sabato 26 luglio 2014

Il continuo grido di dolore che nessuno ascolta.

Mentre a Gaza si combatte strada per strada, in Europa si combatte una guerra che è il sequel di quella cecena, georgiana e della morte, procurata con tecniche da intelligence, di Anna Politkovskaja e di Aleksandr Litvinenko. Forse, molti pensano che l'abbattimento dell'aereo civile malese sia stato un frutto amaro di una scarmuccia, in una situazione di dissapori circoscritti e stabilizzati. Non è cosi. Nelle regioni orientali di confine dell'Ucraina si combatte una guerra impari, come quella che subì la Georgia, quando mostrò l'intenzione di aggregarsi alla NATO. Il rivolgimento del governo filorusso, che rassicurava Mosca, con un esecutivo arancione, ha scatenato di nuovo Putin, che con gli Ucraini aveva già avuto un primo contenzioso tossico, quando aveva fatto avvelenare, durante un pranzo comune, l'allora Presidente autonomista dei vicini. Gli stessi Ucraini si sentono, pur nella dicotomia territoriale e linguistica, dei fratelli, ora coltelli, tanto che per produrre uno strappo, estraneo alla volontà diffusa, si è dovuti ricorrere a fomentate lotte intestine ed all'ausilio di agguerriti elementi neo-nazisti. Nelle regioni orientali contese, oltre alla geopolitica, gioca l'energia: c'è il gas naturale. Vi sono concentrate truppe esperte, già utilizzate in Cecenia a fianco dei Russi, godono della loro fiducia e sono da loro bene armati. Gli Ucraini sono stati mobilitati, proprio in questi giorni, dai diciotto ai cinquant'anni. Il ritardo nella leva, per i giovani, è ammesso solo per gli studenti universitari. Le Università scoppiano. Il loro armamento è di rivalsa: dopo la fine dell'Unione sovietica e la rinuncia agli armamenti atomici, sono dotati di vecchi catenacci, mai aggiornati. La miseria profonda di quel Paese, rinfocolata dall'introdotta economia bellica, non consente neppure il sostentamento, figurarsi un riarmo. L'intenzione di una parte di quella società, di avvicinarsi all'occidente ed alla Germania, in Europa, oltre che dagli scontati interessi delle oligarchie che l'hanno promossa, prevede anche una prospettiva o un'illusione di sviluppo, di futuro benessere? Temo che la prima ipotesi sia realistica e la seconda illusoria. Comunque sia, la stampa occidentale ha smesso, da qualche tempo, di occuparsi in profondità della disperata situazione ucraina. Di queste accertate realtà non parla. I ragazzi di diciotto anni mandati a supplire alle carenze tecniche di un esercito che, in una guerra sul campo, sarebbe facilmente rovesciato, famiglie con bambini piccoli messe a repentaglio, una società sospinta sul crinale della rovina per la povertà accentuata e l'emigrazione che vive lontana l'angoscia per i propri cari.

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