambini è sbagliato, servono anche gli uomini, come componenti di varie famiglie e come membri riconoscibili e responsabili - si spera - di una comunità. Mentre questi episodi si svolgono sotto gli occhi di tutti, la Svizzera programma di spostare l'esercito sui confini, equiparando "l'invasione dei senza patria" ad una guerra in forme desuete, mentre i Macedoni, già "enclave" senza una precisa identità economica e sociale non vogliono essere subornati da numericamente prevalenti "orde" transitanti: forse temono anche la stanzialità su di un territorio piccolo e poco popolato. Il guaio è che nessuno pare intenzionato ad affrontare il fenomeno alla fonte. Dubito che il terrorismo si sposti con queste migrazioni bibliche, perché ne suppongo itinerazioni più comode, non soggette ad identificazione ed anche perché questa gente è destinata, ben che gli vada, ai campi recintati "dell'accoglienza". Si continuano ad agitare paure strumentali, mentre sui campi profughi, ben da prima di "Roma capitale" avevano preso a lucrare soggetti amorali, prima ancora che supportati da organizzazioni cirminali, senza differenze geografiche. Piuttosto, se questi disperati non conosceranno un'evoluzione, anche minima, delle loro prospettive di vita, ma, in una maniera o nell'altra andranno a popolare le periferie urbane delle costituende "Città metropolitane", oltre ad alimentare una fisiologica malavita, potrebbero, crescendo, essere strumentalizzati dalle organizzazioni terroristiche con base all'estero, come sta già avvenendo in Francia. Sono urgenti delle contro-mosse finalizzate e coordinate. Si rimane basiti di fronte a questa inerzia prolungata, così come si rimane sconcertati - pur senza attriburle un'importanza maggiore di quella che può esprimere - di fronte all'ostentazione di borse falso-griffate e di orecchini e braccialetti, addosso alle "signore" apparentemente ben nutrite che, con i loro bambini, tristi ma non patiti ed ai loro mariti trasandati, vogliono transitare senza documenti in Paesi alieni e verso mete dove li richiamano insediamenti etnici e mafie lavorative.

venerdì 21 agosto 2015

Ambiguità democratiche, ma almeno democratiche.

Il 25 Gennaio scorso, Alexis Tsipras e la sua Syriza vincevano largamente le elezioni greche su di una base di forte contrapposizione alle pretese umilianti - frutto dell'atavica corruzione greca - dei creditori che l'assurda adozione della moneta unica aveva creato nei confronti di altri Paesi non più sovrani. Poche settimane fa, il popolo greco aveva confermato la linea di Gennaio e la fiducia in Tsipras, con un referendum confermativo del NO ai sacrifici, intesi come olocausto civile ed economico. Forte della riconferma - troppo frettolosamente richiesta e riottenuta - Alexis Tsipras è andato a "battagliare" a Bruxelles, ma, dopo molte ore, durante le quali si sono spesi argomenti che resteranno ignoti, è tornato in patria con un piano di austerità del tutto conforme ai desiderata comunitari, compreso un obbligo di preventiva autorizzazione dei centri decisionali economici dell'Unione, prima di sottoporre proposte, anzi intimazioni di legge al Parlamento. Da allora, da poco tempo fa, la maggioranza parlamentare è mutata ed è adesso costituita dai tre partiti storici ( due+uno, la Nea Democrazia e il Pasok, oltre ad un improvvisato Centro )e quel che è rimasto di Syriza. Correttamente Tsipras si è dimesso. Scorretta è stata però la sua abiura agli impegni presi con gli elettori, che aveva chiamato ad un referendum: il suo mandato era chiaro anche senza quest'ultimo pronunciamento. Perchè dumque convocarlo se troppo labili erano le motivazioni interiori? Forse, proprio per questo. Ma come si fa, a prescindere, a rimangiarsi la parola e perdere la faccia e infine ripresentarsi a capo di una formazione mutilata, dopo aver provocato una frammentazione del quadro politico greco? Casomai, se non poteva rispettare l'impegno preso, doveva motivatamente dimettersi subito dopo essere stato "trattato" dai creditori riuniti a Bruxelles, ammettendo di avere fallito e restituendo al libero gioco della dinamica politica la composizione autoctona e sovrana dei contrasti e delle difficoltà. Qualcuno suggerisce che si tratta di una sceneggiata furbetta e che anche le dimissioni di Varoufakis sarebbero tattiche. Io personalmente ne dubito; casomai codesti personaggi potrebbero trovare delle alchimie successivamente al nuovo, troppo ravvicinato consulto elettorale, per non "compensare" interessi altrimenti contraddittori e mascherare il ribaltamento rispetto al recentissimo referendum, di una linea saldamente maggioritaria nel Paese, ma che la dispersione degli oppositori rischia di non poter riaffermare nelle urne. Tanto varrebbe restituire il potere alle "larghe intese", perché mantenerlo ad un trsaformista leader troppo incline al peggior populismo, prima in un senso ed ora nell'altro, rischia di non sortire effetti o maschera l'andata a Canossa del giovane, improvvido, ma levantinamente non sprovveduto leader. Insomma, sembra che Tsipras cerchi una nuova investitura alla Matteo Renzie, ma lui almeno lo fa tramite elezioni, riconoscendo almeno che la precedente chiara maggioranza è già stata inquinata e trasformata, dopo neanche otto mesi.

La disumanità imperante o l'umanità per quello che è.

