martedì 1 luglio 2014

Pride and prejudice condominiale.

Napoli e Bologna saranno le prime due città italiane a riconoscere la validità dei matrimoni omosex contratti all'estero e ad inserire le coppie così costituite, nelle graduatorie del welfare comunale. E' un'apertura ai diritti civili conseguiti all'estero ( come già, a suo tempo, l'aborto ) e suscettibili di ritorni elettorali in due città molto diverse. A Napoli, l'omosessualità più nota e popolarmente tradizionale è quella dei "femminielli", una condizione sociale ed ambientale, anziché un'espressione biologica: sono cioè il frutto delle dominanze e delle "assegnazioni" dei vicoli, su di un substrato di machismo discriminatorio. Una condizione acquisita ed interpretata con apparente creatività gioiosa, che si alimenta soprattutto di prostituzione fin dalla più tenera età. Nell'economia dei vicoli, chi non è "guap(p)o", bensì remissivo, abbandonato all'invadenza dei prepotenti ostentatori, è fatto oggetto di predazione al posto "d'ii fimmine", la cui conquista sarà successiva, più lontana e finalizzata alla procreazione di altri campioni. L'omosessualità di strada, a Napoli, è un fenomeno storico, plebeo e familiare: erano le madri a portare i propri figli, bambinelli, alle truppe marocchine del Generale Patton, in cambio di qualche vettovagliamento di cui i soldati abbondavano. Ancora oggi, in numerose strade della grande città, bambini e bambine si prostituiscono, indotti a farlo proprio dai genitori. I clienti non mancano. L'omosessualità intellettuale e rivendicazionista è un ipocrita perorazione elettorale, laddove i voti gay sono numerosi ed inespressi. Convogliarne l'istituzionalizzazione utilitaristica, in questi tempi grami, è semplicemente un'altra forma di assistenzialismo ridotto e di bottega. A Bologna, invece, le comunità gay sono numerose perché, nel corso delle passate generazioni, vi si rifugiavano tanti giovani, provenienti da un sud intollerante e, pur trovando una sorridente accettazione o indifferenza, finivano a infoltire le schiere dei marchettari, nel giardino della Montagnola, oggi ribattezzato del Pincio ( come a Roma formatosi per l'accumulo dell'immondizia che per secoli vi è stata riversata ), poi in via Milazzo e, infine, lungo i viali della Fiera, dai quali sono stati quasi completamente soppiantati dalle prostitute rumene. Insomma, anche da noi, la loro vita è sempre relegata ai margini, non tanto dai borghesi, che li ignorano ( salvo servirsene di nascosto ), quanto per la concorrenza ambientale. Ciò non di meno, la loro presenza è numerosa ed è per fini elettorali - gli unici che attengono alla politica - che sono oggetto di un corteggiamento che vede impegnate figure mitologiche del transessualismo, talune approdate al cinema ( solo in veste di testimonial ), talaltre al Consiglio comunale ed infine al Parlamento. Una categoria, se così si può chiamare, molto presente e combattiva sul piano delle iniziative culturali, molte delle quali sono di ottimo livello, ben forte e coesa nello Studium bolognese, che chiese ed ottenne dal Professor Renato Zangheri, la costituzione del primo Circolo italiano per i transgender. Insomma, le intemerate pubbliche che tanto hanno a cuore i diritti civili di persone che sono il frutto di una sconfitta e di abusi sul terreno della virilità, sono il riconoscimento pubblico di un bisogno che va invece ricercato negli strati profondi della psiche, senza cercare di carpirne il suffragio.

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