venerdì 22 maggio 2009

Milone

Caro Milone,
fuori dall'uscio della tua nuova filiale, per pochi centesimi lavora per la diffusione del giornale di strada, un romeno, di chiara etnia Rom.
Qualora non lo sapessi, i Rom sono una tradizionale etnia gitana, hanno una loro lingua, delle loro leggi e, come tutti coloro che sono dotati di una propria identità, incongruente con quella convenzionale, vivono ai margini e sono stati oggetto di persecuzioni. Il lavoro è umile, ma lo sguardo tradisce fierezza interiore, un nocciolo duro che nessuno può scalfire.
Per una strana impressione che ha ricavato di me, mi accenna talvolta ai suoi problemi esistenziali, che sono il pane quotidiano e una tenda per sé e per la moglie. Ieri aveva bisogno di dieci euro per pagarsi la casacca - praticamente uno straccio - col quale deve distribuire il giornale dei senza fissa dimora, che il suo Capo gli fa pagare periodicamente "perchè i diffusori sono trenta e gli aspiranti sessanta".
Per ogni euro incassato, devono al Capo 0,52 centesimi.
Mi è venuta in mente l'azienda meritocratica per la quale tu ti esibisci, quando ci addebita i bolli. Non per i bolli in sé e per sé, ma per l'univoco indirizzo mercantile che applica alla sua attività e al nostro lavoro. Tanto, qualcuno che lotta per lei lo trova sempre e non si perita neanche di dissimularlo, anzi: lo addita ad esempio.

mercoledì 20 maggio 2009

Milone

Milone, i disservizi si abbattono sui nostri clienti che, a costo di passare la domenica a spulciare i conti e i trattamenti, che, con tutte le forze, abbiamo cercato di occultare, e confrontarli con le brochures mendaci, ci fanno il contro pelo mentre, balbettanti, suggeriamo loro di essere sereni, perché tutto andrà comunque bene....madama la marchesa.
Comunque, finalmente è primavera e presto potremo riprendere alcune sane abitudini da troppo trsacurate: defecare nei campi, spiare le coppiette in collina, copulare, a nostra volta, all'aperto, mettere i nuovi, avveniristici, occhaili da sole.
Il tepore ci induce ad una languida pigrizia, da coltivare con bibite fresche, cibi fragranti, succulenti gelati.

Milone

Nonostante il trascorrere del tempo, mi accade di meravigliarmi per le caratteristiche, ormai genetiche, dell'homo bancarius.
Puntualità pedante, con attitudine al sorriso da cameriere che si è appena grattato i maroni in cucina.
Che queste caratteristiche si evidenzino anche in Credem, dove il personale non è gratificato se non in acronimi o quando è indispensabile per continuare ad essere utilizzato proattivamente, anche sul piano territoriale, lascia, di primo acchito, perplessi.
Ma conoscendo l'atavica attitudine dell'homo bancarius a tradurre la vita in convenienze e non...toglimi una curiosità, Milone:li paghi in nero per farli svolazzare or quà or là? Casomai con i soldi di tutti, che il sindacato ( unico ) ti ha permesso di indirizzare solo verso le tasche dei "meritevoli"?

Milone

Milone,
sei un piccolo, avido usuraio.
Se per fare un bonifico con le tue primordiali procedure, devo riconoscerti un aggio ( mi dirai, scontato di 0,50 euro ), mi congratulo con me stesso per aver mantenuto i miei conti in una banca diversa.....da questa di Paperino.