Dopo aver decapitato un vecchio di ottantadue anni che aveva nascosto alcune opere insigni del Museo che dirigeva da molti anni e che aveva dedicato all'arte gran parte della sua vita, gli Iconoclasti del IS continuano nell'opera di cancellazione dei reperti che segnano la storia e la psicologia dei popoli con i quali, novelli vandali, ma ideologici, vengono in contatto. Tutta la storia dell'Islam pecoreccio è costellata di questi episodi, alla cui base, però, c'è l'antica iconoclastia con la quale il profeta Maometto prescrisse di distruggere ogni immagine che distraesse dalla contempalzione interiore, assimilandole all'idolatria. Dio si sente, non può essere rappresentato, né tantomeno può avere figli. Anche l'arte, a lungo osteggiata anche dalla Chiesa cattolica, fuorché fosse asservita alla celebrazione della dottrina e destinata ad impreziosire, in senso ideale ma soprattutto materiale, il potere crescente dell'Istituzione ecclesiastica, costituendo una delle forme più alte della spiritualità è "azzeccatamente" considerata una concorrente furorviante, rispetto alla "retta via", l'angusto sentiero lungo il quale la superstizione e il "timor di dio", costringono i viandanti. Quello che stanno facendo gli spaccapietre del IS non è altro che il lavoro materiale che è stato loro demandato e lo fanno con la gretta soddisfazione degli ignoranti che vorrebbero riportare il livello della civiltà al loro primitivismo. Oggi hanno demolito un monastero cristiano del quinto secolo con le ruspe, in un turbinio di polvere, al quale lo hanno riportato, sullo sfondo del deserto di cui si sono di nuovo riappropriati, anche in senso morale. Queste formazioni di rottami umani vanno a cercare identità e soddisfazione in un deserto di macerie e vi affluiscono soprattutto, ma non esclusivamente, dalle minoranze etniche dei Paesi toccati, ma non colonizzati dall'Islam, oppure provengono dalle classi subordinate interne alle comunità dei correligionari, cercando riscatto come soldati di ventura. Cercano di anticpare la ricompensa di Allah, rapendo e trsformando in schiave sessuali le donne di altra religione, "appartenenti" ai nemici. Particolarmente triste, ma istruttiva è la presenza nelle loro fila di personaggi con John il disc jockey di Londra, che nella musica hard cercava solo lo stordimento alla sua infelicità e che ha cercato di compensarsi nei modi che sappiamo. Perché di questo si tratta: infelicità e ignoranza, oltre alla normale beluinità non educata, che cerca e trova un'ideologia, peggio un'ascesi giustificatrice ancorché strumentale. Chissà se se ne rendono conto? Sta di fatto che la "force de frappe" dell'occidente e - perchè no? - anche quella della Russia e dei paesi coinvolti per una forte presenza islamica al loro interno, recalcitrano e non intervengono. Gli interessi violati sono, dal loro punto di vista circoscritti, altri - i Curdi - possono essere impiegati in loro temporanea sostituzione e tollerare, nel contempo, il doppiogiochismo sanguinoso dei Turchi, le vie del petrolio sono ancora assicurate, la distruzione di intere culture è in atto. Esattamente come fecero i nazisti con gli Ebrei, i colonizzatori nord americani con gli Indiani, i miliziani del mitico Califfato stanno facendo con le più antiche comunità cristiane delle regioni irachene e siriane, inquinandone l'identità della discendenza - come tentarono di fare i Serbi con i Kosovari -. Anche gli Ebrei sionisti stanno progressivamente espellendo i Palestinesi dalla loro terra, in nome della mitica Sion. Questa insensibilità verso la cultura, semplice e intensa dei popoli, sta a testimoniare l'alterità degli interessi, rispetto al sentire intimo e costitutivo delle genti e la valenza puramente capitalistica o neo-imperiale e territoriale dei regimi più ricchi e più sedimentati del globo, senza che tutto questo ne assicuri, se non come portato inutile, la possibile difesa delle ragioni umane.

giovedì 20 agosto 2015

L'estraneità più vicina a qualcuno di noi.

Vittorio Casamonica è morto. Meno male, fin troppo tardi; tutt'al più: chi se ne frega. Questo è, normalmente, il clima romano, non solo per gli ultimi saluti, ma per qualsiasi cosa. Almeno da parte del popolo estraneo, di chiunque sia estraneo ad un determinato contesto. E allora chi erano quei popolani in mocassini senza calzini, jeans e magliette con sopra un motto, che portavano la bara, non silenti e compresi, ma sudati, eccitati e vocianti? Anche quando morì Andreotti, sotto casa sua ed in chiesa, la scompostezza la fece alla fine da padrona: grande Giulio! Viva Giulio! E così via. Giulio come Vittorio? Forse sì e forse no, ma certamente entrambi hanno costituito un riferimento pratico e concreto per una folla di clienti, che hanno trasformato la gratitudine per il ricevuto in rimpianto, fedeltà e affiliazione, a prescindere da qualsiasi etica civile. Coatti, molti anche titolati, della Roma da cui sgorgano mille rivoli burocratci apportatori di denaro, con una fortissima vocazione popolaresca e ignorante allo spirito mafioso. Vittorio Casamonica era un Sinti, originario dell'Abruzzo e, come tanti abruzzesi, era andato a fare affari e a cercare impiego o sussistenza a Roma, contando sull'affinità etnica e i collegamenti in loco. Per anni ho mangiato al Consolato d'Abruzzo, il mio preferito, in prossimità della Sedia del diavolo e, qualche volta all'Ambasciata d'Abruzzo, più rinomata ma, secondo me, più povera di specialità e di dimensioni più ridotte, dove era divertente invitare qualche signora, che allorché andava alla toilette, trovava l'indicazione di "uccelli", con un cardellino sulla porta e "passere", con una cinciallegra paffuta su di un'altra. Casamonica era il capo dell'omonimo clan, aveva cominciato a lavorare in subappalto alla Banda della Magliana, era stato implicato in decine di sequestri di persona dai quali era sempre stato assolto. Recentemente era balzato di nuovo agli onori della cronaca nell'inchiesta sulla mafia nella capitale, che lucrava, in combutta con politici ed amministratori di entrambi gli schieramenti - pur così compositi - principali. E stato officiato, il suo funerale, in una delle basiliche storiche di Roma, il suo carro funebre era un cocchio antico trainato da sei cavalli neri, sulla facciata della chiesa erano affisse delle sue foto ritoccate, vestito come un Papa - il terzo potenziale - o come un Monsignor Milingo bianco. Sotto la gigantografia l'attribuzione, da curva nord della Lazio, di re di Roma; su di un altra icona era annunciato il suo arrivo, da conquistatore, in paradiso, dopo la conquista terrena di Roma. Ad onorarlo in una forma così pagana e superstiziosa - tollerata senza muovere un sopracciglio dal priore della basilica e dalla chiesa capitolina tutta, per un altro inchino, anzi per il trionfo cafone del boss - alla faccia, spero, di Papa Francesco - c'erano certamente i Sinti romani, abruzzesi ed altri ad essi collegati, ma c'erano anche i coatti della periferia est di Roma che aveva colonizzato e dove distribuiva il reddito estorto anche con la complicità di similari istituzioni, a lui legati per tutto quanto atteneva ad una vita parassitaria. La inconciliabilità fra etnie non riguarda dunque la razza, l'estraneità, le migrazioni che, forse, cercano una sistemazione per poter continuare a vivere, ma attengono soprattutto, per me, alle culture, all''idealizzazione delle più becere attitudini materiali "santificate" in chiesa, secondo un sincretismo primordiale e non ecumenico, che hanno trasformato una celebrazione funebre nell'idolatria pagana di un maiale.

