mercoledì 16 luglio 2014

Denominazioni.

La filosofa italiana Michela marzano, docente alla Haute Ecole des Etudes di Parigi è approdata al Parlamento italiano, nelle file dei democratici indistinti. E' diventata relatrice della confusa proposta di legge sul cognone dei figli, sollecitata dalla commissione europea e, sull'abbrivio, dalla nostra Corte costituzionale. La sollecitazione europea suggeriva di consentire alla coppia di attribuire indifferentemente il cognome, paterno o materno al neo nato, in una logica egualitaria ma potenzialmente infingitoria su diversi piani e per restare sul prosaico, sul piano fiscale, ad esempio, per limitare la quale, da dodici anni a questa parte è vietato, in italia, attribuire diversi nomi secondari ai bambini. Il politicamente corretto rivendica pari opportunità per le madri, anche se non partoriscono più nel dolore, per via dell'epidurale. Nessuna indicazione circa i criteri, le possibili migliori assonanze fra il nome proprio ed uno dei potenziali cognomi acquisiti, solo un'inespressa volontà demolitrice del patriarcato, da tempo solo nominalistico. Il patriarcato, nelle latebre culturali persiste, come il matriarcato attraverso la falsificazione della società auspicata che parli sia al maschile, sia al femminile, in un'ibridazione che, a livello genetico e fisiologico non esiste, ma che può sussistere a livello culturale, influendo e sbilanciando le caratteristiche biologiche. Ebbene, la legge italiana in gestazione ha scelto, come al solito, di non scegliere, rendendo compromissoriamente possibile il doppio cognome ( nell'ordine preferito? ) come in Spagna e per traslato in tutti i Paesi ispanici, che fa assomiglaire i nomi dei più disgraziati soggetti una sciarada nobiliare interminabile e barocca. Niente di pregiudizievole, ma si scelga almeno, senza reticenze. Invece, la proposta di legge si è già impantanata e sarà probailmente rimandata, diluita nel tempo, data la levata di scudi della destra politica e di nuovo ideologica, con le sue mogli cornute e accondiscendenti ( Mussolini docet ) purchè il sacro vincolo si rafforzi a prescindere e il cognome paterno, anche se si fotte le bambine degli altri, continui a troneggiare sul frontone della porta di casa, mentre la sinistra non rinuncia ad ibridazioni cerebrali, infine inutili e nominalistiche. Si sceglierà dunque il cognome del padre se sarà autorevole, ricco e di destra o quello della madre per le stesse, opposte ragioni oppure se ci si sentirà immaginariamente rivendicatori/trici di illusorie figure. I nomi non contano, conta solo la capacità di governarsi da sé.

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