giovedì 29 ottobre 2015

La piccineria intrinseca dei traffichini.

Marino torna sui suoi passi e revoca le sue dimissioni. Punterà su una lista civica alle elezioni. Ma la sua giunta si sfarina: l'apparato del PD, da cui dipendono le fortune dei suoi collaboratori, ha chiamato i nominati alle dimissioni e il Sindaco che le ha subite senza contrastarle all'atto della sua candidatura, rischia di trovarsi da solo al comando, ma, per forza di cose, senza bracci operativi e, quindi, depotenziato. Dalle dimissioni indotte, si passerebbe alla decadenza per mano di un apparato politico, colluso fino al midollo con il malaffare. Il Giubileo alle porte è una foglia di fico: se lo gestisca la Chiesa che, nella sua autonomia, lo ha indetto e si assicuri all'evento sociale il miglior sistema di sicurezza escogitabile, come si fa in ogni parte del mondo, senza invischiarsi in trattative sotterranee che sono squisitamente e impropriamente politiche, tanto è vero che le invadenze politiche ed amministrative derivano da un Concordato che sarebbe ora di superare.. L'appello al popolo sovrano ed elettore, in se e per se, è positivo: la democrazia dovrebbe essere un rapporto sano e revocabile con l'elettorato, ma, nel caso in esame e - temo - in ogni altro caso che si dovesse presentare, si tratterebbe, nella migliore delle ipotesi, di un "patto" fra gentiluomini, fra un'élite, del tutto estranea alla subura malmentosa di cui sono fatte le trame politiche, alle quali sono strumentalmente intessute - nei due sensi - le "aspettative" sociali. Nel caso romano, non escluse quelle più plebee e malavitose. L'Italia non ospita una nobile democrazia, ma una democrazia della pancia e delle ascelle sudate, caciarona, ma pronta ad assumere degli atteggiamenti di serietà e sacertà carnevalesca, ugualmente plebei, non appena ci si paluda di un pretesto, di una carica, di un'investitura, quasi sempre, strutturalmente, clientelare. In questo risiede e su questo "riposa" l'appello di Marino-romano, emulo tardivo e inconsapevole di Cola di Rienzo, nel suo appello alla moralità domestica contro Mafia capitale e rivela la sua ambiguità, comunque ingenua, di un uomo cioè che è disposto ad ogni bassezza, pur di galleggiare sulle acque putride, che, non vuole capire, sono la base e il veicolo della sua investitura. Lui che, medico, volle essere primario con gli unici sistemi in grado di assicurarglielo, poi direttamente esponente politico e infine, per ora, Sindaco della capitale, ovviamente adattandosi consapevolmente ad essere utile strumento di un apparato che lo ha scaricato al mutare delle circostanze. Per questo, la sua lotta di rivalsa non è né utile, né finalizzata al bene municipale. La Roma "immortale", che in realtà ha trecento anni in meno di Bologna, continuerà ad immortalarsi nelle lotte per un potere residuale, e parassitario, clericale e plebeo, dopo la constatazione degli effetti dei "rilanci" mussoliniani. La grandezza, una grandezza fatta anche di soperchierie, si è ridotta alle dimensioni del ricordo. Un bravo medico sarebbe valso molto, molto di più.

mercoledì 28 ottobre 2015

Progetti fondati su principi.

Le elezioni che si succedone nella pletorica Unione europea, forniscono, a sud, l'immagine di una sinistra degenerata poco incline alla serietà amministrativa e melensamente incline alla falsificazione censitaria, che assume il ruolo economico della destra e neutralizza le formazioni populiste e antieuro. Nel centro europa, invece, vincono senza infingimenti le destre: l'ultima in ordine di tempo è stata la coalizione nazionalista polacca, cattolica, fascistoide, incline a rimanere nell'euro ma su di una posizione critica e pseudoconflittuale con la Germania. In Ungheria, il fascismo si è insediato da un pezzo. Ciascuna conventicola destrorsa si propone di contrastare o fingere di contrastare il liberalismo economico e finanziario, limitatamente al suo aspetto moralizzatore, che rende difficoltosa una politica clientelare e di privilegi ripartiti con il bilancino del farmacista. L'abnorme e ingiustificata estensione dei confini dell'Unione europea ha provocato il dissolvimento del progetto politico, che andava invece rigorosamente limitato ai paesi fondatori e a pochi altri, dopo un processo severo di assimilazione; ma gli interessi della NATO hanno condizionato tutto e prevalso, fino a stravolgerlo, sul processo di coesione politica e diplomatica, di cui l'euro è stato la frettolosa e indigeribile sintesi, esclusivamente monetaria. L'Europa unitaria doveva chiudersi a riccio nella coalizione fra Italia, Francia e Germania, insieme ai Paesi bassi e a chi ci stava fra gli scandinavi, lasciando...all'influenza misera ma attraente della Russia, orbata del comunismo, ma ugualmente egemone ai suoi confini, che invece ora sono insidiati dalla presenza, anche missilistica della NATO, gli straccione dell'Unione. Ma come potenziale carne da cannone, per la geopolitica statunitense, potevano andar bene. Il fortino ricco della "piccola europa" - con tutte le incongruenze ed i lassismi dell'Italia - è già diroccato e pronto ad implodere per tornare, armi e bagagli, sotto l'ombrello americano. E' il declino di un progetto senza fondamenta o con estese fondamenta paludose, nell'impalpabilità dei principi decantati e declamati, sui quali, solamente, non si è mai costruito niente.

lunedì 26 ottobre 2015

Quelli che non esistono.

