lunedì 24 agosto 2015

Incongruenze.

I Vescovi si oppongono alle unioni civili, vale a dire ai matrimoni gay. Ma, se sono civili, che c'entrano i Vescovi? Lungi da me suggerire che dovrebbero star zitti, ma almeno rispettino i confini fra giurisdizioni e si rassegnino, anche in Italia, a fare politica culturale o di principio. La prima l'apprezzo, la seconda, totalitaria, molto meno, anche se sarebbe tollerabile se non pretendesse di interferire fattivamente con la legislazione. Io non sono un sostenitore dei matrimoni gay, semplicemente non me ne curo, pur sapendo che molte delle cosiddette "riforme" sono scopiazzature di leggi in vigore in Paesi a "capitalismo avanzato" e cioè a condizioni sociale e di esclusione sedimentate, di cui le leggi gender-transgender sono un adattamento "solidale" fra tutte le categorie di cittadini e ne sanciscono la marginalità o l'esclusione, che sono demandate al costume. La continua e non commentata usura delle prestazioni, a cominciare da quelle sanitarie e farmaceutiche, la crescente povertà, nascondono la "necessità" di istituzionalizzare ogni sorta di formazione o coniugio, per tenerlo meglio sotto controllo, per favorirne l'accesso ai servizi sociali, ecc. Quanto si vorrebbe, contraddittoriamente ed ipocritamente istituzionalizzare, vige da sempre, in forme e situazioni variabili, quante sono le circostanze, gli ambienti e le occasioni, che si vorrebebro invece recintare in un in gran parte inventato "mondo gay", al quale le graduatorie assegnerebbero un attestato. Togliendole l'aura della trasgressione e la malizia della segretezza, che quando è rimozione ambientale e sociale, riguardo ai minori, nasconde l'abuso, non certo non solo e non prevalentemente, a quanto se ne sa, ad opera dei gay, la si proletarizza e la si organizza in termini di ritorno elettorale. Il Tribunale del mare di Amburgo ha detto basta ai balletti incrociati fra Italia ed India ed ha cristallizzato, per ora, la situazione di fatto: chi è in India - ictus non ostando - resterà in India, chi è tornato resterà in Italia, ma la sentenza e l'accertamento possibile dei fatti spetterà al Tribunale internazionale dell'Aja. Ci voleva tanto? Vedremo come si svolgerà il dibattito, ma temo che risulterà confuso ai giudici in toga rossa di quella cattedra: stavamo ad annoiarci, abbiamo sparacchiato, che colpa c'avemo si q'illi fetenti con la loro barchetta si sono messi in mezzo? Perché che abbiano sparato su una barchetta disarmata, almeno è certo. Iscrizioni all'Università: lauree utili. Facoltà umanistiche o scientifiche? Da quando ero ragazzo io e, probabilmente, da molto prima, non si fa altro che ripetere, ogni anno, la stessa litania. Ai miei tempi esisteva già l'orientatore per le matricole all'interno dell'Università, ma tutte queste figure, poi affinatesi, altro non sono che la proiezione delle cattedre da assicurare e di quelle da sfoltire e costituiscono un inutile disorientamento degli studenti. Capisco che gli studi, da tempo abbiano perso ogni funzione formativa del cittadino, anche perché, sul piano lavorativo, non avevano incidenza neanche prima e servivano solo a scimmiottare costumi diversi dalle raccomadazioni e dal clientelismo, tanto è vero che queste figure, gli orientatori, erano un po' pallide e poco frequentate. Ora, più che i posti di lavoro, si vogliono assicurare le sponsorizzazioni e le conseguenti segnalazioni delle teste d'uovo più conformi al modello imprenditoriale, lasciando tutti gli altri, istruiti e disoccupati, o sottoccupati, come è sempre avvenuto. I migranti sul tratturo balcanico, hanno sfondato ( li hanno fatti sfondare e loro si sono lasciati attrarre come i tonni nelle tonnare ) in Macedonia, sono stati accompagnati in Serbia, dove adesso languono in quei campi d'accoglienza. Non vorrei essere nei loro panni. Fatti più in là, cantavano le sorelle Bandiera ( italiana ), ti ci porto io, si dovrebbe aggiungere. La nuova accoglienza, in un "cul de sac", binazionale per ora e domani continentale. Le periferie italiane si vanno popolando sempre di più di costumi arabescati indiani e di cafetani leggeri estivi, con barbetta verticale a scendere. In mezzo, tanti asiatici cattolici Filippini, un numero crescente di apolidi Cinesi, Arabi insofferentemente strafottenti, africani nerissimi, balcanici e immigrati dall'est europa, formano un poliedrico e, anche fra loro irriducibile, caleidoscopio di sottoculture identitarie e sentitissime. La cultura italiana, come al solito è assente, se non nella forma, anch'esa sottoculturale, della furbizia e del calcolo profittatore, che però, con questa povera gente o parte - a dire il meglio - di loro, non trova appiglio, per palesi incongruenze di costume e di mentalità. Da qui il razzismo, che non riguarda tutti, indistintamente, gli stranieri, ma solo quella parte, anche solo apparentemente, inomologabile.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti