martedì 16 aprile 2013

Chi di spada ferisce...

Tre morti, due amputati, centottanta feriti di cui venti gravi. Un atto di guerra condotto sul territorio nord americano, il secondo, perpetrato probabilmente dai militanti islamisti, per vendicarsi dei tanti morti, mutilati che la guerra statunistense ha apportato, direttamente o per interposizione di altri soggetti statali, sui loro territori. Forse la risposta all'omicidio di Osama Bin Laden. Quando decisero di contenere il Giappone, trascurando la Cina che di lì a poco sarebbe diventato un continente comunista e ora la prima potenza finanziaria del mondo, subirono l'attacco di Pearl Arbour e si rifecero con due bombe atomiche. Poi, per generazioni, solo attacchi egemonici in giro per il mondo, a marcare l'area d'influenza e d'interesse americana, fino a che sono incappati nella guerra santa islamica che per la prima volta, ha portato sul loro territorio intonso la disperazione e la distruzione. Ebbene, le querimonie sulla guerra non convenzionale sono destituite di fondamento: non si può essere amati e rispettati se si porta la guerra dovunque e quanto è accaduto ne è solo il corollario, inaspettato perché non usuale. Se si esercita violenza e si procura morte a popoli vetero testamentari, in gran parte ancora primmitivi eppur orgogliosi e vendicativi, questo è quanto si ottiene e, sul piano morale, se ne condivide la responsabilità, verso il piccolo Martin che non vivrà, così come verso tanti ignoti piccoli caduti sotto le bombe statunitensi. Anche le contestazioni attese al funerale della Teacher e le manifestazioni di gioia per la sua morte nelle regioni minerarie del Regno unito, sono il frutto della sua condotta insensibile, della quale personalmente non ha patito nessuna conseguenza.

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