lunedì 28 luglio 2014

L'assurdo non libera, costringe. ( Albert Camus )

La strage indiscriminata nelle viuzze di Gaza continua, crudele e inconcludente. Continua la strage degli innocenti che giocano in spiaggia, su qualche altalena residua, in strada, dove cercano lo spazio che le anguste abitazioni non offrono e dove sono soliti passare molte ore durante il giorno, perché le famiglie, in particolare le madri, non riescono a contemperare le faccende per tutta la famiglia con la custodia e la cura dei numerosi figli. Si può dire che ai rischi ed alle contese della strada sono avvezzi, potenziali vittime, mentre l'istinto verso il gioco li porta a trascurare un pericolo anche quando è palese e acusticamente avvertibile. Sarebbero maggiormente al sicuro sotto le fragili pareti delle loro case? No, di certo. Capita però che le cronache narrino di bombardamenti mirati, di raffiche di mitraglia reiterate sulle spiagge dove la presenza di bambini è di tutta evidenza ai sofisticati mezzi di rilevazione della marina israeliana. Anche i missili di Hamas, se andassero a segno sui centri abitati, provocherebbero la morte di bambini innocenti ed ecco che l'odio bieco, rozzo e razzistico di una soldataglia anziché di un'altra, si sfoga su simulacri, purtroppo reali, del sacrificio di Isacco, da entrambe le religioni contemplato. L'orrendo video di un papà e di un bimbo, del tutto identico ai nostri, che restano allo scoperto sotto il fuoco della prima linea israeliana ( durante una intifada )e che vengono bersagliati da colpi di puro dileggio, a disegnarne la sagoma, mentre si disperano, prima che il bambino sia ucciso freddamente e che il padre, privo di qualsiasi cautela per sé, si abbandoni al pianto disperato di chi subisce un torto assurdo, è l'icona di quanto avviene e di quanto è "sentito" da israeliani, in divisa e, se potessero, palestinesi, almeno quelli militanti. Ma forse sono troppo ottimista. In fondo, la morte senza scopo dei tre seminaristi israeliti e del ragazzo sacrificato mentre si recava a pregare, prima di cominciare la sua giornata di lavoro, che ha fatto da prodromo pretestuoso a questa invereconda mattanza, è lì a testimoniarne non lo scopo e men che meno l'esito, che non ci sarà, ma lo sfogo bestiale, ancorché tecnologico, di un pregiudizio e di un egosimo che non lasciano margini alla speranza. Come nei due "credo" che si confrontano.

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