Milone

Se avanzo seguitemi!
Se indietreggio sparatemi!!

domenica 17 maggio 2009

Le fobie antimmigrati di Guido ceronetti

Micromega, già le ragioni del socialismo, oggi rivista di filosofia e, nei fatti, megafono confuso - come nella migliore tradizione socialista italiana - della polemica antigovernativa ( quando al governo c'è Berlusconi ), se la prende con un articolo dell'inclassificabile uomo di cultura Guido ceronetti, perché, "pur godendo di una pensione pubblica" che avaramente lo Stato talvolta concede ai suoi luminari in difficoltà, si è permesso di pubblicare sulla Stampa della sua città, Torino, un articolo critico verso l'accoglienza indiscriminata dei migranti, segnalandone, dal suo punto di vista, i pericoli.
Ceronetti è vegetariano, schifiltoso ed erudito. Come altri eruditi - vedi l'antropologa Ida magli - paventa gli inquinamenti culturali, soprattutto quelli indotti da e sulle masse, senza curarsi delle convenienze economiche dei corifei della società meticcia. In tutta la sua opera, Ceronetti non si perita di valutare, in termini aristocratico-culturali, situazioni, modi, tendenze e prospettive, in ciò accompagnato, inconsapevolmente, da tanti poveri Cristi, privi di culture alternative o di rassicuranti mezzi materiali.
La qualità dei suoi aforismi e dei suoi scritti in genere, insieme alla sua cripticità per iniziati, ne fanno certamente un degno titolare di una pubblica indennità, anche se non è portatore di una cultura facilmente smerciabile.
Non dispiaccia agli incensatori del sapere accessibile per condizionato riflesso, che un isolato parli ( a ben pochi ) fuori dal coro. Ceronetti è un misantropo e dei misantropi, come diceva Cioran, riferendosi a lui, bisogna sempre fidarsi.

giovedì 14 maggio 2009

Regolamento operativo e normativo per il Credem.

Propongo di istituire il seguente regolamento operativo e normativo:
la possibilità di aprire conti in lire e in euro, consentitaci dalla nostra proattiva procedura, va sfruttata al massimo.
Coerentemente, va sfruttata al massimo la proattività dei nostri costosissimi dipendenti ed attribuire le tre settimane di ferie, previste dal CCNL, solo ai meritevoli
e
premiare in denaro, con i soldi della produttività-redditività, solo coloro che non lasciano la scrivania prima delle 19, senza percepire indennità di straordinario.
Non sforare di un centesimo i costi ineliminabili e ricordare a tutti "chi gli dà da mangiare".
Militarizzare la struttura, indicendo, presso le filiali, riunioni o C4 che ripetano sinteticamente quanto stabilito già al C1.
Stabilire che i comportamenti individuali, anche se nei termini contrattuali e di legge, sono devianti.
Incrementare l'attribuzione di acronimi, senza ingessarsi con il riconoscimento di inquadramenti attinenti ai ruoli e non nominare mai l'espressione C.I.A. ( Contratto integrativo aziendale ).
Sostituire parte della retribuzione premiante con punti Credem club.
Istituzionalizzare la creazione di un team di Capi villaggio ( struttura ) a cui demandare il compito di vendere ( omologare ) i loro fratelli ( colleghi ) sull'esempio di quanto avveniva durante la tratta degli schiavi ( in particolare per le nuove dipendenze, colonizzate ).
Inserire nell'opuscolo turistico Credem Viaggi, la località DEBCRE-Exotic tour con MM ( o altri acronimi ).

Berlusconi è da invidiare?

Se lo chiede e ce lo chiede l'Espresso, in edicola domani, riguardo al refrain berlusconiano della sinistra che lo perseguita per invidia. Abbiamo provato a rispondere.
Nell'anima della sinistra sociologica l'invidia alberga sicuramente; non è la sinistra intellettuale, nelle cui scelte e delle cui scelte poco vitali e vitalistiche, va cercata, per ciascuno, la radice e, nell'insieme, le costanti più frequenti, distinguendo, opportunamente, fra uomini e donne.
Nel Berlusconi-Casanova, senile e prostatico, va individuata la ricerca di un antidoto
alla morte, mentre aspiranti alla vanagloria, ninfe ed attempate, si offrono, talvolta per il solo piacere di essere "principesse" per un giorno o per una notte. Questo suscita l'invidia anche degli intellettuali che, quando sono nella veste di pedagoghi, laici o religiosi, se la fanno ( non tutti ) con minori, maschi e femmine, come i classici hanno loro insegnato.
Nel caso di Noemi, papy e mamy naturali hanno avviato la figlia alla prostituzione ( fosse anche solo morale e culturale ) in forme socialmente approvate...purché non divulgate. Susciterebbero invidia.
P.S.
Più interessante è l'atteggiamento dei genitori, intriso di elementi borbonici e plebei: Berlusconi non se ne rende conto, gode e si compiace dei privilegi del potere, ma nei procreatori, speranzosi per la graziosa e levigata - ma non eccezionale figliola - alberga l'educazione alla sottomissione, la consapevolezza sotto traccia delle esigenze del piacere ( fosse anche solo estetico )che piacere e preminenza sono in grado di procurare.