Campionati mondiali di calcio nel 2014, Olimpiadi nel 2016. Chissà quante mazzette sono andate ad arricchire paperoni che si tutelano l'un l'altro come in ogni buona mafia che si rispetti! Se i campionati di pallone ucraino-polacchi furono caratterizzati dallo sterminio, condotto per le strade, dei tanti cani randagi, con scene terribili di cuccioli che si affollavano disperati alle mammelle disseccate e insanguinate delle madri, nelle città del Brasile si perpetua, questa volta a livello pubblico, lo sterminio dei meninos de rua, bambini e oagazzi che vivevano in strada, attentavano al turismo, derubando i passanti. Sì, vivevano..perché sono stati falcidiati dalla polizia che, se non è comandata o "unta" dagli imprenditori privati, commerciali o albergieri, si disinteressa di tutto quanto avviene alla sua portata, ingenerando la falsa illusione nei delinquentelli che tutto sia possibile. Invece no! Quando entrano in gioco interessi che vanno oltre l'incolumità fisica o patrimoniale del singolo, la polizia, da inerte si fa giustiziera e fa strage di questi semi-uomini senza identità. E' quanto avviene, è avvenuto e avverrà in funzione di un'altra inutile affluenza di turisti per i grandi eventi sportivi che la corrotta nazione brasiliana si è assicurata, in sequenza, con metodi facilmente intuibili. Non saranno disturbate le saune verso le quali i taxisti dirottano i visitatori, in cambio di una percentuale, anzi se ne incrementeranno le lavoranti, mentre la polizia, incentivata nelle sue sadiche licenze, ben pagata, alla stregua degli altri killer, dalle catene commerciali e albergiere, ben colluse con una classe politica da terzo mondo, torna ad una inconsueta efficienza sbrigativa, invade le favelas e, quando non uccide, deporta non si sa dove, né se a termine per una destinazione finale. Tanto i deportati, neppur censiti all'anagrafe, se verranno reclamati, lo saranno da genitori privi, a loro volta, di identità. La stessa sorte toccata qualche decennio fa alle prostitue albanesi, numerose sui nostri territori e oggi quasi assenti, deportate, sfruttate e fatte sparire ad affari conclusi o modificati. E' questa la sorte negli interstizi delle società organizzate e dei grandi eventi che queste ultime forniscono in mondovisione al mondo inclusivo. Gli altri non esistono.

domenica 25 ottobre 2015

La conservazione della Cultura.

Mentre osservavo sulla rete i filmati sul terribile sgombero del palazzo ex Telecom di Bologna, ho pensato alla campagna mediatica di mesi fa contro gli occupanti di case. Su tutti i principali mass media dilagavano interviste a miti vecchiette che manifestavano il terrore di vedersi buttar fuori dal proprio appartamento. Non a causa dello sfratto esecutivo da parte della proprietà, ma per colpa dell'occupazione da parte di centri sociali e migranti, separati o assieme. Si dipanavano le inchieste, si fa per dire, giornalistiche per spiegare che nella grandi città c'era il racket delle occupazioni di case, che la malavita gestiva le lotte sociali. Puà essere vero in qualche contesto, nel quale la polizia si guarda bene dall'intervenire, verso il quale la magistratura inquirente, portatrice e rappresentante, tempo per tempo, degli interessi prevalenti nella diversa interpretazione della uniforme dottrina giuridica, omette di indirizzarne l'azione. Non era e non è così a Bologna. Così come era esplosa, quella campagna si inabissò improvvisamente nei bassifondi da cui era emersa sulla spinta della grande rendita edilizia. Essa serviva semplicemente a preparare il terreno a quello che effettivamente poi è avvenuto e sta avvenendo. Migliaia di persone che non davano fastidio a nessuno se non alla speculazione edilizia hanno perso la casa, e non perché altri gliel'avevano occupata, ma perché un tribunale e la polizia li avevano sbattuti in mezzo ad una strada. Gli sfratti dei poveri e dei disoccupati sono diventati la prima misura pratica dell'austerità, è così in tutta Europa. In Spagna sono anche più avanti, centinaia di migliaia di persone han perso la casa perché han perso il lavoro e non possono più pagare affitti o mutui. Ora tocca a noi. Torna il diritto di proprietà nella sua forma più infame e brutale, quello raccontato da Dickens nell'Inghilterra dell'800, quel diritto che cancella tutti gli altri e che pone le persone al di sotto delle merci. Il diritto di proprietà oggi reclama per sé potere assoluto come i sovrani prima della Rivoluzione francese. Il palazzo ex Telecom, abbandonato, era stato pulito e riassettato dalle famiglie occupanti, che ci vivevano nel decoro con i loro bambini, che frequentavano regolarmente la scuola. Ma un fondo privato proprietario dell'immobile ne reclamava da tempo la piena disponibilità per i suoi spregevoli affari. Un tribunale ligio al potere dei ricchi ha incaricato così la polizia di procedere. Così abbiamo visto scatenarsi, contro famiglie e bambini, una ferocia che una volta avremmo detto da terzo mondo, da terzo mondo interiore, ma che ora è parte della nostra società. Perché non si può sbattere in strada i poveri senza essere feroci. Se ci si commuove, se si sente il richiamo della umana solidarietà o anche solo della pietà, certe cose non si possono fare e magari le persone rimangono lì dove non dovrebbero stare. Così ho capito che la campagna mediatica contro gli occupanti di case non aveva solo lo scopo di creare consenso verso gli interessi fondiari. Essa faceva parte di un messaggio più profondo e diffuso: l'educazione alla ferocia. Da trenta anni le nostre società occidentali stanno distruggendo diritti sociali nel nome della produttività e della competitività. Ogni giorno la società viene presentata come una savana, uno "stato di natura", ove vincono i più forti e i più deboli perdono per colpa loro. Perché non sono abbastanza feroci, o, se appartenenti alle classi subalterne, perché non si organizzano come un manipolo di ominidi. L'idea stessa dell'eguaglianza sociale viene messa all'indice delle utopie dannose. E con la crisi economica questa ideologia si è radicalizzata. Compito dei "più forti" non è tanto vincere, ma semplicemente sopravvivere. Sia ben chiaro: devono accontentarsi. Non c'è lavoro per tutti, scuola per tutti, Stato sociale per tutti, casa per tutti. Non c'è posto per tutti. Non lo urlano solo razzisti e fascisti, lo proclamano con le loro politiche economiche tutti i governi dell'austerità. Così l'ideologia della competitività diventa giustificazione dello scarto. Lo scarto degli esseri umani comincia nelle guerre promosse e alimentate in paesi lontani e poi continua con i fili spinati e i campi di concentramento per i rifugiati di quelle guerre. E poi prosegue nelle città, togliendo il diritto ad abitare, a lavorare, a vivere, in condizioni di essenziale modestia, a riproduzione dell'Italia del dopoguerra, delle immagini cinematografiche del neo-realismo, nelle quali i poveri eravamo noi, mentre oggi vestono in fogge diverse, ma sono sempre strumenti, essenziali al benessere di altri. Non è semplice scartare le persone se queste sono come noi, soprattutto se le sentiamo come noi. Bisogna sentire altro da noi chi vogliamo abbandonare al suo destino. Per questo bisogna educare alla ferocia alimentandola con il razzismo verso i poveri. Poveri, migranti, disoccupati, criminali devono essere accostati e collegati nell'immaginario collettivo, in modo che sia possibile non giudicare atto indegno dell'umanità lo strappare con la forza un bambino dal luogo dove vive e riceve - si spera - gli affetti. I bambini ci guardano ma guai a noi se li guardiamo a nostra volta. Potremmo non essere più feroci - ma purtroppo non è neppur detto - come ci viene richiesto. Così nessun telegiornale ha trasmesso le immagini che ho visto in rete dei bambini trascinati via in lacrime da casa loro. A Bologna non c'è stato semplicemente uno sgombero, c'è stato un pogrom di Stato che ha ancora alzato l'asticella della ferocia sociale. Proprio in questa mia città dove in un passato sempre più lontano, in circostanze storiche complesse e contraddittorie, in maggioranza amministrativa e minoranza politica e quindi non distratto da intenti egemonici, il movimento operaio, di quella classe lavoratrice oggi dispersa e quindi scomparsa, aveva costruito eguaglianza e libertà, proprio quì si è voluto dare dimostrazione, un'altra significativa dmostrazione, del mondo "nuovo" dello scarto. E lo si è fatto nel nome del rispetto della legalità, paravento dietro il quale si sono spesso nascoste e tutelate le maggiori infamie. Ribellarsi contro questa legalità che impone l'ingiustizia e educa alla ferocia non solo è necessario, ma è il solo modo di restare umani.

