martedì 30 aprile 2013

Demenze mendaci.

Il gesto violento e disperato, progettato in coincidenza con il giuramento del Governo per ritagliarsi un ultimo spicchio di attenzione, si è consumato nell'immolazione sacrificale di due poveretti capitati lì per caso e, dopo aver suscitato conformistiche valutazioni in tutti i media di regime, è già stato anestetizzato, relegato nei recessi della coscienza. Proprio come gli analoghi gesti di esasperazione che si sono consumati solo contro se stessi. La preoccupazione vera è trapelata subito dopo il fatto: si è deciso di ispessire il cuscinetto umano fra i politicanti e il popolo sofferente, nel timore che l'attuale non sia sufficiente a metterli al sicuro. Il democristianissimo Governo di accentrate intese, con una maggioranza di un conformismo disgustoso, improvviso e ipocrita non solo verso l'Unione europea, pregno di ministri non eletti in posizioni chiave o significative, ha illustrato un programma che, se attuato, comporterebbe 34 mld di euro di spesa suppletiva. Per questo, nei 18 mesi previsti per il trapasso alla cosiddetta Terza Repubblica, secondo lo scopiazzamento degli autoritari e fascistoidi governi del generale De Gaulle, per la sostituzione di Giorgio Napolitano e per la indizione di nuove elezioni, si metteranno al sicuro le modifiche costituzionali che, sul piano formale e giuridico, costituiranno un monstrum di incompatibilità e di contraddizone con lo spirito del testo preesistente, che si emenderà all'italiana, senza parere, o meglio, facendo finta di niente. Poi, si darà luogo a qualche altra trama bizantina. Il più grande amico dell'America - ma chi lo conosceva prima dell'improvvisa emersione? - è già in volo verso la Germania alla quale renderà conto delle sue buone intenzioni, implorando benevolenza e complicità. Le politiche verso le classi lavoratrici saranno incanaglite ancora di più. Si è sproloquiato sull'IMU ma, ancora una volta, si è omesso di proporsi di correggere lo scempio della Fornero. La compromissione sindacale si farà, se possibile, ancora più melensa e insidiosa; qualcuno, parte di qualcosa, farà finta di smarcarsi e proporrà nuove formazioni politiche, senza dar seguito agli intenti. Anche se il bollettino medico giornaliero del pover'uomo, precocemente vedovo da appena un mese, verrà aggiornato nei notiziari, della sua sorte non importa niente a nessuno: può darsi che si faccia o non si faccia qualche cosa per la sventurata figliola, ma ciò che preme è sfruttare l'evento per creare una cortina di risentimento verso le voci critiche e non soggiacenti che non smettono di esercitare e di propagandare lo spirito critico, verso una vicenda coperta, che ha tutte le caratteristiche del complotto e della salvaguardia di comportamenti anche criminali (i processi Berlusconi e il default del Monte dei Paschi di Siena ). Il gesto del frustrato attentatore è stato nichilistico e inutile, a parte le conseguenze per le persone, e il tristo figuro probabilmente non individuerà un mutamento nella sua nuova condizione di detenuto, rispetto alla sua precedente vita fallita, deprivata di qualsiasi prospettiva e, proprio per questo, priva di ogni solidarietà. La Lega lombarda è fra color che stan sospesi: si astiene e si riserva di verificare quanto il Governo sarà disposto ad ascoltarla, per il Nord, come faranno i grillini-cittadini ( che hanno votato contro ), relativamente al loro apprezzamento civico dei provvedimenti dell'esecutivo. Il Nord, come per decenni il Sud ed oggi la cittadinanza, sono diventate delle discriminanti lobbystiche, come, ad esempio, le "quote rosa" in ogni organismo. Il Nord, il Sud, le donne ( quali? Chi se ne arroga la rappresentanza? )si contendono correntiziamente, all'interno degli organismi partitici, una percentuale di posti di rilievo, mentre nel mondo privato valgono gli usi e i costumi tradizionali. Quest'arroganza e malafede appropriativa non solo non ha nulla di evolutivo, ma discrimina pesantemente riguardo alle qualità, alle capacità ed alla dedizione documentate. Aggiorna soltanto costumi che già ci sono stati nefasti. Chi mi conosce sa che non attribuisco a questi valori un'enfasi estremistica: le qualità, le capacità e la dedizione devono essere accompagnate dalla civile coltivazione di se stessi, dei rapporti sociali e familiari. Tutti insieme armonicamente. Invece, e ormai si nota molto, sono troppi/e gli incapaci di intendere e di volere, che ripetono conformistiche banalità, non contraddetti. Ma anche questo, probabilmente, non è casuale. Infatti, costituirsi in correnti o gruppi di pressione, in forza delle clientele che si apportano e che, per questa via si incrementano e si mantengono, serve a reclamare ed ottenere posti di rilievo e di influenza, infarcendoli di fedeli ma inani strumenti di chi li ha organizzati e condotti al risultato. Che molti di questi catalizzatori non siano noti o siano usciti dal Parlamento - nella fattispecie politica - ma mantengano la loro veste accentuata di manipolatori di uomini, di donne e di decisioni, chiude il ragionamento in maniera, purtroppo, coerente. A scemare, quindi, la televisioni e le gazzette, parleranno delle istituzioni ferite, della vicinanza all'Arma, più che ai colpiti, di evanescente identità, mentre il protagonista della dramatis istituzionale sarà costretto in un carcere e ignorato. Nessuno che dia voce all'illuso, esulando dalla punizione che gli sarà comminata a norma di legge, che non è riuscito neppure a por termine ai suoi giorni e che ora vive come sospeso verso il niente, amministrato per mezzo di ritualistiche procedure che devono essergli estranee come la sua vita. Al massimo, anche se ne dubito, sarà forse interrogato in carcere da un giornalista, quando la stabile immedesimazione nel suo nuovo, stabile, ma transeunte ruolo, avrà temporaneamente "normalizzato" i suoi pensieri e reso autocritica la sua testimonianza, ma potrebbe ostarvi la "salvaguardia" dell'icona del bersaglio colpito e di quello mancato ( quasi tutta la classe politica,improvvisamente rappattumata dalle ramazze europe e presidenziali ). Forse, al carabiniere menomato - se sopravviverà - sarà chiesto del suo stato d'animo. Sarebbe troppo bello, se volesse e potesse parlare di sé e della sua vicenda esistenziale ed evitasse il camuffamento della divisa, che pure ne ha fatto ( solo ) un bersaglio.

domenica 28 aprile 2013

Favole e parabole.

La vita economica ha come premessa e condizione il cosmopolitismo, mentre la vita statale ha conosciuto sviluppo e consolidamento nel senso del nazionalismo. Sono queste le due caratteristiche dei sistemi in contrasto fra di loro, all'interno dei quali qualcuno gioca sul tavolo e sul tavolino, a due livelli di gratificazione. Le crisi, a cui l'arroccamento meschino e provinciale, di setta o di loggia, cerca di sfuggire mentre partecipa con risorse non strategiche per sé, ai circuiti superiori, consistono nell'intensificazione quantitativa di elementi, né nuovi, né originali, allorquando l'aumento esponenziale dei fenomeni scompagina l'equilibrio degli elementi che si immunizzavano, equilibrandosi. Insomma, il capitalismo è una continua crisi, un subitaneo e rapidissimo movimento che disequilibra economie e società. Alcuni elementi, durante l'accelerazione cinetica , sopravanzano gli altri e li rendono inetti, nel quadro generale. Fatta questa premessa, ci si può inoltrare nel dettaglio specifico della materia: monetario, finanziario, produttivo, del commercio interno e di quello internazionale. Ogni merce viene scambiata con altre merci - siano esse anche il lavoro e il denaro - compresa la merce-servizio e, in questo contesto, è evidente l'importanza del credito, del fatto, cioè, per cui una massa di merci o servizi fondamentali, che indicano un completo ciclo commerciale, producono dei titoli di scambio e che tali titoli dovrebbero mantenersi in equilibrio in ogni momento di pari potere di scambio, pena l'arresto degli scambi medesimi. Le merci si scambiano con le merci, astrattamente, perché gli attori degli scambi sono vari, diversi. Perciò, se è necessario che la moneta deputata agli scambi sia stabile, lo è ancora di più se e quando la moneta è artificialmente rappresentante di un paniere di Stati, per quest'aspetto fondamentale non più sovrani. Quando la moneta di una comunità fra Stati è soggetta a variazioni in rapporto alle finanze disomogenee dei membri, si verifica una "nuova" stratificazione di classi in ciascuno dei paesi coinvolti, ma, soprattutto, si verifica una nuova gerarchia fra gli Stati membri. Quali sono le cause delle variazioni domestiche? Un eccesso di spesa statale in rapporto all'esiguità delle entrate perché non si vogliono far pagare gli oneri a certe classi sociali e, in funzione di questo, si contrae con le medesime un pactum sceleris, basato sullo scambio di alti interessi per la sottoscrizione di bond pubblici con parte dei soldi evasi, aumentando geometricamnete l'indebitamento che viene scaricato indirettamente sulle classi subalterne beneficiarie ma pagatrici e, se e fino a quando ci si riesce, su Paesi stranieri. In ogni caso, il disordine monetario è l'effetto dell'opposizione dei gruppi sociali. L'autoritarismo ne è la conciliazione coatta e squilibrata. Quando un Paese viene sottomesso o invaso da un altro Paese, le cause sono sempre da ricercarsi nell'antagonismo dei gruppi sociali, che nei paesi cattolici o altrimenti ideologicamente pregni e autoritari, sono sempre attribuiti, come colpa, ai poveri che si ribellano. Invece, la storia di ciascuno Stato è la storia, nel bene e nel male, delle sue classi dirigenti, così come, internazionalmente, ma anche all'interno delle comunità fra Stati, la storia è storia degli Stati egemoni. Se c'è un enigma. non si tratta di cose inconoscibili, ma semplicemente sconosciute, per occultamento o distruzione di documenti. e se a tutto ciò si aggiunge che non si vogliono ammettere responsabilità o l'ignoranza dei comportamenti positivi che si sarebbero dovuti tenere e le ragioni per cui si operò all'incontrario, bisogna smettere di attingere elementi dalle dichiarazioni ufficiali. Ma quello che si comprende, male e parzialmente, diventa modello di acquisizione e lascia a coloro che non erediteranno mai la terra, di opporvisi. E' il cammino che abbiamo intrapreso e che ci porterà ad un mutamento antropologico.

sabato 27 aprile 2013

Emergenza.

Emergency è già attiva a Palermo. Supplisce alle negazioni rivolte a chi non può pagare il tiket. Fornisce gratuitamente esami diagnostici, ecografie e terapie che, altrimenti, si sarebbero omesse. Vi si rivolgono sempre più italiani poveri, insieme agli extracomunitari, presenti in una città nella quale gli inoccupati ( che, a differenza dei disoccupati, non hanno diritto all'assistenza sanitaria ), sono 100.000. Ma di questi dati, Gino Strada il medico della Baggina milanese, figlio di operai, non si cura e si propone di aprire ospedali-ambulatori in tutta Italia e negli altri Paesi della sub europa. Potrebbe e vorrebbe prestare la sua opera anche negli Stati Uniti, ma non vi è ammesso. Mi pare che abbia sospeso l'insediamento in Grecia per la presenza minacciosa di Alba Dorata e la connivenza della polizia con essa, di cui la U.E. non mostra la minima preoccupazione, intenta com'è a fare i conti. L'associazione medica e umanitaria che ha portato protesi, metodiche e terapie d'eccellenza, in locali spogli, agli ultimi degli uomini e delle donne, da tempo si è impegnata a prestare i suoi servizi dove quelli pubblici stanno venendo meno. Eppure sono aperte le iscrizione per una gita su Marte, se e quando sarà possibile e il rampollo-cortigiano si appresta a portare al Re-borbone la lista delle incongruenze. Qualcuno dubita ancora di dove stiamo andando o spera solo di rimanerne fuori?