mercoledì 13 maggio 2009

Candidature.

Milone,
il mio candidato alle municipali, Beppe Maniglia, è stato escluso con un pretesto burocratico.
E' stato l'unico e non avrebbe preso pochi voti. Anche il grillino e' stato ammesso in extremis, quando il patron ha minacciato di fare una piazzata.
Il buon Beppe è un artista bolognese di strada, ormai ultrasessantenne, fino a pochi anni or sono si esibiva in Piazza maggiore, con gli amplificatori montati su una motocicletta e faceva scoppiare con il fiato, a fine concerto, una borsa dell'acqua calda.
Per un po' ha fatto anche delle tournée con un autobus rosso londinese a due piani.
Vive in un vecchio alberghetto a una stella, nel cuore del mercato centrale di Bologna, che, ai tempi dei suoi fasti, era stato un casino.
Peccato che tu non sia candidato, Milone, in alternativa ti avrei votato.

venerdì 8 maggio 2009

Milone

Milone,
corri come un treno ad alta velocità.
Il tuo successo imbarazza.
Mi viene un dubbio: non è che agendo sulla vetusta procedura, che nel 2000 hai solo aggiornato, apri dei conti in euro ed altrettanti in lire?

martedì 5 maggio 2009

Milone

Caro Milone,
fuori dall'uscio della tua nuova filiale, per pochi centesimi lavora, per la diffusione del giornale di strada, un romeno, di chiara etnia rom.
Qualora non lo sapessi, i rom sono una tradizionale etnia gitana, hanno una loro lingua, delle loro leggi e, come tutti coloro che sono dotati di una propria identità, incongruente con quella convenzionale, vivono ai margini e sono stati oggetto di persecuzioni.
Il lavoro è umile, ma lo sguardo tradisce fierezza interiore, un nocciolo duro che nessuno può scalfire.
Per una strana impressione che ha ricavato di me, mi accenna talvolta ai suoi problemi esistenziali, che sono il pane quotidiano, una tenda per se' e per la moglie. Ieri aveva bisogno di dieci euro per pagarsi la casacca - praticamente uno straccio - col quale deve distribuire il giornale dei senza fissa dimora, che il suo Capo gli fa pagare periodicamente perché "i diffusori sono trenta e gli aspiranti sessanta". Per ogni euro incassato, devono al Capo 0,52 centesimi.
Mi è venuta in mente l'azienda meritocratica per la quale tu ti esibisci, quando ci addebita i bolli. Non per i bolli in sé e per sé, ma per l'univoco indirizzo mercantile che applica alla sua attività ed al nostro lavoro.
Tanto, qualcuno che lotta per lei, lo trova sempre e non si perita neanche di dissimularlo, anzi: lo addita ad esempio.

lunedì 4 maggio 2009

Considerazioni.