sabato 24 ottobre 2015

Il potere è benessere, influenza ed attrae, sempreché non assuma i connotati del possesso e del dominio. Per questo è conservato e ricercato senza nessun'altra giustificazione.

C’è una domanda che il pampa-Papa fa nella “Laudato sì”, ed è una delle ragioni per cui egli oggi è così duramente e scorrettamente combattuto nel Sinodo e fuori: “Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era necessario ed urgente farlo?” Perché, è implicito, si vive qui ed ora e chi ne gode non aspira ad un premio ultraterreno. E' per questa combinazione di interessi endogeni ed esogeni, che si stanno emogeneizzando e dilapidando le risorse, ripartendole per quantità e qualità diseguali: quanto alle menti, deboli ma soprattutto disoneste, meglio non farvi riferimento. Il potere incapace, infondato, è quello che non cura i beni pubblici e li sacrifica a un’economia che uccide; e la casa comune nel pensiero di papa Francesco non è solo la Terra, ma comprende anche gli uomini, le donne, i poveri, i bambini, i popoli. Che questo potere sia invece perpetuato, rafforzato e liberato dai limiti e dalle garanzie statuite dalle Costituzioni postfasciste, fu chiesto dal capitale finanziario e in particolare dalla finanziaria JP Morgan il 28 maggio 2013. Essa si lamentava di queste Costituzioni “influenzate dalle idee socialiste”, e indicava delle caratteristiche dei sistemi che ne derivavano che "dovevano" essere cambiate. E le caratteristiche erano le seguenti: “esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, poteri centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori” nonché “la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo”. Era questo che turbava la banca americana e anche oggi la richiesta che sale dall’attuale sistema economico-sociale è quella di blindare i poteri esistenti perché tutto possa continuare com’è e non ci siano ideali avveniristici a turbare i sonni degli gnomi della finanza. Questa richiesta è stata esaudita “in fretta”, come è di moda oggi in Italia, il 13 ottobre scorso con il voto del Senato sulla riforma costituzionale. Sicché si può dire che salvo sorprese nella seconda lettura parlamentare e la vittoria del NO nel successivo referendum popolare, quella Costituzione promulgata nel 1947 e sgradita alla finanza, in Italia non esiste più. Essa è stata abrogata in tutta la sua parte concernente l’ordinamento della Repubblica e sostituita con un’altra. Attraverso questa sostituzione, a parere di molti, quella che era “la Costituzione più bella del mondo” è diventata (diventerebbe) anche nella forma, nel tecnicismo e nell’ermeticità del linguaggio, la più brutta. Però sarebbe efficace nel perseguire gli obiettivi voluti: avremo il Parlamento dimezzato, ridotto da due Camere a una; l’esecutivo padrone dell’agenda dei lavori parlamentari (avrà leggi approvate a data fissa); un solo partito identificato col governo e detentore di una maggioranza assoluta attribuitale dalla legge vigente “Italicum” grazie al premio di maggioranza; la fiducia, non più dovuta dal Senato, assicurata alla Camera dal solo partito del Presidente del Consiglio, che non sarebbe una vera fiducia perché inquinata dal vincolo della disciplina di partito, restando irrilevante il voto di altri gruppi, a differenza di quanto avviene nelle coalizioni; i rapporti di forza governo-regioni modificati a favore del centralismo statale; i diritti dei lavoratori già sacrificati dal Jobs Act e dalla frana del sistema contrattuale non avrebbero difesa, e quanto alla “licenza di protestare” le forme di democrazia diretta sono rese più difficili, la stessa rappresentanza viene mortificata con la nomina dei deputati e la riduzione del pluralismo politico; gli organi di garanzia saranno ridimensionati, a cominciare dal Presidente della Repubblica, a causa del peso decisivo del partito dominante e dell’uomo al comando nell’esprimerli; e la Costituzione sarà indebolita nella sua capacità di resistere ad altre avventate future riforme. Anche il modo nel quale la Costituzione repubblicana viene travolta è il segno di una sofferenza e anzi di un lutto della democrazia. La Costituzione del 47 fu approvata da un’Assemblea costituente espressa e legittimata dai cittadini, usciti dal fascismo e dalla Resistenza. La nuova Costituzione è approvata da un Parlamento di nominati dai partiti, delegittimato da una sentenza della Corte Costituzionale che lo ha giudicato non rappresentativo della sovranità popolare a causa del “Porcellum” con cui è stato eletto. La Costituzione del 47 fu approvata con 458 voti contro 62 e tutti i leaders parteciparono al voto. La nuova Costituzione è stata approvata il 13 ottobre dal Senato con 178 voti su 321 senatori (143 tra assenti contrari e astenuti); Renzi non ha votato perché non appartiene ad alcuna Camera, non essendo mai stato eletto, ma avendo acquisito il potere attraverso primarie non previste in alcuna Costituzione o legge. La Costituzione del 47 aveva dietro di sé secoli di esperienze e di lotte. La nuova ha dietro di sé, come ha rilevato Massimo Cacciari, una Boschi poco più che trentenne. E l’Italia cessa di essere una democrazia parlamentare. Come dice un appello di illustri costituzionalisti, bisogna dunque battersi contro questa modifica della Costituzione “con una battaglia referendaria come quella che fece cadere nel 2006, con il voto del popolo italiano, la riforma — parimenti stravolgente — approvata dal centrodestra”. Ma intanto bisognerà ricominciare a pensare alla politica, a come lottare per l’eguaglianza, la pace, i diritti, nelle condizioni di eclissi della democrazia.

venerdì 23 ottobre 2015

Lo spirito (inesistente) dei Padri pellegrini.