Quando lo Stato si riduce o è ridotto a privata parte in causa.

Siamo e non da oggi, in mano alla Conferenza Bilderberg, o, se preferite, ai cenacoli della finanza mondiale. L'Italia, senza essere L'Inghilterra ed essendo, un po', l'Irlanda, cerca sempre la condiscendenza del Santo Padre e, soprattutto, la benedizione dei Governi nord americani, di cui sono stati garanti, in questa fase storica, i due Letta, zio e nipote. Solo Berlusconi ha coltivato una stretta amicizia, oltre che con Bush junior - in tutti i sensi - con Vladimir Putin, un (ex)comunista utile, come sempre ogni altro, alla sua tutela personale, non fidandosi dell'intelligence statunitense. Sulla Conferenza Bilderberg, potrete trovare qualche delucidazione all'interno di questo stesso blog; per l'occasione, basti sapere che lo zio, ma anche il nipote sinistrorso, ne fanno parte. I tentacoli finanziari, a discendere, si ramificano e si estendono anche nelle istituzioni europee. Di tutti questi organismi fa parte Romano Prodi, fautore della forzatura italiana nell'euro, di cui stiamo pagando le conseguenze. E Napolitano? Napolitano ne è il garante, senza far parte, per diversa storia politica, né dell'uno, né dell'altro organismo. Ciò nonostante, per il suo realismo, è molto apprezzato dai condiscendenti potentati. Così, il Governo di larghe intese consentirà il riposizionamento degli interessi reciproci, pur se distinti, che la crisi dei bilanci statali, dissolvendo gli equilibrismi nei quali e tramite i quali, si acconciavano, chi meglio, chi peggio, anche le classi disagiate, ha scompaginato. La tecnocrazia è stata lo strumento di tutto questo, ben prima della breve esperienza golpista italiana, alla quale nessuno si oppose e ora si propone come terapeuta, indossando però le sembianze dei politici che vorrebbero riaccreditarsi. L'intellettualità tecnica e spesso pseudo scientifica, reclama per sé tutto il sapere (utile) e, secondo circostanze storiche, avrebbe potuto optare per diventare una burocrazia rossa, istitutiva, in nome della classe operaia, del regime più oppressivo fra quelli sperimentati, oppure, come nelle evenienze attuali, prendendo atto che il potere risiede altrove, nel capitale privato, ne è diventata l'ancella. Lo Stato che si adatta e adatta la società esclusa ai presupposti dominanti, non è l'unico centro di potere, nella nostra società. Ne esiste un altro: la concentrazione di capitali privati. Quindi, lo Stato, che dovrebbe essere una salvaguardia contro gli abusi del capitalismo è sotto attacco, perché ne diventi invece il veicolo. Il capitalismo si fonda sulla produzione incessante di profitto, non sulla soddisfazione dei bisogni. Perché il profitto si rigeneri è necessario che ci sia una crescita costante, condizione che, nei frangenti che viviamo e con la pretesa di condurre a uniformità i bilanci di economie diversissime - oltreché di popoli diversi - risulta impossibile. Non esiste una legge economica in base alla quale le aziende devono agire nell'interesse degli azionisti - è solo lo scopo esclusivo di chi conferisce i capitali e che spesso rappresenta un ambiente, una cricca più o meno elegante - e non degli stakeholders, laddove si intendano tutti quei soggetti su cui si ripercuotono le decisioni degli associati: manodopera, comunità.. Ma tutte le politiche ( una sola in diverse modulazioni interpretative )messe in atto al tempo dell'austerità sono funzionali al consolidamento del potere, attraverso l'arricchimento privato di chi sopravviverà aziendalmente. Il popolo aveva conquistato troppa - in rapporto a che? - libertà e bisognava passare, ritornare, al controllo dei comportamenti e dell'opinione pubblica. E' difficile elaborare una spiegazione di questo comportamento che non sia il conflitto di classe, condotto, in questa fase, dai padroni nei confronti delle maestranze, punitivamente sempre meno, ma comunque potezialmente competitive. Lo scopo e l'effetto di tali politiche - esercitate anche dalla sedicente sinistra e dai sindacati - è di indebolire e possibilmente cancellare lo stato sociale - la maggiore conquista del Novecento - e ridurre, se non annullare il potere dei lavoratori. Questo è e va definito conflitto di classe, a parti inverse rispetto a quello tradizionale; va nell'interesse dei banchieri e degli organismi finanziari, ma è un disastro per la popolazione. Lo strumento per realizzare quanto con chiarezza si prospetta ma che non si omette di mascherare con chiacchiere propagandistiche da parte di quasi tutti gli organi di stampa e di tutte le televisioni, è costituito da un governo che sarà espressione di una grande maggioranza - ma se non si sarà trattato di mera tattica di potere, chi si è opposto alle candidature non condivise al Quirinale, dovrà tornare a farsi vivo - ma non sarà riconosciuto dagli elettori. Le decisioni che prenderà si prospettano, di conseguenza, come molto autoritarie. Il tossico carburante di un motore con componenti incompatibili è lo spirito aziendalista, di cui non è depositario il solo Berlusconi, ma tutti i mestieranti della politica. Questo spirito maligno, perchè incongruo agli ambiti ai quali si pretende di applicarlo, si è da tempo esteso alle Scuole e alle Università e, in proporzione alla sua accettazione, anzi, alla sua invasione. è più o meno prodigo di finanziamenti privati. Le facoltà sponsorizzate saranno poi prodighe di consulenze e suggerimenti su chi assumere, esulando naturalmente da qualsiasi spirito critico che già dalla fase acquisitiva, gli studenti impareranno a mettere da parte. Va considerato che l'istruzione pubblica - purtroppo ampiamente svilita dall'egoismo e dalla pigrizia di troppi docenti - come l'altra grande assente delle disamine politiche - dopo la brutale e incontestata riforma Fornero - la previdenza sociale, si fonda(no) sul principio di solidarietà. Per i privati, codesti sono sempre stati portati ( oggi residui ) di una concezione insidiosa, per la quale ognuno di noi fa parte di un tutto ( e non di un tutto aziendale ) e dobbiamo condividerne le necessità. Se ci fosse, la solidarietà renderebbe gli individui difficilmente controllabili e impedirebbe che diventassero soggetti passivi nelle mani di privati come loro, ma in condizione di vantaggio. Occorre e sussiste - eccome! - una macchina propagandistica che corregga ogni deviazione dal principio della dipendenza ai sistemi di potere. La vera questione, è il diritto alla contrattazione collettiva delle condizioni di lavoro, delle retribuzioni e dei ruoli. Il mondo imprenditoriale che conta politicamente, vuole annientarlo. E' in atto una vera e propria eversione dei datori, ma anche necessitanti, di lavoro. Sono e saranno codeste politiche che arricchiranno una fetta molto piccola della popolazione ( la stessa a cui certe pubblicità promettono l'accollo dei balzelli fiscali, in cambio del deposito dei loro capitali - quei pochi rimasti in Italia: siamo il terzo Paese al mondo per evasione fiscale che è stimata dall'U.B.S. in 150 mld di euro )e che penalizzano tutti gli altri, sia in termini puramente economici, attraverso la riduzione del reddito reale, sia in termini di qualità della vita e di diritti del e nel lavoro. Da ciò, per me consegue, che non si possono imporre i pricipi vetero-liberisti del profitto, senza un regime repressivo del quale lo Stato si fa vindice cointeressato. Se così non fosse, come sarebbe concepibile la legge in gestazione in Grecia, che prevede il carcere per chi non sia in grado di risarcire i debiti da 5.000 euro in su?

giovedì 25 aprile 2013

Il governissimo parallelo dei sindacati.

Il Governo istantaneo ritarda e consente alle spellacchiate volpi del sindacalismo nostrano di riproporsi, come vecchie baldracche, unitariamente. Persino Maurizio Landini ha palesato la doppiezza e la strumentalità delle sue battaglie per la democrazia in FIAT e per le ex maestranze di Pomigliano D'Arco: non appena è stato chiaro che si sarebbe ricostituito un Fascio - il fascismo, prima maniera, si presentò così - sociale, politico ed economico, un'altra triade nominalistica come quelle cinesi e CGIL, CISL e UIL di rivendicativa memoria, cone d'incanto e senza fornire spiegazioni - proprio nessuna, ne plausibile, né implausibile - eccoli di nuovo tutti insieme, all'insegna del nodo gordiano che, improvvisamente si è sciolto, dell'insindacalità, cioè della non contestabilità dei patti con le aziende, prima ancora che con la Confindustria che queste ultime hanno abbandonato, dei patti sottoscritti a maggioranza delle sigle e non dei rappresentati. Vedrete che, per la durata del prossimo governo di salvezza nazionale, sottoscriveranno tutto e diverranno intolleranti verso chi proverà a far valere le situazioni e le condizioni reali, che andranno invece, secondo slogan, sacrificate. Qualche fugace incursione di bottega si avrà, in questo o quel settore, ma guai a crederci: dopo l'intemerata d'obbligo, torneranno tutti nei ranghi paraistituzionali. Intanto, la sinistra revanchista si riorganizza. da chi sarà composta? Da baldi giovani di capacità analitiche e di energica determinazione, come lo stesso Maurizio landini, fresco di tradimento con tutta la FIOM che ha aderito come se niente fudesse al patto d'insindacalità di cui sopra, Paolo Ferrero, Segretario di se stesso, dopo che Rifondazione comunista divenne un movimento extraparlamentare, per volontà elettiva, un Tale Barca - omen nomen - traghettatore di non si sa bene quali tecnicalità nel mondo de ivecchi neofiti della sinistra. Costui è il ministro tecnico uscente della coesione territoriale e si è iscritto al PD recentemente, per poi contestarne le scelte pubblicamente, fino alla recente vicenda dei mancati voti a Stefano Rodotà: Dulcis in fundo, Sergio Cofferati, già esodato dal partito e dalla CGIL a Sindaco di Bologna e, successivamente, a parlamentare europeo. Una riedizione di modernariato che attesta l'apparteneza e il potere, saldamente nelle mani dei vecchi possessori, fino alla loro estinzione fisica. E dei nuovi non si intravedono le eventuali qualità, ma solo le inveterate malizie succhiate con il latte e poi tramandate domesticamente.

mercoledì 24 aprile 2013

Anche se il diavolo ci mette la coda...unicuique suum, non prevalebunt.

