lunedì 24 agosto 2015

Profilassi ignorate e rimedi peggiori del male.

Certo che la Borsa italiana è suscettibilissima: una volta, ad ogni starnuto di Wall Street ripiegava o rimbalzava, adesso è il mercato più sucettibile di farsi influenzare dalla Borsa di Shangai. E' chiaro che i suoi alti e bassi sono, conformemente alla natura italiana, strettamente speculativi: vedrete che domani si "ricoprirà", cioè i grandi capitali che oggi hanno realizzato prima della bagnata, accompagnandola, domani riacquisteranno gli stessi titoli a prezzi molto inferiori e poi ne faranno un uso moderatamente sismico, inavvertibile ai non addetti ai lavori. Crolla Shangai e Milano ( per usare le vecchie denominazioni pre-informatiche ) si adegua di più delle altre piazze mondiali, anche se ai Cinesi dobbiamo la morte della nostra maggior eceellenza manifatturiera: la piccola e media industria nazionale. Il gioco di Borsa, infatti, è puramente finanziario e, in questo senso, la speculazione è il suo motore, che ben poco e spesso per nulla attiene all'economia reale, tanto è vero che festeggia la riduzione e la precarietà del lavoro, la cui stabilità, invece, la induce a più miti consigli. Questi apparenti terremoti delle borse internazionali, a turno in crisi di soglia di sviluppo, mentre devastano ulteriormente le condizioni di lavoro in giro per il mondo, non intaccano la rendita e le posizioni protette che si arroccano in apparente, apprentissima contraddizione, con i flussi imprevedibili, se non dai graficisti e soprattutto dai marpioni di buon fiuto delle dinamiche del calcolo incrementizio, che possono festeggiare nelle loro ridotte domestiche l'impoverimento circostante. Ricordate i destini luminosi del Sol levante? Le tigri asiatiche? Una dopo l'altra sono ritornate nei ranghi dei movimenti borsistici chiusi nell'alveo dei grandi capitali, come sempre in poche ed immutabili mani. Poi, dopo la fine del comunismo, di diritto e di fatto, è toccato alla Cina, con i suoi scenari di nebbia color ocra, offuscare la visibilità delle aree produttive per giorni interi, con la sua iperproduttività schiavistica sotto il tallone organizzativo del Partito comunista, che ha dato la molla solo ai più capaci di improvvisarsi "imprenditori" dall'oggi al domani, fino all'inevitabile, tradizionale, ma in questo caso, rumorosissimo botto di implosione, che attiene al capitalismo, come le malattie infettive ai bambini: lo/li rende più forte/i, in prospettiva, utilizzando dei bacilli per i quali esistono vaccini che non si vogliono utilizzare.

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