mercoledì 19 agosto 2015

Francesco parlava ai lupi, oggi ai migranti.

La polemica fra il Segretario generale della C.E.I. Mons. Galantino e la plebaglia nordista ha assunto i toni e le sequenze di una contesa fra comari e parroci d'altri tempi, inclini alle scomuniche dal pulpito per chi si discostava pubblicamente dall'ortodossia inziatica della setta. Dubito personalmente che il Segretario dei Vescovi voglia impegnare politicamente il Governo, suppongo che voglia attaccare frontalmente tutta la politica nazionale, riservandosi domani qualche distinzione, non del suo sacco di portavoce. Il Segretario tuona e il Presidente tace, ma non lo richiama all'ordine. Meno impegnative e meno sofisticate sono le intemerate di Salvini e di Grillo; per il primo, neo alleato di Forza Italia, sono già arrivate le prese di distanza del partito conservatore dei propri privilegi a prescindere, che della Chiesa e dei suoi insegnamenti se ne frega, pensando che non ci credano neanche i gerarchi dell'istituzione ecclesiatica, ma della sua presa sul collante conservatore della società italiana non vogliono fare a meno. Eppure, il rinnovato, anzi mai smesso, protagonismo della Chiesa cattolica nazionale sulle istituzioni farlocche della Repubblica è ripreso virulento, assumendo il modus operandi delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, tanto inascoltato, quanto violento nelle prese di posizione e nei modi della propaganda, da accreditarsi influentemente come una lobby più o meno importante, ma comunque combattiva. La Chiesa nazionale è entrata nella fase del movimentismo e, anche per questo, agita i migranti, senza curarsi delle compatibilità e delle possibilità d'accoglienza, mentre farebbe bene a scagliarsi contro tutte le miserie dello sfruttamento indigeno delle emergenze, contro lo sfruttamento sessuale delle raccoglitrici di uva e pomodori nella campagne del sud e sulla relegazione razzistica dei lavoranti "estranei" in regioni che pelosamente del razzismo altrui fanno la bandiera per consolidare lo statu quo, ad onta delle ricchissime donazioni che ricevono dal dopo guerra, prima dallo Stato italiano ed ora dalla Unione europea. Sarebbero più credibili, i Vescovi ed il loro Segretario, se scegliessero di smascherare la "peccaminosità" del contesto che tante umiliazioni apporta a persone già sfinite ed umiliate dalla loro fatica bestiale. Ma si guarda bene dal farlo, fuori dal confessionale, perché ritiene sospirosamente che queste cose siano il frutto del peccato originale. Come la pedofilia, vien da ritenere. Per me, si tratta solo di una riedizione dell'eterna commedia del potere, alla quale assistono intontiti tanti "bravi cristiani" che non hanno avuto la possibilità di accedere ad altre rappresentazioni e si sono consolati, sentendo la necessità di giustificarsi, con quel che passava il convento. Fra poche settimane, sullo sfondo delle rovine su cui il cristianesimo, forte dei suoi "martiri" catacombali è riuscito ad innestarsi ed a fortificarsi, appoggiandosi su plebi analfabete e diseredate, andrà in scena un altro atto, uno dei più coreografici, della grande rappresentazione caritatevole, che, come ognun sa, è destinata a rimanere tale, se il diavolo islamico, il Maometto precipitAto agli inferi, non ci metterà la sua coda.

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