giovedì 31 luglio 2014

L'anomalia incancellabile.

Il portavoce della comunità israelitica romana, Riccardo Pacifici, ha evocato il Nobel per l'esecito israeliano, che previene altre vittime. Insinua che la macellazione dei Palestinesi, reclusi a Gaza, sia una specie di vivisezione, utile alla salute del mondo umano. Bisogna cominciare a distinguere fra le cause storiche della Shoah, del martirio degli Ebrei europei, dalla infame politica del Governo sionista in Medio Oriente, successiva alla guerra dei sei giorni. Se in quel lontano 1967, Israele dimostrò una formidabile capacità di reazione all'attacco concentrico di quasi tutte le nazioni arabe coalizzate, che rappresentavano cento milioni di Arabi contro sei di Israeliani, successivamente ha sfruttato la sua posizione di vantaggio, conquistata militarmente, in una colonizzazione classica, anzi primitiva, dei territori storicamente occupati dagli Arabi e segnatamente dai Palestinesi. Il fatto di trovarsi di fronte una organizzazione combattente, Hamas, autodefinita terroristica, in coro con i suoi alleati e mandanti nell'area, non convince: Hamas è stata votata dalla grande maggioranza dei Palestinesi a rappresentarli, non solo nei confronti di Israele, ma del mondo intero, compresi gli indifferenti e, all'occasione, ostili Stati arabi confinanti. Io non so se Hamas sia un'organizzazione corrotta e se condizioni la volontà di un popolo già prigioniero o meno: il suo predecessore, l'OLP di Yasser Arafat era una struttura ricca ( in parte, ma non solo, finanziata dall'ex Unione sovietica ), ma era riuscita a farsi riconoscere, di fatto, ovunque, comprese le Nazioni Unite. La corruzione dei regimi, soprattutto quando l'affiancamento geo-politico e strategico viene meno, non è una caratteristica dei soli movimenti di liberazione della Palestina. Il loro ruolo politico, ormai pluripartitico, è indiscusso. Tanto è vero che si continua a guerreggiare. Israele è sola e anomala, anche stavolta. Il terrorismo islamico, una guerra com mezzi non convenzionali ne è la conseguenza o, se volete, il pretesto, senza spostare di un respiro i termini della questione, che vede schierate le potenze consumatrici di petrolio, Stati Uniti in primis, o di gas, Francia in testa, pescare nel torbido di una crisi, che proprio la presenza israeliana rende non negoziabile, neppure attraverso la diplomazia non ufficiale. Hannah Harendt direbbe che gli Ebrei, anche stavolta hanno sbagliato approccio al problema e, forse, anche alleanze.

mercoledì 30 luglio 2014

L'alienazione guerresca.

Milleduecento morti in est-Ucraina; milleduecento morti fino a ieri a Gaza, dove oggi le granate israeliane hanno fatto strage anche dentro un edificio adibito a rifugio per i profughi, dentro un caseggiato. I bambini che anche oggi sono stati sacrificati dormivano: la loro vita si è spenta in un sogno, non hanno più ripreso contatto con una realtà misera e terrificante. L'esercito israeliano vuole sapere se deve ritirarsi o se deve proseguire e, in quest'ultimo caso, fino a che punto, con quali obiettivi. Le decine di caduti fra i loro ranghi chiedono delle motivazioni meno generiche, perché l'esperienza dimostra che queste decimazioni nel campo palestinese, non cancellano i problemi della guerriglia e rimandano di qualche anno un'altra parziale definizione. La democrazia israeliana, al suo interno..solo al suo interno, contempla delle possibilità che le fanatiche milizie di Hamas ed anche il primitivo sentire comune delle famiglie arabe non conoscono: sono numerosi i renitenti alla guerra nella striscia, fanno obiezione di coscienza specifica contro il massacro di Gaza. La legge glielo consente: non faranno il servizio civile durante un'operazione bellica, ma andranno in carcere per sei mesi. I renitenti lo sanno e lo accettano. Da noi si direbbe che preferiscono una breve carcerazione ai rischi vitali del conflitto sul campo; spero che non sia così, anche se sarebbe legittimo, dato che i palestinesi ed hamas non sono in grado di portare danni irreparabili né di prevalere sul suolo israeliano. C'è da domandarsi se Israele pensi di poter lasciare i disperati abitanti di Gaza, che non possono scegliere, nelle condizioni nelle quali la mattamza in corso li lascerà, segregati in un ghetto ed isolati dal resto del mondo, anche se riuscisse ad annientare Hamas e se si illuda che dalle macerie sanguinanti, morta hamas, non nascano formazioni ancor più radicali perché politicamente sprovvedute. Il caso ucraino sembra dar corpo ad un conflitto senza soluzione, né militare, né diplomatica, simile a quello dell'Afganistan, nel quale, ai poteri tribali, si sono sostituiti nelle aree urbane i poteri delle milizie o degli eserciti, autoctoni e di occupazione, senza che due eserciti, quello sovietico e quello statunitense, siano riusciti ad aver ragione della prevalente cultura talebana, alla quale certamente concorrono le forniture militari di potenze ascose, regionali o lontane, alleate su altri versanti con gli invasori alieni.

martedì 29 luglio 2014

Fin che c'è guerra c'è speranza.

Fin che c'è guerra c'è speranza, era il titolo di un film con Alberto Sordi, su un piazzista di armi. In Ucraina, il Governo arancione ha esteso la mobilitazione ai sessantenni. Dai diciotto ai sessanta. Vuole, però, che ciascun mobilitato si doti di un casco, un elmetto protettivo e di un giubbotto antiproiettile; vuole che ciascuno se lo compri. Gli emigrati all'estero stanno mandando i soldi a casa perché l'equipaggiamento possa essere acquistato. La maggior parte degli Ucraini, infatti, non ha mezzi neppure per comprarsi il cibo, ma le autorità nazionalistiche e filo-NATO, gli alti comandi, oltre alla cresta sulle forniture di armi vere dalle potenze occidentali, lucrano anche su questa mascherata inutile, ma di massa. Se la guerra sui confini orientali diventerà una guerriglia endemica, il controllo di fatto delle truppe "putiniane" si protrarrà indefinitamente e le velleitarie incursioni degli Ucraini si risolveranno in un dirottamento di risorse nelle tasche degli oligarchi e dei generali. Questa forma di volgare ed insensibile tangentopoli è praticata da sempre da tutte le gerarchie militari. La difesa "offensiva" e le guerre o la fornitura di armamenti ai belligeranti, comportano il residuare nelle tasche dei membri degli alti comandi, di cifre considerevoli. A cominciare dal modello statunitense, l'industria bellica comporta la possibilità di studiati e costanti arricchimenti di tanti "Marescialli" di questa o di quella Patria, che giaceranno fra i "loro" soldati, in posizione di preminenza, in qualche cimitero di guerra. Ma si pratica ancora questa cinica ed offensiva intrusione? Almeno in Italia, sembrerebbe di no, ma i "sacrari" dedicati ai "caduti" nei cimiteri, della prima e della seconda guerra mondiale, recano ancora questa celebrazione con contorno di carne da cannone. Probabilmente, si tratta di una lunga assenza, diretta almeno, dal fronte bellico, quello in cui si conquistano e non solo si mantengono delle posizioni al traino degli interessi dominanti. Ma non sarebbe così scontata la fedeltà ai "valori" che vanno di moda di questi tempi, senza una stabile e robusta cointeressenza nelle commesse militari, da parte degli alti gradi delle quattro Armi. Come insegna la vexata quaestio dei malfunzionanti F35, non diversamente da quelle degli autobus comperati e mai messi in strada e via imbattendosi nelle ragioni sottostanti a tanti celebrati - per chi dovrà morirvi, in senso proprio o figurato - investimenti.

Il resto è silenzio.

Introibo ad cenaculum. Il silenzio aleggia sui tappeti di Aladino. All'improvviso, poco dopo, una matura signora, che esprime nel piglio tutto il suo egoismo, si guarda intorno risentita e attonita, insieme ad altri che sono affluiti insieme a lei, e che ora indugiano, come gameti senza ovulo. Sono stati preceduti di un'attimo. Come al solito, in quattro e quattr'otto il manipolo è dissolto. Per un difetto delle guarnizioni, per altre due volte rischieremo un'aggressione fecondante che l'acido ambiente ricevente e gli sportellisti spermicidi rendono improbabile. Un giocatore di palla a canestro tenta uno sfondamento: viene stoppato da una delle nostre guardie. E' Tutsi; noi siamo Hutu. La mamma che custodisce il giandone, si lagna dal cellulare. E' Tutsi; noi siamo Hutu, Signora. Se non sapete neanche di che razzza siete.. Per fortuna riesco a dialogare con qualche cliente, anche se, purtroppo, gli argomenti sono spiacevoli. Vendo una magneticità a un cinese, che non capisce un acca della nostra lingua, ma con il quale riesco a spiegarmi con il senso comune della buona volontà. Chissà come avrò fatto? Probabilmente come tante altre volte in altre vite lavorative e con processi difformi. Con millecinquecento euro vuole fare il biglietto aereo on-line. Per la Cina, sola andata e sarà bene che ci dica dove va prima di partire per il suo Paese. Nell'attesa fa un trasferimento di sostanze ad un suo connazionale a Barcellona.E' sotto ipnosi anche lui, non sa che il suo beneficiato vive in Catalogna. Paga 700 euro di affitto e ne guadagna 1.200, ma ha una comoda capienza. Generosamente, senza neppur saper di chi si tratti e dove alberghi, gli passa più del doppio di quanto guadagna in un mese. E poi dicono dell'internazionalità degli Ebrei. All'ora fatidica me ne vo. C'è ancora silenzio.

Si chiude un giornale. Un'altra pagina della democrazia viene voltata.

L'Unità, il giornale del Partito comunista italiano che ha da poco festeggiato il 90° compleanno da che fu fondato da un grande italiano, Antonio Gramsci, fallisce per la seconda volta. La precedente data a quindici anni fa. La gazzetta , la Pravda-Verità nazionale, che la domenica gli attivisti proponevano porta a porta e che costituiva per i compagni devoti l'orazione quotidiana, la coerenza illustrata derivante dalla vita dibattimentale del partito dei lavoratori, orfana, come tante altre testate, del contributo pubblico, langue e poi muore. Quando ero ragazzo, l'Unità era ben in vista nelle bacheche stradali, si offriva alla lettura gratuita dei passanti: il PCI faceva i suoi sermoni, certo, ma portava con fatica una base culturalmente depressa ed influenzabile, alla disciplina e al progresso realistico. In questo senso, io che non sono mai stato comunista, nepppure per un attimo, riconosco al foglio che fu, una grande capacità di coinvolgimento e di sollecitazione del dibattito, sia pure circoscritto, sul suo fronte, dalla reductio ad unum che egemonicamente, in prospettiva totalitariamente, auspicava. Gramsci, da leader politico, ma anche da grande giornalista ( non i poveri gazzettieri che sarebbero venuti dopo ) si proponeva l'inserimento dialettico nelle fratture che anche per via ideologica il suo partito sarebbe riuscito ad apportare sui fronti dei concorrenti, fascisti compresi. Muore quindi una tradizione, che fu grande ma che, da tanti anni ormai, era stemperata nel diluente non dell'unità della classe lavoratrice, ma di culture ed interessi esogeni di un'armata Brancaleone che sta portando il Paese alla più meschina delle regressioni civili, mantenendo della vecchia cultura il dissimulato disprezzo per la rappresentanza. Per questo è normale che passi agli atti. I comunisti, sul piano dialettico e all'opposiione, contribuirono all'evoluzione e al consolidamento della democrazia, che ora, senza il loro apporto, declina rapidamente verso la restaurazione, sia pur contraffatta. Malauguratamente, invece, si continua ad assistere alla scomparsa dell'informazione su carta: le testate che non siano locali, si contano ormai sulle dita di una mano ed anche i periodici sono sostanzialmente due, che si confrontano su crinali opposti. La rapida e sintetica informazione on-line, la stessa editoria formato e-book, stanno, in men che non si dica, soppiantando il vecchio e caro libro, il frusciare delle sue pagine, il suo odore ed affaticano la vista su schermi computerizzati. E' questo un ulteriore aspetto della mutazione antropologica che stiamo vivendo, della quale è tanto stolto tessere le lodi, quanto denigrarne le prospettive. Probabilmente, fra un passaggio strumentale, tecnologico e l'approdo abbandonato, correrà un periodo di arida assenza. Speriamo che gli stimoli irrazionali delle persone e di quelle che una volta si chiamavano le masse, non sia rivolto al peggio, come tante volte è accaduto e come è intrinseco ai limiti della nostra natura. In questo Gramsci ci mancherà.