Come da copione.

La Grecia ricomincia a volare, su diverse basi. Ha infatti ceduto quattordici società aeroportuali ad un'unica compagnia tedesca che ne farà l'uso commerciale per lei più opportuno. La logica del creditore/debitore, in ambito statuale e comunitario, ma soprattutto valutario, comporta tutto questo: i cittadini greci continueranno, in parte, a lavorare in cambio di un salario, ma per un proprietario straniero, sul loro suolo, in un settore strategico, soprattutto in rapporto al turismo. In Italia, il medesimo fenomeno è in atto da diverso tempo, ma la sua diffusione è taciuta, illustrata soltanto, nel caso specifico, ogni volta che si verifica. All'atto del cambio di proprietà, i subentranti rassicurano le maestranze, insieme ai sindacati che sorridono a trentadue denti e, poche settimane dopo, appena hanno in mano la situazione, partono i progetti di ristrutturazione sanguinosi che tutti conosciamo. Taluni paesi, da trasformatori di materie prime, diventano prestatori d'opera per capitali stranieri e, alla perdita dell'autonomia politica, conseguente alla perdita della facoltà di battere moneta, aggiungono l'abdicazione ad ogni sorta di programmazione economica, dato che l'intervento pubblico nelle economie nazionali è severamente vietato. Costituirebbe una difesa nei confronti delle economie più forti, spalleggiate dagli Stati più influenti. Ecco anche perché le grandi società residue dei Paesi meno attrezzati hanno cambiato nazionalità ed hanno lasciato in patria solo alcuni stabilimenti di produzione. Come da copione di un'opera che nessuno ammette di aver elaborato e favorito.

mercoledì 19 agosto 2015

Magnificenze di merda.

Il Presidente della SISAL è l'ex ministro delle finanze italiane Augusto Fantozzi. La Lottomatica, appaltata preferenzialmente alla De Agostini e con sede a Londra, patria del gioco popolare, con il nome di Igt, è interessta ad una fusione per incorporazione, ma uno 007, coperto fino ad ora nelle sue vicissitudini giudiziarie, in posizione apicale nel Consiglio di Stato, ha serenamente opposto il suo parere sfavorevole, che dovrebbe essere vincolante, di cui il Sottosegretaio Pier Paolo Baretta, con delega ai Giochi, sta per comunicargli che non terrà alcun conto. Nicolo' Pollari ha fatto il suo mestiere ed ha sottolineato che la concessione non poteva essere accordata al bando di gara del Governo perché le clausole e i requisiti per partecipare all' assegnazione erano formulati in maniera tale da escludere altri validi concorrenti e continuare con la De Agostini, come avviene da ventidue anni. Apriti cielo! Scontro fra Istituzioni! Come se le Istituzioni fossero lì per reggersi il gioco e non per controllarsi a vicenda. La democrazia, in Italia, è stata una prassi imposta dagli americani dopo la seconda guerra mondiale e la tribuna teorica e retorica di qualche intellettuale di valore e anima bella nello stesso tempo. Non ci sono commenti, ma solo legioni di giocatori dai tabaccai. Il guaio è che così è tutta l'Italia, nella sua più "democratica" e becera espressione, ma anche i "maggiorenti" di siffatta nazione e i loro epigoni interessati, sono fatti della stessa sostanza vile. C'è voluto uno 007, che conosce da dentro le trame segrete del potere di Pulcinella a svelarlo. Anche se sarà inutile, anche se è ipotizzabile e certamente sarà ipotizzata, un intenzione di "indirizzo", nell'inconsueta, onesta presa di posizione, il nostro agente presso il Comitato di verifica, altrimenti detto Consiglio di Stato, questa volta, in ogni caso, ha verificato. Bravo Pollari!

Merda e magnificenza.

Torna a Surriento, la merda aspetta te!! La romantica costiera sorrentina è stata invasa da un mare di feci a brandelli che si attaccano alla pelle degli incauti bagnanti. Taluni, per disperazione, asseriscono, appena usciti dalle acque non mosaiche, che si tratterebbe di alghe. Soprattutto gli uomini villosi, ne portano una coltivazione su tutto il corpo. Le spiagge, la facoltà di balneazione, sono state interdette dopo che la situazione si era fatta evidente. Certamente, i fecalomi liquidi ed invisibili costituiscono una coltivazione di batteri e virus molto pericolosi, da anni ed anni. Sì, perché da mai si è pensato di arredare i litorali esclusivi della borghesia alla moda, e dei V.I.P. con impianti di depurazione e neppure si è pensato di costruire fognature salubri nonostante gli ingenti capitali apportati per generazioni dal turismo riservato e ricco. E' così in tutto il sud, dove agli scenari mozzafiato, alle ventosità particolari per i velisti, ai villaggi a cinque stelle, corrispondono intere cittadine senza servizi fognari, per cui i liquami, quando divengono incontenibili, vengono scaricati in mare, in prossimità delle spiagge che fronteggiano i centri abitati. Le amministrazioni comunali soddisfano le esigenze dei loro cittadini e le riversano sugli improvvidi bagnati che, se del luogo, sulla spiaggia libera e senza servizi, non se ne danno per inteso. La luna a spetta te! Insieme alla merda, si nota di meno.

Poi, si è rivolto di nuovo ai lupi.

