martedì 29 luglio 2014

Fin che c'è guerra c'è speranza.

Fin che c'è guerra c'è speranza, era il titolo di un film con Alberto Sordi, su un piazzista di armi. In Ucraina, il Governo arancione ha esteso la mobilitazione ai sessantenni. Dai diciotto ai sessanta. Vuole, però, che ciascun mobilitato si doti di un casco, un elmetto protettivo e di un giubbotto antiproiettile; vuole che ciascuno se lo compri. Gli emigrati all'estero stanno mandando i soldi a casa perché l'equipaggiamento possa essere acquistato. La maggior parte degli Ucraini, infatti, non ha mezzi neppure per comprarsi il cibo, ma le autorità nazionalistiche e filo-NATO, gli alti comandi, oltre alla cresta sulle forniture di armi vere dalle potenze occidentali, lucrano anche su questa mascherata inutile, ma di massa. Se la guerra sui confini orientali diventerà una guerriglia endemica, il controllo di fatto delle truppe "putiniane" si protrarrà indefinitamente e le velleitarie incursioni degli Ucraini si risolveranno in un dirottamento di risorse nelle tasche degli oligarchi e dei generali. Questa forma di volgare ed insensibile tangentopoli è praticata da sempre da tutte le gerarchie militari. La difesa "offensiva" e le guerre o la fornitura di armamenti ai belligeranti, comportano il residuare nelle tasche dei membri degli alti comandi, di cifre considerevoli. A cominciare dal modello statunitense, l'industria bellica comporta la possibilità di studiati e costanti arricchimenti di tanti "Marescialli" di questa o di quella Patria, che giaceranno fra i "loro" soldati, in posizione di preminenza, in qualche cimitero di guerra. Ma si pratica ancora questa cinica ed offensiva intrusione? Almeno in Italia, sembrerebbe di no, ma i "sacrari" dedicati ai "caduti" nei cimiteri, della prima e della seconda guerra mondiale, recano ancora questa celebrazione con contorno di carne da cannone. Probabilmente, si tratta di una lunga assenza, diretta almeno, dal fronte bellico, quello in cui si conquistano e non solo si mantengono delle posizioni al traino degli interessi dominanti. Ma non sarebbe così scontata la fedeltà ai "valori" che vanno di moda di questi tempi, senza una stabile e robusta cointeressenza nelle commesse militari, da parte degli alti gradi delle quattro Armi. Come insegna la vexata quaestio dei malfunzionanti F35, non diversamente da quelle degli autobus comperati e mai messi in strada e via imbattendosi nelle ragioni sottostanti a tanti celebrati - per chi dovrà morirvi, in senso proprio o figurato - investimenti.

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