lunedì 28 luglio 2014

L'assurdo non libera, costringe. ( Albert Camus )

La strage indiscriminata nelle viuzze di Gaza continua, crudele e inconcludente. Continua la strage degli innocenti che giocano in spiaggia, su qualche altalena residua, in strada, dove cercano lo spazio che le anguste abitazioni non offrono e dove sono soliti passare molte ore durante il giorno, perché le famiglie, in particolare le madri, non riescono a contemperare le faccende per tutta la famiglia con la custodia e la cura dei numerosi figli. Si può dire che ai rischi ed alle contese della strada sono avvezzi, potenziali vittime, mentre l'istinto verso il gioco li porta a trascurare un pericolo anche quando è palese e acusticamente avvertibile. Sarebbero maggiormente al sicuro sotto le fragili pareti delle loro case? No, di certo. Capita però che le cronache narrino di bombardamenti mirati, di raffiche di mitraglia reiterate sulle spiagge dove la presenza di bambini è di tutta evidenza ai sofisticati mezzi di rilevazione della marina israeliana. Anche i missili di Hamas, se andassero a segno sui centri abitati, provocherebbero la morte di bambini innocenti ed ecco che l'odio bieco, rozzo e razzistico di una soldataglia anziché di un'altra, si sfoga su simulacri, purtroppo reali, del sacrificio di Isacco, da entrambe le religioni contemplato. L'orrendo video di un papà e di un bimbo, del tutto identico ai nostri, che restano allo scoperto sotto il fuoco della prima linea israeliana ( durante una intifada )e che vengono bersagliati da colpi di puro dileggio, a disegnarne la sagoma, mentre si disperano, prima che il bambino sia ucciso freddamente e che il padre, privo di qualsiasi cautela per sé, si abbandoni al pianto disperato di chi subisce un torto assurdo, è l'icona di quanto avviene e di quanto è "sentito" da israeliani, in divisa e, se potessero, palestinesi, almeno quelli militanti. Ma forse sono troppo ottimista. In fondo, la morte senza scopo dei tre seminaristi israeliti e del ragazzo sacrificato mentre si recava a pregare, prima di cominciare la sua giornata di lavoro, che ha fatto da prodromo pretestuoso a questa invereconda mattanza, è lì a testimoniarne non lo scopo e men che meno l'esito, che non ci sarà, ma lo sfogo bestiale, ancorché tecnologico, di un pregiudizio e di un egosimo che non lasciano margini alla speranza. Come nei due "credo" che si confrontano.

domenica 27 luglio 2014

Il punto di caduta.

Non poteva che finire così. Dal secondo referendum di Mario Segni, ingenuamente votato anche da me, per la troppa corruttela spartitoria e proporzionale che si era deciso di contrastare ( perchè solo allora, dato che se ne parlava da decenni' mi verrebbe da dire col senno di poi )sul maggioritario uninominale, a Mani pulite ( stesso discorso di cui sopra ), al berlusconismo al governo ,ma, evidentemente, non al potere, dove è arrivato solo ora in "grande intesa" con un altro pupazzo, al libro bianco di Marco Biagi, intere generazioni di politici, ancora titolari di cariche lucrose e di ampi poteri, si sono adagiati su ogni esogena influenza, senza autonoma capacità di iniziativa. Povera Costituzione, trascinata da stupidi figuranti, nel gorgo di tecnicismi strumentali, il cui stravolgimento è stato contingentato nei tempi da una prepotenza neppur dissimulata. Nessuno rappresenta più nessun altro, neppur se stesso, condotti come siano, a strattoni, al guinzaglio dei rinati nazionalismi, nel recinto della "unione" europea. La Costituziona da cui tutto discende, sul piano civile, in primis la libertà che non è possibile fuori dalla legalità, è diventata uno strumento per imporre il controllo governativo su ingiunzioni venute dall'esterno, "interno all'Unione", a causa della debolezza apportata da un costume corrotto e condiviso. Contingentare, rottamare, sono le espressioni indecenti dei nuovi arrivisti. L'obiettivo non è quello di epurare gli attuali esponenti della politica, ma un'intera classe dirigente del Paese. L'arroganza e l'ignoranza sono al timone di una nave svenduta, altrui. Nel Parlamento, commissariato dal Governo, il confronto è fittizio. La Costituzione risulterà, alla fine, mutilata ed incongrua e, così ridotta, consentirà la sua negazione fin nei suoi principi fondamentali, frutto di altro civismo, prodotto da lotte sanguinose. Tutto questo per la fretta, coniugata all'incapacità a manovrare temi faticosi e sottili, di una raccogliticcia accolita di cafoncelli, asini e, quindi, conformisti. La deformazione della Costituzione sarà imposta con la forza dei numeri, ma sarà priva di qualunque confronto discorsivo, ai livelli adeguati. Senza confronto non ci sarà "riforma" costituzionale; ne scaturirà squilibrio ed autoritarismo. Quando c'era il Partito comunista, le influenze esogene erano ben presenti, ma queste forzature non erano possibili. E' stata questa alterità reciproca la fonte della Costituzione medesima e la salvaguardia di un dialettico equilibrio. E' sbagliato subordinare la riforma allo stato comatoso dell'economia - non era certo ricca l'Italia post bellica - od alla fine del patronato di un Presidente della Repubblica, eletto, la prima volta, per pochi voti di maggioranza, che allora deteneva il suo "nuovo" partito e poi rieletto, subordinatamente al progetto, da lui eterodiretto attraverso le nomine dei Primi ministri, fino alla demolizione dell'attuale assetto giuridico dello Stato. Gli succederà una donna, certamente una vestale del consolidamento di un mediocrissimo regime, che cercherà, senza riuscirci, di passar sopra alla ricca diversità della composita società italiana. Non ci riuscirà, ma relegherà autoritariamente tutte le voci dissonanti, in cenacoli autoctoni. Lavorano alacremente a questo infame risultato, non solo il vetusto Presidente, prima che il rincoglionimento lo renda inabile, ma anche un politico ottuagenario, timoroso solo per le sue televisioni ed i suoi affari, ottenuti per intercessione della politica e da trasmettere alla sua numerosa prole. La Costituzione è finita nella disponibilità dei singoli "protettori" delle pretestuose formazioni politiche. C'è invece in gioco un bene più alto delle proprie ambizioni personali. Il punto di caduta è che questa consapevolezza non c'è.

sabato 26 luglio 2014

Il continuo grido di dolore che nessuno ascolta.

Mentre a Gaza si combatte strada per strada, in Europa si combatte una guerra che è il sequel di quella cecena, georgiana e della morte, procurata con tecniche da intelligence, di Anna Politkovskaja e di Aleksandr Litvinenko. Forse, molti pensano che l'abbattimento dell'aereo civile malese sia stato un frutto amaro di una scarmuccia, in una situazione di dissapori circoscritti e stabilizzati. Non è cosi. Nelle regioni orientali di confine dell'Ucraina si combatte una guerra impari, come quella che subì la Georgia, quando mostrò l'intenzione di aggregarsi alla NATO. Il rivolgimento del governo filorusso, che rassicurava Mosca, con un esecutivo arancione, ha scatenato di nuovo Putin, che con gli Ucraini aveva già avuto un primo contenzioso tossico, quando aveva fatto avvelenare, durante un pranzo comune, l'allora Presidente autonomista dei vicini. Gli stessi Ucraini si sentono, pur nella dicotomia territoriale e linguistica, dei fratelli, ora coltelli, tanto che per produrre uno strappo, estraneo alla volontà diffusa, si è dovuti ricorrere a fomentate lotte intestine ed all'ausilio di agguerriti elementi neo-nazisti. Nelle regioni orientali contese, oltre alla geopolitica, gioca l'energia: c'è il gas naturale. Vi sono concentrate truppe esperte, già utilizzate in Cecenia a fianco dei Russi, godono della loro fiducia e sono da loro bene armati. Gli Ucraini sono stati mobilitati, proprio in questi giorni, dai diciotto ai cinquant'anni. Il ritardo nella leva, per i giovani, è ammesso solo per gli studenti universitari. Le Università scoppiano. Il loro armamento è di rivalsa: dopo la fine dell'Unione sovietica e la rinuncia agli armamenti atomici, sono dotati di vecchi catenacci, mai aggiornati. La miseria profonda di quel Paese, rinfocolata dall'introdotta economia bellica, non consente neppure il sostentamento, figurarsi un riarmo. L'intenzione di una parte di quella società, di avvicinarsi all'occidente ed alla Germania, in Europa, oltre che dagli scontati interessi delle oligarchie che l'hanno promossa, prevede anche una prospettiva o un'illusione di sviluppo, di futuro benessere? Temo che la prima ipotesi sia realistica e la seconda illusoria. Comunque sia, la stampa occidentale ha smesso, da qualche tempo, di occuparsi in profondità della disperata situazione ucraina. Di queste accertate realtà non parla. I ragazzi di diciotto anni mandati a supplire alle carenze tecniche di un esercito che, in una guerra sul campo, sarebbe facilmente rovesciato, famiglie con bambini piccoli messe a repentaglio, una società sospinta sul crinale della rovina per la povertà accentuata e l'emigrazione che vive lontana l'angoscia per i propri cari.

venerdì 25 luglio 2014

Il girone degli ignavi.

Perché negli altri Paesi dell'Unione europea, di riformare la Costituzione e la composizione delle Camere non si parla. Non avviene in Germania, Inghilterra e Francia, ma neppure nell'infelice Grecia, in Irlanda, in Portogalle o in Spagna. Perché, dunque, solo in Italia? E' stato l'ottimo assetto dato alle Istituzioni dai Costituenti a provocare una lievitazione insostenibile di costi o non è stata piuttosta la dicotomia fra la raffinata dottrina e il costume malmentoso degli italiani? Che senso ha per un uomo politico, estraneo al Parlamento, deformare la Costituzione senza dare spazio al dibattito? Qual'è il suo scopo, il suo mandato? Basta guardare come sono composti i Governi dei rispettivi Paesi: quello italiano è tutelato da un signore al limite del rincoglionimento, diretto dai suoi nipotini, fra i quali spiccano numerose e sconosciute streghette inconsistenti, che ripetono, senza capirci un "acca" il mantra di Renzino, che presta la sua insignificante immagine ed il suo vuoto di pensiero, alle volontà superiori, fra le quali, per il drappello parlamentare che dirige, è riuscito a reinserirsi l'ottuagenario di Arcore. Lui saprebbe che farne delle streghette, altro che il gigione, retorico ed arrivista. Altrove, nel bene e nel male, i Governi sono rappresentati da personale politico eletto e, sempre nel bene e nel male, sperimentato; nessuno ha abdicato alle sue prerogative politiche. A quelle sovrane, in parte; totalmente in Grecia ed in Italia, Chi ha capito meglio di tutti la nostra situazione, sono gli immigrati dell'est che intravedono con chiarezza gli effetti prossimi del grande inganno al quale siamo sottoposti, senza che dalla società civile si manifesti un moto di ripulsa e di resistenza. Evidentemente, siamo tutti correi.

L'aziendalità che ci rovina.