Il pampa-Papa ha parlato questa mattina non dei migranti, ma del lavoro ed ha detto cose perfettamente in linea con la dottrina sociale della Chiesa, contraddicendo sul piano morale l'etica del profitto, sopravvivenza, ma anche semnplice arricchimento e morte per i concorrenti e che sollecita, alla ricerca del profitto altrui, il lavoro al minor costo. L'aberrazione accumulatoria, oltre a crisi devastanti e ricorrenti, non può portare che a conflitti, anche bellici ed esclusioni gratuite: prima che un'immoralità è un'idiozia. E' dall'epoca del Sillabo contro il modernismo che la Chiesa lo predica ed oggi che il rovesciamento della prassi comunista è stato temporaneamente superato, riprende in mano con decisione lo scettro ligneo della contrapposizione etica e popolare al potere indifferente. Se il superamento pratico ed istantaneo di uno degli effetti più brutali e devastanti per tante popolazioni sradicate è, purtroppo, un'utopia, non è di questo mondo, la condizione perché questi fenomeni indotti non possano verificarsi è riaffermata con calma e con forza. Se - come avverrà - la prassi facilitata di questi tempi chiassosi e confusi, non cambierà, bisognerà dare atto alla Chiesa cattolica di essersi erta, ancora una volta da sola, a denunciare le cause semplici e comprensibili della rovina, senza distinguere fra la rovina di molti e la fortuna di pochi. Questo è un merito storico che la Chiesa ha acquisito e che continua a difendere, senza contraddizioni. Il confronto - rifiutato fino ad ora e, credo, ad onta delle dichiarazioni papali, da verificare nella prassi storica, anche alla luce della volontà altrui - con la cultura industriale e post industriale, con le dottrine monoteiste e politeiste ( induismo )e semplicemente filosofiche ( buddismo ) e, soprattutto, le accuse storiche che le sono state rivolte ( dall'ebraismo ), appartengono ad un'altra dimensione , quella che si affronta quando le condizioni di vita primarie sono soddisfatte. Oggi, anche nelle società sempre più post borghesi dell'occidente, queste condizioni si stanno, con drammatica rapidità, deteriorando. Il gregge cattolico ritorna all'opposizione.

Francesco parlava ai lupi, oggi ai migranti.

La polemica fra il Segretario generale della C.E.I. Mons. Galantino e la plebaglia nordista ha assunto i toni e le sequenze di una contesa fra comari e parroci d'altri tempi, inclini alle scomuniche dal pulpito per chi si discostava pubblicamente dall'ortodossia inziatica della setta. Dubito personalmente che il Segretario dei Vescovi voglia impegnare politicamente il Governo, suppongo che voglia attaccare frontalmente tutta la politica nazionale, riservandosi domani qualche distinzione, non del suo sacco di portavoce. Il Segretario tuona e il Presidente tace, ma non lo richiama all'ordine. Meno impegnative e meno sofisticate sono le intemerate di Salvini e di Grillo; per il primo, neo alleato di Forza Italia, sono già arrivate le prese di distanza del partito conservatore dei propri privilegi a prescindere, che della Chiesa e dei suoi insegnamenti se ne frega, pensando che non ci credano neanche i gerarchi dell'istituzione ecclesiatica, ma della sua presa sul collante conservatore della società italiana non vogliono fare a meno. Eppure, il rinnovato, anzi mai smesso, protagonismo della Chiesa cattolica nazionale sulle istituzioni farlocche della Repubblica è ripreso virulento, assumendo il modus operandi delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, tanto inascoltato, quanto violento nelle prese di posizione e nei modi della propaganda, da accreditarsi influentemente come una lobby più o meno importante, ma comunque combattiva. La Chiesa nazionale è entrata nella fase del movimentismo e, anche per questo, agita i migranti, senza curarsi delle compatibilità e delle possibilità d'accoglienza, mentre farebbe bene a scagliarsi contro tutte le miserie dello sfruttamento indigeno delle emergenze, contro lo sfruttamento sessuale delle raccoglitrici di uva e pomodori nella campagne del sud e sulla relegazione razzistica dei lavoranti "estranei" in regioni che pelosamente del razzismo altrui fanno la bandiera per consolidare lo statu quo, ad onta delle ricchissime donazioni che ricevono dal dopo guerra, prima dallo Stato italiano ed ora dalla Unione europea. Sarebbero più credibili, i Vescovi ed il loro Segretario, se scegliessero di smascherare la "peccaminosità" del contesto che tante umiliazioni apporta a persone già sfinite ed umiliate dalla loro fatica bestiale. Ma si guarda bene dal farlo, fuori dal confessionale, perché ritiene sospirosamente che queste cose siano il frutto del peccato originale. Come la pedofilia, vien da ritenere. Per me, si tratta solo di una riedizione dell'eterna commedia del potere, alla quale assistono intontiti tanti "bravi cristiani" che non hanno avuto la possibilità di accedere ad altre rappresentazioni e si sono consolati, sentendo la necessità di giustificarsi, con quel che passava il convento. Fra poche settimane, sullo sfondo delle rovine su cui il cristianesimo, forte dei suoi "martiri" catacombali è riuscito ad innestarsi ed a fortificarsi, appoggiandosi su plebi analfabete e diseredate, andrà in scena un altro atto, uno dei più coreografici, della grande rappresentazione caritatevole, che, come ognun sa, è destinata a rimanere tale, se il diavolo islamico, il Maometto precipitAto agli inferi, non ci metterà la sua coda.

martedì 18 agosto 2015

La foruncolosi di Luigi Brugnaro.