Il modello comunicativo ad una via, speculare a quello pseudo economico ormai vigente, conferma ogni giorno la sua valenza. La polemica, montata ad arte, sulla sicurezza in casa propria e sulla "legittima" uccisione di chi attenta ai nostri beni, ha già portato ad un crescente numero di ladri uccisi vigliaccamente, cioè a distanza, da tiratori esperti. E' successo però, nei giorni scorsi, che un giovane di venticinque anni, attardatosi nell'abitazione dei genitori, abbia sorpreso un ladro e da questi, sia stato ucciso, con un colpo di pistola. Le sfide all'O.K. Corral hanno sempre almeno due interpreti; i ladri, avvertiti della presenza di armi da fuoco nelle dimore più appetibili, se ne dotano a loro volta: rubano, in senso lato, per viviere, non per morire. Ovviamente, sulle sparatorie prosperano i movimenti popolari più egoisti e ignoranti, che su slogans istintivi fondano le loro ben riposte fortune. L'uso delle armi deve essere interdetto, le tasse devono essere pagate e la forza pubblica deve essere efficiente, anche a costo della sua vita. Per questo può sparare. Invece, i privati cittadini, che si trasformino in giustizieri dei monili di casa, devono scontare quello che definiscono l'ostello circondariale, come tutti gli altri delinquenti. Da tempo, molto tempo, la lotta di costume nella quale si è banalizzata la contesa politica, si basa sulla violazione sistematica, anche fantasiosa, della privatezza delle figure pubbliche. Si citano, per un improprio confronto confermativo, i casi della cronaca contemporanea , nei quali sono state messe in piazza le scappatelle di John Kennedy, di suo fratello Robert ( guarda caso, entrambi uccisi ); solo il terzogenito ha avuto l'accortezza di non candidarsi, in un modello sociale in trasformazione regressiva, nel quale i Presidenti sono in realtà monarchi ereditari e dinastici. In Italia lo si è fatto, per vent'anni, ai danni di un impenitente Berlusconi che non si riusciva a rimuovere per altra via, dopo averlo favorito nell'assegnazione e poi nella conservazione delle frequenze televisive. Polemiche pretestuose, quindi, a puri fini di alternanza alla mangiatoia del potere. Il moralismo strumentale e d'accatto si è esercitato verso il dimnissionario Sindaco di Bologna Delbono, lo si sta esercitando, dall'interno del suo stesso spurio partito verso quello in carica, Merola e lo si è paradossalmente usato contro il chirurgo genovese Marino, ultimo Sindaco di Roma. Sulla morale sessuale e matrimoniale ( altro pretesto ) si stanno scontrando le fazioni ecclesiastiche, influenzate, area geografica per area geografica, da politici, gruppi industriali e finanziari, in giro per il mondo. Le semplici e chiare parole del Vangelo continuano a suscitare propositi di vendetta omicida e se il "maledetto" si ostina a procrastinare la sua dipartita, ecco che una macchia nel suo "pensatoio", ne scredita i prodotti. Ebbene, tutto questo, compresa l'agida e fasulla moralità, è un supporto, una sovrastruttura, ormai globale - o meglio, totalmente imposta nel nostro crogiolo culturale, grande ma circoscritto - e si manifesta nelle cronache frettolose ed "esplosivamente" sterili e banali, che, in un attimo, fanno il giro del mondo, anche se a prestare il prorpio modesto megafono sono i trombettieri di interessi storici, localistici e ben identificati, che si mischiano per opportunismo ed efficacia ai grandi ( per dimensioni ) circuiti della menzogna e della delazione interessate.

giovedì 22 ottobre 2015

Comodità irritabili nel mondo della cosiddetta antimafia.

La direttrice del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano organizzava corsi professionali per i giovani ospiti del reclusorio, ma negoziava per se retribuzioni improprie e per i suoi clientes, appalti ed incarichi. La direttrice era stata trasferita a Milano, dopo aver ricoperto un analogo ruolo nella sua città, Caltanissetta dove si era soprattutto distinta nell'appaltare i suoi parenti alle ditte fornitrici per assunzioni e carriere. Non voglio dilungarmi in commenti: con quale spirito "correttivo" si applicava ai giovani traviati? Certamente nessuno, certa della loro "irrecuperabilità", come della sua del resto.Il barone della medicina siciliana, Matteo Tutino e il silente presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, condividevano, almeno in via di fatto, l'auspicio di una pronta uccisione dell'assessore, figlia del magistrato levato di mezzo, perché faceva troppo attrito alle camorrille della clientelare sanità sicula. La direttrice della sezione misure di prevenzione di palermo, Sivana Saguto ha commentato, intercettata nella sua macchina blindata, la partecipazione dei figli di Borsellino alla commemorazione del padre: "Manfredi non ha le palle, si commuove nel ricordare sua padre morto ventitre anni fa. E' uno squilibrato, anzi lo era fin da piccolo". La sorella Lucia è "una cretina precisa". Lei no, che mandava in giro la sua scorta con l'auto di servizio per le sue più banali commissioni domestiche, come fa la Finocchiaro per la spesa al supermercato, mentre l'utilizzo delle corsie preferenziali veniva abusato per superare la fila verso il mare in compagnia della sua amica Prefetto, Francesca Canizzo con l'auto di rappresentanza di quest'ultima. Come si saranno sentiti gli agenti delle scorte? Dei domestici a tutti gli effetti, anche se in pericolo di vita ( teoricamente, in questo caso ) e, casomai, ne avranno approfittato per chiedere qualche favore per se e per i propri figli. La vigilatrice Saguto è, su sua richiesta, sulla strada del trasferimento: ha chiesto Milano. Sull'Italia si effonde la ragnatela delle trame borboniche. Ma, prima di partire, ha trovato il tempo per telefonare al suo omologo alla sorveglianza presso il Tribunale di Roma, Guglielmo Muntoni, per chiedergli una raccomandazione per suo marito ingegnere. Gli ha chiesto di procurargli un incarico, ricevendone la più scontata delle risposte nel generone romano: " i miei amministratori ( come il tuo autista e la tua scorta ) sono precettati a cercare qualcosa che vada bene per un bravo ingegnere di Palermo". La mafia non è l'unico cancro nazionale.

mercoledì 21 ottobre 2015

Revisionismi utilitaristici?