Sono centinaia di migliaia di euro, quelli che gli Enti regionali, che dovrebbero occupare in un prossimo futuro il Senato della Repubblica, destinano...al lavoro? No, alle aziende perchè assumano giovani fino a trentacinque anni. Le aziende gli corrispondano 500 euro al mese, ricevendone dalle pubbliche e sprecone istituzioni territoriali, molti e molti di più. Una volta, quando le aziende medesime constatavano dei ridimensionamenti negli ordinativi, spedivano gli operai a "riqualificarsi" presso aule regionali, ricevendone in cambio pesanti contributi. Il paradosso non sfuggiva agli Enti locali, nè a quelli nazionali, ma tanta era la bulimia propagandistica - qualsiasi cazzata aveva risalto - e tanto il supino conformismo aziendalistico, che i soldi venivano, anche per questa via, sprecati. Il sostegno alle imprese doveva e deve essere creditizio, anche in momenti di magra, senza l'assillo suicida di lucrare su tutte le situazioni. Rieccoci da capo a quindici a sostenere surrettiziamente un'economia pseudo-imprenditoriale che, in Italia, non ha mai saputo far da sé e che continua a ricorrere a queste sovvenzioni - mentre i grandi gruppi sono già emigrati o hanno già ceduto - su scala ridotta ( si fa per dire ). Che cosa sovvenzionano, infatti, regioni defedate, nelle quali mancano i trasporti pubblici e le reti fognarie? Chi sono gli "imprenditori" che ne beneficiano? Con 500 euro, lì, forse si sopravvive, ci si arrabatta, in famiglie caotiche tanto sono allargate. Ecco spiegato il busillis plebeo, che è business per gli industriali del contributo pubblico e per gli "economisti" regionali che li attribuiscono. L'Italia non sarà diversa, nella moralità e nei metodi, neanche dopo la crisi.

giovedì 24 luglio 2014

Tutta colpa del closing.

Le nevrosi si manifestano attraverso la riemersione dal subconscio dei traumi che le hanno provocate. Molti dittatori sono stati dei nevropatici conclamati e la loro malattia si è estesa, ha trovato possibilità di coniugazione in tante patologie, parziali od uniformi, nel tessuto sociale. Questa base, biologica, genetica od esperienziale si agita in un ben determinato contesto, che può essere etnico, economico, o, per limitarci a ciò che adesso ci interessa, ambientale, laddove cioè, viene riaffermato, rinvigorito e periodicamente richiamato. Il sadismo ed il masochismo, ad esempio, si nutrono l'uno dell'altro; le religioni, non tanto con i loro dogmi teologici, quanto con l'inquisizione, il senso di colpa e di peccato, ammalano i fedeli e li tengono uniti per i loro scopi. Le aziende normali, pur avendo mutuato alcuni di questi canoni, sub specie modernista, non li applicano, non hanno fra i loro scopi quello di uniformare i comportamenti e di valutarli, in questi termini, secondo aspettative premiali. Carpire gli elementi di minuta osservanza di precetti, che, in ambito laico, richiamano le cerimoniosità della Massoneria, oltre che artefacere il diritto, per alcuni suoi aspetti fondamentali, suscita nei "normalizzati" famigli, dispersi in piccoli nuclei, una vera e propria pandemia neurologica, alla quale non sono estranei i metodi vessatori ed offensivi ( non in tutti i casi ) che hanno caratterizzato le cronache nere dei dispensari per alienati, nei tempi recenti.Che cosa vuol dire, negare, attraverso una retrocessione di punteggio, un benefit ad un impiegato o ad un quadro se, affranto da mille compiti,accoglie un falso postulante, con una pratica altrui sulla scrivania? Come se gli spazi fossero ampi e la capienza degli armadi non fosse già esaurita dai fascicoli, gli strumenti di lavoro, la borsa o la borsetta, i panni invernali degli "umiliati e offesi". Che senso giuridico ha limitare l'operatività in uscita a cifre irrisorie, se fuori dai confini del "mercato" di riferimento, intendendosi per tale quello sovrainteso, secondo termini di raccolta, impieghi, vendita di prodotti, collocamento di titoli? Negoziazioni interne ad un feudo, al quale sono subordinate le esigenze di disporre del proprio denaro secondo le necessità di un'economia moderna? Ma, anche in questo senso, che significato può avere la pretesa che tutti si vestano conformemente? A quale dovere si riferisce? Su quale diritto, che non sia un retaggio vetero-padronale, si fonda? E' purtroppo vero che la gente si occupa solo delle sue minute e particolari esigenze e non si cura se il contesto è paranoico - neppure se ne accorge, talvolta - ma è fuor di realtà che un'insicurezza circa la capacità di contenere le sue spese da parte di un avventore, sia apportatrice di ganasce ai Suoi mezzi, che la mancata comunicazione dei Suoi spostamenti comporti la disabilitazione delle sue carte di debito e di credito, che l'utilizzo dei suoi mezzi di pagamento su siti rischiosi, sia monitorata da una security interna, che è quindi in grado, in tempo reale, di seguire passo, passo, la vita dell'utlizzatore. Che cosa spinge questa gente a mantenere dei rapporti per i quali è controllata nei termini di una dittatura, che avoca a sé la disponibilità vera e sostanziale dei mezzi economici, da altri prodotti ed apportati? Quanto si può rastrellare nel mercato moderno e in quello ipotizzabile? Quanto, infine, della natura asserita corrisponde alla realtà? Perché i responsabili di manipolo, dopo essere stati catechizzati in apposite riunioni, ricominciano con la caccia alle streghe e fanno sembrare le cose più normali e banali, come inadempienze o peccati mortali, che solo una pronta espiazione può redimere? Che cosa tiene insieme tutto questo, se non l'interesse di lucrare, a scalare, minacciato dalla rilassatezza di chi non concepisce la sua vita come un "servabo" unitario, dal quale, solamente, può scaturire quel senso di benessere, con se stessi e con gli altri, che confondono la vita privata con quella aziendale? Nella risposta sta la possibilità di guarigione.

mercoledì 23 luglio 2014

La mummia del rinnovamento.

Continua, al destruendo Senato della Repubblica, l'illustrazione di novecentoventi emendamenti, presentati al testo che vorrebbe sancire il taglio della Camera alta e la fine infausta del Senatuspopolusqueromanus. Sull'abbrivio di una corruzione galoppante, Mario Segni riuscì a portare a compimento quel golpe istituzionale che a suo padre non riuscì: propose e ripropose il referendum sulla semplificazione del sistema politico, riuscendo, in seconda battuta, a inaugurare il sistema maggioritario, che solo nel '53 Togliatti aveva definito "legge truffa" e che non passò per il voto popolare. Non si tratta, da parte dell'esecutore testamentario della democrazia post resistenziale, che fu possibile solo per la formidabile presenza del partito comunista, di un taglio ai costi, bensì di un ridimensionamento della democrazia, che rimette in auge quelle realtà messe in ombra, ma non rimosse, durante la prima repubblica. Hanno provveduto poi i giudici, a smantellare l'accrocchio dei partiti di governo, sull'onda dell'accantonamento del comunismo: furono cassati il Partito socialista, la Democrazia cristiana, mentre l'ex PCI ri trasformava in una "gioiosa macchina da guerra" senza capo né coda, simile, invece, al trattore travisato da carro armato dei "Serenissimi" veneti. Praticamente senza avversari, furono riportati all'opposizione da Forza Italia, neonata. La destra revanchista, intrisa di fascisti, si riproponeva e l'Italia "nata dalla Resistenza" conosceva la sua rimozione storica. Ora è un grullo giulivo a tentare l'involuzione civile in un'Italia stremata dai fallimenti e dalla restrizione del reddito, assorbito, per quel che residua dalla massiccia esportazione di capitali in forzieri sicuri, da uno Stato indebitato fino alle orecchie, capace di infierire solo sulla previdenza, dopo aver favorito la fuga di centinaia di migliaia di cinquantenni e consentito ritiri con diciannove, ma anche quindici anni, sei mesi e un giorno di attività. Le leggi non sono state rimosse, ma abbandonate per desuetudine; il lavoro è trattato esattamente come un secolo fa, le piccole aziende applicano regole costrittive ed arbitrarie, alle quali subordinano, anche sul piano comportamentale e dell'immagine, la corresponsione, il miraggio, di pochi denari. Da parte del governicchio di Matteo Renzi si obietta che le istituzioni che si vanno configuarndo, non hanno nulla di autoritario ed è vero. Si confonde volutamente, in questa guisa, il codice delle leggi che non sono liberticide - anzi si va liberalizzando, in sostituzione, tutto quello che non costa niente - con i costumi e le prassi che denegano ogni libertà e dignità, il proprio libero arbitrio e capacità critica, che discriminano fra cittadini ricchi e non, fra i potenti a qualsiasi titolo e chi si trova in condizione di bisogno. La trascuratezza culturale - a parte élites minimali e movimenti neo-populisti, tanto vocianti quanto particolaristici, incapaci cioè di coagularsi in un'opposizione comune - completa il quadro e lascia gli Italiani, un'altra volta in mezzo al guado che credevano, con faciloneria, di aver superato. O si fa così, o si va a votare. E se il risultato del voto non fosse quello semiplebiscitario delle europee? Bisognerebbe imbalsamare Napolitano, come Lenin sulla Piazza rossa, al culto delle Camere dimidiate e del nominato di turno.

martedì 22 luglio 2014

Cammini paralleli.

Cento anni fa, pochi giorni or sono, cominciava la cosiddetta Prima guerra mondiale, caratterizzata dai nazionalismi più aristocratici e meschini, per i quali la carne da macello dei rispettivi popoli era solo la massa d'urto delle ambizioni triplici o multiple, ereditate direttamente dall'Ottocento. Le Case regnanti, gli Imperatori da operetta, congiuravano gli uni contro gli altri come se la contesa riguardasse interessi privati. Qualche anima studentesca, priva di coinvolgimento nella scadente prosaicità della vita, meditava e metteva in atto attentati che servivano a questa o quell'altra delle fazioni in lotta all'interno dei medesimi governi a far pendere l'ago della bilancia dalla loro parte. Il popolo dei bruti e di una larvale piccola borghesia stracciona, era stato affrancato o si era trovato privo della sua feudale tutela guelfa o del suo primitivo ma tradizionale costume ed aveva assunto il ruolo, non richiesto, di strumento retorico della Massonerie, che per lui si sarebbe tradotto in stenti e morte, talvolta per dissenteria, mancate cure ai prigionieri e fatica. Mio nonno materno fu costretto sulle dolomiti in una quadriennale guerra di trincea, dalla quale tornò, senza mai parlare di quegli eventi e conservando il suo carattere mite. Lo stesso atteggiamento di mio padre, che si fece tutta la seconda. La Prima guerra mondiale fu la prima semplifcazione moderna e l'effetto delle formazioni statali e imperiali della seconda metà del secolo precedente e si basò sul sacrificio delle masse-truppe, anziché sulla temuta ( anche dalla Chiesa ) crescita culturale. Quel periodo storico mi risulta fra i più fastidiosi ed estranei, caratterizzato dall'azione sotterranea di conventicole chiuse in se stesse, di alamari, divise e crinoline, a cui faceva da contraltare la divisa sporca e lacera dei soldati, impegnati in interminabili marce, che trovavano ristoro solo nel fango di una trincea. Fra gli stupidi effetti di quella guerra di posizione, vi fu quello dell'annessione del Sud Tirolo, ridenominato Alto Adige, che fra quattro anni sarà "italiano" da un secolo, ma non festeggerà la ricorrenza ed è sempre rimasto separato ed autonomo, sia in termini economici e fiscali sia in quelli scolastici e formativi. Cento anni frutto dell'usurpazione del potere temporale dei papi, che vi fondavano la loro politica, da parte, appunto, dei massoni di Casa Savoia, a cominciare dal Re, agente, quindi, all'interno di un potere non manifesto e sovranazionale. Dalla prima guerra mondiale, sostanzialmente pareggiata per il contributo della Germania guglielmina, della quale stiamo osservando una riedizione, ma spacciata per vittoria, tornarono i sopravvissuti ai loro modesti lavori e fra di loro, attecchì facilmente l'irredentismo e la frustrata ansia di rivalsa che costituì la base del fascismo, mentre l'insipienza di una dinastia retoricamente vincente, si mostrò in tutta la sua estraneità e vigliaccheria, ponendosi al servizio, per essere mantenuta al potere, del grossolano fenomeno del fascismo, sponsorizzato dagli agrari, ai primi passi della finanziarizzazione della loro rendita, da una parte degli industriali e da tanta militanza plebea. Una retorica non dissimile, pur in assenza di un D'Annunzio, ma altrettanto nazional-popolare, in tanti ambiti della vita sociale, ci affligge, incontrastata, ancor oggi, rinascente dalle macerie della democrazia parziale, goduta dopo la seconda guerra mondiale, fino agli anni '90.

lunedì 21 luglio 2014

Ogni tanto si diceva...la reputazione è salva.