Le elezioni non sono andate come auspicavano gli europeisti di sinistra, oggi costretti ad una grossa coalizione di mariuoli. Non è stato Beppe Grillo a metterci la coda, ma un terzo della società civile che, altrimenti si sarebbe astenuta. Anzi, ora Beppe Grillo rischia di diventare il capro espiatorio della situazione, che vede i ricchi abbarbicati ai privilegi del benessere e i lavoratori ribelli ridotti alla reiterazione moltiplicata dei sacrifici. E' una ben bizzarra, goffa accozzaglia quella che si prospetta e la nomina di Giuliano Amato a presiederla, completa il quadro. In tutta questa vicenda, forse il povero Bersani si è preso a cuore una questione che era già stata determinata e che aspettava solo che gli eventi, pilotati, la confermassero. Scampata la riedizione della cura Amato, eccoci servito il nipote di Gianni Letta che, nel PD, fa lo stesso lavoro di rappresentanza e portavoce che il maggiore fa nel PDL. Ne potranno parlare in casa nel fine settimana. Commissariati, in forma politica. I salvatori risultano pilotati, disonesti e subordinati. Intanto gli evasori occultano e trasferiscono, i pseudo sindacati vanno in piazza il 1° di maggio con i padroni senza commesse, come se le due condizioni fossero diventate per questo identiche e firmano un patto corporativo che abolisce implicitamente lo sciopero e delegittima alla contestazione degli accordi non sottoscritti, se approvati a maggioranza delle sigle e non dei rappresentati. Erano questi i connotati del fascismo e lo scopo sindacale di ogni assetto non democratico. Oggi ci troviamo costretti fra cattolici e ex comunisti: due bei campioni di libertà! Ma la tutela del privilegio, rimane inalterata e senza responsabili, gli autori dello spreco compensativo, clientelare e ancora una volta corporativo. Il fascismo, in forme buffonescamente autoritarie, in Italia non è mai passato. Peccato che i socialisti siano stati, oltreché minoritari, tanto ingenui quanto corrotti. Tutto quello che di buono e di propulsivo e innovativo è stato fatto in Italia, è stato opera loro, dall'abolizione dello sfruttamento di Stato, in concessione, della prostituzione, alla nazionalizzazione dell'energia elettrica che è stato un volano di energia, in tutti i sensi, nell'Italia del consolidamento industriale e, purtroppo, della carriere politiche e delle ruberie sitematiche. Ma questa è una questione di etica civile e di rigore nell'applicare la legge; il primo elemento non c'è, il secondo, quando viene praticato è quasi un elemento di confusione nel disordine che le scomposte reazioni degli inquisiti provoca, fino a remissione politica. Furono i socialisti, insieme ai liberali, ad introdurre il divorzio in italia e la facoltà di abortire, non rendendo cioè disperante l'esistenza di ragazze disagiate e senza argini familiari e ambientali. Fino a quel capolavoro dimenticato e desueto che è stata la legge 300 del 1975, cioè lo Statuto dei diritti dei lavoratori. Le due chiese e i loro numerosi fedeli lo hanno schiacciato e consumato, mentre in Europa si attestava e si attesta come l'opzione democratica incontrastata ai conservatori tradizionali e civili, proprio come i nostri. Per queste ragioni, il diavolo che ha preso forma nella manifestazione della volontà popolare non l'avrà vinta; l'ordine, questa volta europeo, regnerà sulle nostre spoglie. Come potrebbero, altrimenti, essere investiti, in Italia come in Grecia, di una politica di sacrifici per le classi subalterne coloro che ne sono stati gli artefici, anzichè i risanatori, negli ultimi trent'anni della storia nazionale? Le risposte, le ( nuove? ) formazioni politiche che si prefigurano, sul piano politico, sanno di dejà vu. Si ripropongono: il leader di un partito espulso dal Parlamento dagli elettori, Rifondazione comunista, insieme ad un ministro tecnico, tale Barca, una sorta di traghettatore, Landini che ha portato la FIOM alla firma del patto di esclusione per chi non rispetta gli accordi che non ha firmato, dopo tante ipocrite battaglie tutte d'immagine ( Pomigliano docet )e, infine, Sergio Cofferati, ex segretario della CGIL, ex commissario di Bologna per il partito, antesignano del prefetto Cancellieri, attualmente deputato europeo. Un inciucio dietro l'altro. E il Sud in tutto questo? Borbonicamente assente.

martedì 23 aprile 2013

Precipitati.

Due mesi senza governo e, dopo il ritorno al punto zero, una messa a punto fulminea. Ci può stare, dato che non si è fatto niente e si è semmai menato il can per l'aia. Governo di salvezza nazionale. Chi poteva guidarlo se non l'amorale consigliori di Craxi, il salvatore della lira, domani dell'euro. Che ne sarà di noi? Renzi era il candidato del PD e del PDL, ma, da buon democristiano, ha intuito la trappola e si è modestamente defilato, dopo aver tramato, d'accordo con D'Alema, per tutta la scorsa settimana. La Lega si è già rimangiata l'abiura verso il dottor sottile? Per stare al governo, nihil obstat, ci sarà tempo per ingarbugliare le cose e rimuovere il ricordo, ammesso che qualcuno se ne ricordi. Finito il comunismo, il PD si è sostituito alla peggiore DC, nell'uso immorale degli strumenti correntizi, per non parlare delle malversazioni finanziarie, per occultare le quali, il prossimo governo si adopererà, così come farà per evitare che i numerosi procesi di Berlusconi, ma anche di Gerozi, vadano a giudizio. Il governo del compromesso è anche il governo dei traditori, degli inquisiti e, sintetizzando, di tutti coloro che, moralmente impresentabili, sono lo specchio di una prevalente moralità (in)civile nazionale. Non si spiega altrimenti. Un governo di reddituari e di evasori arroccatissimi, invariabili, insensibili a qualsiasi corresponsabilità in qualsiasi cambiamento; un governo di finti oppositori, da sempre beneficiari di uan rendita di posizione, dalla quale tuonano verso masse e ammiccano ai signori, che, si e no, gli rivolgono una smorfia di "apprezzamento". Un terzo della società civile demonizzata e già sotto manipolazione, alla luce dell'autoappropriazione della virtù civica e dell'attribuzione di ogni malizia e malevolenza agli emergenti. La rabbia verso la Rete viene allo scoperto e va di pari passo con la incivile intenzione di sacrificio di una intera popolazione, fatta di lavoratori, privi di ogni "appartenenza" e per questo da impoverire, indebolire e accusare del male che, soli, subiscono. Si comincia a demonizzare l'opposizione e la critica libera, altro che gli accordi, caro bisPresidente! Probabilmente, in queste ore, si stanno dettagliando anche gli incarichi dei sacerdoti dell'austerità, che già Enrico Berlinguer, che con la sua funeraria e tabagistica mutria, impetrava come costume eterno, come nei Paesi socialisti, nei quali si era realizzata l'eguaglainza, l'unica non irrisoria: quella in basso. Più volte ho parlato del costume ipocrita e mellifuo, ancorché clientelare dei cattolici; che dire della prepotenza intimidatoria degli ex comunisti, Napolitano in testa? Così è, così dev'essere, così sarà, come l'Entita superiore, in questo caso l'Unione europea, ci impone. Oltretutto, ai poveracci che li hanno sempre votati, sperando in un miglioramento della propria condizione, non viene data neppure la ben magra soddisfazione di veder ridimensionati coloro che li hanno sempre sfruttati. Si deve governare insieme, quindi Voi e non noi che siamo i garanti, dovrete continuare a sottomettervi, come siete abituati a fare da generazioni. Tra un po', non richiesti, anche i sindacati suggelleranno l'imposizione e la definiranno un principio. E' una disfatta morale, nè la prima né l'ultima nelle breve storia di questo mal assortito Paese.

lunedì 22 aprile 2013

Occasioni mancate.

Perché, pervicacemente, il naturale candidato della sinistra alla Presidenza della Repubblica è stato così clamorosomente osteggiato, cosi ignorato, sia pur con imbarazzo e nervosismo e attaccato da un altro illuminista, ma borbonico, Eugenio Scalfari per non essersi autoeliminato? Perché, nella rappattumata combriccola di potere che ne sottintende le manifestazioni visibili e di cui Napolitano è stato il garante, tre voci sentenziose e minacciose, condizionanti e con facoltà di ricatto si sono erte contro la possibilità di trovarsi fra i piedi un intellettuale indipendente, che non si sarebbe prestato ai soliti giochi e non avrebbe interpretato il solito copione, fra commozioni piagnucolanti e tribunizi procalmi. Il M5S che lo ha candidato e sostenuto dovrà ora corazzarsi contro le intimazioni, le provocazioni e gli ostracismi. Certamente, la Chiesa cattolica italiana non poteva non far sentire la sua contrarietà a un razionalista di lungo corso, impegnato anche durante la penultima votazione al Festival della laicità dell'Università di Reggio Emilia, circostanza che a me fa venire la pelle d'oca per altre, personali, ragioni. Non tutti plaudono, nel mondo, alla rielezione di Napolitano: lo fanno solo le autorità europee e nord americane, ma in quello stesso ambito, sono numerose le analisi critiche e le valutazioni controcorrente di molti ambienti intellettuali. Paradossalmente, dato che si trattava di un liberale critico e gobettiano, di una delle tante gradazioni di cui si compone il claeidoscopio progressista, laico, liberale e socialista, l'obiezione più risoluta è venuta dal potere economico e finanziario che ha bisogno di stabilità e si indispettisce a sentir paralre di riforme, cioè di leggi evolutive e di complessità di interessi. Questo sgangherato, ma grifagno potere non è passato neppure parzialmente, distributivamente, di mano, e impone i vecchi equilibri per continuare a fare i propri affari, non sarebbe stato garantito da un giurista di sinistra-liberal, difensore anche dei diritti dei consumatori, ostile alle privatizzazioni a prescindere e teorico dei beni pubblici, ma soprattutto non condizionabile, non clonato. Eppure, l'impazzimento che non si poteva sciogliere, che non poteva spiegarsi, pur in faccia al popolo - che chissà che conseguenze ne potrà trarre, purtroppo - la decisione di Napolitano di farsi rieleggere da quasi tutti, allorquando, la volta precedente era stato nominato solo da poco più della metà del Parlamento, nonostante che avesse ripetutamente e argomentatamente affermato che mai e poi mai si sarebbe prestato ad un eventuale richiamo, la stessa ipotesi di Amato per il Governo - in declino, perché la Lega non lo apprezza, per certe sue cortigianerie all'epoca di tangentopoli, quando anche le prime tangenti della Ferruzzi alla Lega furono scoperte - ha una spiegazione ulteriore e semplice, ben nota agli addetti ai lavori e a chi li commenta: il terzo potere forte e ostile a Rodotà è stato la Massoneria, non quella ridicolmente definità deviata, non le varie P ( le Logge coperte esistono e sono composte da Cugini , mentre le Fratellanze ordinarie sono composte appunto da Fratelli e le Logge di rito francese, comprendono anche le donne), ma quella buona, a cui due anni or sono, Napolitano inviò un magnificente e magnificante messaggio di saluto, in occasione di una riunione plenaria a Roma. A questa Massoneria - oltre che a quella occulta - aderiscono molti, insospettati appartenenti a tutti i partiti, anche di sinistra o sedicente tale. L'incongruo connubio, tranne che ai fini di un potere che travalica gli schieramenti e nel quale, al massimo, può trovare conforto e protezione solo la parte più ricca e privilegiata che li compone, è stato voluto dai poteri forti e l'implosione del PD ne è stato il precipitato, secondo una tradizione storica univoca, alla quale, ancora una volta i democratici non hanno saputo o voluto opporsi. Il guaio è che da oggi, palesemente, Napolitano potrebbe essere il Presidente dei poteri forti.

sabato 20 aprile 2013

Italia controriformista.

