domenica 20 luglio 2014

Sfuggevolezze.

C'è qualcosa di strano, almeno per me, nel silenzio dei sodali di Sivio Berlusconi che sono stati e giacciono in prigione, mentre altri possono andarci a breve per lo stesso processo nel quale il loro patron è stato assolto. Cominciò il Ministro Cesare Previti ad andare in carcere per corruzione di giudici, con i soldi di Berlusconi; l'avvocato inglese dei diritti cinematografici estorti è stato condannato in contumacia, ma non il suo committente. Marcello dell'Utri giace a Parma in un supercarcere, senza l'aria condizionata e gli passano, a lui raffinato bibliofilo, solo due libri alla volta, della biblioteca del carcere. Staranno sempre zitti e, se si, perché? Dell'Utri è stato l'artefice della sicurezza, pagata a caro prezzo ed attraverso una tutela mafiosa della sua libertà dai sequestri, ma, soprattutto, è stato l'artefice della nascita di Forza Italia. Aveva ben ragione il successore di Falcone e Borsellino, a Palermo, a denunciare, a sua volta, la stranezza di una ribadita collaborazione, tutelata dal Capo dello Stato, con un soggetto comunque condannato e contornato da personaggi molto poco raccomandabili, dalle cui trame, lui, casualmente, è rimasto indenne. I prossimi saranno Lele Mora - che è stato rimesso in libertà vigilata o in carcerazione domiciliare, non ricordo, perché il carcere non gli si confaceva - ed Emilio Fede, in rappresentanza di due generazioni di cialtroni. Ci sarà anche Nicole Minetti. Taceranno comunque? Perché il potere intimidatorio o condizionatorio del loro mentore è così assoluto? Trattandosi di ruffiani e puttane potrebbe trattarsi di una questione di soldi, ad impedire il "pentimento"? Ed allora, come definire Matteo Renzi e Giorgio Napolitano?

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