La fecondazione eterologa ha esordito nel nostro Paese, a Milano (4) e Roma (1). La Corte costituzionale ha rotto gli indugi e gli attriti, dichiarando incostituzionale quella norma che la consentiva solo omologa, cioè fra coniugi, uno dei quali, il marito, era un po' pigro di gameti. Si cerca ora di recuperare sul fronte vandeano, adducendo che le regole circa la salute del donatore di sperma e, quindi, la sicurezza del prodotto, non sono state ancora emanate. Come avrebbero potuto, se la legge non prevedeva la cornificazione in provetta per accertata incapacità? Si vuole forse alludere al lungo e tormentato percorso che si aprirebbe, ai fini certificativi della qualità del seme, che dovrebbe essere non geneticamente modificato, bensì DOC, IGP, ecc., dopo la sentenza della Consulta. Come se le cliniche ginecologiche, pubbliche - quelle milanesi - e privata - quella di un noto ginecologo romano - non fossero tenute a garantire che tutto si svolga nell'ambito dei canoni igienici che la professione tutela ed il prestigio dei fecondatori - in senso induttivo - comporta. Cade così un altro tabù, fortemente radicato nel costume familiare e nazionale: la virilità identificata con la paternità, in senso arcaico..biblico, il seme con la discendenza a cui attribuire il proprio cognome, quello della Gens, ora a rischio di riforma matrilineare ( o matriarcale? ). Ma è proprio scomparso il tabu? In senso reputazionale, no, dato che è assicurata la più stretta riservatezza circa le generalità della coppia ricorrente e, quindi, del genitore maschio, il marito che si farà subornare, in quasi tutti i casi, dalla volontà della moglie di essere madre e, che come conviene al buon pater familias di una volta, si accollerà tutti gli oneri, che l'oscuro donatore ( quasi sempre uno studente, sano ma squattrinato ) gli procurerà. Mater semper certa est, pater numquam. E' sempre stato così, del resto. Basta che non si sappia in giro.

W.....W welfare, prologo.

Pillole di benessere..infatti è un vero e proprio lavaggio del cervello, che si avvale di paludati contributi. Quel che manca è la soggettività del bisogno, la sua autonoma e personale richiesta d'ausilio, la sua individualità. Dopo il primo ( o quasi, l'anteprima durò quanto "serviva" ) contratto di secondo livello, in tutti i sensi, le sue iniziali applicazioni, ad iniziativa unilaterale dell'azienda, con la partecipazione straordinaria del sindacato, non lasciano intravedere nulla di buono. E' una entrata a gamba tesa nella privacy, che, ancora una volta, chiede la collaborazione dei condizionati famigli. Se il mutuo casa per un giovane è di evidente convenienza, tutto il resto che si cercherà di far conseguire, è negativo ed invadente. Psicofarmaci, dunque, a mascherare una situazione di oggettivo disagio.

domenica 20 luglio 2014

Sfuggevolezze.

C'è qualcosa di strano, almeno per me, nel silenzio dei sodali di Sivio Berlusconi che sono stati e giacciono in prigione, mentre altri possono andarci a breve per lo stesso processo nel quale il loro patron è stato assolto. Cominciò il Ministro Cesare Previti ad andare in carcere per corruzione di giudici, con i soldi di Berlusconi; l'avvocato inglese dei diritti cinematografici estorti è stato condannato in contumacia, ma non il suo committente. Marcello dell'Utri giace a Parma in un supercarcere, senza l'aria condizionata e gli passano, a lui raffinato bibliofilo, solo due libri alla volta, della biblioteca del carcere. Staranno sempre zitti e, se si, perché? Dell'Utri è stato l'artefice della sicurezza, pagata a caro prezzo ed attraverso una tutela mafiosa della sua libertà dai sequestri, ma, soprattutto, è stato l'artefice della nascita di Forza Italia. Aveva ben ragione il successore di Falcone e Borsellino, a Palermo, a denunciare, a sua volta, la stranezza di una ribadita collaborazione, tutelata dal Capo dello Stato, con un soggetto comunque condannato e contornato da personaggi molto poco raccomandabili, dalle cui trame, lui, casualmente, è rimasto indenne. I prossimi saranno Lele Mora - che è stato rimesso in libertà vigilata o in carcerazione domiciliare, non ricordo, perché il carcere non gli si confaceva - ed Emilio Fede, in rappresentanza di due generazioni di cialtroni. Ci sarà anche Nicole Minetti. Taceranno comunque? Perché il potere intimidatorio o condizionatorio del loro mentore è così assoluto? Trattandosi di ruffiani e puttane potrebbe trattarsi di una questione di soldi, ad impedire il "pentimento"? Ed allora, come definire Matteo Renzi e Giorgio Napolitano?

I tragici effetti di errori incuranti.

Nell'affollata enclave mediorientale, nella quale i primigeni abitanti della Palestina che non avevano avuto l'accortezza o l'unità d'intenti per fondare uno Stato e che, per questo, sono stati espropriati della loro terra, sono accalcati in spogli e polverosi quartieri, fatti di case in calcina e cartongesso, senza un ciuffo d'erba d'intorno, la guerra terrestre s'intensifica. I poveri abitanti, che un tempo erano stati l'élite culturale fra le nazioni arabe, con abiti di riporto e i tratti stravolti, corrono per i vicoli distrutti del loro alveare senza discrezione, in una drammatizzazione della vitalità scomposta della strada, dove frotte di bambini senza futuro, provano insieme paura ed eccitazione. I tentativi di trasferirsi in Giordania, in Siria ed in Egitto, dove avrebbero compromesso gli equilibri dinastici o dittatoriali, sono stati rifiutati e affogati nel sangue. Per cui si trovano, non privi d'identità, confinati in una riserva, nella quale non si rassegnano a vegetare. Oggi, un intero quartiere è stato distrutto dai colpi di mortaio; le fragili murature si sono polverizzate, sessanta persone sono state uccise e fra di esse, molti sono stati i bambini, troppo numerosi e troppo sparpagliati per le strade perchè le famiglie, già oggetto di olocaustici attacchi, possano tentare di salvaguardarli. C'è, in questa insensibilità verso bambinelli inermi, un senso di bieco razzismo, che ha avuto i suoi prodromi nell'omicidio gratuito dei tre figli dei coloni e, da parte di questi ultimi, del ragazzo che si accingeva alla preghiera, prima del lavoro. Vecchi e bambini giacciono in mezzo alla confusione, isolati dal contesto dal ripiano di un tavolo rovesciato, sporchi, stracciati e deprivati di qualsiasi consolazione, quando non sono feriti o moribondi. Numerosi medici sono affluiti dall'Egitto, per soccorrere i feriti e i mutilati su materassini posti a terra, nei corridoi degli ospedali, nei quali gli spazi si stanno esaurendo, facendoli assomigliare ad un macello. Hamas che non ha mezzi aerei, sul terreno combatte con efficacia: non è una bella statistica ma oggi da tredici a diciassette soldati israeliani sono caduti, il che non può che aumentare la foga eliminatoria e distruttiva degli invasori, nel ghetto che hanno creato, applicando ai disgraziati sottoposti al loro dominio, la loro sorte storica. La scelta post bellica europea, che poi, ovviamente, non è stata in grado di assicurare appoggio logistico e militare agli israeliani, che sono stati supportati dagli statunitensi, si è dimostrata completamente errata. Mai zona del mondo, da allora, è stata più instabile e caratterizzata da crudeltà ed ingiustizie. Come se non bastasse, i francesi e non gli americani, li hanno dotati della tecnologia nucleare, che ne fa ora una realtà inamovibile regionale, ma che, irrazionalmente, emotivamente, assurdamente, religiosamente viene contestata, fino alla morte. Per questo, ripetitivamente questa insensata convivenza continua a protrarsi, in uno stato di guerra non dichiarata permanente. La difesa israeliana non si oppone solo ai razzi di Hamas, che attualmente è al potere solo nella Stricia di Gaza, dato che i militari egiziani hanno deposto il legittimo loro fratello musulmano, ma non per questo demordono "finché non saremo tornati da soli a Gerusalemme". Anche loro. Per conto ed in accordo con gli Stati Uniti, Israele si contrappone a qualsiasi tentativo di neutralizzarlo sul piano militare. Da questo origina l'assoluta ostilità verso il programma nucleare iraniano, che, anche in assenza di una applicazione militare immediata, potrebbe assumerla in futuro, ridimensionando la sua leadership incontrastata. Per questo il medio oriente è una sentina di terrorismo ( praticato anche da Israele ), di spionaggio e intrighi incrociati, nei quali trovano assestamento gli interessi finanziari della Mecca dell'Islam, degli emirati turistici, del neocolonialismo francese ed inglese e gli interessi petroliferi degli Stati Uniti, che, quando non intervengono con l'intera armata in missione, si servono di Israele e degli ambigui servizi degli egiziani. Società divise ideologicamente, come il mondo durante la guerra fredda, fra filo-occidentali e islamisti. In mezzo la retorica resistenziale di Gaza e la sanguinante e polverosa realtà delle sue macerie.

sabato 19 luglio 2014

Anestetici.

A poche ore da due fatti drammatici e delittuosi, la normalizzazione informativa impera. L'aereo di linea malese è disintegrato sul confine russo-ucraino. "E' stato abbattuto da un missile ucraino, trafugato da un deposito militare dai filo-russi". Non so se anche la stampa estera si esprime così o se si tratta del solito "in medio stat virtus" dell'inconcludenza nazionale. Si omette di investigare; si fa molta propaganda. La guerra di confine intanto continua, ignorata dai media come il primitivo massacro ceceno, ma, stavolta, è una questione di equilibrio geo-politico che ci coinvolge. Noi, ovviamente, stiamo a vedere chi vince. Le truppe ucraine di lingua russa che si erano abbrutite nella guerra cecena, sono state richiamate alle armi da un ufficio di leva sconosciuto e combattono con la ferocia affrancata dalle regole del diritto di guerra che avevano appreso e di cui devono valersi se vogliono riuscire nel loro intento. Ma anche il presidente ucraino non scherza: "per ogni nostro caduto, dieci ribeli saranno passati per le armi". Mi ricorda un altro dosaggio. A Gaza si consuma l'ennesima replica delle guerre israelo-palestinesi; per chi è morto non fa differenza. Per le statistiche il rapporto esponenzialmente crescente è di trecento a due. L'irredentismo di un popolo segregato gli costerà anche mutilati e traumatizzati, oltre alle malattie indotte dal sovraffollamento, in assenza di condotte idriche funzionanti, dopo l'interruzione di ieri dell'energia elettrica e gli ospedali bombardati. Eppure nessuno crede che Israele la voglia fare davvero finita con Hamas: sa bene che il fenomeno, con la stessa od altre denominazioni, si riprodurrebbe. Sa anche che la stessa formazione combattente, è già insidita da altri gruppi ben addestrati che si rifanno alla guerra santa, a costituendi califfati, sulle macerie delle guerre di un demente al potere. Solo per riportare alla sua condizione originaria di debolezza un movimento antagonista, politicamente investito in regolari elezioni nei territori, conteremo alla fine gli inutili morti e non saremo in grado di valutare le conseguenze a lungo termine sulle persone, le famiglie di un popolo stanziale, relegato. Le valutazioni giornalistiche sono stanche e ripetitive, scarso l'appeal; per questo meglio non parlarne, danno fastidio alla siesta dei politici nostrani, sfiniti dalle loro beghe, non interessano i lettori e non trainano pubblicità.

Il mosaico.

L'inversione ad "U" giurisprudenziale nei confronti del CEO di Forza Italia, se ha o non ha una logica giuridica, passerà comunque agli atti come illogica per il senso comune, cioè ultrafunzionale alla politica. Dopo la sua accettata defenestrazione, che ha configurato un vero e proprio "golpe bianco", al quale non è ancora seguito il ripristino di una mutata ed autoritaria pseudo-democrazia oligarchica, Berlusconi ha saputo trovare una efficace collaborazione con il PD renziano, sotto la regia di un vecchio arnese del comunismo( ma fu in gioventù critico cinematografico di un giornale fascista ), che lo può portare, sotto una spada di Damocle, ad una riforma corporativa della Costituzione, molto simile a quella che, da solo, non gli era riuscita. Sostenendo il Govermo Monti, aveva già ottenuto la dicotomizzazione del reato di concussione, in costrizione ed induzione, come se nel mondo burocratico e protocollare delle istituzioni, ma anche delle gerarchie o aspiranti tali delle aziende, esistesse la libertà di coscienza. Esistesse, anzi, la coscienza. E' "normale" che interpretativamente, ora che, dai servizi sociali e con una sola fidanzata ufficiale, che stenta però a diventare moglie, il disarcionato cavaliere, ora risalito, ammaccato, in sella, possa concorrere pubblicitariamente al ruolo retorico di padre della patria, di questa patria e, per poterlo interpretare, abbia bisogno di nuovi aggiustamenti delle leggi che ha violato sistematicamente, non più a cura dei milionari avvocati Ghedini & Co., dimostratisi inefficaci anche da deputati, ma dalla sua partnership con il PD, quel PD che, come il caso delle cooperative dimostra, ha un interesse pratico, oltreché politico, a guazzare nella melma. Tale la politica di un popolo imbelle e corrotto. Ma, su questo, si sono spesi invano ben altri apologeti, perché io possa presumere di potermici esercitare a mia volta. Mi limito a constatarlo.

venerdì 18 luglio 2014

La patria del diritto.