Mettiamola così: se in Italia abbiamo avuto 50 anni di Democrazia Cristiana ci sarà un motivo quanto meno cultural antropologico. Quel partito che spaziava, accosciati da destra a sinistra, da Giulio Andreotti e Francesco Cossiga fino a Carlo Donat Cattin e Ermanno Gorrieri, metteva insieme le anime nere del conservatorismo da Patto Atlantico con i più missionari sindacalisti e operatori del sociale. Unico collante: il cattolicesimo. O ancora meglio: quella bizzarra pratica di un partito politico che si riunisce negli esercizi spirituali e contemporaneamente governa il Paese. Vuoi con l’aiuto qualche volta del Pci (solidarietà nazionale), vuoi con il rampantismo socialista (Craxi), ma sempre questione di guinzaglio estensibile, con saldamente in mano il timone della nazione e una devozione verso il culto dei santi e della preghiera che secolarmente diventa l’intromissione economico/finanziaria negli affari pubblici delle istituzioni, perfino in quelle locali. Un vulnus socio-politico inestricabile simile più al franchismo spagnolo che a qualsiasi formazione partitica europea (forse la Csu bavarese che rimane pur sempre un partito di governo ma infinitamente più ristretto della Dc). Le ombre lunghe di questa cultura politica sembravano essere state spazzate via da Tangentopoli (evento extra religioso, ma egualmente strutturale), ma il rimescolamento delle carte berlusconiano, infine l’ultimo singulto di Pierferdinando Casini e Mario Monti con Scelta Civica, le hanno nuovamente fatte riemergere. L’Italia ha partiticamente bisogno di un partito centrista e cattolico forte. o di un garante alla Napolitano alla presidenza della Repubblica, modello vecchia corrente migliorista Pci, che glielo garantisca. Sono loro a dettare i tempi e ritmi della corsa, proprio come in una metafora ciclistica: se vogliono che il fuggitivo guadagni metri lo fanno, se vogliono che il gruppo rientri rientra. Questo sta accadendo oggi per la votazione del nuovo Presidente della Repubblica: il guinzaglio dei cattolici, sparsi, badate bene, tra queste fantomatiche formazioni politiche da sinistra a destra, viene tirato o lasciato lungo a seconda dei nomi proposti. In mezzo qualche singulto di ribellione laica, come Costituzione prescrive per le istituzioni pubbliche, di cui Stefano Rodotà, forse ad insaputa del Movimento 5 Stelle che su questo versante dell’inciucio non sembra comprendere fino in fondo, pare essere la presentabile forma del presente. Perché il Pd, sintesi temporanea dell’accordo cattocomunista, non voti Rodotà è stata la domanda nelle ore appena trascorse. E la risposta l’ha data l’ex ministro Catania (Scelta Civica): “Non è un cattolico”. Parole “sante” o santificatrici. Rodotà è scomunicato, è la Giovanna d’Arco del 2013. I cattolici stanno serrando le fila. Sono dappertutto. Soprattutto dentro al Pd: una fronda mastodontica a cui Prodi, e questo Pd spezzato, non dava più sufficienti garanzie. In prima linea i renziani: perché Matteo Renzi è un cattolico, e proprio dalla sua correntona di giovani rottamatori non è mai arrivata una parola di apprezzamento per Rodotà, ma tante per Anna Maria Cancellieri, e nei mesi prima del voto per Passera e Riccardi. Qui sta il punto: il Pd non esiste più perché i cattolici hanno di nuovo sete di un grande centro. E se Renzi lo guiderà, gente come Rodotà, così irrispettosa dei patti tra cattolici dei vari schieramenti, non verrà nemmeno invitata a una cena di cattolicissima beneficenza.

La democrazia è morta.

Napolitano di nuovo al Quirinale, dopo un gioco di disequilibri ai quali, fin dall'incarico a Monti, aveva lui stesso contribuito. Ha accettato, ha detto di non potersi sottrarre, dopo aver ottenuto ampie assicurazioni da tutti i partiti, tranne SEL e i Grillini. L'altra volta fu eletto con maggioranza semplice ed il voto del solo centro-sinistra. Il vecchio si consolida e Napolitano ne è l'interprete attraverso la sua natura di migliorista-Morfeo. Amato al Governo e in pool per la successione: il vecchio si consolida in prospettiva. Berlusconi è garantito e voterà per il "comunista". Renzi, con i suoi ormai inutili franchi tiratori, di storica impronta democristiana, come la sua, dice di essere felice. La democrazia è morta.

Il baraccone di Montecitorio.

Al baraccone del voto presidenziale, con fucili flobert o con palle, si abbattono i pupazzi designati a garantire un presmio ai partiti che li sostengono, nel corso di una legislatura più l'inizio della successiva, quando si rinegoziano gli equilibri. Il mercato sotto traccia, al quale l'lluminista meridionale Stefano Rodotà è estraneo e proprio per questo figlio di nessuno, tranne che di un popolare e neonato movimento di cittadini, registra ogni giorno rapidi decadimenti di candidati, evidentemente d'occasione, in una disgregazione di voti che molti leggono come un'irrimediabile decadenza, ma nella quale io intravedo invece il possibile rianimarsi di uno spirito democratico non più costringibile nelle angustie delle formazioni di necessità, in un processo di rigenerazione dei principi che sono alla base dei sentimenti politici e popolari, troppo a lungo costretti in un contenitore angusto. Le formazioni Quisling della Comunità europea e i tenacissimi movimenti ondulatori e sussultori dei reddittuari evasori e delle loro formazioni, impegnati su tutti i fronti illegali, fino alla salvaguardia personalizzata del capo plurinquisito, trattano fra di loro dopo aver trattato con prospettive avverse e altri partiti, fino a ritrovarsi, ognun per sé, a trattare, senza intendersi, tutti insieme, perché qualcuno, per calcolo o per virtù, contingentemente non conta, ha ritrovato la propria traccia nel disordine di Babilonia. Il flop di un sindacalista di compromesso, di un europeista troppo controverso per avere una sicura base di consenso e temuto, per esserne stato due volte su due sconfitto, dal Cavaliere ed ecco il dimissionario Bersani passare di incongruenza in incongruenza e andare a trattare, dopo Berlusconi, la nomina del Prefetto Cancellieri che della dissoluzione della democrazia è ormai il Commissario itinerante. In subordine, se accetterà, la riedizione dei comportamenti sostenutivi e "realistici" di Morfeo Napolitano, ormai alla soglia dei novant'anni. Che il Quirinale giovi alla salute e alla longevità, pare dimostrato, ma, piuttosto che dar corso ad una autentica riedizione della democrazia, tutto il cerume antico che incolla gli interessi e il potere, dimostra di essere ancora saldamente abbarbicato là dove è sempre stato, a costo di valersi di espressioni mummificate. Non si tratta di generiche invocazioni del nuovo, se i vecchi sono ancora vigli e raziocinanti: non sappiamo infatti se i Renzi della situazione siano onesti, competenti, ne capiscano poco, un po' o un cazzo; quello che si evidenzia è l'immutabilità degli assetti di potere e dei loro riferimenti, mentre la società è scossa da sommoviemnti incessanti e, attuamente, degradanti, senza che il potere istituzionale ed economico, nazionale e sovranazionale, ne sia coinvolto. Un Prefetto in pensione sarebbe la cassazione definitiva e certificata della democrazia parlamentare, alla quale nuocciono molto di meno le convulsioni delle opinioni finalmente recuperate. Per me, il professore della Sorbona Stefano Rodotà, giurista e difensore dei diritti dell'uomo e del cittadino, resta, salvo verifica, la migliore opzione, ma non garantendo il potere, è avvertito, da tutti e due gli schieramenti, come un possibile, auspicabile per noi, dissolutore. Ultim'ora: Morfeo Napolitano accetta il reincarico. Non può sottrarsi, forse gli riuscirà quanto non riuscì a tutti i suoi predecessori, ma il trascinamento degli squilibri noti e da lui stesso rimescolati, continuerà a bollire nel pentolone del quale ha accettato di essere lo sgangherato coperchio. la democrazia non è più rappresentata ai vertici delle e nelle istituzioni. Questo è un vero declino

Mediocri elitarismi.

La vicenda dei due attentatori di origine cecena, restati ai margini della società statunitense, tanto da non avere un amico americano, anche se, o forse proprio perché erano ottimi studenti e persone tenaci, sottolinea la vulnerabilità delle società multietniche, nelle quali la socievolezza è però esclusa. Si tratta di una riedizione, ideologicamente particolare e diversa, delle esclusioni di classe, prima d'ambiente e comportamentali, poi sociali e lavorative, spesso a prescindere dalle qualità se a queste non si coniuga una metamorfosi di atteggiamento e di recita. Soli, anzi isolati, elaborano in autonomia le proprie linee "politiche" e le gestiscono, fino all'autodistruzione, al suicidio rivendicativo, attraverso la guerriglia. Nel farlo attingono alle loro più intime risorse, culturali e religiose, nelle quali trovano sollievo, ordine e poi forza e determinazione per compiere gesti altrimenti irrazionali. Nel perseguire la loro unica e ultima rivincita sono stati supportati inconsapevolmente dalla liberalissima legislazione sulle armi che ha permesso loro di dotarsi di ogni tipo di ordigno o di esplosivo, disponibile per chiunque in quel libero mercato. La strumentalità più efficace l'hanno trovata a poco prezzo negli empori di quella civiltà che, altrimenti, li escludeva. Fin dal loro arrivo in America e, in particolare, in una città sofisticata, accademica, snobisticamente di sinistra come Boston, avrebbero sofferto di marginalità e si sarebbero presto convinti di non avere prospettive inclusive. Un gesto finale, sterile e vano, quindi, nel quale annullare se stessi, finalmente insieme ad altre povere e anonime vite, capitate lì per caso. Come le loro. In queste società, nelle quali si arriva per bisogno ed alle quali si è e ci si sente estranei anche se si comincia da piccoli a crescervi dentro, si avverte la casualità della proria condizione molto di più che nelle derelitte terre d'origine, dove cultura, sentimento e condizione erano uniformemente diffuse, tranne che rispetto a ristrette élites. In ambiente borghese, in carenza di quelle periferie diseredate nelle quali cercare, al netto della violenza esplicita, amicizia e compagnia, si perdono riferimenti e non si stringono legami con persone di compatibile psicologia. Si viene invece chiusi in un ghetto spopolato, in preda ai fantsmi della solitudine.

venerdì 19 aprile 2013

Diritto e condiscendenza.

Il Papa ha irriso i lavoratori vaticani che avevano dovuto lavorare straordinariamente per il Conclave. Le spettanze, pari a 1.500 euro saranno trattenute dal tesoriere e costituiranno un credito nel giudizio universale, quando si valuterà la degnità delle loro anime. Il gaucho, che ormai scambia pacche sulle spalle con i festanti popolani di piazza San Pietro, dimostra la stessa estraneità ai diritti del lavoro, che portò, diversi anni fa, all'unico e inutile sciopero dei dipendenti pontifici. La Chiesa francescana si ripropone come custode del pauperismo devoto e del saldo mantenimento di qualsiasi privilegio, sopratutto feudale. Si tratta, infatti, di un francescanesimo gesuitico. Se cominciassero, almeno, a pagare le tasse...ma, anche in questo caso, contraddirrebbero gli interessi con i quali vanno a braccetto, pur pascendo con pastorale sollecitudine, anche il loro spellacchiato popolo di pecoroni.

Le tante genesi della violenza.