Benjamyn Netanyahu ha parlato al Congresso sionista mondiale di Gerusalemme e si è iscritto nei ranghi dei revisionisti storici, per avallare la sua politica di repressione del movimento, ma soprattutto del popolo palestinese. Il premier israeliano, si era accorto, ma aveva tenuto per se, che era statou il mufti di Gerusalemme dell'epoca, Haj Amin al-Husseini, a suggerire ad Adolf Hitler l'idea dello sterminio degli ebrei perché il dittatore nazista in realtà intendeva solamente espellerli, non diversamente da quanto avevano fatto gerarchie e potentati politici, spirituale e di fatto nel corso della storia europea. "Hitler all'epoca non voleva sterminare gli ebrei, voleva espellerli. Ma Haj Amin al-Husseini si lamentò, paventando la colonizzazione. "Se li espelli andranno tutti in Palestina" Il dittatore nazista, incerto, ha proseguito Netanyahu, chiese allora al mufti di Gerusalemme: "Cosa dovrei fare con loro?". La risposta fu: "Bruciateli". Risposta, in vero, in linea con il Corano, che contiene ad ogni Sura affermazioni del genere, alla fine dei versetti e che vengono sistematicamente espunte dai commentatori della "mitezza" dell'Islam. Ma questa volta Netanyahu ha esagerato nella rivistazione ad uso della sua politica attuale, dello sterminio dei suoi correligionari in Europa. Che le autorità religiose e politiche della Palestina, a quell'epoca, non fossero animate da sentimenti di accoglienza verso gli Ebrei non può essere negato e che, coerentemente con la loro dottrina, ne impetrassero la scomparsa, dato che sapevano che erano inconvertibili, è certo, ma che avessero un'influenza di indirizzo sui miti nazisti, è ridicolo e pretestuoso. per quale ragione la colta, ma barbarica gerarchia tedesca avrebbe dovuto togliere le castagne dal fuoco al Muftì di Palestina? Si è dissociato dallo sfrondone storico del suo premier anche il ministro della Difesa Moshe Yaalon, che però non ha rinunciato, goffamente, a ribadire le affinità fra i peggiori persecutori degli Ebrei e i Palestinesi di ieri e di oggi. "Ovviamente non fu Haj Amin al-Husseini ad inventare la "soluzione finale alla questione ebraica" - ha chiosato - . "La storia indica chiaramente che fu Hitler a dare il via e Haj Amin al-Husseini si unì a lui" e ha affermato che "gli attuali movimenti jihadisti incoraggiano l'antisemitismo e raccolgono un'eredità nazista". Da politico manipolatore ha cercato di dimostrare che "cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia". Esiste, sul piano storico una Fatwa preliminare delle autorità islamiche della Palestina, verso gli Ebrei di cui si paventava il ritorno in seguito alle persecuzioni in Europa, ma non dissimile da quello che si sarebbe esercitato verso i Cristiani se una loro "crociata" influenza sui luoghi santi fosse stata allora o fosse oggi ipotizzabile, come dimostra l'opera di desertificazione in corso delle più antiche comunità cristiane, col pretesto della risposta alle aggressioni energetiche recate a vaste aree dei territori arabi, dopo la fine della guerra fredda. Comunità, qualche decennio or sono, maggioritarie in alcuni luoghi sono oggi ridotte alla quasi estinzione, o alla riduzione in schiavitù, come la cronaca, ignorata e disattesa, attesta da tempo. Ma a tentare l'eliminazione dell'irriducibile etnia ebraica in europa, fu autoctonamente ed autonomamente il Partito nazional socialista tedesco.

Sussurri e "grida".

La legge Severino sull'inconciliabilità di pendenze penali e cariche pubbliche, non è illegittima, neanche in Italia. Le legge che aveva portato alla fine politica ( temporanea ) di Silvio Berlusconi, era stata messa in dubbio dal fustigatore dei costumi giudiziari fra Catanzaro e Salerno, poi approdato al Municipio di Napoli: Luigi De Magistris. La legge dunque è applicabile, ma 'o Sindaco è innocente. Le due sentenze compensative si sono succedute in poche ore a sancire l'eterna "ammuina" nazionale, per la quale le leggi sono inflessibili, contemplate, come "le grida" manzoniane.

Un paese di ladri prestigiosi.

Dunque, a Roma, anche l'ospedale israelitico privato sull'Isola Tiberina, ha usufruito di rimborsi non dovuti per centinaia di miglaiia di euro, che certamente non sono finiti nei laboratori ospedalieri, ma nelle tasche degli amministratori del nosocomio multispecialistico e molto costoso. Frequentatissimo, nonostante i prezzi praticati e solo parzialmente coperti dalle mutue, ecco che è stato colonizzato amministrativamente dai nostri predoni nazionali, affiliati in una vera e propria mafia, fatta di manierismi e di "buon gusto".L’ex direttore dell’Ospedale israelitico di Roma Antonio Mastrapasqua è agli arresti domiciliari imputato di truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale. Avrebbe gonfiato i rimborsi delle prestazioni sanitarie, non propriamente un'originalità. Mal comune, mezzo gaudio: insieme a lui, altri sedici dirigenti, medici e operatori della casa di cura privata. Mastrapasqua, che ha ricoperto venticinque incarichi in consigli di amministrazione e collegi sindacali, all’epoca era anche Presidente dell’Inps e Vicepresidente di Equitalia ( inflessibile con gli insolventi ), ad esemplificazione delle pubbliche virtù e dei vizi privati della classe dirigente italiana, in ogni ambito nel quale siano mungibili dei soldi. Le ipotesi di reato sono falso e truffa. Tra i destinatati dei provvedimenti, figurano il direttore generale e amministrativo Tiziana D’Agostini, Gianluigi Spinelli, direttore sanitario nonché responsabile del Day Hospital, Mirella Urso, responsabile dell’ufficio controllo appropriatezza cartelle cliniche, Elvira Di Cave, primario del reparto di ortopedia, Pietro Aloisi, responsabile del servizio urologia, e Naim Nasrollah, medico chirurgo. E' stato disposto anche un sequestro preventivo per equivalente di 7,5 milioni di euro, somma pari all’indebita richiesta economica eccedente le prestazioni erogate dalla struttura. Poche bande sono così coese ed efficaci, perché rubano in forme grossolane e non in nome di un prestigio professionale di comune identificazione. Le indagini sui conti della struttura tra il 2006 e il 2009, hanno rivelato molti ‘interventi fantasma‘, il 94% delle cartelle cliniche è stato alterato per far risultare prestazioni più costose rispetto a quelle effettivamente erogate. Ricoveri al posto di operazioni in regime ambulatoriale. I filoni dell’inchiesta sono tre: oltre a quello che si concentra sull’alterazione della tipologia di interventi eseguiti fra i quali "spiccano" le biopsie prostatiche e tiroidee e la correzione dell’alluce valgo, per ottenere rimborsi maggiorati, ce n’è anche uno sulla modifica dello stato dei luoghi, della destinazione d’uso dei locali ospedalieri e delle attività sanitarie per mascherare lo svolgimento di attività irregolari oltre all'erogazione parziale, in carenza di autorizzazione, dei servizi di assistenza domiciliare. Un Paese di ladri prestigiosi.