Dunque Belusconi era innocente in appello e colpevole in primo grado. La sottigliezza giuridica del professor Coppi ha confuso i giudici o ne ha riformato i criteri giuridici di valutazione. Questa è una lecita spiegazione tecnica e tecnicamente sarà motivata. Per noi profani della dottrina, resta il dubbio ( infondato ) che la magistratura risenta del clima e dei desideri prevalenti della classe politica e che le Procure possano influire sulle interpretazioni delle Corti giudicanti. Che la magistratura si uniformi alla prassi dominante e vi pieghi le pandette? Ipotesi da ignoranti; il diritto è o presume di essere una scienza per iniziati; sono i marxisti ad averlo sempre considerato una sovrastruttura adattabile delle classi dominanti, tanto da strumentalizzarlo, sotto la sapiente regia di Luciano Violante, per colpire gli altrimenti inaffondabili avversari politici. Eppure, da destra si è sempre gridato contro le toghe rosse, mentre ora si sospetta che siano diventate renziane. Ma il rito, lasciato a se stesso, può configuare e prefigurare tutto e il suo contrario, tanto che un processo, cominciato con un'impostazione para-politica, può concludersi contraddicendo la prima sentenza, sotto i colpi di un professore di diritto che ha crepato e poi fatto franare il castello di carta e di parole che era stato in precedenza edificato. Il matrimonio è nullo, la sacramentalità non sussiste, anche se durava da trent'anni. Qualcosa di simile. Nel sentire comune, questi rivolgimenti indurranno molti a rattrappirsi in un privatissimo culto di sé e molti altri a tradurre la giustizia in un'occasionale circostanza, favorevole o sfavorevole, con la quale giocare la propria (s)fortuna. La concussione sulla questura di Milano non ci fu perché non è provata la capacità condizionante del Primo ministro e la prostituzione minorile non è un reato perché il fruitore non conosceva l'età della prostituta. Quanto ad oggettività del diritto, prof. Coppi, lascia un po' a desiderare. Il Cavaliere di nuovo in sella potrà rinegoziare l'assegno di mantenimento alla sua seconda moglie che lo aveva pubblicamente accusato di farsela con delle ragazzine; i giudici sono ora encomiabili ed il comune sentire non gli farà una colpa della sola evasione fiscale, dal basso del suo inconsistente (a)civismo. Si fanno più insistenti le domande di grazia che, c'è da starne certi, sarebbero accolte dal peana incontenibile dei suoi rinfrancati sostenitori e dal muto acconsentire dei suoi ex oppositori, che oggi non hanno più nulla da guadagnare dalla sua disgrazia giudiziaria. Le olgettine possono stare tranquille, hanno vinto il Wind for life del bunga-bunga, natura conservandogli il benefattore. Nella peggiore delle ipotesi, un lascito testamentario sarebbe gradito.

giovedì 17 luglio 2014

Declinazioni.

Si accentuano i sintomi di ellennizzazione dell'Italia, sotto terapia austera. I poveri, per perdita del lavoro, che mendicano realmente per le strade, aumentano e il gesto della monetina nel bicchiere di plastica, pur utile contingentemente e mestamente gradito, stride con il senso di giustizia, in termini metafisici e superiori. Possibile che non ci si possa interessare, anche d'autorità, di palesi situazioni di precocissimo bisogno e disagio e ci si debba affidare al gesto occasionale di qualche elegante signora? E' lecito che una situazione d'indigenza venga lasciata alla pubblica carità? Sotto la patina dei discorsi evasivi della realtà, si vede chiaramente il frutto della sperimentazione autoritaria, più lenta di quella greca, ma inesorabile. La fretta, funzionale a superare ogni mediazione e rallentamento, nella riscrittura disorganica della costituzione, tradisce l'intenzione di cassare la democrazia dei dibattiti e dei contrasti, per almeno un'altra generazione. Si vedrà se questa democrazia autoritaria dovrà e potrà trasformarsi, per conservarsi, a missione compiuta. La deindustrializzazione del Paese è compiuta. L'abbandono della FIAT ha già provocato una diminuzione del reddito nazionale pro capite del 7%, la piccola e media impresa è sparita e quella grande, dall'Alitalia all'Indesit è ormai in mano a società straniere. I sindacati si sfilacciano e si dividono sugli aspetti che compromettono maggiormente la loro presa clientelare sull'organizzazione delle grandi imprese, per cui, se CGIL e CISL, firmano il contratto nazionale dei trasporti, la CGIL non firma l'accordo sugli esuberi e la UIL e la UGL il CCNL. In mezzo a tanta dispersione e divaricazione d'intenti, la proprietà passa come una lama calda nel burro e le querimonie parziali si rivolgono ad un uditorio specifico della compagine aziendale e non pretendono neppure più di rappresentare tutta la forza lavoro. Il cannibalismo aziendale sta privilegiando sempre di più nicchie private, estranee a qualsiasi coinvolgimento nell'economia sociale, mentre le pochissime entità transnazionali, di proprietà italiana, adeguano la loro attività alla percentuale d'affari che l'Italia può loro offrire: per ora un 30%. C'è motivo fondato di (di)sperare che la società, pur divisa in precedenza da forti contrapposizioni ideologiche e politiche, possa mantenere la sostanziale coesione di riferimenti, sotto la spinta della forte azione centrifuga che, con calcolo e determinazione, viene messa in atto. Dov'è, al di là delle manifestazioni particolaristiche e delle concioni partecipate, per sottolinearvi le proprie specificità, quell'unum sentire che è la nostra unica possibilità di riscatto? In altre circostanze storiche è stata possibile, anche se temporaneamente; cosa deve accadere per rianimarla?

Il macello quotidiano.

"Il mondo dimenticherà", disse Andrej Gromjko, trentennale Ministro degli Esteri dell'Unione Sovietica, quando il suo caccia abbatté un aereo di linea, un 747, il famoso Jumbo jet, della Korean Air Lines, provocando 269 morti. Era il 1° Settembre del 1983. L'aereo aveva invaso lo spazio aereo della Kamcatka, all'epoca una delle zone militari più sensibili al mondo e, temendo un astuto tentativo di spionaggio, i russi non ebbero esitazioni ad abbatterlo. E' noto il nome del colonnello che abbatté personalmente l'aereo civile, intercettandolo con il suo, militare. Oggi sembra che la storia cinica si ripeta, in un contesto ed in una situazione più - per così dire - apparentemente provinciale, nell'ambito dei combattimenti, in Ucraina, fra nazionalisti e filorussi. In realtà, se si fosse trattato di una studiata provocazione, risulterebbe evidente l'importanza della posta in palio fra la Russia, i Paesi centro-occidentali dell'Europa e gli onnipresenti Stati Uniti. I separatisti, tutti ex combattenti in Cecenia, dotati di elevato addestramento militare ed in possesso di importanti nozioni tecniche, dispongono di armi costose e micidiali, in gran parte di fabbricazione russa. Pare che volessero colpire un cargo per il trasporto di viveri ai lealisti impegnati contro di loro. Possibile che chi ne aveva segnalato il passaggio non li avesse avvertiti della compresenza sulla rotta di almeno un altro aereo? Comunque sia stato, chiunque sia stato, oggi altri 295 passeggeri, su aereo malese ( fosse stato un Garuda indonesiano, si sarebbe detto che trasportava le loro anime, dal nome del mitologico uccello che impersona la compagnia di bandiera ) sono stati sacrificati, non alla follia, non alla crudeltà, ma al becero sentimento competitivo della propria primazia sui territori, sui beni e sulle persone. Ieri, in spiaggia a Gaza, quattro bambini sono stati falciati a colpi di mitraglia da un brigantino israeliano, che ha sparato un'altra raffica, mentre erano in fuga, dopo aver mancato la prima.

mercoledì 16 luglio 2014

Denominazioni.

La filosofa italiana Michela marzano, docente alla Haute Ecole des Etudes di Parigi è approdata al Parlamento italiano, nelle file dei democratici indistinti. E' diventata relatrice della confusa proposta di legge sul cognone dei figli, sollecitata dalla commissione europea e, sull'abbrivio, dalla nostra Corte costituzionale. La sollecitazione europea suggeriva di consentire alla coppia di attribuire indifferentemente il cognome, paterno o materno al neo nato, in una logica egualitaria ma potenzialmente infingitoria su diversi piani e per restare sul prosaico, sul piano fiscale, ad esempio, per limitare la quale, da dodici anni a questa parte è vietato, in italia, attribuire diversi nomi secondari ai bambini. Il politicamente corretto rivendica pari opportunità per le madri, anche se non partoriscono più nel dolore, per via dell'epidurale. Nessuna indicazione circa i criteri, le possibili migliori assonanze fra il nome proprio ed uno dei potenziali cognomi acquisiti, solo un'inespressa volontà demolitrice del patriarcato, da tempo solo nominalistico. Il patriarcato, nelle latebre culturali persiste, come il matriarcato attraverso la falsificazione della società auspicata che parli sia al maschile, sia al femminile, in un'ibridazione che, a livello genetico e fisiologico non esiste, ma che può sussistere a livello culturale, influendo e sbilanciando le caratteristiche biologiche. Ebbene, la legge italiana in gestazione ha scelto, come al solito, di non scegliere, rendendo compromissoriamente possibile il doppio cognome ( nell'ordine preferito? ) come in Spagna e per traslato in tutti i Paesi ispanici, che fa assomiglaire i nomi dei più disgraziati soggetti una sciarada nobiliare interminabile e barocca. Niente di pregiudizievole, ma si scelga almeno, senza reticenze. Invece, la proposta di legge si è già impantanata e sarà probailmente rimandata, diluita nel tempo, data la levata di scudi della destra politica e di nuovo ideologica, con le sue mogli cornute e accondiscendenti ( Mussolini docet ) purchè il sacro vincolo si rafforzi a prescindere e il cognome paterno, anche se si fotte le bambine degli altri, continui a troneggiare sul frontone della porta di casa, mentre la sinistra non rinuncia ad ibridazioni cerebrali, infine inutili e nominalistiche. Si sceglierà dunque il cognome del padre se sarà autorevole, ricco e di destra o quello della madre per le stesse, opposte ragioni oppure se ci si sentirà immaginariamente rivendicatori/trici di illusorie figure. I nomi non contano, conta solo la capacità di governarsi da sé.

Orizzonti diversi.

Antonio Conte, lascia al Juventus dopo tanti anni di militanza calcistica e tre di gestione tecnica, caratterizzati solo da successi nazionali. La sua intenzione di lasciare una realtà domestica per un'esperienza internazionale, senza farsi irretire nel servaggio della bandiera, ha trovato il suo epilogo. Quali che siano gli esiti di questo atto, Conte ha compiuto un gesto in linea prospettica con i tempi. Il vecchio capitalismo familiare non si attaglia più neppure alle squadre di pallone, tradisce un'insistenza provinciale e delle possibilità, più o meno ampie, ma più limitate di quelle che il grande circo finanziario può offrire all'intrattenimento. L'esperienza delle società inglesi, in mano agli emiri, agli oligarchi russi ed ai fondi statunitensi, ha trovato un epigono anche in Italia, con ottimi risultati iniziali e ampie disponibilità finanziarie per poterli conseguire. Roma docet. I costi del Barnum calcistico sono ormai fuori dalla reltà sostenibile, anche le famiglie più ricche, come i Moratti, hanno dovuto gettare la spugna, solo l'investimento temporaneo e speculativamente strumentale ad altri interessi può alimentare una macchina tanto vorace da scoraggiare ormai le imprese di buon senso. Conte questo lo ha intuito e non si è legato al carro di velleità che, prina o poi, dovranno cedere il passo al busines opportunistico e "diversamente truccato", come gli incontri di pugilato negli Stati Uniti. Tanti appassionati, ma nessun vero spirito di appartenenza. Chi indugia su presupposti superati, in questo mondo - fosse anche l'imprenditore, ma non credo - ha già mancato il "suo" obiettivo.

martedì 15 luglio 2014

Fatwe.