Due giovanissimi fratelli Ceceni, di fervente fede islamica ed islamista, rifugiatisi con la famiglia, negli Stati Uniti. La matrice islamica dunque esiste all'origine della tentata strage di Boston, ma è impersonata non da qualche unità combattente collegata ai gruppi attivi in Palestina e nei Paesi arabi invasi dall'esercito americano o franco-inglese. Si tratta di emigrati, nemici di Vladimir Putin, che, dal loro imprinting ideologico hanno lasciato crescere un sentimento di estraneità e di ostilità verso l'ospitante "popolo arrogante", come lo definì Bin Laden. L'episodio va ad inscriversi in un recente fenomeno che ha visto protagonisti anche isolati "terroristi" statunitensi, sia in fogge pubblicitarie, sia in espressioni private, che hanno portato sempre a morte i protagonisti, in una camera di esecuzione o in conflitti a fuoco con i poliziotti che li braccavano. La reazione degli Stati Uniti è sempre stata elementare e infantile, vetero testamentaria e omicida, alimentata dai sentimenti primordiali e non educati delle mille sette protestanti, particolaristiche e autofinanziate dai fedeli che si comprano la professione di fede, il training autogeno della loro dimessa psiche. Il potere si mostra sempre in forme violente e sicure della propria forza e conta sull'approvazione parimenti violenta e vendicativa delle comunità locali e diffusamente nazionali, sulle quali si fonda il giudizio giurisprudenziale delle Corti popolari dei suoi tribunali. Ma la sicurezza interiore , dopo l'accantonamento dei principi che aveva informato l'America dei precedenti cento anni, mostra segni di crescente contraddizione e indebolimento.

Papi e regnanti o reggitori.

Ieri Marini e Rodotà, oggi Prodi e Rodotà, i partitini e le correnti agitano i loro candidati, perfino il governo tecnico propone un commissariamento prefettizio per domani. Fra la foia di tutela degli interessi sovranazionali e quelli ponderosi, ma di nicchia, indigeni, qualche piccolo Ras si ripropone, dall'estero dove si rifugia per sfuggire allo stress. Non si capisce perchè il PD rifiuti Stefano Rodotà, che è stato il primo presidente del suo recente antenato, il PDS. Forse perché è sempre stato un indipendente di sinistra, un illuminista giuridico, esegeta dei diritti che fanno raggricciare la pelle, sia ai già comunisti, sia ai cattolici che compongono ecumenicamente, ma ibridamnete il maggior partito popolare? Infatti, Rodotà ha insegnato per anni alla Sorbona e anche nei modi, nell'aspetto e nell'eloquio, assomiglia a un filosofo dell'enciclopedismo in veste di dignitario della Corte del Roi Soleil. Domani con chi dovrà vedersela Rodotà, che aveva preso anche 37 voti del PDL, che oggi gli sono mancati perché montiani e berlusconiani sono saliti sull'Aventino per paura di Prodi, meno succube dei diktat europei e meno legato ai circoli economici e finanziari più esclusivi, oltre che autentico ba-bau di Berlusconi. Allora, avanti con il penoso spettacolo di una coorte da Basso Impero, in un contesto sud americano sempre più accentuato.

giovedì 18 aprile 2013

Congiurati.

Mentre l'Italia è sempre più simile ad una repubblica sud americana, l'elezione del Presidente della Repubblica, a cura delle camere riunite e dei delegati di maggioranza delle Giunte regionali, rappresenta un punto d'equilibrio, sempre più incerto, per le forze che concorrono alla sua elezione e che stabiliscono fra di loro e con lui, un impegno di mediazione sistematica per l'assetto di potere che si costituisce e che lo elegge, pur nel mutare delle circostanze che si determineranno durante un mandato troppo lungo. Per tutto questo, siamo costretti ad assistere all'empio tramestio di queste ore, mentre nella coscienza popolare, un candidato non eversivo verso la rappresentanza parlamentare, sarebbe probabilmente espresso con chiarezza dalla maggioranza degli italiani. Ormai è proprio la rappresentanza ad essere messa in discussione , non solo per l'inverecondo gioco di candidature e divieti, intessuto in una miriade di riunioni informali, ma anche e soprattutto dal rifiuto crescente di farsi rappresentare da chicchessia che emerge imperioso dalle violente contestazioni agli apparati, del tutto avulsi dai sentimenti della base. Ragione di più per delegare l'elezione del Presidente della Repubblica al popolo, senza per questo identificarlo e nominarlo come il cape dell'esecutivo, ma solo come il garante della volontà popolare prevalente, per un tempo non superiore ad una legislatura.

mercoledì 17 aprile 2013

Cronache di un altro mondo.

Gli orsi bruni del Canada sono ancora in letargo. A Toronto la temperatura è ancora di 6°-. Fra un mese ci sarà il disgelo e i plantigradi, onnivori e - secondo me tanto simili all'uomo, che da bambino pensavo che ne fossimo un'evoluzione - si sveglieranno dimagriti di una ventina-trentina di chili. Avrei bisogno anch'io di andare in letargo. Al risveglio saranno affamatissimi e, in attesa che le api producano il miele di cui sono ghiottissimi, tanto che non si curano delle dolorose punture che pure avvertono e continuano nel sabba godereccio al prezzo dell'afflizione che, comunque, non li conduce a morte, si ciberanno di ortaggi e piccoli mammiferi. Poi prolificheranno e le mamme orse, con i piccoli di cui sono gelose custodi, saccheggeranno i frutteti, fino a spogliarli, fin dentro i giardini privati. Quando i salmoni, gravidi di caviale, risaliranno contro corrente le rapide sempre gelide, per la deposizione, verso il traguardo saranno carpiti dagli orsi in agguato a metà del fiume e dilaniati, spezzati a metà con un sol morso e branditi, per quel che ne resta, fino alla loro consumazione completa a mo' di pasto. Cieco disordine della natura, nel quale gli uomini presuntuosi cercano di individuare delle leggi, desumendole dalla bulimia riproduttiva e dalle necessità e possibilità fagocitatrici degli animali di stazza superiore, inventandosi anche una suggestiva catena alimentare. Vero è, invece, che gli atti che si consumano nel mondo biologico, non hanno nessuno scopo e nessun obiettivo che non riguardi la sopravvivenza a scapito di altri, senza nessuna gerarchia che non sia di fatto. Non c'è alcun disegno e non bisogna trarre nessuna filosofia dalla constatazione della crudeltà e malvagità, senza criterio, della natura. Nel mondo della cosiddetta cultura, si agitano le interpretazioni ad ogni mutamento del clima sociale. Non si smette di cercare ammaestramenti dalla descrizione degli eventi, già modificatrice della realtà empirica, senza riguardo alle caratteristiche che hanno prodotto difficoltà e drammi, principale elemento di attenzione comunicativa, per ammonire ed intimidire, per indicare colpevoli e capri espiatori di un disagio di cui siamo stati invece artefici. Due terzi dell'isola di Cipro - quella che dovrebbe essere democratica - sono in condizione di sostanziale dipendenza, ma si erano già feriti da soli a causa dei levantinismi e della corruzione, situazione del tutto analoga alla nostra. Ciò non di meno, la riduzione delle nazioni e degli Stati al degradato ruolo di aziende, soggette ai piani di rientro delle istituzioni finanziarie sovranazionali, altera e suborna il criterio della sovranità nazionale e mette in mora la democrazia sostanziale di ciascun Paese coinvolto. Questo dato è sottaciuto, ma deve essere imprescindibile per la coscienza critica delle nazioni, nonostante l'evidente demando delle istituzioni nazionali al governo effettivo della troika, che lascia libere - alle condizioni di cui sopra - solo le lotte di potere e di riposizionamento endogene. A me sembra che la grottesca e sanguinosa vicenda dei due fucilieri di marina, di scorta armata ad una petroliera privata, per l'improvvido rambismo del ministro La Russa, che aveva confuso i termini della missione militare con quelli di un qualsiasi contractor, ci abbia posto nella condizione di azzeccagarbugli, dapprima, di furbastri da dozzina poi, da potenza pulcinellesca che subordina i sacri principi sbandierati - comprese le dimissioni del ministro Terzi - ai contratti commerciali. Non sono certo, non solo dell'innocenza dei due fuciliari, ma neppure del buon diritto italiano di giudicare un omicidio avvenuto, per eccesso di sanguinoso zelo, in adiacenza delle coste del Kerala. Il risarcimento cospicuo alle famiglie orbate di un così modesto e faticoso contributo al loro sostentamento, ha avuto il sentore della corruzione, l'andirivieni assolutamente poco serio dei due imputati, è stato il suggello tradizionale della nostra mancanza di attendibilità, di prestigio e di influenza. Ieri, mi pare. è stato l'anniversario, il venticinquesimo dell'assassinio di Roberto Ruffilli, che fu l'ultimo caduto sul fronte, ormai residuale, della lotta armata, quello scaturito dalla crisi indotta dalla repressione statale nei confronti delle Brigate Rosse, all'epoca tutte incarcerate. Nel mondo della lotta armata, la linea politica egemone, tenuta per anni con saldezza dai brigatisti, si era già sfarinata in almeno due linee collaterali e non dialoganti e anche l'attività militare dei militanti si era rarefatta e diluita nel tempo. Eppure, il Partito Comunista combattente fece ancora in tempo ad uccidere un uomo di studi che si stava adoperando per le riforme istituzionali e che non si era abbarbicato a canoni di mera repressione militare e poliziesca. Come Moro, della cui corrente credo che facesse parte, Ruffilli è stato un paradosso della situazione che cercava, con certosino acume, di interpretare e dipanare dialetticamente. Quell'omicidio fu l'ultimo di una serie lunghisima , prima di quello di Marco Biagi. Ma i nodi di quel periodo sono tutti ancora ben ingarbuglaiti in un ginepraio ideologico parallelo al mondo politco e istituzionale, ma perfettamente conservatosi, sia pur mutato, nei prodromi mai rimossi di tanti progetti politici inconciliabili, che si è ritenuto di negare e di superare accantonandoli. Infine, in queste contingenze cronachistiche, l'elezione del Presidente della Repubblica, dopo settimane di giochi sotterranei e miserrimi, destinati, se necessario, a continuare durante le votazioni. La retorica di occasione, come in ogni altra circostanza identica, menziona una non meglio identificata figura che sia custode e garante di una Costituzione da tempo obsoleta e non più rispettata. Ipocrisia a prescindere. A me sembra che sia utile cercare di trovare nella persona del prossimo Presidente un punto di equilibrio e di inzio di dialogo fra il PD e il M5S. La loro collaborazione è l'opzione più logica, sulla base dei risultati elettorali. Purtroppo, le divisioni del PD, sul limite di una scissione che -ritengo - prima o poi avverrà, rendono precaria questa possibilità. Il M5S, arroccandosi, non ha fatto altro che dar seguito agli impegni elettorali e i suoi atteggiamenti da casalinga sono il precipitato dell'occasionalità e dell'inesperienza. Ma la politica eterodiretta, tramite web, conserva interesse ed afficacia e va ancora sperimentata. E' il potenziale partner a essere confuso, perso dietro gli abusati giochi di potere. Un governo convinto con il M5S potrebbe por argine all'arroganza della destra evasiva e fascistoide. Sarebbe un processo delicato, meritevole della più sottile strategia morotea, figlia del costume sociologico nazionale. Sarà capece il PD, di interpretarla?

martedì 16 aprile 2013

Chi di spada ferisce...