La reiterazione degli effetti di un costume.

Ecco dunque perché il pampa-Papa straparla e vaneggia evangelicamente e politicamente parlando: ha un tumore al cervello! Così "rivelava" questa mattina il giornalino illustrato della destra di provincia, assemblato in QN: Il resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. Allo scoop seguiva un editoriale del direttore figlio d'arte, quell'Andrea Cangini, discendente di quell'arido e cinico notista politico che è stato suo padre Franco, che direttore non fu mai, ma corifeo dell'ex organ house degli agrari e, per ultimi, degli zuccherieri, fu fra i più pedanti ed assidui. Pare che l'etica professionale del giornale che provvide a finanziare gli squadristi di Mussolini, all'epoca del liberalismo agrario, prontamente trasformatosi in fascismo dopo le lotte bracciantili ed operaie, ieri come oggi, abbia imposto al comitato di redazione di rendere edotti gli sconcertati reazionari e i pettegoli lettori, dello stato di invalidità del Papa. Il morbo - soggiungono - è benigno, ma, è implicito, la lucidità ne risente. Il QN è stato l'unico giornale ad uscire in prima pagina con la più smaccata violazione delle privatezza di una persona che si possa concepire e non è stato seguito, neanche in sede di commento, dagli altri quotidiani. Solo le pagine di gossip e i tele-radio giornali, si sono investiti del ruolo di megafoni di un "Dagospia" pretenziosamente paludato o delle smentite vaticane, che suonano deboli, per l'irritazione e l'enfasi dello smacco, a far intendere che quanto appalesato sia vero. Quando il pampa-Papa ebbe ad affermare che il suo pontificato sarebbe stato breve, sollecitò lo spirito di delazione della destra provinciale e, ancora una volta, il Resto del Carlino, in collaborazione con La Nazione, ha "scoperto" che il malato volava in elicottero a farsi visitare in Toscana, da uno specialista giapponese. Dovesse aggravarsi ed essere costretto a dimettersi, avremmo contemporaneamente tre Papi, una situazione sulla quale giocare per isterilire i fermenti, entro gli stretti ambiti della dottrina, del magistero della Chiesa sui fedeli e l'influenza diplomatica "eversiva" esercitata nel mondo intero. Una cafonata, comunque, degna di chi l'ha scritta. Per parte sua, la Chiesa avrebbe già pronta una profezia, attribuita a Malachia, per la quale "ci saranno tre Papi".

martedì 20 ottobre 2015

Le voci libere che la morte non spegnerà.

Jacqueline Anne Sutton, si sarebbe impiccata con le stringhe delle sue scarpe in una latrina dell'aeroporto Ataturk di Istanbul, dopo aver perso la coincidenza per l'Iraq dove dirigeva un'agenzia di stampa. Il suicidio per scoramento da mancata coincidenza è una offensiva giustificazione di un omicidio nei confronti di una avversaria di Erdogan e dell'Isis, suo alleato informale. La professione giornalistica esercitata con libertà ed indipendenza in un contesto levantino e mafioso, le è costata la vita, carpita in un banale momento in cui si è appartata ed è uscita dallo spettro delle telecamere che l'hanno lungamente ripresa durante le sue perigrinazioni all'interno del grande aeroporto, noto allo scrivente, sulle cui vetrate si stipano i nativi, bambini, donne e anziani soprattutto, per "vedere chi arriva", ignari o indifferenti dell'identità di ciascuno, nel crocevia delle spie dell'Orient express, dove, mischiandosi all'umanità ingessata degli astanti, la valorosa cronista inglese si è distratta ed ha pensato troppo a lungo di vivere una situazione di normalità, in un Paese preda della violenza islamica ed elettorale del frustrato presidente ed aspirante dittatore, in nome dell'Islam, per il dispetto di essere stato rifiutato in Europa, dove è bene che rimanga sulla soglia. A questo punto, ogni voce libera è avversaria. L'informazione, snobbata come inutile, è invece tanto potente da suscitare ritorsioni mortali, attraverso i buoni uffici di sicari annidati nei gabinetti. La morte di Jacqueline Anne Sutton, va a daccompagnarsi ed a sommarsi a quella di Anna Stepanovna Politkovskaja. Chi ha fatto uccidere la giornalista britannica aveva un movente grettamente personale, al quale attribuiva una grande, fondamentale importanza per sé e per il quale voleva chiudere la bocca e seccare la penna informativa; chi è stato ucciso coltivava un principio non negoziabile e non relativizzabile, compendiato nel semplice impegno quotidiano del suo lavoro, da solo in grado di far crollare il castello della propaganda.

lunedì 19 ottobre 2015

Eziologie.

