mercoledì 17 aprile 2013

Cronache di un altro mondo.

Gli orsi bruni del Canada sono ancora in letargo. A Toronto la temperatura è ancora di 6°-. Fra un mese ci sarà il disgelo e i plantigradi, onnivori e - secondo me tanto simili all'uomo, che da bambino pensavo che ne fossimo un'evoluzione - si sveglieranno dimagriti di una ventina-trentina di chili. Avrei bisogno anch'io di andare in letargo. Al risveglio saranno affamatissimi e, in attesa che le api producano il miele di cui sono ghiottissimi, tanto che non si curano delle dolorose punture che pure avvertono e continuano nel sabba godereccio al prezzo dell'afflizione che, comunque, non li conduce a morte, si ciberanno di ortaggi e piccoli mammiferi. Poi prolificheranno e le mamme orse, con i piccoli di cui sono gelose custodi, saccheggeranno i frutteti, fino a spogliarli, fin dentro i giardini privati. Quando i salmoni, gravidi di caviale, risaliranno contro corrente le rapide sempre gelide, per la deposizione, verso il traguardo saranno carpiti dagli orsi in agguato a metà del fiume e dilaniati, spezzati a metà con un sol morso e branditi, per quel che ne resta, fino alla loro consumazione completa a mo' di pasto. Cieco disordine della natura, nel quale gli uomini presuntuosi cercano di individuare delle leggi, desumendole dalla bulimia riproduttiva e dalle necessità e possibilità fagocitatrici degli animali di stazza superiore, inventandosi anche una suggestiva catena alimentare. Vero è, invece, che gli atti che si consumano nel mondo biologico, non hanno nessuno scopo e nessun obiettivo che non riguardi la sopravvivenza a scapito di altri, senza nessuna gerarchia che non sia di fatto. Non c'è alcun disegno e non bisogna trarre nessuna filosofia dalla constatazione della crudeltà e malvagità, senza criterio, della natura. Nel mondo della cosiddetta cultura, si agitano le interpretazioni ad ogni mutamento del clima sociale. Non si smette di cercare ammaestramenti dalla descrizione degli eventi, già modificatrice della realtà empirica, senza riguardo alle caratteristiche che hanno prodotto difficoltà e drammi, principale elemento di attenzione comunicativa, per ammonire ed intimidire, per indicare colpevoli e capri espiatori di un disagio di cui siamo stati invece artefici. Due terzi dell'isola di Cipro - quella che dovrebbe essere democratica - sono in condizione di sostanziale dipendenza, ma si erano già feriti da soli a causa dei levantinismi e della corruzione, situazione del tutto analoga alla nostra. Ciò non di meno, la riduzione delle nazioni e degli Stati al degradato ruolo di aziende, soggette ai piani di rientro delle istituzioni finanziarie sovranazionali, altera e suborna il criterio della sovranità nazionale e mette in mora la democrazia sostanziale di ciascun Paese coinvolto. Questo dato è sottaciuto, ma deve essere imprescindibile per la coscienza critica delle nazioni, nonostante l'evidente demando delle istituzioni nazionali al governo effettivo della troika, che lascia libere - alle condizioni di cui sopra - solo le lotte di potere e di riposizionamento endogene. A me sembra che la grottesca e sanguinosa vicenda dei due fucilieri di marina, di scorta armata ad una petroliera privata, per l'improvvido rambismo del ministro La Russa, che aveva confuso i termini della missione militare con quelli di un qualsiasi contractor, ci abbia posto nella condizione di azzeccagarbugli, dapprima, di furbastri da dozzina poi, da potenza pulcinellesca che subordina i sacri principi sbandierati - comprese le dimissioni del ministro Terzi - ai contratti commerciali. Non sono certo, non solo dell'innocenza dei due fuciliari, ma neppure del buon diritto italiano di giudicare un omicidio avvenuto, per eccesso di sanguinoso zelo, in adiacenza delle coste del Kerala. Il risarcimento cospicuo alle famiglie orbate di un così modesto e faticoso contributo al loro sostentamento, ha avuto il sentore della corruzione, l'andirivieni assolutamente poco serio dei due imputati, è stato il suggello tradizionale della nostra mancanza di attendibilità, di prestigio e di influenza. Ieri, mi pare. è stato l'anniversario, il venticinquesimo dell'assassinio di Roberto Ruffilli, che fu l'ultimo caduto sul fronte, ormai residuale, della lotta armata, quello scaturito dalla crisi indotta dalla repressione statale nei confronti delle Brigate Rosse, all'epoca tutte incarcerate. Nel mondo della lotta armata, la linea politica egemone, tenuta per anni con saldezza dai brigatisti, si era già sfarinata in almeno due linee collaterali e non dialoganti e anche l'attività militare dei militanti si era rarefatta e diluita nel tempo. Eppure, il Partito Comunista combattente fece ancora in tempo ad uccidere un uomo di studi che si stava adoperando per le riforme istituzionali e che non si era abbarbicato a canoni di mera repressione militare e poliziesca. Come Moro, della cui corrente credo che facesse parte, Ruffilli è stato un paradosso della situazione che cercava, con certosino acume, di interpretare e dipanare dialetticamente. Quell'omicidio fu l'ultimo di una serie lunghisima , prima di quello di Marco Biagi. Ma i nodi di quel periodo sono tutti ancora ben ingarbuglaiti in un ginepraio ideologico parallelo al mondo politco e istituzionale, ma perfettamente conservatosi, sia pur mutato, nei prodromi mai rimossi di tanti progetti politici inconciliabili, che si è ritenuto di negare e di superare accantonandoli. Infine, in queste contingenze cronachistiche, l'elezione del Presidente della Repubblica, dopo settimane di giochi sotterranei e miserrimi, destinati, se necessario, a continuare durante le votazioni. La retorica di occasione, come in ogni altra circostanza identica, menziona una non meglio identificata figura che sia custode e garante di una Costituzione da tempo obsoleta e non più rispettata. Ipocrisia a prescindere. A me sembra che sia utile cercare di trovare nella persona del prossimo Presidente un punto di equilibrio e di inzio di dialogo fra il PD e il M5S. La loro collaborazione è l'opzione più logica, sulla base dei risultati elettorali. Purtroppo, le divisioni del PD, sul limite di una scissione che -ritengo - prima o poi avverrà, rendono precaria questa possibilità. Il M5S, arroccandosi, non ha fatto altro che dar seguito agli impegni elettorali e i suoi atteggiamenti da casalinga sono il precipitato dell'occasionalità e dell'inesperienza. Ma la politica eterodiretta, tramite web, conserva interesse ed afficacia e va ancora sperimentata. E' il potenziale partner a essere confuso, perso dietro gli abusati giochi di potere. Un governo convinto con il M5S potrebbe por argine all'arroganza della destra evasiva e fascistoide. Sarebbe un processo delicato, meritevole della più sottile strategia morotea, figlia del costume sociologico nazionale. Sarà capece il PD, di interpretarla?

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti