giovedì 18 aprile 2013

Congiurati.

Mentre l'Italia è sempre più simile ad una repubblica sud americana, l'elezione del Presidente della Repubblica, a cura delle camere riunite e dei delegati di maggioranza delle Giunte regionali, rappresenta un punto d'equilibrio, sempre più incerto, per le forze che concorrono alla sua elezione e che stabiliscono fra di loro e con lui, un impegno di mediazione sistematica per l'assetto di potere che si costituisce e che lo elegge, pur nel mutare delle circostanze che si determineranno durante un mandato troppo lungo. Per tutto questo, siamo costretti ad assistere all'empio tramestio di queste ore, mentre nella coscienza popolare, un candidato non eversivo verso la rappresentanza parlamentare, sarebbe probabilmente espresso con chiarezza dalla maggioranza degli italiani. Ormai è proprio la rappresentanza ad essere messa in discussione , non solo per l'inverecondo gioco di candidature e divieti, intessuto in una miriade di riunioni informali, ma anche e soprattutto dal rifiuto crescente di farsi rappresentare da chicchessia che emerge imperioso dalle violente contestazioni agli apparati, del tutto avulsi dai sentimenti della base. Ragione di più per delegare l'elezione del Presidente della Repubblica al popolo, senza per questo identificarlo e nominarlo come il cape dell'esecutivo, ma solo come il garante della volontà popolare prevalente, per un tempo non superiore ad una legislatura.

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