Mentre il mondo occidentale scardina tutti i suoi presupposti, annacquandoli in un sinistrismo ghettizzatorio delle vaste classi popolari riformate, la Chiesa si "scristianizza", in bilico fra adesione all'indistinto e politica di confine. Il gesuitismo al potere è sempre meglio, molto meglio, del renzismo di rivalsa, recitato per imprese straniere, "per certi versi con sede in Lussemburgo". I conservatori della vecchia interpretazione dottrinaria nella Chiesa sono progressivamente marginalizzati, a cominciare dal Papa europeo, con denominazione europea: Benedetto Ratzinger XVI, mentre, alla sinistra del PD, mugugnano e brontolano, scandalizzati ma pavidi, tutti i vecchi catenacci del post comunismo. Fra destra e sinistra, ma soprattutto verso la sinistra, si agitano i ben pensanti grillini, in attesa che i due Guru decadano per salute o per età, nella prospettiva di un nuovo trasformismo. L'Islam popolare avanza nel vuoto lasciato dalle guerre di rimozione ma non di occupazione, perchè troppo dispendiose, nella logica dell'accaparramento e dello sfruttamento e, nelle ridotte delle periferie urbane di tutto il mondo, manifesta la sua vocazione sovvertitrice, ma in senso religioso e, se possibile, domani assorbitrice. Non andrebbe dimenticato che, nel Corano, ultima e quindi risolutrice rivelazione scopiazzata, l'amore fra gli uomini è citato, ma solo a patto che non siano infedeli, cioè npn sottomessi, altrimenti: odio a go-go. Eppure, camminando per le nostre strade, colpisce il numero dei musulmani in abito "talare" maschile e femminile, insieme a ragazzini su monopattini, bardati come un "coatto" statunitense, mischiati a incravattati impiegati di banca a signore prive di impegni e dedite al vagabondaggio commerciale, preda ambita non di satiri fumiganti, ma di ragazze, indigene e straniere, che fingendo di frequentare gli stessi scriditati negozi, le derubano con facilità pari alla loro disattenzione e pigrizia. Ad est, il lavoro delle emigranti serve alla spedizione di pasta e vini con i quali delibano i numerosi parenti, naturali ed acquisiti, delle valchirie nel corso della loro "terza vita", a beneficio di famiglie a sviluppo incontrollato, di abitazioni sempre insufficienti, delle conseguenze di separazioni e divorzi in situazioni di accentuata povertà. Emigrazione tecnologica che si avvale di portatili con i quali, dai luoghi privati di assistenza agli infermi, si connettono con la tribù autoctona remota, finanziata da loro, che, a sua volta, le rifornisce di farmaci prescritti dai medici post sovietici, pur avendo una regolare mutualità in Italia, che preferiscono non coinvolgere, tranne che in casi di ricovero, perché i medici d'origine conoscono la loro eziologia. Quella che, a poco, a poco, stiamo perdendo noi.

domenica 18 ottobre 2015

(In)varianze.

Nei territori arabi espropriati dagli israeliani in Palestina, sono ricominciati gli atti di avversione di civiltà, fra lo Stato di Sion e i legittimi occupanti dei territori espropriati. Non esiste un barlume di possibilità di convivenza e men che meno di assimilazione subordinata all'interno delle istituzioni formali e democratiche d'Israele, da parte dell'etnia araba inassimilabile per sua indole e tradizione, soprattutto nel segno di una rozza colonizzazione e occupazione del proprio territorio. Di quel territorio gli israeliani hanno fatto una florida seppur arida base d'attività, cosa che ai palestinesi, per nulla supportati dai paesi arabi petroliferi, non era mai riuscita. Nella nostra ottica italiana, la lotta a mani nude, con le pietre e con i coltellli, della popolazione civile palestinese è vissuta come una forma simile alla nostra resistenza, ma è diversa, è tutt'altro. Non credo che nelle contingenze storiche attuali i palestinesi abbiano qualche possibilità di liberarsi dei sionisti, ma se anche fosse loro consentito, gli sviluppi della libertà ripiegherebbero sulla società tradizionale che l'occupazione ha relegato in un ghetto ed umiliato nella prassi quotidiana. D'altra parte i contendenti non si curano di apprestare nessuna forma di dialogo che non sia inclusivo, nel senso della sottomissione alle proprie prerogative ed interessi: una dicotomia insuperabile. Ed ecco allora che la incompatibilità fra due civiltà autoctone accompagna la vita di generazioni di dominatori e di reietti, in un reticolo di strade lungo le quali si incontrano, senza degnarsi di uno sguardo, non solo arabi ed israeliani, ma un crogiolo di ben identificate civiltà numericamente minori, ignare, quando va bene, le une delle altre e potenzialmente in conflitto. Al di fuori dell'ipocrita melassa cattolica, l'incompatibilità sovrastrutturale fra i diversi esseri umani è irrimediabile e non ricomponibile se non abdicando, casomai a favore di un mediatore, alla propria identità. E' per questo che, senza un territorio proprio, normato da una comunità statuale e difeso da forze armate interne, si è condannati all'oppressione, come ben sanno gli ebrei che non possono sfuggire alla meccanica dicotomia, né se ne peritano, sul piccolo suolo della Palestina, e fungono, in queste circostanze, da oppressori.

sabato 17 ottobre 2015

Sotto le vestigia del mondo.

Il pampa-Papa ha espresso l'intenzione di decentrare, rendere orizzontale la Ecclesia, anche se il collegamento dei vescovi, con quello romano resta, ma quest'ultimo si porrebbe all'interno, casomai al centro, ma non al di sopra della comunità dei fedeli, pascolati dai loro eleganti pastori. L'influenza gesuitica, la sua sottigliezza politica, si avvertono nelle accelerate proposizioni di questo Primate che lavora nel suo studiolo all'interno di un albergo. Il demando alle realtà locali, oltre a rendere più stringente la "giurisprudenza" e le iniziative territoriali, si pone a presidio della pari e inavvertita opera di colonizzazione del suolo occidentale e principalmente europeo, dell'Islam, prima diffusivo e poi conquistatore. La laicità, mal conosciuta e mal praticata dell'occidente post-illuminista e, verrebbe da dire, post tutto, mette a rischio la sua prevelenza culturale, si espone all'assorbimento dall'interno delle sue strutture giuridiche e morali, che la massoneria ha pilotato al governo formale e, sotto traccia, al potere effettivo. C'è in questo lavorio ecclesiatico il rischio manifesto di un riemergere come forza effettiva delle religioni e del clericalesimo, in competizione, ma temporaneamente in combutta, potenzialmente bellica, con il verbo di Maometto, dopo l'affievolimento degli "errori" denunciati nel Sillabo, del liberalismo - ormai troppo democratico e pecoreccio - e del comunismo, riposto fra le riserve storiche. L'Islam si insinua nelle ridotte del globalismo finanziario in crisi, si alimenterà dell' altrui democrazia e dei suoi diritti - concetti sconosciuti agli islamici e la Chiesa che conosce queste dinamiche e queste metodiche si pone alla riconquista di un mondo conteso perché troppo confuso. E' chiaro che, così facendo, il pampa-Papa alimenterà la fronda interna e potrebbe provocare uno scollamento orizzontale dei comportamenti dei Vescovi-feudatari ( Conti )in giro per il mondo, estranei all'Ordine nato per tutelare il Papa e la Chiesa nella sua missione terrena "perinde ac cadaver", eletto straordinariamente dallo "Spirito Santo" a sostituirsi all' entità che è chiamato a tutelare, in una lettura allegorica, non immaginifica e meravigliata, delle dimissioni di Bendetto XVI. La Chiesa è spesso un cenacolo per iniziati ai suoi vertici e, a scalare, nelle sue diramazioni, ma continua a praticare il pensiero "occulto ai profani" e ad indirizzare "misericordiosamente" le sue trame diplomatiche, politiche e sociologiche, in forme non immediatamente evidenti e, soprattutto, più sottili e lungimiranti di quelle dei patetici, anche se potenti, profani, investiti in forme variabili di ruoli istituzionali. Per questo la "Provvidenza" ne ha tutelato la sussistenza per duemila e quindici anni e "senza che ce accorgiamo" continua a soccorrerla e ad indirizzarla nei tanti medi evi di cui sono imbastite le non originali vicende storiche.

