domenica 7 aprile 2013

L'A.I.D.S. sociale..

Quando la crisi sistemica da ristrutturazione sarà alle spalle e con soave superficialità, chissà chi e chissà quando, tornerà a baloccarsi con gli egoismi stupidi e miopi della propria inconsapevolezza, quanto accade e accadrà sarà come se non fosse mai avvenuto. Ma si ripeterà. I cavalieri saranno sempre gli appartenenti alla stessa razza antropologicamente padrona e i cavalli sempre della nostra schiatta. Con noi, ci saranno non so quanti cavalli berberi e sul loro carattere regna qualche incertezza. Già ora, nei quartieri periferici, si notano per la pubblica occupazione di tratti di marciapiede, senza che neppure si curino, o che vogliano o che ne abbiano la possibilità, di cambiare di abito: non avvertono ancora l'esigenza di simulare un altro costume. Questa mediocre consapevolezza, insieme all'insipienza imbelle, caratterizza il contegno dei nostri rappresentanti, Si parla meno - mi pare - di degrado ambientale, perché il punto di degrado etico a cui è giunta un'intera classe politica lo oscura e perché molte condizioni indigene vi si stanno uniformando. La rappresentazione offerta dai rappresentanti delle fazioni, dalle massime cariche dello Stato e dal Governo in carica a prescindere, è appunto quella della devastazione di ogni pur minima coscienza etica e della rottura di ogni legame con il popolo di cui si è parte, che, infatti, tace annientato e, nei casi irrecuperabili, si suicida, come avviene anche in Grecia e in Spagna e, verosimilmente, altrove, anche se non se ne ha notizia. La pseudo logica che sostiene quanto dicono e fanno i politici è il sintomo più vistoso della patologia mentale che li guida. Mentre il popolo langue e muore, chi lo dovrebbe rappresentare galleggia sulla putrefatta nazione, cercando sostegno per sé nella finanza senza volto che guida tutto e tutti, nel mondo e in Europa. E' una guida alla distruzione. Eppure, finché non si è toccati personalmente, quando cioè è troppo tardi per rimediare e si constata l'indifferenza circostante, non ci se ne cura, costeggiando la linea porosa dell'inconsapevolezza della violenza insita nel contesto ma anche, potenzialmente, nelle proprie azioni ed omissioni. Salvo poi dichiararsi innocenti di tutto, con archetipici sofismi, a fenomeno esaurito e senza immunizzazioni per le sue inevitabili manifestazioni mutanti e future.

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