Egregio D.G.,
considerato che l'interesse primario del lavoratore e' di far parte di un'azienda con i conti in ordine, questo primo approccio con la contabilità del CREDEM e' positivo. Soprattutto per chi viene da vent'anni di travagli e salti mortali, dovuti al cambio di mission che il sistema bancario ha dovuto darsi, abrogando le banche pubbliche e le banche I.R.I., che pure avevano natura di S.p.A.
Il ridimensionamento di molte voci, rispetto al 2007, mi sembra in linea con l'andamento di mercato e compensato con altre voci che, mi auguro, siano reali e non delle equivalenti partite di giro amministrative.
L'acquisizione, non tanto e non solo di nuovi sportelli, quanto di culture aziendali e professionali assai dissimili fra di loro e rispetto al CREDEM, è foriera di possibilità, ma anche di difficoltà di adattamento.
La costante espansione del CREDEM, da un lato ne fa ormai una banca nazionale, sia pure con una distribuzione territoriale non organica, che può applicare le sue regole commerciali e di gestione, con buoni ritorni d'utile, ai "portafogli" acquisiti, costituisce, credo, una realtà positiva che non soffre ancora di carenze di "dimensionamento" aziendale.
D'altro canto, immagino che le scelte d'insediamento siano condizionate e/o determinate dall'influenza della Banca d'Italia che, dopo aver aver sfrondato le ridondanze dei grandi gruppi, si preoccupa di curare la presenza e insieme la modernizzazione del credito e, di riflesso, dell'economia, in tutte le regioni italiane, attribuendo ai cedenti ed ai subentranti segmenti specifici di mercato.
L'aumento delle sofferenze e dei crediti inesigibili e' purtroppo in linea con le difficoltà economiche.
Colpisce il ridottissimo aumento del costo del personale, evidentemente poco gratificato in cifra fissa ed in inquadramenti, mentre il salario variabile - devo ritenere - non "sfora" il budget dei costi fissi contrattuali.
Mi riferisco al V.A.P.R. ( valore aggiunto produttività-redditività ) oggetto di verifica e calcolo annuale e destinato, pro quota, a ciascun dipendente, in relazione, variabile, al return to equity e che esula ( o dovrebbe esulare ) dai premi budget.
Cordiali saluti.
Pier Paolo Castellari

Siamo in brodo di giuggiole.....

Grazie per i complimenti, sull'asse principale Bologna ( 5 ) Hurrah!!! - Rimini, anche se ambivamo al riconoscimento delle nostre qualità morali e dei sentimenti che siamo capaci di esprimere.
Siamo già sui blocchi per la prossima campagna: "Bruciami il paglione"....ma lo sparo dello start ritarda.
La "vis pugnandi" si sta trasformando in una irritante tensione e in un ammosciamento dell'"animus".
Toglieteci al più presto da questa situazione.
P.s.
Perché quando le cose non vanno bene, ve la prendete sempre con il povero Vincenzo?
Lory fa delle belle mail?

Curiosità e condivisione su quanto espresso dal D.G. e dall'RBU.

Caro Simone,
riguardo alle considerazioni del D.G., convengo sull'affermazione che rischi di tenuta patrimoniale, il CREDEM non dovrebbe correrne, soprattutto alla luce della detenzione dei due terzi del capitale da parte di una sola famiglia.
L'esperienza borsistica mi ha insegnato che in codeste famiglie ogni quota di possesso e' rigorosamente ripartita fra ciascun parente azionista.
Quindi, i due terzi del valore eroso sono finiti, paritariamente, nelle loro tasche, non essendo concepibile che il "mercatino", pari al 26%, possa aver provocato un ridimensionamento così accentuato. L'unico rischio, se per un dipendente si può considerare un rischio, è che la famiglia decida, univocamente, di vendere. Ma quest'anno ed a questa quotazione e' poco probabile, a meno che crisi finanziaria acquisisca una dimensione travolgente, eventualità che non mi auguro.
In alto i cuori, dunque,e, sulla base dell'analisi dell'RBU, usciamo dalle trincee per conquistare nuovi avamposti.
A proposito, l A.B.I. ha chiesto al governo l'applicazione della C.I.G. al credito. non potendo (o dichiarando di non potere) sostenere gli oneri di nuovi esodi.
L'impudente proposta e' stata riservatamente respinta - dopo gli sconquassi provocati dai grandi gruppi e le laute prebende che si sono attribuiti, nonostante i risultati - anche perché sarebbe dovuta durare ben sette anni.
E' evidente l'intenzione di smaltire gli ultimi, relativamente costosi, rispetto ai contratti atipici, mobbizzati rottami.
Forse, quindi, non sarà il mio destino, ma non so se la tua probabile veste di quadro potrà metterti completamente al riparo da questa non gratificante possibilità: Il ruolo è stato volutamente depotenziato e poco conterebbe, ai fini della legge, essere MM o altro acronimo.
Statte accuorto, dunque, mio giovane amico, continua a coltivare l'arte musicale e...le buone relazioni con il mondo finanziario e bancario.
Mala tempora currunt.
Pier Paolo

Appuntamento delle 13,15.

