martedì 15 luglio 2014

Fatwe.

Pare che la Fatwa lanciata per i vicoli di Napoli dai seguaci di Ciro 'a carogna sia stata assunta fra i doveri morali dei tifosi partenopei, che, in queste ore, vanno accoltellando i rivali romanisti, identificati come non si sa, a campionato sospeso. Un fenomeno del genere non fa parte del folclore napoletano, è una originale e virale forma di ulteriore decadimento del costume e della coesione sociale che le subure crescenti e la miseria galoppante stanno provocando nei meandri marginali del nostro consorzio. L'aggressività senza scopo è anch'essa in aumento, le baby gang adolescenziali si svagano prendendo a pugni i passanti, le risse e le aggressioni gratuite, suscitate da un nervosismo a fior di pelle, non palese, fanno sempre più parte della quotidiana esperienza. La richiesta di elemosina, professionale e non, si esprime al banco dei bar, ai tavolini dei medesimi, ma anche fra gli scaffali di una libreria, sui seggiolini di un autobus, lungo i percorsi. La fame non saziata si trasformerà, prima o poi, in violenza; non ne saranno artefici tutti i soggetti interessati, ma la società si dicotomizzerà fra i miti e gli aggressivi, come fra le plebi indiane e quelle brasiliane. Digradando, digradando fino alle Fatwe calcistiche, ultimo emblema nel quale identificarsi, combattendo, anche mortalmente, un nemico.

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