Tre morti, due amputati, centottanta feriti di cui venti gravi. Un atto di guerra condotto sul territorio nord americano, il secondo, perpetrato probabilmente dai militanti islamisti, per vendicarsi dei tanti morti, mutilati che la guerra statunistense ha apportato, direttamente o per interposizione di altri soggetti statali, sui loro territori. Forse la risposta all'omicidio di Osama Bin Laden. Quando decisero di contenere il Giappone, trascurando la Cina che di lì a poco sarebbe diventato un continente comunista e ora la prima potenza finanziaria del mondo, subirono l'attacco di Pearl Arbour e si rifecero con due bombe atomiche. Poi, per generazioni, solo attacchi egemonici in giro per il mondo, a marcare l'area d'influenza e d'interesse americana, fino a che sono incappati nella guerra santa islamica che per la prima volta, ha portato sul loro territorio intonso la disperazione e la distruzione. Ebbene, le querimonie sulla guerra non convenzionale sono destituite di fondamento: non si può essere amati e rispettati se si porta la guerra dovunque e quanto è accaduto ne è solo il corollario, inaspettato perché non usuale. Se si esercita violenza e si procura morte a popoli vetero testamentari, in gran parte ancora primmitivi eppur orgogliosi e vendicativi, questo è quanto si ottiene e, sul piano morale, se ne condivide la responsabilità, verso il piccolo Martin che non vivrà, così come verso tanti ignoti piccoli caduti sotto le bombe statunitensi. Anche le contestazioni attese al funerale della Teacher e le manifestazioni di gioia per la sua morte nelle regioni minerarie del Regno unito, sono il frutto della sua condotta insensibile, della quale personalmente non ha patito nessuna conseguenza.

giovedì 11 aprile 2013

Funzioni del Mito.

Osama Bin Laden è stato gettato in mare poco dopo essere stato assassinato. Si voleva evitare il nostalgico ( di ciò che non era mai stato ) culto popolare. Margareth Teachter, che aveva assassinato con indifferenza i suoi connazionali ed ex compagni di condizione sociale, viene conservata fino ad una tardiva inumazione, con una formula che non prevede il funerale di Stato, perché avrebbe dovuto essere approvato dal Parlamento, che avrebbe potuto negarlo. Le spese saranno erariali, ma si eviterà di dichiararlo. Il ritardo e la cerimonia saranno funzionali a crearlo, il culto. Molte casalinghe, qualche sartina, vi aderirà. Come è avvenuto per Lady D.

mercoledì 10 aprile 2013

Smottamenti.

La causa della frana economica risiede nella corruzione, nel clientelismo e nello spreco, ma non ne vanno confusi i termini. Il problema è di etica pubblica, in mancanza della quale, l'esercizio di quella privata espone i cittadini migliori alla svalutazione e alla derisione. I popoli seri conoscono poche regole, il costume, pur libero, è autonomamente responsabile. La pletora maniacale delle proibizioni tradisce una lacunosa formazione civica e il sistematico abuso delle regole stesse che si sovrappongono inutilmente alla prassi reale e alle intime convinzioni. Il clientelismo serve a trasmettere il prestigio, il potere e la ricchezza ai figli di famiglia, a preservargli il girone d'eccellenza e a relegare i meno favoriti, anche a parità o se dotati di maggiori titoli, nella serie B della società. La presunta meritocrazia serve solo ad incentivare la dinamica delle applicazioni e degli adempimenti lavorativi, a compendiare in ciascuna persona la "cura della casa" come se fosse la propria, ma con ritmi e riscontri dettati da altri. Lo spreco va evitato, ma quanto richiesto e previsto per esercitare un'impresa, va assicurato e non deve poter sconfinare nella spilorceria e nella profittevolezza. Questo, semplicemente, distingue un'impresa, uno Stato, una società seria da un'accozzaglia di privatissime ed arbitrarie pretese. Queste cose non sono scritte nelle Tavole della Legge e tanto meno in quelle degli impegni e dei valori. Sono conquiste faticose e insidiate, da assicurarsi partecipativamente in sede politica e, soprattutto, sono conquista di ogni giorno.

Senza rete. Raggiungere la meta o cadere.

Di tanto in tanto, senza che me ne occupi o preoccupi, mi sovvengono abbozzi di espressioni che, coniugate con l'esperienza quotidiana, paiono illuminarne le fattezze, sotto il trucco. Privato, privatizzare sono sinonimi di restrizioni di spese, ma anche di induzione al particolare accordo, su basi sperequate, di interessi nei quali la sostanza, i dané, è comunque poca, non tutela dal futuro, induce ad atteggiamenti conformistici, spionistici, identificativi con realtà immanenti ma arcane, astrazione dalla realtà propria per incursioni mentali nelle icone aliene dell'altrui profitto, in una sottovalutazione ideologica della propria libertà, dignità e responsabilità. Sottomettersi alla materialità del minuto tornaconto altera la percezione delle proprie possibilità e soprattutto della propria veste, ruolo, mansione, trasformandoli da veicolatori subordinati ( alle norme ) di profitto, a creatori e sostituti delle norme medesime. La gestione del Personale, nelle aziende ancor degne, comunque, di questo nome, è demandata alle figure commerciali della medesima, anche senza inquadramenti e responsabilità formali. Metodiche che sono favorite, in via di fatto, anche dalle strutture preposte e centralizzate di Amministrazione del Personale, soprattutto attraverso omissioni e silenzi, che, però, se e quando sono adeguatamente sollecitate, pur esprimendosi in maniera quanto più possibile sfuggente, non possono negare quanto previsto per iscritto. A volte - in realtà che dissimulano la loro natura e che sono più uniche che rare, a dire il vero - capita di ingannarsi circa le facoltà di personaggi, cerimoniosamente appellati, che sotto traccia, per quattro, otto o trenta denari, senza oneri contributivi, avevi confuso con dirigenti accreditati. Se e quando questo avviene, la pressione ambientale, esercitata anche in forme surrettizie, si fa insinuante. Così facendo, la rivendicabilità dei contratti si fa remota e anche la retribuzione si fa precaria in rapporto alle prestazioni imposte. L'arbitrio diventa la regola.

martedì 9 aprile 2013

Divagazioni.

Ieri è morta Margaret Teachter, traditrice del suo popolo, ma non delle sue origini, trattandosi di stirpe bottegaia. Oggi sono in corso festeggiamenti per le strade del Galles e della Scozia e il mondo artistico ne propone la privatizzazione dei funerali. Aderisco con convinzione ad entrambe le iniziative e sono idealmente con i festeggianti. Sempre ieri, alcuni professionisti della raccolta hanno incamerato e dirottato per gli impieghi 10.000.000 di euro, prelevandoli da un furgone blindato della Battistolli. Come non ammirare cotale spirito di squadra, la sinergica proattività dell'azione, la puntuale segnalazione del trasporto eccezionale, i pirotecnici e cinematografici effetti speciali, senza che nessuno si facesse un graffio. Lì per lì, ho pensato che fossimo stati noi a costituirci la riserva necessaria ai più proficui impieghi. Per la copertura della polizza contro i rischi di licenziamento non ci servirebbero - ne sono certo - ma per prestare i soldi a strozzo legale a coloro che sono già fra le fauci di Equitalia, potrebbero venire utili. I poveri notiziari postulano che si possa trattare di un autofinanziamento terroristico: non ci credo, troppo ingente la cifra e troppo sottili le professionalità. I terroristi nostrani si esercitavano sparando ai barattoli, ma ne venivano enfatizzate le gesta per trasmettere il senso di un pericolo incombente che, nei fatti, non c'è mai stato. Al massimo qualcosa potrebbe esservi veicolato fra i mille rigagnoli che alimentano le attività extra-legali. Due ragazzine di quindici anni, in Lombardia si sono autodenunciate per il soffocamento di un sessantasettenne che avrebbe cercato di violentarle tutte e due insieme. Mi sembra più probabile che le due giovinette, in cambio di una ricarica telefonica, qualche spicciolo e altri modesti benefit, accessibili alle finanze di un pensionato, lo blandissero in guise poco impegnative, fino a provocargli un coccolone da eccitazione, che forse lo aveva spinto maldestramente a credere di poter ripetere exploits giovanili e che, ai quali negandosi e colluttando a difesa della propria virtù, potrebbero averne provocato la definitiva estinzione. La Banca delle Marche sta per essere commissariata: aveva fatto una scelta di imprenditoria bancaria collegando la sua fortuna a quella delle moltissime e qualificatissime piccole aziende che costellano il suo territorio. Non poteva prevedere che proprio il tessuto connettivo italiano sarebbe stato impoverito, lacerato e infine distrutto da un tecnico del cupio dissolvi, così come il lavoro e la previdenza da una streghetta irrancidita e frustrata. Finalmente il risultato speculare della propaganda dell'ultimo cavaliere dei nostri prevedibili destini si è materializzato. Lo scorso anno i posti di lavoro ( in meno ) sono stati 1.000.000. Per una congiura di opposti interessi pubblicitari pochi ne hanno parlato e nessuno degli altri ha ripreso un dato oggettivo. Bisogna ormai leggere la stampa estera per avere un quadro attendibile del proprio stato, non ancora alla fase terminale della sua agonia. Chi ne avrà provocato la necrosi sarà oltretutto compatito, alla sua morte, per cristiana condiscendenza. Giovedì scorso non ho commentato le variazioni percentuali presentate in slides fra vari competitors creditizi e mi sono limitato a chiedere verso quali settori merceologici si indirizzassero i nostri impieghi, chi ne fosse il beneficiario e a quali fini, quanto incidessero sugli utili i risparmi retributivi e previdenziali, che costituiscono la vera particolarità della strana banca. A divagare, a quel punto, è stato il relatore. Il congedo è avvenuto nell'auspicio dell'unum sentire che si compendia per i buoni cristiani nella carità e nella misericordia e per gli ebrei nella giustizia. "Noi" dobbiamo essere dei buoni cristiani. Ma gli ebrei non hanno per questo una dignità inferiore.

lunedì 8 aprile 2013

Contestualità.

Contestualmente alla stasi politica e istituzionale sulla quale campeggia un comitato di Saggi che non si sa che cosa stia facendo e delle Camere immobili, pur dotate di presidenti e di potenziali ordini del giorno, lo spread oscilla, si espande e si contrae, sale e scende ma non esce dagli argini, come ha fatto e come potrebbe fare. Sembra attendere di vedere se la terapia suggerita, anche se è venuta meno la foia da pronto soccorso, che ha massacrato e mortificato solo la previdenza e drenato la liquidità, verrà, anche surrettiziamente applicata, riservandosi di strippare sulle temperature per pungolare i renitenti alla cura. Stranezze e imperscrutabilità della finanza, che ci vede, ci controlla, che sembra comprendere le difficoltà dei "medici" al nostro capezzale, ma è pronta a far precipitare la crisi, fino a convincerci della sua ineluttabilità, pur lasciando sul campo, come dopo una battaglia o durante un'epidemia, una distesa cenciosa alle intemperie.

Insignificanze.

Prima che l'insignificanza del corpo politico venga ricoperta dal sudario delle "larghe intese", versione rianimata trasformisticamente del "compromesso storico", che costò la vita al suo ideatore, Aldo Moro, è opportuno fare mente locale circa l'assoluta inconsistenza, direi ormai mancanza di realtà dei 945 parlamentari italiani. Al di là del vocio, un sottofondo di cui nessuno si cura, il Parlamento nazionale e lo stesso Governo, tenuto in vita con accanimento, mostrano la loro assoluta superfluità, tranne che per ratificare le ingiunzioni della U.E, del F.M.I. e della B.C.E. La democrazia, tanto invocata se e quando fa comodo agli interessi finanziari o geo-strategici, viene messa in naftalina, negata anche con mezzi violenti, all'occorrenza, quando vi contrasta e gli stessi uomini, le stesse donne ( dove sono le differenze di genere? Consistono in qualche cosa di positivo? )si mettono in favore di vento e, pur di restare al loro posto inutile ma privilegiato, fanno gli gnorri e continuano a sostenere che ancora sussista, anche se ormai, in numero esorbitante, non fanno che tradurre e prendere atto di quanto congiura alla decadenza di un popolo - il loro - senza battere ciglio al proposito. Il processo, in Italia, ha subito solo un'accelerazione, rispetto al lento e sistematico dissolvimento di decenni di conquiste sociali, alcune realizzatesi autoritariamente anche in periodo fascista e a lungo reiterate nel dopo guerra, fra sprechi, clientelismi, ma anche attraverso la fattiva creazione di numerosi posti di lavoro. I sindacati "supplenti", durante i due Governi di centro-sinistra, hanno affiancato e coperto il camaleontismo di tutti i partiti politici, in gran parte trasformatisi in movimenti...simili a quelli del cavalier che credeva di essere in battaglia ed era morto.