Caro MM,
l'SM mi ha "ricordato" solo ieri che avevo un appuntamento con te su un O.D.G. che, normalmente, richiederebbe almeno una mezza giornata.
Sono a scusarmi, ma non parteciperò. Una volta, la prima, passi: se non altro per non mostrare pregiudizi. Due, però, avallerebbero un cattivo costume.
Se acconsentissi, potrei trovarmi, un giorno, a sostituire i miei colleghi in assemblea.
Niente di personale.
In partibus infidelium, Pier Paolo

Milone

Milone,
mentre tu avanzi, rinfrancato dalla serotonina primaverile, i tuoi fedeli ingrigiscono. Coinvolti nella rifioritura periodica e stagionale, per una strategia compensatoria, acconciano il capello, rinfrescano al camicia ( speriamo anche le mutande ) e traggono dagli armadi dei "fresco lana"...rigorosamente autunnali.
Fumo di Londra per tutti i tuoi iniziati alla retribuzione maggiorata ed agli scarsi contributi previdenziali, a sottolineare la povertà del sociale e la speculazione privata.
Così adeguandosi, di loro si spende la miglior parte, mentre il tuo impresario conta i soldi.

Sensazioni lungo il cammino.

Mentre scrivo si è scatenato il classico temporale pseudo monsonico estivo. Sono secchiate d'acqua, repentine e brevi, tali però da lasciar infradiciati, ad esempio, i diffusori di Piazza grande, lungo le vie.
Ho particolarmente in mente un romeno, di probabile etnia Rom, che lavora sul marciapiede di viale XII Giugno a Bologna e che ha preso la consuetudine di raccontarmi aspetti della sua vita randagia.
Con una targhetta identificativa e qualche copia del giornale dei senza dimora, cerca di farsi aiutare per un po' di cibo, asserendo di non avere trovato altra opportunità di lavoro. Era sparito per circa un mese, per tornare a casa. E' poi ricomparso e mi ha raccontato di aver portato con sé la moglie e di avere una bambina, rimasta in patria con il padre. La madre è morta. Oggi ha chiesto un contributo per comperare la giacchetta numerata con la quale diffonde il giornale: dieci euro per sostituire la precedente, lisa e che gli era costata cinque euro. Il suo "capo" pretende questa somma per assegnargli una nuova divisa, senza la quale non "potrebbe più fornirgli il lavoro ( appaltatogli da chi? ) della vendita stradale del giornale. Oltretutto, le casacche disponibili sarebbero trenta e gli aspiranti a vestirle il doppio. Mi sembra una delle campagne di 'incentivazione alla vendita delle aziende ufficiali.Gli servirebbero poi altri venti euro per comprarsi una tenda in offerta e ripararvi la notte. Mi chiedo in base a quali connivenze o pretesti formali si ometta di aiutare queste persone, la cui vita non dovrebbe essere consentita nei termini che sono sotto gli occhi di tutti. Senza violare la libertà individuale, si dovrebbero conoscere le condizioni di questi sfruttati e l'identità dei loro sfruttatori, stroncando, se presenti,anche eventuali mafiose connivenze da parte loro. Questo per i mendicanti sotto mentite spoglie, per le prostitute, i lavavetri e tutti i lavoratori in nero dell'industria e dei servizi.

domenica 3 maggio 2009

Primo maggio canoro.