Pare che la Fatwa lanciata per i vicoli di Napoli dai seguaci di Ciro 'a carogna sia stata assunta fra i doveri morali dei tifosi partenopei, che, in queste ore, vanno accoltellando i rivali romanisti, identificati come non si sa, a campionato sospeso. Un fenomeno del genere non fa parte del folclore napoletano, è una originale e virale forma di ulteriore decadimento del costume e della coesione sociale che le subure crescenti e la miseria galoppante stanno provocando nei meandri marginali del nostro consorzio. L'aggressività senza scopo è anch'essa in aumento, le baby gang adolescenziali si svagano prendendo a pugni i passanti, le risse e le aggressioni gratuite, suscitate da un nervosismo a fior di pelle, non palese, fanno sempre più parte della quotidiana esperienza. La richiesta di elemosina, professionale e non, si esprime al banco dei bar, ai tavolini dei medesimi, ma anche fra gli scaffali di una libreria, sui seggiolini di un autobus, lungo i percorsi. La fame non saziata si trasformerà, prima o poi, in violenza; non ne saranno artefici tutti i soggetti interessati, ma la società si dicotomizzerà fra i miti e gli aggressivi, come fra le plebi indiane e quelle brasiliane. Digradando, digradando fino alle Fatwe calcistiche, ultimo emblema nel quale identificarsi, combattendo, anche mortalmente, un nemico.

Taliban society

La pretesa di identificare il fondamentalismo a latitudini estranee ed in culture aliene, è una presunzione di qualsiasi tradizione. Così non ci si accorge del medesimo difetto di ignoranza, proprio perchè se ne enfatizzano gli pseudo-contenuti. Ricorreva ieri l'anniversario della Rivoluzione francese che fu e rimane, a dispetto delle categorie bottegaie che la promossero, l'unica forma civile e culturale di affrancamento dagli oscurantismi riproducentisi. Fatto salvo che l'uomo è solo il frutto di un'evoluzione biologica e che la sua crescita risiede nell'istruzione, ma soprattutto nella formazione politica in cui si inscrive la sua vita, gli Enciclopedisti elaborarono la Magna Charta dell'uomo affrancato dai complessi indotti che ne sanciscono, nelle diverse articolazioni storiche, l'asservimento. E' soprattutto una terapia contro l'illusione. L'empirismo inglese, per converso, non si è curato di tutto questo; ha solo messo sul banco l'arida computazione dei costi e dei guadagni, inaugurando con il capitalismo, l'imperialismo militare, coloniale ed oggi finanziario, senza mai curarsi di trasmettere ai popoli ed alle civiltà soggette e sfruttate nessun elemento di istituzionalità evoluta, che rimaneva appannaggio di feudali combriccole, altrimenti paludate. I Francesi, invece, hanno lasciato, se non altro, in ogni luogo da loro "visitato" il germe, spesso anacronistico in quei contesti, dell'uguaglianza di ogni persona, che è concetto giuridico e non economico, la fratellanza e, preliminare a tutto, la libertà. Senza questi elementi non vi può essere giustizia. senza questi elementi i talebani e le talebane sono fra di noi.

lunedì 14 luglio 2014

La fatalità di essere diversi nella cultura e tanto simili negli atti.

A Gaza, mentre le truppe speciali cercano i miliziani di Hamas - o almeno questo dicono - i droni, gli elicotteri e l'aviazione israeliani, composti dai mezzi più sofisticati e costosi in dotazione ai migliori eserciti, si accaniscono su una porzione minima di territorio, stipata. Colpiscono "accidentalmente" ospedali e servizi nevralgici, gestiti da volontari internazionali;distruggono abitazioni e ne avvisano gli occupanti con degli SMS, cinque minuti prima dell'incursione. Hamas ha vinto a stragrande ma non plebiscitaria maggioranza, le ultime elezioni che si sono tenute nei territori palestinesi, nel loro ghetto civile e politico, anche rispetto agli altri Stati arabi che non ne voglione condividere la criticità, ma che li fomentano e finanziano perchè indeboliscano il competitore sionista. Recita il diritto internazionale che un'entità, non necessariamente uno Stato che sia in aperta competizione con una struttura consolidata ed organizzata ha lo status di combattente, che potrebbe portarlo in futuro a costituire un nuovo ordine, un nuovo soggetto politico. Che cosa d'altro è Hamas, eletta a rappresentare il popolo palestinese, anche bellicamente? Un'organizzazione terroristica? No, giochiamo con le definizioni e, se si stratta solo di un'escrescenza violenta, perchè è stata investita del compito di rappresentare, come un organo di Governo maggioritario, il proprio povero popolo, deprivato da quarantotto anni della sua sovranità? Perchè impiegare contro di lui tutto un esercito? Il sionismo militante ha scelto, ancora una volta, di coinvolgere gli Ebrei in un'impresa che gode solo e temporaneamente dell'appoggio degli Stati Uniti e che li identifica come i suoi guardiani nella regione. Esito un po' minuto per un popolo, per definizione, senza approdi territoriali, frammisto, ma autonomo culturalmente, in ogni ambito nazionale. A favorire questa scelta parziale - molti Ebrei non la condividono - sta, sul piano logistico, finanziario e delle alleanze, la fortissima lobby di New York, ma, se e quando, per una "congiura" della Storia, le ragioni del finalizzato ruolo privilegiato di tante ed eterogenee etnie di colonizzatori, lo scopo, dovessero affievolirsi ( per una riduzione delle risorse petrolifere, ad esempio ) ecco che una significativa ma non totale rappresentanza della nazione abraica, avrebbe di nuovo esposto tutto quel popolo, alla vendetta di altre intere etnie, supportate nella loro rivalsa dal risentiemnto intellettuale di moltissimi osservatori internazionali e di molti Governi.

Lunga vita al Fuhrer, dal tweet di un Ministro malese.

La Germania ha vinto il suo quarto titolo mondiale nello sport più sponsorizzato del mondo e, per quattro volte, è stata seconda. Non è così: la Germania ovest, che non era la Germania di nuovo unita, ha vinto tre titoli e per quattro volte è arrivata seconda. Una volta, la Germania est battè per uno a zero quella dell'ovest e la Merkel era in tribuna con lo stesso tailleurino rosso, scolorito per l'uso, di ieri sera, ma nelle file secondarie, contenta dello "storico" successo. La Germania tre volte vincitrice era solo la versione tecnico-mercantile occidentale e solo ora, nel momento in cui si afferma, unica in Europa, sul piano economico e politico, celebra pubblicitariamente una vittoria che è stata frutto di metodo e di applicazione, lo stesso che la porta a primeggiare comunque. Anche sul piano caratteriale, le nazioni latine si sono distinte per deconcentrazione e menefreghismo; il caldo a cui dovrebbero essere più abituate dei Tedeschi, le ha indotte all'indolenza. Al menefreghismo degli Inglesi, però, non è arrivato nessuno: per loro l'intero piano che li ospitava pullulante di prostitute, intrattenute fino all'alba e debitamente fotografate dai tablod albionici. A sottolineare lo spirito emotivo dei latinos, c'è stato l'arrancare, fino alla fine del primo tempo di gioco, di Messi che, stravolto dalle contrazioni gastriche, espettorava e sbavava per tutto il campo. Avesse vomitato o gli si fossero sciolti gli intestini, la cosa avrebbe preso un aspetto silvestre, incompatibile con la muschiosità del campo. In mezzo ai contendenti, un arbitro puliden, puliden: Nicola Rizzoli della sezione A.I.A. di Bologna, sgambettante con studiata indifferenza alla parte che il copione gli aveva assegnato, prodigo di garbati conciliaboli con i giocatori e di pacche sulle spalle ad alcuni. Nicola Rizzoli, che di mestiere fa l'architetto, ha aggiunto ai settantamila euro netti che percepisce come arbitro nazionale, un benefit di due terzi superiore in qualità di internazionale ed un cachet superiore ai due precedenti sommati, come finalista arbitrale del mondiale. Lui ha comunque vinto. Lo spettacolo è finito. La FIFA ci ha straguadagnato, il Brasile si è solo immiserito. Eppure Dilma Roussef è descritta come abbarbicata ai sondaggi che, dopo la disfatta brasiliana, mettono in dubbio la sua rielezione. Non può prendere esempio dai tedeschi che sono privi di fantasia, ma roullando, roullando, sono sempre primi o fra i primi.

La zia Polly sarà Vescovo.

L'anno prossimo in Inghilterra, anche le donne saranno insignite della dignità arcivescovile, nell'ambito della Chiesa riformata e nazionale d'inghilterra. Saranno cioè direttamente nominate dalla Regina, formalmente a capo della più potente Loggia massonica del Regno Unito e non solo. Solo formalmente, in quanto Sovrana, perché nella Massoneria inglese le donne non sono ammesse. Lo saranno invece nella Chiesa e alcune di loro saranno pure divorziate, altre avranno figli e nipoti, ma per loro e per i loro coniugi, non vi è differenza nelle leggi successorie della Gran Bretagna. Che le donne o gli uomini facciano i Vescovi a me non importa punto, ma non è così nella società madre del capitalismo. Mi sia consentito di notare che l'accesso impetuoso ( checché se ne lamenti ) delle donne interessate alla carriera in ogni ambito - ora anche religioso - nelle società mercantili post liberali ( con talune arruffone imitazioni da noi ) ha coinciso e sempre più coincide con la perdita di titolarità dei ruoli sociali e, per converso, con la loro più diffusa, ma molto più contenuta remunerazione. Chissà che cosa significherà, in termini psicologici, per un bimbo o una bambina avere una mamma Presbitera ed una nonna Vescovo? Un babbo e un altro babbo o due mamme, nella stessa società, uniti religiosamente in matrimonio, da un povero residuato di collegialità religiosa dopo Enrico VIII e Anna Bolena, coppia fedifraga pretendente alla regolarizzazione. A testimoniare il paradigma politicamente corretto della decisione subordinata della Chiesa anglicana, sta l'entusiasmo fuor di luogo del Primo Minstro Cameron, che, un po' come il nostro Matteo Renzi, si esalta per argomenti dei quali non padroneggia neppure l'ABC, ma che offre all'ostentazione del potere, delfino di quello regale, da tempo avulso dal sentimento della multietnica società e riferentesi, invece, alla feudalità parruccona che, sotto la coltre di una aculturalità assoluta, che ha trasformato l'inglese nell'esperanto, rappresenta il diritto consuetudinario e feudale dell'imperale isola, divisa per feudalità nazionali.

domenica 13 luglio 2014

Quel che accade di noto nel mondo e le sue giustificazioni, che al dolore sotterraneo non servono.

