venerdì 19 aprile 2013

Le tante genesi della violenza.

Due giovanissimi fratelli Ceceni, di fervente fede islamica ed islamista, rifugiatisi con la famiglia, negli Stati Uniti. La matrice islamica dunque esiste all'origine della tentata strage di Boston, ma è impersonata non da qualche unità combattente collegata ai gruppi attivi in Palestina e nei Paesi arabi invasi dall'esercito americano o franco-inglese. Si tratta di emigrati, nemici di Vladimir Putin, che, dal loro imprinting ideologico hanno lasciato crescere un sentimento di estraneità e di ostilità verso l'ospitante "popolo arrogante", come lo definì Bin Laden. L'episodio va ad inscriversi in un recente fenomeno che ha visto protagonisti anche isolati "terroristi" statunitensi, sia in fogge pubblicitarie, sia in espressioni private, che hanno portato sempre a morte i protagonisti, in una camera di esecuzione o in conflitti a fuoco con i poliziotti che li braccavano. La reazione degli Stati Uniti è sempre stata elementare e infantile, vetero testamentaria e omicida, alimentata dai sentimenti primordiali e non educati delle mille sette protestanti, particolaristiche e autofinanziate dai fedeli che si comprano la professione di fede, il training autogeno della loro dimessa psiche. Il potere si mostra sempre in forme violente e sicure della propria forza e conta sull'approvazione parimenti violenta e vendicativa delle comunità locali e diffusamente nazionali, sulle quali si fonda il giudizio giurisprudenziale delle Corti popolari dei suoi tribunali. Ma la sicurezza interiore , dopo l'accantonamento dei principi che aveva informato l'America dei precedenti cento anni, mostra segni di crescente contraddizione e indebolimento.

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