E' stato il primo Maggio di Vasco Rossi. L'ubriacone canoro ha elettrizzato i lavoratori ballerini durante il musical sindacale che, da dieci anni almeno, ha sostituito le manifestazioni rivendicative, trasformate, quà e là, in commemorazioni. Il Vasco si è sostituito ai proclami gridati dei tribuni della plebe,ansiosi di ristorarsi nella più vicina trattoria dopo la declamazione, ha stordito i precari e i disoccupati, si è anche prodotto in gutturali slogan e in abbozzi di comizi. Ha un po' strippato, sotto l'effetto di alcool, droga e suggestionato dalla folla che si agitava al suo rito, sotto il palco.Conterà con calma le laute prebende pre-concordate.
Nessuna rigidezza da reparto produttivo, vagamente militarizzato, nessuna auto-rassicurazione circa la propria identità, il proprio ruolo e la propria dignità. Solo una "fungibilissima" danza sciamanica.

sabato 2 maggio 2009

Cronisti caduti.

Di Anna Politkovskaja, uccisa nell'androne di un anonimo condominio moscovita nell'Ottobre del 2006, rimangono le note dell'attività giornalistica svolta negli anni putiniani e della guerra cecena, di un periodo cioè segnato dal favore internazionale verso la Russia democratica, nella speranza che si indirizzasse verso i modelli occidentali e ne accettasse la leadership. Putin, invece, cercherà di invertire il rovinoso declino della Grande Madre Russia, seguito al disfacimento dell'URSS, che Gorbaciov aveva cercato invano di incanalare nell'alveo di un comunismo compatibile, prima di venire spodestato dai vecchi-nuovi gerarchi, emersi trasformati dal ventre del regime. Eltsin, già dirigente del PCUS aveva rincorso goffamente i costumi e le mitologie occidentali, precipitando il suo sconfinato paese e le sue molte etnie, in una decadenza morale e materiale gravissima e in un collasso istituzionale che aveva coinvolto anche la ex gloriosa Armata rossa. Milioni di donne, sole e con figli, avevano lasciato le loro regioni per prostituirsi in ogni parte del mondo economicamente florida. Lo sfacelo dell'esercito e la vendita di componenti importanti del suo armamento, l'accumulazione prostitutiva di capitali, avevano attivato ogni sorta di sinergia, già presente nell'URSS, fra gli apparati dello Stato e le organizzazioni criminali e mafiose, le cui organizzazioni interne erano speculari e che rapidamente coinvolse anche la Magistratura. Se, inizialmente, prevalsero il caos ed i regolamenti di conti, con Putin prese corpo l'omogeneizzazione degli apparati e, sotto l'egida dell'intelligence e dei suoi uomini, portati al vertice del potere, la cogestione dell'ordine interno. Il rilancio economico fu deciso attraverso la rivalutazione del ruolo e degli investimenti militari, le aziende privatizzate furono assegnate e non liberamente contese ad apparatciky del vecchio PCUS e tutti coloro che non vollero sostenere il presidente ed i suoi uomini, furono emarginati, spossessati e reclusi. Si tornò dunque ad un sistema misto, nel quale lo Stato era il nuovo feudatario che assegnava o revocava i beni e i benefici ai meritevoli o ai riottosi.
La Politkovskaja, strano prototipo di russa nata a New York, si applica ad analizzare, con tono scabro, scarno, ma documentato, tutti i passaggi storici che vedono protagonista il primo Putin e, su base oggettiva e legalitaria, ne mette in evidenza le mistificazioni, l'indifferenza e gli abusi, senza mancare di stigmatizzare l'apatia dei suoi connazionali, che, soli, quando sono colpiti dal dolore e dai lutti, inutilmente si agitano. Ha condotto questo lavoro con sistematicità, fino a che un sicario, inquadrato di spalle e di sfuggita dalla telecamera del palazzo, mentre si allontanava dopo il delitto, le ha chiuso la bocca per sempre, senza che, come al solito, nel mondo e nell'apatica società russa, si alzassero che vaghe e pigre lagnanze. Per quanto sia quasi certo che sugli scopi e sui mandanti del suo omicidio non si saprà mai nulla di documentato, neanche a futura memoria, si resta colpiti dalla incisività e precisione delle sue denunce del potere putiniano e dal disegno che ne traccia, di una consorteria mafiosa, mutuataria di molti schemi mentali ed operativi della precedente dittatura. Mentre, prima, gli oppositori venivano fatti passare per pazzi, ora, pur nella limitata e contrastata pseudo-apertura al dibattito, quando qualcuno non vuol proprio capire, viene ucciso. Infatti, anche recentemente, altri giornalisti di nicchia sono stati uccisi perché denunciavano gli apparati criminali-istituzionali di regioni o municipi. La Politkovskaja aveva preso di petto il potere centrale, il presidente in persona e aveva messo l'apice della piramide russa nella condizione di doversi "compromettere", sia pur per mano di un sicario, in prima persona.
Il grigiore post sovietico si è però subito posato sul suo cadavere e le potenze occidentali, Stati Uniti in primis, hanno trascurato, durante il mandato guerrafondaio e petrolifero di Bush, di attaccare il neo potere russo sul piano della legalità e della democrazia, cosicché alla coraggiosa giornalista non resta altro che una possibile rivalutazione postuma, secondo il peggior stile sovietico e ideologico-dittatoriale. Che sia a cura di una Russia autenticamente democratica, di un Occidente riconciliato con i suoi migliori principi o di un neo apparato trasformista, non è dato sapere.
Quanto colpisce e turba è, invece, la similitudine che sembra di cogliere fra la Russia della Politkovskaja e l'Italia a partecipazione statale della Prima Repubblica e di quella falsamente riformata, anzi mascherata, attuale, con i vecchi apparati al potere e diffusi su tutto il ventaglio delle opzioni istituzionali, al governo e all'apposizione, così come nei sindacati. Stragi e strategie con il concorso di capi della polizia camaleontici e di apparati mai così poco "deviati" che quando mettevano in atto attentati contro i cittadini in sinergica collaborazione- competizione, con gruppi armati, sempre presenti, ma, per l'innanzi, sottotraccia. Un'Italia, ieri come oggi in mano a forze non manifeste, inquinanti al centro nord, assolutamente dominanti al sud ed oggi in espansione nell'Europa occidentale e non. Da questa collaborazione fra forze oscure della finanza, della politica e del crimine, si sta configurando, forse, per casomai assumere cangianti e non identificabili configurazioni, quella che qualcuno ha battezzato Eurussia? Escluderà i Paesi della povertà o riuscirà a coinvolgerli in un processo di crescita economica controllata e gerarchica, attraverso la diplomazia ufficiale e l'attività delle cosche?