Senza rimpianti.

Margaret Teacther se ne è andata. Ha rappresentato quel processo di ristrutturazione dell'economia che, insieme all'annientamento di fatto delle Trade Unions, ha cancellato prospettive e speranze di un'intera generazione di Inglesi che non hanno mai acceduto al lavoro. Insieme a Reagan, ha rappresentato la reazione capitalistica come solo la figlia di un droghiere avrebbe potuto. L'improbabile Lady, che si presentò in lutto alla televisione, allorché dichiarò guerra alla dittatura argentina - fece la stessa rappresentazione quando gli hooligans uccisero i tifosi italiani a Bruxelles, prima della finale di Coppa dei campioni, fra Juventus e Liverpool - che aveva occupato le Malvinas per distrarre l'opinione nazionale dalla sua rapida crisi e che, nelle Falklands riconquistate, quando tutti ignoravano che si trovassero in prossimità di giacimenti energetici, consentì senza intervenire che si compissero carneficine e sevizie nei confronti di soldati di leva intorno ai diciannove anni, durante battaglie notturne agli infrarossi e, dopo aver riconquistato le posizioni, nei confronti di prigionieri che li avevano fronteggiati senza addestramento e con vecchi catenacci appena funzionanti. I mercenari nepalesi, i Gurka, compirono ogni sorta di efferratezza sui giovani Argentini, dopo averne uccisi moltissimi, all'arma bianca. Con la stessa indifferenza, seviziò i suoi connazionali poveri, mettendo in atto con largo anticipo gli stessi progetti che, su base continentale, stanno facendo strame di proletari e medio ceto, di gente senza qualifiche e di laureati provenienti da famiglie di lavoratori, ad opera di Governi quisling e di Parlamenti impotenti e strumentali alla sopravvivenza dei propri componenti. Non provo sentimenti per persone del genere, non credo che ne abbiano avuti per gli altri. E' come se avessi saputo che era morta la Fornero, versione ipocrita del thactherismo.

domenica 7 aprile 2013

Climi finanziari.

Non c'è identità climatica per i protagonisti, attivi e passivi, delle vicende finanziarie. Da Washington a Baku, da Parigi a Mosca, dodicimila società, in centosettanta Paesi, sono coinvolte in un giro d'affari da trentaduemila miliardi di dollari. Gli Italiani noti in elenco sono duecento. I protagonisti passivi sono i popoli, come è evidente; quanto agli attivi, vi si annoverano oligarchi ex politici e politici in servizio permanente effettivo. Le banche sono impegnate a fornire ai propri clienti strategici, compagnie coperte dal segreto nelle Isole Vergini e in altri paradisi turistici e fiscali, conugando mirabilmente l'utile al dilettevole dei loro complici. Non ne ha parlato qualche foglio redatto in scantinati, ma il Guardian, Washington Post, Le Monde e Sueddeutsche Zeitung. Negli articoli vengono indicati il primo ministro della Georgia Bidizina Ivanishvili, sconosciuti oligarchi pakistani, thailandesi e insonesiani, il britannico Neil gaitely, direttore della Tamalaris consolitated Ltd, che per conto della U.E. opera a favore della compagnia di navigazione iraniana. in Francia è coinvolto il tesoriere del Presidente Hollande. In Italia, per ora, al centro dell'inchiesta ci sono i più importanti Studi di commercialisti. I documenti sono stati ottenuti dalla Commonwealth Trust Limited e dalla Portcullis Trustnet. A veicolare le notizie e a corredarle di prove sarebbe stata l'informatica, internet, altrettanto utile alle trafugazioni di denaro. Sputtanato l'ex Ministro delle finanze della Mongolia e vice Presidente del Parlamento, tale Bayartsogt Sangajav, detentore di una società offshore cinese, che si sarebbe arricchito quando era alla guida della Banca asiatica dello sviluppo: il suo. La famiglia dell'ex dittatore delle Filippine non si smentisce, anche la figlia Imee Marcos, dopo il padre e la madre, ha fatto incetta di risorse pubbliche, le stesse che gli evasori si rifiutano di incrementare e che considerano - non senza qualche ragione attinente a chi le gestisce, così simile a loro - espropriatrice delle "loro" esclusive ricchezze, decontestualizzate. Si prosegue con il Presidente dell'Azerbaijan IIham Aliyev con tutta la sua famiglia, i cui beni sono gestiti da un certo Hassan Gozal della BTP con contratti pubblici a Baku. La comunità finanziaria mondiale opera e si sostiene internazionalmente, senza riguardi post ideologici, politici o di interessi strategici. Infatti, si fanno solo i loro. Non potevano mancare gli amici di Putin, tra cui la Sig.ra Olga Shuvalova, moglie del vice primo ministro Igor Shuvalov, molto attivi alle Bahamas. Gli Statunitensi sono quattromila. Anche fra di loro, le mogli risultano protagoniste, quando compare un marito, è coniuge di una senatrice. Non manca un "graziato" per evasione fiscale da Clinton, in quanto benemerito finanziatore delle campagne elettorall democratiche. E' recidivo l'avvocato ed ex politico candese, Tony Merchant, sostituito al Senato dalla moglie Pana Merchant. In Spagna, la baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza, vedova del miliardario Thyssen ( quello della Thyssen di Torino, che risparmiava sulle misure di sicurezza )e collezionista d'arte, usava le holding societarie per comperare opere d'arte e rivenderle a Christies e Sotheby's. Baronessa, per modo di dire. Gli avvocati analizzano in queste ore i dettagli delle convenzioni internazionali sul segreto bancario.

L'A.I.D.S. sociale..

Quando la crisi sistemica da ristrutturazione sarà alle spalle e con soave superficialità, chissà chi e chissà quando, tornerà a baloccarsi con gli egoismi stupidi e miopi della propria inconsapevolezza, quanto accade e accadrà sarà come se non fosse mai avvenuto. Ma si ripeterà. I cavalieri saranno sempre gli appartenenti alla stessa razza antropologicamente padrona e i cavalli sempre della nostra schiatta. Con noi, ci saranno non so quanti cavalli berberi e sul loro carattere regna qualche incertezza. Già ora, nei quartieri periferici, si notano per la pubblica occupazione di tratti di marciapiede, senza che neppure si curino, o che vogliano o che ne abbiano la possibilità, di cambiare di abito: non avvertono ancora l'esigenza di simulare un altro costume. Questa mediocre consapevolezza, insieme all'insipienza imbelle, caratterizza il contegno dei nostri rappresentanti, Si parla meno - mi pare - di degrado ambientale, perché il punto di degrado etico a cui è giunta un'intera classe politica lo oscura e perché molte condizioni indigene vi si stanno uniformando. La rappresentazione offerta dai rappresentanti delle fazioni, dalle massime cariche dello Stato e dal Governo in carica a prescindere, è appunto quella della devastazione di ogni pur minima coscienza etica e della rottura di ogni legame con il popolo di cui si è parte, che, infatti, tace annientato e, nei casi irrecuperabili, si suicida, come avviene anche in Grecia e in Spagna e, verosimilmente, altrove, anche se non se ne ha notizia. La pseudo logica che sostiene quanto dicono e fanno i politici è il sintomo più vistoso della patologia mentale che li guida. Mentre il popolo langue e muore, chi lo dovrebbe rappresentare galleggia sulla putrefatta nazione, cercando sostegno per sé nella finanza senza volto che guida tutto e tutti, nel mondo e in Europa. E' una guida alla distruzione. Eppure, finché non si è toccati personalmente, quando cioè è troppo tardi per rimediare e si constata l'indifferenza circostante, non ci se ne cura, costeggiando la linea porosa dell'inconsapevolezza della violenza insita nel contesto ma anche, potenzialmente, nelle proprie azioni ed omissioni. Salvo poi dichiararsi innocenti di tutto, con archetipici sofismi, a fenomeno esaurito e senza immunizzazioni per le sue inevitabili manifestazioni mutanti e future.

Epiloghi e prodromi.

