sabato 1 agosto 2015

Selvaggi travestiti.

Nel mondo uniformato nelle mode e nelle apparenze dal costume indotto dalle correnti finanziarie, il fondamentalismo ha riscoperto le sue potenzialità violente. Il senso profondo, dogmatico, di una concezione morale, religiosa, etica e filosofica ha ripreso il sopravvento un po' dovunque e se la nostra appartenenza occidentale ci addita come il raptus malefico alligni "solo" nel mondo islamico, "altro" e di nuovo concorrenziale, la cronaca quotidiana ci appalesa - ma tendiamo a rimuoverlo - l'accendersi, isolato o di gruppo, dei prodromi di una nuova nevrosi o follia fondamentalista. Mi limiterò, per brevità, a commentare il gesto immolatorio compiuto da un ebreo osservante, a Gerusalemme, durante una manifestazione del gay prade, durante la quale costui ha accoltellato e ucciso sei manifestanti, in nome dell'abiura biblica e talmudica dell'omosessualità, in un Paese democratico e - almeno formalmente, giuridicamente - fra i più tolleranti del mondo. Si può dunque essere un baluardo della democrazia istituzionale e trattare razzisticamente i Palestinesi, antichi abitatori di quelle terre usurpate e poi "difese" e (ri)conoscere improvvisamnete la furia cieca coltivata sotto la cenere, nascosta alle manifestazioni più palesemente propagandistiche della società secolarizzata, fino a far ritenere lecita la rivalsa sui peccatori, dei giusti sugli ignobili, alla stessa stregua degli islamisti mimetizzati nelle città, grandi e piccole, dell'occidente, fra le ex potenze coloniali, o negli Stati neutri - tranne che energeticamente - apportandovi quelle culture e quelle tradizioni assolutiste. Anche la Chiesa cattolica della mansuetudine, predicata al giorno d'oggi, ha conosciuto secoli bui, violente pretese di egemonia, presunzioni di esclusività. Si è, apparentemente, omogeneizzata alle società secolarizzate dell'occidente del mondo, al quale è originariamente intrinseca, fin dal suo sorgere sulle vestigia dell'antico diritto romano. Spogliati della loro "valenza ed aurea" religiose, gli atti di furia inconsulta allignano nella psiche sofferente di tante persone, fondamentaliste dell'insopportazione, come quella del vecchio convivente con i genitori che uccide a coltellate la madre ammalata, in una afosa sera di Luglio o il sacrificio del plebeo che, impedito dall'assistere alla partita di calcio in televisione - probabilmente la sua unica occasione di gioia e di "compartecipazione" - dal pianto del figlioletto, lo butta - come è avvenuto - dalla finestra. Passa un solo giorno e una banda di coloni israeliani, un'accozzaglia di avventurieri provenienti da ogni parte del mondo - con robusti razzismi fra nazionalità - ha "espropriato" una famiglia in Cisgiordania, bruciandole la casa - come fanno i nostri mafiosi al sud, con chi non paga il pizzo sulle seconde case nei villaggi-vacanze, sia che sia del luogo, sia che provenga da altre regioni -. Per essere certi del risultato, hanno gettato le molotov attraverso le finestre infrante: l'obiettivo era di uccidere - e nel caso del più piccino, ci sono riusciti - estremisticamente, simbolicamnte, fondamentalisticamente, anche se il valore del gesto delinquenziale era esclusivamente "di scambio". In quelle desolate regioni, romanticamente dette "terre sante" si consuma una replica del "selvaggio West". Una selvaticità travestita di maniere, che siano quelle del Governo israeliano che "condanna" un effetto della filisteica politica di estromissione dei residenti dalle loro proprietà o delle "Autorità" palestinesi che ne traggono spunto per polemiche speciose che trasportano nel mondo vago delle strumentalità politiche il gesto banditesco e primitivo che si è ripetutamente riprodotto negli ultimi tempi e che si "officierà" ancora, a breve, senza che nessuno ne ammetta la natura bestialmente e amoralmente speculativa o negatoria, a prescindere, delle ragioni degli altri..

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