Il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, quello che i suoi concittadini preferirono a Felice Casson dopo lo scandalo del Mose, ha esordito ritirando, motu proprio, quarantanove testi per la scuola primaria, nei quali si sensibilizzavano i bambini al rispetto reciproco, quali che fossero le condizioni nelle quali si fossero venuti a trovare, o meglio, quali che fossero le immagini, le icone nelle quali ciascuno di essi si fosse venuto a trovare. Ha cassato un tentativo di educazione discreto, e sentenziato che le discriminazioni le apportano i genitori. Verrebbe da obiettargli: se si coalizzassero anche gli anomali, se discriminassero a loro volta gli altri bambini, il modello educativo stesso - fondato fino ad ora sull'esclusione - sarebbe un modo di dire. Di che cosa parlavano i testi messi all'indice? Delle diverse situazioni personali in cui si trovano rispetto ai figli di famiglia ( spesso in situazioni di separazioe e divorzio dei genitori, affidati per l'estate alla nuova compagna del papà, ecc. ), disabili, adottati, omosessuali, chi ha due mamme o due papà, religione e pelle cromaticamente diverse e, in linea di principio chiunque si discosti da uno stereotipo che rimuove la varietà del mondo, delle opzioni reali. Il Sindaco Brugnaro conosce la sua base elettorale. La "querelle" estiva che ne è seguita non è ad uso dei futuri cittadini e neanche di quelli attuali,, ma solo dei diversi schieramenti politici e sotto-culturali, dato che ormai sul proscenio è rimasta solo la contesa di pseudo-principio. L'apertura, sul piano amicale e del riconoscimento solidale fra uguali ( almeno finché è possibile ) è la condizione per la serenità dell'adulto, che altri non è che il bambino che è stato e vedersi disprezzato, in un'età nella quale non si hanno difese, da una coalizione d'occasione per la propria difformità rispetto a stereotipi che sono spesso intimamente contraddetti, conduce ad un'assurda sofferenza e a una inestirpabile sfiducia, dato che le ostilità si sedimentano nell'età adulta e vengono trasmesse come stigma di riconoscimento nel gruppo, comunque denominato, ai discendenti. L'educazione, riservata a siffatte famiglie, proprio quando la famiglia - a volte profondamente litigiosa nascostamente - che continua a chiamarsi così, pur avendo aumentato le sue facoltà di composizione -, rappresenta una contraddizione che rivendica la sua conferma. L'accettazione della poliedricità del vivere, anche quando non è racchiusa, tutelata, da una composizione o rabberciamento di interessi, aprirebbee almeno la strada ad un'ipotesi di umanesimo minore e consentirebbe di avvicinarsi alla semplice constatazione empirica che l'uomo è la misura, l'unica misura, di tutte le cose. Ma quanto precede, oltreché ignoto, fa venire la foruncolosi al Sindaco Luigi Brugnaro e ai suoi elettori, dei quali lui è accolito.

L'avarizia dei tempi.

Nel mondo liquido e forse polverizzato dalla moneta virtuale, le precedenti distinzioni politiche sono venute meno e il conflitto si esercita caoticamente fra interessi sparsi e tanto confusi che anche le lobby ed i fortini ambientali, stentano a non esserne influenzati. Quanto faceva l'aristocratico Leo Longanesi, rifiutandosi di lasciar paragonare il suo voto a quello di alcuni portuali di New York, cioè astenersi, è diventato per altri motivi, un fenomeno di massa, senza che per questo le istituzioni ed i loro occupanti se ne diano per inteso, a dimostrazione che il loro potere si regge, direttamente o indirettamente su influenze o designazioni esogene. In queste condizioni, la contesa per la sopravvievnza e quella per la primazia si trasferiscono, senza mediazioni, sul terreno privato, mentre le mediazioni residue sono compromissorie o sospette di prevalenza. E quale altra prevalenza potrebbero avere se non quella del potere più forte? L'opposizione diventa puramente culturale, fortemente ambigua, come la situazione. Per noi Italiani non è cambiato granchè: ambigui lo siamo da sempre, da quando, dopo l'unità d'Italia massonica i fratelli col grembiule si misero d'accordo con i fratelli, che allora era Principi, in abito talare: da allora il colpo al cerchio e quello alla botte sono stati lo stentato balletto di due realtà debolmente sinergizzatesi, alla ricerca di un protettore. Ma anche l'alleanza fra il trono e l'altare non serve più, tanto è vero che la Chiesa si è messa a battagliare su di un'utopistica Città di Dio, alla Tommaso Campanella, da edificarsi su un evangelico spirito di accoglienza a cui non corrisponderebbe col tempo neppure la gratitudine dei salvati. Da quando in qua la Chiesa predica il rispetto delle diverse identità? Da quando sul soglio di Pietro c'è Papa Francesco, che è un politico sopraffino e un gesuita di livello, che ha puntato tutto, durante il suo pontificato - così difforme da quello del suo immediato predecessore dimissionario -, sul regno d'utopia. Solo a livello d'annuncio, ovviamente. Nel contempo il mondo si è fatto orizzontalmente avaro: i costi e i ricavi sopra ogni altra considerazione, foss'anche la conservazione, il prolungamento della vita stessa. Si condanna così la maggior parte delle persone, nel mondo finanziariamente dominatore ( che non significa che i suoi componenti, indifferentemente, dominino alcunché )alla precarietà delle prospettive lavorative, educative e sanitarie: una vita breve e di merda, senza la possibilità di coltivare illusioni durante il suo percorso. Le guerre contro i poveri sono in corso, preventivamente, portate a domicilio, condotte a lungo attraverso i mercenari, verso esiti non scontati. Una piattaforma continentale si è opposta al dominio del neo imperiale occidente, la Russia ha ritrovato, insieme al suo orgoglio, l'autoreferenzialità e l'alterità verso la disgregazione sociale importata con il capitalismo in un pelago così grande, opponendosi all'omologazione subordinata che l'aveva sconvolta dopo la caduta del comunismo. Gli altri Paesi dell'ex Impero, soprattutto i più poveri, la Bulgaria, la Romania, hanno accettato di passare da una sudditanza all'altra, La Serbia si prepara a presentarsi al cospetto di chi l'ha bombardata per implorare un trattamento analogo; l'Ungheria si apparta sui confini delle sue rivendicazioni territoriali con i Rumeni, barricandosi contro gli emigranti, anche di passaggio. La Cina, altra piattaforma continentale, si oppone industrialmente al mondo produttivo europeo di cui ha già provocato lo sconquasso e all'invadenza finaziaria statunitense, detenendo la maggior parte del suo debito che ne fa, per paradosso, una delle più strenui paladine del dollaro. L'Italia finge, come al solito. Da sola non conterebbe nulla.

lunedì 17 agosto 2015

Morire per una pizza.