2.251 esuberi all'Alitalia comperata dagli Emiri. Come avranno fatto a calcolarli, secondo quali criteri saranno giunti all'enucleazione di quell'uno finale che simboleggia tutte le altre individuali potature? Dopo una settimana sono diventati 980, ma, dopo il dimagrimento, ci saranno 2.000 persone in meno. I conti non tornano, si basano infatti su dimissioni incentivate, collocamenti in servizi secondari, sostituzione dei precari che cesseranno il loro periodo di lavoro. Mobbing assicurato. Poi, dulcis in fundo di una contabilità creativa, ci saranno gli esodi, i prepensionamenti incentivati. Li pagheranno gli Emiri? L'Indesit è stata ceduta agli americani. Per 750 mln di euro, la famiglia Merloni ha assicurato un avvenire confortevole a tutti i suoi discendenti in vita. I nuovi proprietari sicuramente taglieranno. Ormai, dell'economia nazionale non resta più nulla e se, all'Alitalia, fra gli esuberi si contano certamente centinaia di assunzioni clientelari che, subentrando, gli Emiri salvaguarderanno per i buoni rapporti con i potentati della capitale, alla Indesit di raccomandati non ce ne sono o ce ne sono pochi: per fare l'operaio le raccomandazioni non servono, ma sarebbe meglio non farsi una famiglia se poi la si deve veder naufragare in questo modo. Già le prospettive scolastiche ed accademiche dei figli sono molto ridotte per la mancanza d'istruzione dei genitori e c'è da credere che se qualche d'uno riuscisse ugualmente negli studi, si vedrebbe relegato ai margini delle carriere, solo col suo sapere. Mario Draghi, da Francoforte, afferma che saranno necessarie nuove fusioni fra istituti di credito. Non specifica in quali Paesi e forse allude a sinergie continentali con esuberi. Sta di fatto che chi, ancora sei anni fa, faceva parte del nucleo dei predatori è diventato preda. La Banca popolare dell'Etruria è finita sul mercato discount, mentre i candidati all'acquisto sono ancora gli altri Istituti, proprio quelli che erano rimasti a becco semiasciutto l'ultima volta. Non si parla ancora delle prede degli avvoltoi: la Banca delle Marche, la Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Carige SpA, che vent'anni fa si espandeva fuori dai suoi confini regionali. Per la prima, almeno, qualcuno sta producendo un nuovo sforzo titanico per raggiungere, con lei, il decimo posto della classifica minore, quella del capitalismo censitario di nicchia. La corruzione degli altri favorisce la propria avidità. I sindacati non mobilitano le maestranze innocenti contro questa infausta prospettiva. La vendetta primitiva dei coloni israeliani all'omicidio dei tre studenti israeliti, ha isterilito la giustificazione politica dell'ulteriore repressione militare di Hamas nella striscia di Gaza. Se sangue chiama sangue, la simbologia è stata osservata. Per condurre campagne militari si adducano altri pretesti. Passato infatti il tempus lugendi ecco di nuovo le preponderanti forze israeliane accanirsi sui civili reclusi a Gaza, mentre la Resistenza - non si può più chiamarla diversamente - ammassa armi ed esplosivi nelle bicocche ad un piano, fra un'abitazione e l'altra, coinvolgendo la popolazione nella guerra, un coinvolgimento per altri versi uguale a quello vissuto dai civili sfollati, durante la liberazione dell'Italia. La pretesa di essere tornati a Sion, ma ancora senza Messia, è una pretesa mitologica, in base alla quale tormentare popolazioni residenti da sempre nei territori dai quali sono stati scacciati. Pretestuosità in collaborazione con le potenze consumatrici e trasformatrici di petrolio, per tenere sotto controllo un'area politicamente esplosiva, ma di nessun altro interesse che quello energetico. Erdogan, quatto,quatto, si è candidato alla Presidenza della Repubblica turca, forte di un appoggio popolare che, naturalmente, non può prescindere dall'islamismo. Le pretese laicizzatrici di Ataturk affondano le loro radici in un illuminismo importato, troppo estraneo alla sensibilità delle masse per poter essere ancora proposto, soprattutto in presenza di una regressione generale, economica, civile e politica, che richiede di nuovo il supporto di allucinogeni religiosi. In Grecia, i suicidi causati dal repentino immiserimento della popolazione, hanno toccato le settemila unità. Molti sopravvissuti stanno, per parte loro, deperendo o morendo per inedia e mancanza di mezzi per acquistare i farmaci. I giudici francesi, subordinati nelle loro iniziative investigative al potere presidenziale, hanno potuto inquisire l'ex Presidente Sarkozy. Evidentemente, Hollande glielo ha permesso o li ha indotti a farlo. Sarkozy fu il primo a lanciare l'offensiva contro la Libia gheddafiana, per levare di mezzo il suo finanziatore occulto. Alcune fonti hanno sempre sostenuto che l'uccisione di Gheddafi fu opera di un agente francese. Hollande pare che voglia anche togliere il segreto di stato sulla strage di Ustica: anche allora i Mirage francesi cercarono di uccidere il fu Rais. Subito dopo l'annuncio, gli alti comandi dell'aviazione francese hanno dichiarato che, quella notte, i Mirages erano pesantemente impegnati sulla rotta del DC9. Non hanno ancora aggiunto a fare che cosa. Giorgio Faletti è morto. Fino al giorno prima ha twittato dal suo letto d'agonia. Non lo conosco se non come cabarettista e neppur bene. Ultimamente era diventato scrittore di massa. Io uccido. Io sono Dio. Dio è morto; è stato ucciso. Viviamo in un mondo rozzo e sfilacciato, nel quale il denaro e la rappresentazione hanno completamente subornato il talento, la preparazione. Tutti si mascherano: le poche cose belle ed armoniche sono anche fini e non ne hanno bisogno. Camminando sotto i portici non si sente altro riferimento che al costo, al valore, al beneficio, come se chi parla fosse un capitalista di "passeggio", anziché un povero diavolo alle prese con il bilancio familiare. Intendo dire che si potrebbe usare un linguaggio più semplice, ma ormai si è presi dal frasario indotto. Il pampa-Papa userà il bastone contro i preti pedofili, che sono anche Vescovi e Cardinali, come Gesù fuori dal Tempio. Ma Gesù vi scacciava i mercanti e ai pedofili, che osservava nelle sue terre primitive, alla luce del sole, aveva consigliato il suicidio. La lobby omosessuale nella Curia vaticana è numerosa ed influente, ma non se ne conoscono i membri o i simpatizzanti dei membri. Si è detto dell'ex Arcivescovo di Verona per il quale era stata istruita una causa di beatificazione. Finché la Chiesa accoglierà i rampolli gay delle famiglie che contano, che glieli sbolognano e ne asseconderà la carriera - come faranno altri, in diversi ambiti per gli etero - potrà fare a meno di agitare bastoni retorici. La scelta disinteressata non è di questo mondo. La lotta fra il bene e il male continua ad essere raccontata. Sta per giocarsi la finale Ratzinger-Bergoglio, ancora una volta una nazionale sud americana contro un'altra europea, la prima espressione del secondo default in dieci anni, la seconda di nuovo dominante nel mondo e, per di più, in crescita; direi unica nello scenario attuale. L'arbitro è bravo e di govanile aspetto, espressione di una nazione eliminata, che provvederà a farci retoricamente grandi.

venerdì 4 luglio 2014

Il dolore del mondo.

Il parlamento boliviano ha abbassato l'età legale per poter lavorare a dieci anni, adeguandosi allo stato di fatto, con una serie di limitazioni, come la non interferenza al diritto allo studio, che ricordano le grida manzoniane. Il paese dei narcotrafficanti che controllano indisturbati varie aree - le più prospere e integrate - protetti da un esercito privato - come gli oligarchi impossessatisi delle economie in Russia e Ucraina - apre, dopo una "aspra e vittoriosa battaglia sindacale" al lavoro minorile più indegno. I bambini potranno continuare a fare, legalmente, i lustrascarpe, con la cassetta e gli spazzolini da denti per spazzole, avvicinare gli stranieri e proporsi:"professional senor". L'hanno detto anche a me, non in Bolivia, ma non credo che lo scenario cambi. Lo sfruttamento di un'infanzia negata servirebbe a sradicare la miseria assoluta entro il 2025. Scenari da programmazione economica di sovietica memoria: non riuscivano mai e venivano sempre riproposti. Anche il capitalismo finanziario mi sembra identico. I bambini boliviani potranno appaltarsi per pulire le lapidi nei cimiteri e svolgere mille lavoruccoli sottopagati e in gran parte pericolosi, sperando inconsciamnente che il caso che li ha voluti vivi, se li riprenda il più presto possibile. La legislazione creativa della Bolivia ripiega, come tutta la società mondiale, sulle regole di un mondo primitivamente originario, nel quale la droga era stordimento ed oblio del nulla. Meglio criminali della droga stessa che agnelli asserviti per sradicare il buon senso. La menzogna è il supremo oltraggio.

mercoledì 2 luglio 2014

W...W integrazioni al welfare.

Welfare, welfare..sembra l'incipit di un musical. Una volta si chiamava Stato sociale, ma da noi, a parte la parentesi fascista, non c'è mai stato e, con esso, il senso di cittadinanza che avrebbe potuto concretizzare. Ci sono stati i cinquant'anni di clientelismo democristiano, le pensioni di sussistenza al sud, prima che i confusionari modernizzatori sfasciassero il giocattolo, senza più la patina della litania benevola e provvidenziale, con la loro pretesa stolida di tradurre tutto in quel che effettivamente era: ipocrisia e corruzione, della quale volevano servirsi, dichiarandola. Hanno fatto così da capri espiatori nella demolizione della Prima Repubblica, succeduta alla guerra e alla divisione in blocchi, anche all'interno del nostro Paese. Si diceva del fascismo. Beh, è per molti versi evidente che Benito Mussolini era stato un socialista: l'economia pubblica, la pur invadente assistenza dello Stato autoritario, la previdenza, i canoni corporativi, che, pur privilegiandoli, legavano un po' le mani ai padroni ex liberali, cioè anarchicamente lanciati a farsi gli stracazzi loro, le assegnazioni delle case popolari, avevano ammorbidito la dura vita delle classi subalterne, eccitandone lo spirito retorico. La fine del comunismo, che aveva sedimentato quegli usi, artefacendoli, ha rilanciato la foga speculativa ed egoista del padronato privato, fino allo sfacelo dei diritti che chi non li ha mai conosciuti non può confrontare. In questo vuoto spinto, ecco che si insinuano le imprese che mai avevano acconsentito ad adottare i contratti nazionali di categoria e si erano rifiutate, con pretesti da pericottari, di dar luogo, in azienda, ai contratti di secondo livello. Ora che anche il primo livello è in discussione, eccoli "incredibilmente" disposti, in accordo e collaborazione con il sindacato collaborazionista, a sperimentare o ad imporre forme di welfare intra moenia, simile nelle premesse ad un feudalesimo protettivo, nel quale la frantumaglia dei bruti alle vanghe e ai vomeri, coltiva le primizie per i feudatari in cambio di una capanna, un frutto rancido, riscaldati dal timore che tutto questo poco possa svanire da un momento all'altro e, per non perdere la benevolenza del signore, si astengono dall'aspirare al frutto proibito. Sarà drammatico e spassoso. Non so se Giulia, rimasta incinta, è tanto coglionata da temere di rimanere a casa perché teme che il suo lavoro non le sia più riattribuito. Deve essere sancito che, al rientro, in base all'inquadramento maturato, si deve ripartire da dove si era lasciato. Poi c'è il papà che, giunto all'età mediana è pensieroso perché, quadagnando in termini reali tanto quanto percepiva all'inizio, teme di non poter sgravare la prole dei sacrifici necessari a farsi una casa, una famiglia. Non temere papà, il welfare aziendale ti procurerà finanziamenti attraverso la cessione del quinto, il prestito oneroso e tu sarai sempre più dei nostri. C'è quello che è sempre a caccia di sconti: siamo pronti ad offrirgli un'automobile di grossa cilindrata, piena di ammaccature e di graffi, con le portiere che non si chiudono e le gomme lisce, se ci aiuterà a recuperare un po' del credito che il pignoramento non soddisfa. Poi c'è quello sempre all'aperitivo con i colleghi e il Maestro di mestiere che lotta in palestra contro la pinguedine che lo emarginerebbe fra gli impresentabili. Tutti costoro sarebbero dei professionisti, ma io propendo perchè siano al massimo quadri od impiegati con stipendi contenuti e bisognosi di welfare, cioè di prestiti aziendali, di margini condivisi, a suggello della loro dipendenza. Il welfare infatti non si applicherà ai private bankers. Insomma, i nostri operai della vigna stanno dando il massimo per il nostro miglior vino. Stiamo parlando di noi. Che cosa sia il benesere è un tema fortemente personale, un'idea con la quale ce l'abbiamo in mano. E noi vi aiuteremo a menarvelo meglio, con il lubrificante sindacale. Le iniziative si susseguiranno. Scusate, un modesto enunciato: io ho sempre avvertito il mio benessere, senza stare a pensarlo, nelle facoltà che il mio lavoro e il mio sicuro guadagno, non soggetto a "meritocrazie" ( verso chi? ) mi ha apportato. Stava alle mie qualità, alle mie relazioni e alla mia libertà di pensiero e dal pensiero aziendalistico e di fare quello che mi pareva, riempire questa semplice qualità di contenuti. Ho sempre pensato e penso che l'importante sia vivere pienamente ed essere affrancato da ogni ipotesi di welfare costrittivo. Grazie, del vostro welfare faccio volentieri a meno - credetemi - e vi sarei grato se mi rompeste poco le palle per concionarmelo. State infatti parlando di me. Post scriptum. Volevo ben dire: al raggiungimento di determinati obiettivi si potrà concorrere a una erogazione di trecento euro lordi, come da contratto corporativo o settario aziendale e..udite, udite, alla contribuzione di altrettanti euro ( o sono gli stessi, in alternativa? )al Fondo pensioni cogestito da aziende e sindacati, come è ovvio e rassicurante. E poi rimborsi rette per asili nido, borse di studio, implementazioni ai calli delle prestazioni sanitarie. A seconda dell'opzione si attiveranno le più sofisticate procedure informatiche. Potrete optare il 15 Luglio o il 10 Settembre, poi vedremo..non voglio anticiparvi nulla. Fremete dalla curiosità? Sarà, ma mi sembrano quelle quintalate di proposte commerciali che intasano la mia casella di posta elettronica. Fino ad ora non avevo mai frapposto dei filtri, ma credo che sia giunto il tempo di cominciare. Intanto, clicca qui.

