venerdì 21 agosto 2015

La disumanità imperante o l'umanità per quello che è.

Dopo aver decapitato un vecchio di ottantadue anni che aveva nascosto alcune opere insigni del Museo che dirigeva da molti anni e che aveva dedicato all'arte gran parte della sua vita, gli Iconoclasti del IS continuano nell'opera di cancellazione dei reperti che segnano la storia e la psicologia dei popoli con i quali, novelli vandali, ma ideologici, vengono in contatto. Tutta la storia dell'Islam pecoreccio è costellata di questi episodi, alla cui base, però, c'è l'antica iconoclastia con la quale il profeta Maometto prescrisse di distruggere ogni immagine che distraesse dalla contempalzione interiore, assimilandole all'idolatria. Dio si sente, non può essere rappresentato, né tantomeno può avere figli. Anche l'arte, a lungo osteggiata anche dalla Chiesa cattolica, fuorché fosse asservita alla celebrazione della dottrina e destinata ad impreziosire, in senso ideale ma soprattutto materiale, il potere crescente dell'Istituzione ecclesiastica, costituendo una delle forme più alte della spiritualità è "azzeccatamente" considerata una concorrente furorviante, rispetto alla "retta via", l'angusto sentiero lungo il quale la superstizione e il "timor di dio", costringono i viandanti. Quello che stanno facendo gli spaccapietre del IS non è altro che il lavoro materiale che è stato loro demandato e lo fanno con la gretta soddisfazione degli ignoranti che vorrebbero riportare il livello della civiltà al loro primitivismo. Oggi hanno demolito un monastero cristiano del quinto secolo con le ruspe, in un turbinio di polvere, al quale lo hanno riportato, sullo sfondo del deserto di cui si sono di nuovo riappropriati, anche in senso morale. Queste formazioni di rottami umani vanno a cercare identità e soddisfazione in un deserto di macerie e vi affluiscono soprattutto, ma non esclusivamente, dalle minoranze etniche dei Paesi toccati, ma non colonizzati dall'Islam, oppure provengono dalle classi subordinate interne alle comunità dei correligionari, cercando riscatto come soldati di ventura. Cercano di anticpare la ricompensa di Allah, rapendo e trsformando in schiave sessuali le donne di altra religione, "appartenenti" ai nemici. Particolarmente triste, ma istruttiva è la presenza nelle loro fila di personaggi con John il disc jockey di Londra, che nella musica hard cercava solo lo stordimento alla sua infelicità e che ha cercato di compensarsi nei modi che sappiamo. Perché di questo si tratta: infelicità e ignoranza, oltre alla normale beluinità non educata, che cerca e trova un'ideologia, peggio un'ascesi giustificatrice ancorché strumentale. Chissà se se ne rendono conto? Sta di fatto che la "force de frappe" dell'occidente e - perchè no? - anche quella della Russia e dei paesi coinvolti per una forte presenza islamica al loro interno, recalcitrano e non intervengono. Gli interessi violati sono, dal loro punto di vista circoscritti, altri - i Curdi - possono essere impiegati in loro temporanea sostituzione e tollerare, nel contempo, il doppiogiochismo sanguinoso dei Turchi, le vie del petrolio sono ancora assicurate, la distruzione di intere culture è in atto. Esattamente come fecero i nazisti con gli Ebrei, i colonizzatori nord americani con gli Indiani, i miliziani del mitico Califfato stanno facendo con le più antiche comunità cristiane delle regioni irachene e siriane, inquinandone l'identità della discendenza - come tentarono di fare i Serbi con i Kosovari -. Anche gli Ebrei sionisti stanno progressivamente espellendo i Palestinesi dalla loro terra, in nome della mitica Sion. Questa insensibilità verso la cultura, semplice e intensa dei popoli, sta a testimoniare l'alterità degli interessi, rispetto al sentire intimo e costitutivo delle genti e la valenza puramente capitalistica o neo-imperiale e territoriale dei regimi più ricchi e più sedimentati del globo, senza che tutto questo ne assicuri, se non come portato inutile, la possibile difesa delle ragioni umane.

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