I due titolari di un bar pizzeria in provincia di Brescia sono dunque stati eliminati da due concorrenti pizzazioli pakistani. Tralasciamo le invettive del ciccio-bomba della Lega nord, si tratta di uno spirito concorrenziale di tendenza: o riesci a fregare i clienti o elimini il competitore. Ricordo che un ex Amabsciatore italiano a Santo Domingo, che si era trattenuto dopo la pensione e aveva aperto un ristorante, venne ucciso da altri ristoratori indigeni o da loro emissari, perché la qualità dei cibi confezionati dall'italiano li aveva ridotti ai minimi termini e ricordo anche con chiarezza, come ai miei tempi giovanilissimi, quando facevo il campeggiatore, il gestore del mio accampamento meditasse a voce alta di deviare le condutture fognarie del suo appezzamento, molto vasto e ben organizzato, per inondare l'acquartieramento dell'unico concorrente in zona, ma a pochi chilometri di distanza. Avidità, costi insostenibili, chissa...ma l'episodio non è insolito, almeno nelle intenzioni. Se si aggiunge, però, che la zona era divenuta la piazzola di travestiti, prostitute e spacciatori, che avevano circondato la trattoria dei coniugi uccisi, allora la faccenda potrebbe aggravarsi e cambiare un po' aspetto, ma non eliminare, se non fisicamente, la pretesa di far da sé e solo per sé, senza considerare, non solo la libera concorrenza, ma neppure l'anzianità d'insediamnto in loco, in nome del business. Come fanno gli Israeliani con i Palestinesi, con esiti reciproci, non troppo dissimili, ma non sempre, anzi quasi mai, perseguiti dalla legge. In fondo, da tempo, la guerra dissimulata fra concorrenti si esercita con ogni sorta di blandizie, di servizi sempre più scontati, di disoccupazione crescente che assottiglia le fila dei possibili clienti, con ogni sorta di surroga o di surrogati. Il titolare di una agenzia finanziaria apostrofava così un sottoscrittore che voleva riscattare i suoi investimenti: no! Lei non va da nessuna parte! Capito! Si è trattato di una crisi di nervi da budget che gli è valsa una denuncia, ma a quando il primo colpo di pistola, casomai a salve?

La religione politica.

L'attentato al tempio Indù a Bangkok, ha la chiara impronta dei musulmani e probabilmente dei Pakistani. Si è identificato il sentimento religioso, come un veicolo di propaganda e di appartenenza ( come temevano i comunisti al potere nei confronti della Chiesa cattolica )e lo si è voluto colpire, quale fronte avanzato di un contropotere del quale il culto è solo il paludamento ideologico. La religione è l'oppio dei popoli, diceva Carlo Marx e gli ignari islamisti ne hanno inconsapevolmente condiviso la dottrina. In realtà, il colpo è stato inferto alla vasta e superstiziosa comunità indù dell'India, perché le istituzioni sono laiche e rappresentano la borghesia evoluta di quell'immenso Paese, circa duecento milioni di persone e di elettori. Ci troviamo nell'ambito di un'indifferenziata contesa fra potenziali milizie e milizie in atto che, anche a parti sovvertite, sarebbero un esercito scalzo, come i più organizzati e ormai diffusi a livello mondiale, guerrieri di Allah. La contesa politica fra istituzioni laiche e poteri religiosi non è mai cessata, i compromessi sotto traccia sono il pane quotidiano e il manifestarsi di contrasti d'influenza e di interessi, ovviamente mascherati, riattizzano periodicamente le contese, verbali almeno in europa. Ma il culto della propria ignoranza e della propria imbecillità riattizzano l'ego mortificato di tante plebi iconicamente massive e ne spingono le falangi armate, non estranee al guadagno e al calcolo, a compiere gesti intimamente condivisi da più di quanti lo ammettano. Le istituzioni laiche combattono il guadagno e il calcolo, anche, ma non solo, per salvaguardare il loro, ma la guerra fra poveri si svolge in simbiosi, eppure in autonomia e si svolgerebbe comunque. Induisti e musulmani sullo sfondo del Kashmir, in giro per il mondo, con i tailandesi che si sono lamentati per l'attentato al loro turismo. A quando una bomba nel quartiere a luci rosse: anche quello è un luogo di officio ma troppo differenziato per morali e nazionalità, principi ed opinioni, per costituire un obiettivo riconoscibile.

domenica 16 agosto 2015

Il gamete eterologo.

E' stata ottenuta, presso il policlinico Sant'Orsola di Bologna, la prima fecondazione eterologa da donatore volontario e gratuito. E' un libero ( fino ad un certo punto, perchè il gamete viene veicolato, organizzato, dall'Istituto ospedaliero universitario ) flusso fecondatore, dicono, in altri termini alcuni, mantre per altri si tratta non di generosi donatori, ma di volgari donatori di sperma. Fino ad ora le fecondazioni erano avvenute attraverso l'acquisto all'estero dei gameti utili alla bisogna, ma senza peccato, per così dire, senza orgasmi, per dirla in un altro modo. I derelitti del sesso, quindi, continuano a farsi delle seghe a distanza e vengono pagati, con quattro soldi, purché restino anonimi e lontani. Nell'ultimo caso, è da ritenere, il donatore di sperma è un indigeno o per lo meno un residente..o forse no: un estroso di passaggio desideroso di lasciare traccia di sé nel mondo per lui raggiungibile, insomma, comunque nei dintorni. La donazione ha coinvolto anche le donne, dodici delle quali hanno prestato i loro ovociti alla potenziali amiche desiderose delle gioie della gestazione e dell'allevamento di marmocchi strillanti. D'ora in poi, affrancate dalla consustanzietà di gamete e gestazione, neanche le donne , le madri, saranno certe. Dal prossimo autunno partirà una campagna per la donazione gratuita, ma non si vede perché i prestanti debbano accontentarsi di una pippa: potrebbero provvedere direttamente. Invece no, almeno ufficialmente, le signore sono di godimento dei rispettivi mariti, e le summenzionate son dedite a loro e a quella società economica che comunque, sia che ne fossero consapevoli, sia che non se ne rendessero conto ( poco probabile ), hanno creato con il matrimonio. Il superamento del tabù culturale avviene nella convinzione che sia rispettata la condizione che le consorti non associno alla gravidanza il piacere, per creare la disposizione per la quale sono disposti a delegare ad altri un compito che a loro, in primis, non interessa, purché possano continuare a scoparsele. Forse verrà il divorzio, ma per ben altri motivi sui quali le coppie si dilanieranno in tribunale. In un periodo di prestazioni sanitarie ridotte, sinceramente l'utilità di queste iniziative del reparto di ginecologia e ostetricia e dell'omonimo dipartimento, mi sfuggono: le gravidanze a pagamento vengono fatte pagare alle famiglie d'accoglienza del seme ignoto, come il milite che viene celebrato in tutto il mondo a cose avvenute, la fecondazione eiaculata nel cosmo attizza le fantasie onanistiche ma non arrapa i frigidi ciurlatori nel manico. Dopo di che, "nulla quaestio" da parte mia, ma solo un'annotazione: questa società si fa sempre più virtuale anche nelle dinamiche procreative, che prima si limitavano alle illusorie proiezioni sui discendenti. Spero solo che in quelle gaudenti, di dinamiche, casomai celate per convenzione riaffermata da parte di tanti cornuti giulivi, la prassi concreta prosegua imperterrita e incontrastata, come sono certo che avviene.