venerdì 1 maggio 2009

Campagna elettorale 2009

La campagna elettorale di questo 2009, per le Europee ed il rinnovo di molte amministrazioni locali, è segnata dalla chiamata a "fare squadra" per il conseguimento di ipotetici risultati di beneficio comune. Questa reiterazione di obiettivi "sociali" è, invece, la chiamata alle armi del popolo strumento per il conseguimento di obiettivi economici da parte di singoli imprenditori, lobby di imprenditori, sottopancia amministrativi e tecnici. Questo a Destra e all'ipotetico Centro mediatore e clientelare.
A Sinistra ci si propone di amministrare questi interessi, convogliarli nell'ambito di piani ed ipotesi di sviluppo cittadini e comprensoriali. Maggiore, quindi, dovrebbe essere l'interesse riflesso di un maggior numero di categorie sociali. E probabilmente così è stato.
La rissa fra i candidati e gli aspiranti alla carriera nel crogiolo democratico ha spesso avvelenato questo settore politico; in particolare ora che non vigono più, almeno nella stessa pregiudiziale misura, i dirigismi d'apparato e che la sinistra si è allargata a settori sociali, prevalentemente cattolici, non adusi a questa ferrea disciplina, ma molto propensi a spartirsi, pro quota e ricatti, tutto quanto si trova nel piatto.
Comunque, a destra come a Sinistra, tutto si gioca sul "gradimento" dell'immagine dei singoli candidati e, venuta meno la partecipazione ideologica, si cerca di carpire la simpatia dell'elettorato con sguardi e sorrisi dai cartelloni pubblicitari... o per se stessi o per l'apparato da cui si è stati cooptati a rappresentarlo.