Aridi i cuori come la terra.

Un ragazzo palestinese di sedici anni, coetaneo quindi dei tre israeliti sacrificati una settimana fa da non si sa chi, anche se, politicamente, la responabilità è stata attribuita ad Hamas, mentre si recava in moschea, è stato rapito da persone discese da un'auto nera e ritrovato poco dopo, morto, come i partecipanti ad un corso di cultura ebraica. Vendetta veterotestamentaria pura ad opera di chi? Di estremisti ebrei, non si è trovato di meglio da dire, mentre suonano vuote le parole del Primo Ministro, che ricorda la natura di Stato di diritto di Israele. Le faide primitive, intrise di avidità possessoria di una terra contesa, né santa né atavica, ma solo terra, roba, scatenano l'immolazione sulle proprie are dei capri espiatori, anzi degli umani sacrificandi. Chi si commuove per l'età dei poveri uccisi esula dalla arcaica iniziazione di queste terre aride e insensibili, sia che vengano abitate da arabi scacciati dalla loro terra di secolare insediamento, sia che si tratti di ebrei "ritornati" a Sion da tempi mitologici, da ogni parte del mondo e con basi linguistiche difformi. Una sorta di Unione ( europea ) della nazione errante ( non nel senso che sbaglia, mi raccomando, come può equivocare chi abbia prodromi glottologici non latini ). L'antichissima civiltà, le antichissime civiltà, non sono che rielaborazioni simboliche, non originali dell'incolto senso di acquisizione dei beni altrui e dell'eliminazione degli imbarazzanti e fastidiosi deprivati, che viene effettuata dai dominanti subentranti o, reattivamente, dai derubati o semplicemente privi di beni, relegati in qualche enclave, al di fuori della quale sono privi di qualsiasi riconoscimento e labile sicurezza.

martedì 1 luglio 2014

Pride and prejudice condominiale.

Napoli e Bologna saranno le prime due città italiane a riconoscere la validità dei matrimoni omosex contratti all'estero e ad inserire le coppie così costituite, nelle graduatorie del welfare comunale. E' un'apertura ai diritti civili conseguiti all'estero ( come già, a suo tempo, l'aborto ) e suscettibili di ritorni elettorali in due città molto diverse. A Napoli, l'omosessualità più nota e popolarmente tradizionale è quella dei "femminielli", una condizione sociale ed ambientale, anziché un'espressione biologica: sono cioè il frutto delle dominanze e delle "assegnazioni" dei vicoli, su di un substrato di machismo discriminatorio. Una condizione acquisita ed interpretata con apparente creatività gioiosa, che si alimenta soprattutto di prostituzione fin dalla più tenera età. Nell'economia dei vicoli, chi non è "guap(p)o", bensì remissivo, abbandonato all'invadenza dei prepotenti ostentatori, è fatto oggetto di predazione al posto "d'ii fimmine", la cui conquista sarà successiva, più lontana e finalizzata alla procreazione di altri campioni. L'omosessualità di strada, a Napoli, è un fenomeno storico, plebeo e familiare: erano le madri a portare i propri figli, bambinelli, alle truppe marocchine del Generale Patton, in cambio di qualche vettovagliamento di cui i soldati abbondavano. Ancora oggi, in numerose strade della grande città, bambini e bambine si prostituiscono, indotti a farlo proprio dai genitori. I clienti non mancano. L'omosessualità intellettuale e rivendicazionista è un ipocrita perorazione elettorale, laddove i voti gay sono numerosi ed inespressi. Convogliarne l'istituzionalizzazione utilitaristica, in questi tempi grami, è semplicemente un'altra forma di assistenzialismo ridotto e di bottega. A Bologna, invece, le comunità gay sono numerose perché, nel corso delle passate generazioni, vi si rifugiavano tanti giovani, provenienti da un sud intollerante e, pur trovando una sorridente accettazione o indifferenza, finivano a infoltire le schiere dei marchettari, nel giardino della Montagnola, oggi ribattezzato del Pincio ( come a Roma formatosi per l'accumulo dell'immondizia che per secoli vi è stata riversata ), poi in via Milazzo e, infine, lungo i viali della Fiera, dai quali sono stati quasi completamente soppiantati dalle prostitute rumene. Insomma, anche da noi, la loro vita è sempre relegata ai margini, non tanto dai borghesi, che li ignorano ( salvo servirsene di nascosto ), quanto per la concorrenza ambientale. Ciò non di meno, la loro presenza è numerosa ed è per fini elettorali - gli unici che attengono alla politica - che sono oggetto di un corteggiamento che vede impegnate figure mitologiche del transessualismo, talune approdate al cinema ( solo in veste di testimonial ), talaltre al Consiglio comunale ed infine al Parlamento. Una categoria, se così si può chiamare, molto presente e combattiva sul piano delle iniziative culturali, molte delle quali sono di ottimo livello, ben forte e coesa nello Studium bolognese, che chiese ed ottenne dal Professor Renato Zangheri, la costituzione del primo Circolo italiano per i transgender. Insomma, le intemerate pubbliche che tanto hanno a cuore i diritti civili di persone che sono il frutto di una sconfitta e di abusi sul terreno della virilità, sono il riconoscimento pubblico di un bisogno che va invece ricercato negli strati profondi della psiche, senza cercare di carpirne il suffragio.

L'abbonamento.

C'è un sistema di utilizzo delle risorse che si chiama abbonamento. E' la versione, fuor di metafore, di tante altre denominazioni - attualmente oltre quaranta - per appellare le mille guise di sfruttamento occasionale del lavoro e dei beni, dei quali anche il lavoro-merce fa parte. Prendi a modello il contratto di lavoro, escludi norme aziendali che siano degne di questo nome, esula da qualsiasi coesione di classe che possa comportare un obbligo o un coinvolgimento e fortifica il minimo sindacale in un abbonamento a tempo indeterminato, alla stessa guisa delle stanze d'albergo, delle sale riunioni, degli interventi di manutenzione. Poi strizza e strippa i tuoi famigli, chiudili nelle mura del tuo castello, evitagli contatti con l'esterno, riduci anche i loro tempi di riposo, perché non possano fantasticare di una vita diversa. Rinnova, alle stesse condizioni, di contratto in contratto, con i buoni uffici di sindacati e partiti in fase trasformistica e rilancia senza posa ogni sorta di bislacca campagna, mentre ti proponi solo di rafforzare la tua rendita e cavalca i tigrotti di Mompracem. Dequalifica, demansiona, riduci all'osso, sfrutta le invidie per uniformare per turni omogenei organizzativamente, i periodi di vacanza, rendendoli monchi nei periodi topici delle richieste, valiti delle convergenti pressioni allo scopo di qualche navigato e sedicente tribuno della plebe. Così, di generazione in generazione, i patrizi e i plebei, al loro servizio, si riprodurranno uniformemente, dando il senso della storicità e della ineluttabilità alle condizioni della nascita.

Che di noi ciascun lo dice..

I flash dei computer che accompagnano la nostra vita e che la impressionano, mi hanno impressionisticamente sorpreso: che di noi ciascun lo dice, che di noi ciascun lo fa. Sono un modestissimo blogger, ma mi è capitato, a suo tempo, di imparare, oltre al menabò, la funzione propagandistica dei redazionali pagati, con i quali, appunto, anziché occupare spazi ben più costosi, per avere visibilità e mandando in soffitta tanti sforzi sottopagati o non pagati presso le redazioni dei giornali, ci si assicura un'intervista. Osservavo, dunque, la riproposizione in PDF di un breve articolo-intervista a rima baciata o a domande e risposte concordate, nel quale il condottiero di un'impresa epica cazzeggiava con un cronista assente. La dimensione presunta dell'articolo, sulla pagina, poteva implicare, ai prezzi correnti, un esborso consistente. Si sa, la vanità non ha prezzo... o costo. Vi si narrava dell'unica realtà economica che anziché esodare, assumeva. Veniva sottolineato che i costi, per questa via, aumentavano ( come se gli esodi fossero gratuiti per le aziende che li mettono in atto ) e poi ci si inoltrava in una comparazione, ammantata di modestia, con i due colossi dai piedi d'argilla del credito nazionale. Di uno di codesti, secondo le stime fornite, ho dedotto che in sei anni, l'organico diffuso in tutta Europa, si è ridotto di 15.000 unità e che si attesta quindi su 155.000 addetti. I quindicimila sono stati esodati a carico esclusivo dell'azienda che si è assunta l'onere completo di una pensione anticipata, compresi i contributi mancanti. So benissimo che gli obesi forzieri internazionali hanno provocato la crisi nella quale ci dibattiamo, in Italia come in Inghilterra e in ..Germania, per la stretta commistione di interessi fra politici locali o di Land e le Banche regionali. Costoro sono, di solito, sottopanza di Ministri e uomini politici nazionali, che, a loro volta, sono al di dentro, direttamente o tramite fidati rappresentanti, dei grossi Istituti, ora anche esteri. Su che cosa si basano, però, comparazioni improprie rispetto a realtà solo figurativamente omogenee? Ma esuliamo, anziché esodiamo, da situazioni ormai alle spalle e concentriamoci sulla paradisiaca realtà, nella quale non c'è bisogno di tagliare il personale perché lo si è già potato all'origine, per trarre frutti dal penoso agitarsi di tanti poveri moncherini. Diminuire ancora, vorrebbe dire chiudere, a singhiozzo, una rete stremata dallo scalpiccio frenetico, dalle ferie assegnate d'ufficio e ricondotte, con ipocrite calibrazioni, a un regime uniforme e sottodimensionato, a un controllo incrociato di pensieri espressi e di comportamenti difformi dai protocolli di regime, nell'ambito dei quali anche le vittime sono complici. Potrebbe, altrimenti, risultare compromesso il trasferimento secco di ricchezza dal basso verso la cima aguzza ed angusta della piramide societaria. Ma, anno dopo anno, mentre gli azionisti vanno in crociera sulle barche private, le maestranze asservite scavallano e coprono le lacune, secondo affinità pseudo-culturali, che le gratificano di chiacchiere, da ripetere all'esterno, secondo un ruolo estetico e di simulazione di status e che le lasciano sistematicamente al palo dei diritti e delle retribuzioni. Si sfruttano le difficoltà, sempre più estese, per crearsi una base favorevole all'indebitamento dei piccoli privati, che, legati per questa via al carro reddituale, lo traineranno, chi più, chi meno, nel corso del tempo a venire. Fare credito per creare debito inerme. Tant'è che, in questo momento, viene trascurata l'impresa trattativista che vorrebbe, sull'abbrivio di un prestigio perduto e della comune avarizia usuraria, continue limature alla condizioni che, altrove, a livello di proposte, "sono molto più favorevoli". Si fa così ovunque nel volatile mondo delle impressioni finanziarie e ciascuno dice o fa dire di se, a conferma delle reiterazioni intra moenia, ciò che più gli aggrada. Ma così come la vanagloria si autoalimenta, anche il denaro creativamente creato, così come appare, repentinamente scompare, senza che nessuno, tranne il mercato, ne sia responsabile. Il mercato non è accusabile, a quanto pare. La recessione produttiva data dal 1973, la stasi retributiva dal 1974. La finanziarizzazione ne è stata la conseguenza, così come la propaganda si è sostituita alla realtà. Checché se ne faccia dire.