sabato 15 agosto 2015

Le prediche che coltivano, mentre la giudicano, l'insania delle menti.

Le cronache estive danno l'impressione, confusa ma evidente, dello stato d'animo caotico in cui versano le anime - psykée - su questa povera terra, fertile sì, ma di pazzi. In fondo è per questo che il diritto si è estraniato dall'umanità ed è divenuto una scienza, in funzione esclusiva dell'ordine sociale e, per fortuna, della formalità dei diritti, unica possibilità di tenere insieme, con segregazioni e punizioni, accolite costituitesi in nazioni. Oggi ha riaperto l'ambasciata degli Stati Uniti all'Avana, nello stesso giorno in cui Fidel Castro, l'avvocato massone di Cuba, ha compiuto ottantanove anni. Fosse già morto, il titorno al passato sarebbe sfuggito a quasi tutti, ma con lui ancora presente, anche se defedato, l'alzabandiera acquista il significato di una resa, per ora condizionata, alla finanza invadente, ora che le assurde e antieconomiche tutele sovietiche non ci sono più. Dai missili puntati sulla Florida, al voliamoci bene "francescano" di oggi. L'entropia storica divora i suoi figli, talvolta li uccide, talatra li cancella dalla memoria, modificando la medesima in senso peggiorativo e relativista, se non riesce ad intossicarne l'immagine , che resta, come un prodotto semi-ignoto ed avariato, nella parte più superficiale della corteccia cerebrale dei nuovi uomini. D'altra parte, la rarefazione dei neuroni induce un fenomeno analogo in coloro che si attardano assurdamente a vivere ( anche se l'attaccamento alla vita, sia pur in regressione embrionale, resta saldo e induce paura e sofferenza )tanto che, centenari, chiamano la nonna con la quale hanno avuto un rapporto protettivo e rivivono, nelle persone più vicine e anche nei figli, i dialoghi con persone morte da molti decenni; confondono i gradi di parentela, si dichiarano figli dei prorpi figli, chiamano a gran voce la persona che è presente accanto a loro, confondendola con un'altra o dandogli del lei. Ma c'è anche la follia - dalla quale dovremmo imparare a guardarci - della razionalità, nel prossimo caso legale: il neonato della coppia milanese che sfigurava gli ex amori della neo-mamma, le è stato subito sottratto, immediatamente dopo il parto, comme alle donne della sinistra cilena, alle quali i figli erano sottratti per darli in adozione a coppie sterili del regime e che contemporaneamente venivano uccise. La cautela giudiziaria è fine a se stessa, infatti è un'artefazione della vita, non intesa nel senso della poesia pedestre ed ipocrita, ma in quello della violenza naturalistica, tradotta e impazzita nei canoni disagevoli della civiltà. La Caritas si duole per le parole ingenerose di quel bambolotto soffice di Matteo Salvini: ospitiamo un terzo dei rifugiati, anche in conventi dismessi e quasi sempre i contributi ( di chi? Dello Stato! ) ritardano. Un prete lombardo ammorbidisce: ci danno una mano anche tanti leghisti, ma, anche oggi, altri quaranta "naviganti" sono morti d'asfissia nella stiva di un barcone e ieri si stimava, a naso, che ne fossero annegati fra i quaranta e i duecento, per stare sul sicuro. Dio sia misericordioso con chi non accoglie i migranti, siamo certi che lo sarà con gli annegati, quell'unico dio con sistema premiante differenziato per Musulmani e Cristiani, dato che gli Ebrei, testoni come sono, anche l'ultima volta hanno patto particolaristicamente da soli. La crisi degli alloggi e delle immatricolazioni ha prodotto, questa estate, un'esposizione inconsueta del sesso praticato dove capita, in strada, fra le auto in sosta, ecc. I telefonini hanno costituito la fonte di diffusione dei video relativi sul web, ma quanto accaduto nelle adiacenze di una spiaggia al Lido di Ostia è un po' particolare: due soggetti di età diverse, un ragazzo e una donna, sono stati arrestati perchè si masturbavano reciprocamente, incapaci di trattenersi, pure se erano al cospetto di un bambino. Questo triste particolare potrebbe essere dovuto a ignoranza ma anche a perversità, perché i due soggetti impegnati nella vellicazione pubblica erano madre e figlio e, se tanto mi dà tanto, l'ostentazione poteva essere legata ad usi, suggestioni ed esperienze maturate fra loro o della madre sul figlio. Il fenomeno dell'incestuosità dei rapporti in famiglia viene ancora omessa, rimossa, ma ha sempre albergato nelle famiglie ricche e in quelle povere. A dire il vero l'esame di questi rapporti, studiati in psicoanalisi, è resa di pubblico dominio attraverso la divulgazione, non esclusivamente sulla stampa specializzata, solo - che io sappia - nei Paesi del nord Europa, ma, come dimostrato ieri, alligna anche fra i coatti laziali, dove Edipo e Giocasta si limitavano, almeno in pubblico, a farsi delle pippe. La dottrina psicoanalitica - questo è noto a quasi tutti - ha sempre sottolineato l'attrazione del figlio maschio verso la madre ( ma non investigato l'attrazione inversa ) e della figlia femmina verso il padre ( Elettra chhe uccide Clitemnestra per vendicare l'amato padre Agamennone ). In quest'ultimo caso sono meno ignote le conseguenze di consanguineità nelle povere famiglie rurali, borghesemente rimosse quelle nei ranghi delle classi più alte. Prediche pronunciate, modificate, mascherate od omesse, in ogni ambito e per ogni specie, non fanno altro che accompagnare, confondendole, le insanie mentali che la cronaca, minuta e paludata, ci presenta, senza che le cogliamo, per la rimozione, tutt'ora forte in diverse società, della psicologia e della psicanalisi.

venerdì 14 agosto 2015

I triviali caratteri della storia, chi li omette e chi li denuncia.