La situazione economica e politica attuale, mentre si attende che l'elezione di un garante degli assetti di potere dei partiti e dei movimenti si compendi nella formazione di una maggioranza di governo per un anno o poco più, non potrebbe essere più da basso impero di come è e di come è stata in altri frangenti recenti della nostra storia nazionale. Allora era la D.C. a condensare e frullare gli ingredienti secondo le dinamiche delle sue correnti e le influenze esterne, atlantiche e vaticane, ora tocca al P.D., al termine del suo percorso post comunista e post tangentopoli, fatta esplodere ad arte quando i tempi lo hanno consentito, nella dinamica perversa del potere, fra le istituzioni. La destra, infatti, ha illusioni cicliche da proporre, rappresentazioni sceniche, orizzonti di gloria: sempre i suoi. Mentre tutto questo accade, silenti e defilati, due manipoli di nominati - nonostante siano state appena tenute delle elezioni politiche - maieuticamente assistono al parto convulso. Siamo in una fase topica della crisi, indotta dalle politiche finanziarie iniziate negli anni '80, involutasi in mille aggregazioni, innesti e amputazioni e che è sfociata nell'insostenibilità dei bilanci di quasi tutti gli Stati dell'area dell'euro, rappattumatisi, per confondere e denegare le responsabilità ( anche del peggior popolaccio beneficiario ) in un contesto teorico, nel quale chi si è trovato nelle migliori condizioni non pare più disposto a fare sconti e ad accollarsi le debolezze altrui. Ma, l'attuale, è anche un grosso momento di ristrutturazione di sistema. Di sistema integrato, nel quale non esistono più le separatezze della guerra fredda, nel quale non esistono più separatezze sentenzianti. Il caso del Monte dei Paschi di Siena è lì a dimostrarlo e a dimostrare anche di che uso "tradizionale" si volesse fare di un'importante entità finanziaria di nicchia, emulsionata nel sistema delle fusioni e delle alleanze degli interessi e dei dané - ora sul punto di scissione, vedrete, vedrete - senza capacità interpretative adeguate circa il processo delle influenze globaliste sulle intenzioni domestiche. La minor coesione degli apparati, saldati alle basi materiali dei "consorzi", aumenta la spregiudicatezza della magistratura, per decenni e decenni incollata alla sua comoda, burocratica inanità, intimidita dalle basse retribuzioni alle quali era legata nell'ambito del settore statale e dal quale si affrancò quando fu chiamata in causa da oppositori armati e poco inclini ai compromessi. Quanto accade non è originale; è già avvenuto alla metà degli anni '60, quando si esaurirono gli effetti del boom che in dieci anni trasformò l'Italia da società agricola in società industriale e cominciarono a manifestarsi criticità anche per i capitalisti ed i reddittuari, che innescarono con i loro comportamenti e con quelli fiancheggiatori delle forze politiche prevalenti di governo, delle varie correnti del reticolo aracnico, il crollo, la trasformazione, delle preesistenti costruzioni economico-imprenditoriali, in parte cessate, ma molto più consistentemente ricostituite in forme non facilmente riconoscibili, con dosaggi nuovi di reggitori, di capitali e di interpreti, ma sempre elaborate nelle già rinomate cucine. Furono invece tempi duri per i lavoratori, che a prezzo di fatica e lotte sociali ( sono oltre 600 dal dopoguerra i caduti ad opera della polizia e dei carabinieri, durante le manifestazioni sindacali, senza contare la carneficina dei caduti e mutilati sul lavoro ). Quando avevano appena finito di stentare per attestarsi su una condizione di sussistenza meno precaria, vi venivano ricacciati, di generazione in generazione, con minime variazioni nella stratificazione delle opportunità. Lo tsunami finanziario ha solo internazionalizzato il fenomeno, del quale l'esportazione dei capitali ha costituito un primo, bigotto prodromo. Bigottismo e provincialismo ben lungi dall'essersi attenuati, a conferma che i danni dello tsunami ricadranno ancora sulle fragili capanne di chi può contare sulle proprie braccia o su svilite competenze. Ancora una volta - perché è un replay, del quale le generazioni che si affacciano al lavoro come una condizione, una speranza, una consuetudine conformistica o una condanna, non hanno memoria né esperienza - si riapre il divario fra aumento delle produttività e paghe basse, anzi, il criterio dell'aggancio dei salari alla produttività, si inverte nella prassi piagnucolosa degli avidi bottegai, sedicenti imprenditori e ne rovescia il valore morale. Si rimanifestano gerarchie fra poveri e discriminazioni al loro interno, mentre la pesantezza degli orari di lavoro trova poche giustificazioni che non siano lo sfruttamento e il conseguente guadagno, in un contesto caratterizzato da innovazioni tecnologiche e da razionalizzazioni dei procedimenti produttivi e stride con la vanesia pubblicità della felicità outlet-consumistica e, soprattutto, con il valore e l'importanza del tempo libero, del pensiero sgombro dall'ossessione della sopravvivenza nell'ecosistema lavorativo. Negli ultimi tre lustri, la redditività è aumentata del 43% e i salari del 7% e, perdurando il silenzio e la passività, certamente a qualcuno non basterà ancora. La chiave di volta del contrasto al triste e ingiusto fenomeno è la contrattazione aziendale, che il padronato respinge, facendo di tutto per trasformarla in una paternalistica accondiscendenza intra moenia, da feudatari, alla quale si prestano per consonanza ideologica pratiche sindacali confidenziali, mentre, invece, l'aumento dei profitti legittima le rivendicazioni dei lavoratori. Siamo in un'epoca di arricchimento crescente per una percentuale numericamnete trascurabile della popolazione ma economicamente preponderante, nella quale sarebbe normale non dover temere il licenziamnto e non dover elemosinare l' assunzione, se il continuo rimescolamento delle carte societarie e le riforme criminali e superficiali di ministruccole meschine, non facilitassero il sadismo delle sempre più concentrate classi privilegiate, diluite in un contesto continentale sfuggente. Lo strumento tecnico di questa revanche reazionaria è stato la disdetta anticipata dei contratti di categoria, di quei settori che erano più sedimentati, ma non più forti, sull'abbrivio della slavina di rappresentanza della sinistra che si era irrobustita nelle lotte. Il grimaldello è stata la disunione sindacale confederale, conforme ai divergenti interessi politici degli ambienti ( i partiti si erano sciolti ) di riferimento . E' rinato - ma è debole e facilmente infiltrabile - l' associazionismo spontaneo. Il sacrificio è spesso la costante della vita, ma l'etica del sacrificio va rifiutata come la subalternità, mentre vanno ripudiate le distinzioni gerarchiche e sociali anacronistiche e, da qui, va rinvigorito l'accumularsi di speranza e di valori condivisi e, al tempo stesso. di domande esigenti. Non c'è nulla di originale in quanto accade: ogni volta che un'esperienza riformatrice ha avvio , si innesca immediatamente e prendono corpo nel tempo, tendenze prima riservate e poi sfacciate che, rapidamente, portano al suo svuotamento, ma la realtà, nelle condizioni sociali date, non cambia. Le storie finiscono, la storia continua.

giovedì 4 aprile 2013

Gesuitismi.

Come avvertito e sospettato fin dalla sogghignante apparizione in bianco al balcone della navata centrale di San Pietro, Francesco Zero è un tanghéro, estroverso latino-americano, incline al bacia-piede plebeo ( è anche una perversione feticistica, praticata nei clubs privées da uomini altrimenti eminenti ). Bergoglio guata sornione e muy macho - per quel che l'età può consentire - le pecorine del suo gregge, le pasce simbolicamente, ma guarda al potere come si conviene al suo ordine, dal quale trae mentalità e ispirazione. Sta probabilmente per rilanciare il dialogo interreligioso con i musulmani, per scaricare il regime dittatoriale laico siriano, l'altro partito Baath dopo quello iracheno, che a Benedetto XVI ispirava ancora sentimenti di corridoi "umanitari" come quelli che nel dopo guerra favorirono la fuga in Argentina - prevalentemente - di tanti criminali nazisti. Anche quelli furono, indiscutibilmente, corridoi vaticani. Ecco il Papa tanghéro aprire ai regimi teocratici islamici e baciare i pedi ad una povera sopravvissuta serba, che forse trova paradisiaca anche la sua esperienza carceraria dopo aver vissuto da bambina o semplicemente sentito narrare delle vicissitudini dei suoi correligionari, sperduti in terra serba e ortodossa, per di più. Nei confronti della prima Chiesa scismatica cristiana - quella ortodossa - che invece verso i musulmani ha nutrito propositi di sterminio, almeno nelle proprie aree di presenza o di influenza, il dialogo che aveva tentato Benedetto XVI, si farà ancora più accidentato e anche questa scelta, ancora in embrione, sembra suggerire un allineamento alla politica statunitense, fomentatrice delle primavere arabe e delle loro successive involuzioni, sotto la parvenza di una democrazia che, con la religione deterministica non può avere nulla da spartire. Pare che voglia farlo secondo il modello gesuitico: aree linguistiche omogenee e pochi coordinatori a Roma. Potrebbe tranquillamente essere - anzi, secondo me, è - un normale presidio di mercato aziendale. In questo modo l'ordine e il modello gesuitico diventano egemoni nel governo della Chiesa, con la quale si sono storicamente scontrati. Il neo Papa sembra prendere atto, in questi termini, del nuovo assetto in via di configurazione e sembra modularsi su di esso, scegliendo di stare al fianco dell'Occidente già crociato, dando mostra di negarne la continuità ideologica e storica e chiedendo implicitamente ai regimi teocratici stemperati di fargli posto nel proselitismo e nell'affiliazione e ai nord americani di frenare un po' lo sviluppo delle Chiese protestanti nel continente latino. E' poco probabile che avvenga perché le Chiese riformate nord americane si basano su di un modello di autosostentamento e di espansione del tutto speculare a quello delle multinazionali e i proselitisti sono remunerati in rapporto al numero di devoti che amminstrano. Fanno così, anche in Italia, i Testimoni di Geova, spesso marito e moglie, con un tenore di vita molto superiore ai loro redditi da lavoro e tenuta regimental-missionaria. Per il gregge, i gesti un po' grossolani e certamente teatrali della sua semplicità, della sua pietà, ad esser generosi poco impegnativa, verso gli sfortunati ed i poveri, che però, per far da comparse alla recita, è previsto che rimangano sempre tali, anzi che ne aumenti a diverse latitudini, il numero. La Chiesa tanghéra partecipa, come fece fin dalle prime evenagelizzazioni nel nuovo mondo ( nuovo, ovviamente, per loro e i conquistadores )al propagarsi della crisi e si ristruttura secondo i canoni del neo capitalismo originario, come il peccato di cui promette la redenzione. Poco m'importa se questo francescano, simile ai frati delle novelle del Boccaccio, sia stato complice o meno della dittatura militare argentina, anche perché, gesuiticamente, ha forse potuto appoggiarla senza parere e estraniarsene senza compromettersi, ma purtroppo, il carattere non esclusivo ma prevalente ai vertici della Chiesa, di un fascismo corporativo, rimodernamento - si fa per dire - del feudalesimo fondiario su cui si è basato il potere e la ricchezza della Chiesa prima della rivoluzione industriale, condannata nel Sillabo, con questo Papa peronista si accentua, senza per questo essere originale. Partecipavo oggi a un seminario sulla crisi del credito e nell'osservare l'incremento/perdita di redditività delle principali banche nazionali e internazionali ho pensato, fra l'altro, che il ridimensionamento della Banca Carige, fosse dovuto ai 50.000.000 di euro in risarcimenti assicurativi alle chiese italiane lesionate dall'ultimo terremoto, dato che la Cassa di Risparmio genovese SpA è assicuratrice di buona parte delle diocesi settentrionali e che recupererà quell'esborso con la riassicurazione obbligatoria di tutte le diocesi italiane, voluta dal Presidente della Conferenza episcopale italiana, Cardinale Bagnasco, belìn anche lui e di casa in Cassa. Le scuole private della diocesi di Bologna chiuderanno la loro attività con il completamento dei cicli di studio in corso. Non accettano più nuove iscrizioni. Ne sopravviveranno tre, emanazioni dell'Opus Dei e di C.L. Sugli asili si sta consumando la battaglia sul finanziamento o meno degli istituti privati. La Costituzione mi pare chiara. Ma, a prescindere da questo, questi progetti riduttivi a cui seguiranno accorpamenti di parrocchie rette da sacerdoti immigrati, va nel senso del taglio dei servizi, della redditività della raccolta, del minor servizio ai "fedeli", come in ogni altra umana intrapresa, mentre le Curie arcivescovili restano zeppe di soldi, per ora inutilizzati. Gesuitismi, appunto.

Non hanno ancora l'età..

E' presto per giudicare il grillismo. La formidabile affermazione è stata ottenuta su una base programmatica che ha riguardato anche i comportamenti da tenere e che fino ad ora sono stati osservati, pur con qualche richiamo fastidioso, ma necessario, per lo meno accettabile alla luce della originalità naif di questi cittadini approdati in Parlamento come tali, come dovrebbe essere, alla fine storica dell'era dei partiti. Per quanto possa apparire paranoico l'arroccamanto contro le influenze inglobatrici della politica rifiutata e denunciata, si tratta della conferma della linea tenuta durante tutta la campagna elettorale. Gli si rimprovera forse di non applicare le giravolte di tutti gli altri partiti e movimenti dopo la chiusura delle urne? Con il pretesto dello spread, le cariatidi, il Consiglio dei Geronti, coloro che traggono pane e companatico dal vocio della politica imbelle ed eterodiretta di questi tempi, cercheranno di ritrasformarsi ancora. Ma detengono le stesse risposte ai problemi sul tappeto dei grillini, con in più una provata vocazione al conformismo e all'opportunismo. Non è tempo ancora di prendersela con i grillini. Perché tacere sul superamento di fatto della Costituzione italiana, sui buffoneschi paradossi di un Parlamento insediato ma inattivo, sulla bicamerale in forma di Comitato dei Saggi, sulla persistenza di un governo dimissionario due volte, per essere stato sfiduciato con aperta dichiarazione dal Pdl e che, pur non avendo richiesto una nuova fiducia al neo costituito Parlamento (al quale avrebbe dovuto rassegnare il proprio mandato anche se fosse stato in carica prima di elezioni ordinariamente indette) sta ricominciando a prendere provvedimenti ben al di sopra dell'ordinaria amministrazione, secondo i dettami della Ue, che non ci concede, a queste condizioni, evidentemente, proroghe accordate a tutti gli altri, Francia compresa? Purtroppo un autoritarismo prima strisciante e ora conclamato ha pervaso tutti i gangli della vita istituzionale e anche di quella civile, soprattutto lavorativa. In una piaggeria molto italiana. Contributo al dibattito sul M5S della rivista Il Mulino.