giovedì 31 luglio 2014

L'anomalia incancellabile.

Il portavoce della comunità israelitica romana, Riccardo Pacifici, ha evocato il Nobel per l'esecito israeliano, che previene altre vittime. Insinua che la macellazione dei Palestinesi, reclusi a Gaza, sia una specie di vivisezione, utile alla salute del mondo umano. Bisogna cominciare a distinguere fra le cause storiche della Shoah, del martirio degli Ebrei europei, dalla infame politica del Governo sionista in Medio Oriente, successiva alla guerra dei sei giorni. Se in quel lontano 1967, Israele dimostrò una formidabile capacità di reazione all'attacco concentrico di quasi tutte le nazioni arabe coalizzate, che rappresentavano cento milioni di Arabi contro sei di Israeliani, successivamente ha sfruttato la sua posizione di vantaggio, conquistata militarmente, in una colonizzazione classica, anzi primitiva, dei territori storicamente occupati dagli Arabi e segnatamente dai Palestinesi. Il fatto di trovarsi di fronte una organizzazione combattente, Hamas, autodefinita terroristica, in coro con i suoi alleati e mandanti nell'area, non convince: Hamas è stata votata dalla grande maggioranza dei Palestinesi a rappresentarli, non solo nei confronti di Israele, ma del mondo intero, compresi gli indifferenti e, all'occasione, ostili Stati arabi confinanti. Io non so se Hamas sia un'organizzazione corrotta e se condizioni la volontà di un popolo già prigioniero o meno: il suo predecessore, l'OLP di Yasser Arafat era una struttura ricca ( in parte, ma non solo, finanziata dall'ex Unione sovietica ), ma era riuscita a farsi riconoscere, di fatto, ovunque, comprese le Nazioni Unite. La corruzione dei regimi, soprattutto quando l'affiancamento geo-politico e strategico viene meno, non è una caratteristica dei soli movimenti di liberazione della Palestina. Il loro ruolo politico, ormai pluripartitico, è indiscusso. Tanto è vero che si continua a guerreggiare. Israele è sola e anomala, anche stavolta. Il terrorismo islamico, una guerra com mezzi non convenzionali ne è la conseguenza o, se volete, il pretesto, senza spostare di un respiro i termini della questione, che vede schierate le potenze consumatrici di petrolio, Stati Uniti in primis, o di gas, Francia in testa, pescare nel torbido di una crisi, che proprio la presenza israeliana rende non negoziabile, neppure attraverso la diplomazia non ufficiale. Hannah Harendt direbbe che gli Ebrei, anche stavolta hanno sbagliato approccio al problema e, forse, anche alleanze.

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