E' di poche settimane fa il successo relativo ( il 13% ) del partito dei Curdi nelle elezioni legislative turche, che hanno impedito al despota Erdogan di conseguire la maggioranza assoluta e ritagliarsi la costituzione su misura. Il successo del partito curdo, pur ridotto nelle percentuali, è significativo sul piano politico: per la prima volta i Curdi entrano in Parlamento e, mentre lo fanno, si frappongono ai reiterati e incontrastati tentativi autoritari e oscurantisti del Presidente...progressivo. Ed ecco che, come tutti gli oppositori indigeni ed autoctoni del potere turco sui popoli che compongono la sua galassia regionale, la violenza più cieca ed eliminatrice si è abbattuta su di loro. I bombardamenti sulle posizioni degli alleati dell'occidente nella guerra contro l'IS, oltre i confini siriani, sono stati mirati e condotti ignorando sistematicamente le posizioni occupate dai miliziani del Califfo, verso i quali, anzi, la Turchia è prodiga di finanziamenti, proprio in funzione anti-curda. Si ripete la storia degli Armeni, efficacemente evocata dal Papa, che ha voluto mettere le cose in chiaro e, contemporaneamente, una zeppa alle ambizioni di inquinare il tessuto smandrappato, ma culturalemnte irriducibile, della Unione europea, nella quale la Turchia potrebbe contare solo sull'appoggio tattico della Germania. Una bella accoppiata, non c'è che dire. Qualche settimana prima, un miliziano del Califfato islamico aveva ucciso, durante un attentato a mano armata, certamente rimosso, ignorato e coperto dall'onnipresente polizia segreta turca, decine di giovani Curdi impegnati in un raduno. Ebbene, la repressione è andata avanti nella stessa direzione per forza d'inerzia, con il silenzio complice degli Stati Uniti e della strana Unione europea. Il mondo si è fatto pericoloso, ma la stampa rimuove colpevolmente questa realtà degradante, mentre le potenze appoggiano ogni sorta di sopruso, tattico per loro ma strategico per chi lo compie, per prendere con una fava avariata il loro piccione, rischiando invece di alimentare la violenza strumentale oltre ogni possibilità di contenerla e di contrastarla. Erdogan deve fallire e i Curdi devono conseguire la loro nazione, mentre il gioco scoperto dello sterminio, condotto con metodi bellici e "presidenziali" - diversamente da quanto, sotto traccia e senza possibilità o volontà d'indagine efficace, è avvenuto in Italia - mira insensatamente e cinicamente a ribaltare l'esito delle recentissime elezioni, giocando sul peggior nazionalismo turco. Quello che deve tenere la Turchia ben oltre i confini, geografici e culturali, dell'Europa.

giovedì 13 agosto 2015

Stracciarsi di vesti.

Tutti ciacolano di tutto, è normale d'estate. Intanto le cose concrete e materiali continuano ad andare per il proprio verso, senza farsi distrarre dalle affabulazioni che, nel loro nucleo, nascondono sempre il "sentiment" vero delle cose. Famiglie di costruttori, ritiratisi dall'edificazione di lusso e popolare, hanno apprestato cronicari di lusso, ingaggiano i medici più quotati in pensione e i loro accoliti, li fanno correre per i reparti degli ospiti in fin di vita, a svariate centinaia di euro al giorno. Nel contempo, assicuratisi la rendita, hanno costruito casermoni popolari sotto veste di centro direzionale abitativo, in assolate piazzole esposte anche allo smog. E' solo un esempio fra i tanti non noti o poco noti. Lo stesso vale per le rendite finanziarie e le casse minute, mentre gli stessi soggetti, imprenditori e clienti, li svolgono con ben altri canali e su ben altri versanti, in un modello clientelare di riserva che nulla ha a che vedere con le dimensioni richieste dal mercato: il fatto è che, dal mercato, vogliono proprio prescindere. Sul fronte assistenziale il Segretario della C.E.I. attacca a testa basa e poi si rimangia la parola: contrordine compagni! L'asfissiante Unione europea ha almeno questo di buono, che ha diluito l'ingerenza della Chiesa cattolica in Italia, ma, attenzione! Tende a rinchiuderla in nicchie a loro volta clientelari, come quelle descritte sopra. E' nella sua natura del resto, in quella dell'Italia e dei Paesi cattolici e latini. L'assitenza religiosa, l'ospedalità stessa ai suoi primordi, avevano ed hanno sviluppato questa "missione" e hanno fatto ricca e influente l'Ecclesia medesima, pronta ad arruolare un democratica consorteria di cooperanti, in fascio popolare e condizionante per le asfittiche strutture statali, burocrazia di mantenimento di altre greppie a parte. Potrebbero attentare a questo fortilizio non più omogeneo o ridotto di dimensioni, allo scopo di mantenerne l'omogeneità, i matrimoni fra i gay, maschi e femmine, che, aprendo la strada alle adozioni per la vecchiaia, aprirebbero di conseguenza la strada alle adozioni dell'utero, all'affitto dello strumento procreativo. Queste prospettive, per me, sono terrorizzanti, come quella della prostituzione negli Eros center, che è sulla stessa falsariga, anche se qualcuno storcerà il naso per rimuoverla: si tratta di business, ricco e povero - ma quello povero di dimensioni gigantesche - per l'innanzi articolato e diviso fra Samaritani e Maddalene, in una cortocircuitazione rimossa, appunto, finalizzata a istituzionalizzare i bassi e "alti" desideri degli uomini, articolati per generi.