Prospettive e proiezioni finanziarie.

Quindici milioni di euro erogati in tre giorni ad una società con sede all'estero da Unicredit, per interessamento di Fabrizio Palenzona, l'elefantiaco dirigente inquisito per mafia. Ebbene, l'intreccio fra aziende di dubbia reputazione, mafia nostrana e russa è una triangolazione massonica in pieno stile. Il dirigente affiliato, la sua consorte russa a fare da tramite con l'oligarchia post sovietica e l'intreccio delle logge massoniche meridionali, che sono la vera e sostanziale holding della mafia, che delega ai picciotti o agli n'dranghetisti molti denari e il prestigio violento presso il volgo, hanno composto il puzzle, di non difficile scomposizione e decifrazione. Bisognerà verificare la volontà di analizzarlo e di ridurlo a brani per colpire le persone che se ne sono servite. Fra queste, in primo luogo Fabrizio Palenzona, che, poco dopo la concessione del mutuo, è diventato o meglio è stato nominato amministratore delegato del gruppo estero, pur mantenendo la sua dirigenzialità in Unicredit. La prospettiva di uno scorporo totale delle attività italiane di Unicredit, che trasmigrerebbe, come gruppo italiano, solo sui mercati esteri, potendo valersi delle cointeressenze massoniche in tutto il mondo, non parte sotto buoni auspici: la maldestra faciloneria italiana potrebbe dar luogo ad uno scoppiettio di scandali, rigorosamente made in Italy, in tutto il mondo, mettendo a repentaglio la solidarietà e la copertura fra "fratelli e cugini". Unicredit si propone come sponsor ufficiale non solo della Champions League, ma di ogni sorta di polpettone finanziario di comodo in giro per il globo terraqueo, in forme anonimamente disinvolte, veicolo spurio degli interessi custoditi dalle austere logge britanniche, in una concertazione che veicola in gioco tutte le mafie finanziariamente importanti. Una lievitazione di dimensioni della quale Fabrizio Palenzona è l'icona più confacente. Il riformismo renziano sta per conoscere una nuova tornata di annunci mediatori e vuoti di contenuti, proclami da non ascoltare né prendere nella minima considerazione se non fosse per la natura compromissoria degli italiani, alla quale faranno da sponda e supporto i buoni uffici di privati sodalizi screditati, ad esempio i sindacati. Questi cascami di una straccioneria ormai conclamata vanno lasciati decadere nella non considerazione delle persone d'intelletto e buon senso di sé. E' la forma pecoreccia del levantinismo nazionale che si effonde sul gregge mentre lo tosa.

mercoledì 14 ottobre 2015

Parlando d'altro.

Il pampa-Papa ha chiesto oggi perdono per i peccati commessi in Vaticano e a Roma. I peccati romani, a mio modesto avviso, non lo riguardano, altrimenti non si capirebbe perché abbia omesso i peccati dell'ex capitale morale d'Italia, quella Milano che invece è una ciofeca di tangenti e di mafie, importate e autoctone. Sono attese le impetrazioni di perdono del vescovo Scola. Il Papa e i vescovi non rivestono più una funzione temporale. Ma poi chi dovrebbe perdonarli? Il Signore Iddio? Le masse devote? Parlando dello scandalo concettuale ripiega sulla condanna biblica di colui che dà scandalo, al quale non basterà la condanna terrena ( quando ci sarà ) ma verrà annientato dalla vendetta divina. Renzie, dopo aver preannunciato secondo lo stile di Juan Domingo Peron, che aumenterà il circolante esentasse ( è solo per una fobia ignorante da evasori che gli italiani operano fra i 950 e i 990 euro ) per una cifra compatibile con i piani di rientro eterno dal debito. Ottanta euro ai poveracci, tremila euro ai piccoli evasori quotidiani, tutto molto mediatorio, italiano e democristiano. Tutti, ogni giorno, parlano a vanvera e ripropongono il loro mantra. La Lega è un partito di ladri e, a pensarci bene, non poteva essere altrimenti: popolareschi e ignoranti non possono non ambire all'arricchimento privato, attraverso la depredazione delle casse pubbliche. Le azioni della magistratura sono "contrasti, se non attacchi" politici. Prima dei processi e delle sentenze tutti si cautelano dagli effetti delle indagini sul popolaccio della cui sete di sangue e di patiboli hanno alimentato i sentimenti, loro sì verso i concorrenti politici, senza investire su un futuro onusto di gloria ma povero di sostanze private, per cui: carpe diem! Meglio:arraffa, arraffa! Oggi il Senato ha votato il suo suicidio assistito, assistito dagli accordi di concambio presi, prima della "storica" decisione, che manda in soffitta una Costituzione certamente da riformare per il venir meno dei presupposti storici di quella in decomposizione, ma che si sarebbe dovuta modificare alla luce della scienza giuridica, in maniera da salvaguradrne i caratteri di garanzia, che, indifferenti all'efficienza economica, impedivano ai minoritari di governo - quali che possano essere - di fare il bello e il cattivo tempo. Il vecchio comunista già Presidente della Repubblica ha tessuto le lodi della dissoluzione di una Costituzione nella quale aveva visto un possibile veicolo per il conseguimento legale del potere e, non riuscendoci, è lieto oggi, con lo stesso realismo perdente di ieri, di veder disgregata. Avremo Governi e parlamentari agli ordini del piccolo imperatore centroeuropeo, tenuti al guinzaglio dai sensali elettorali dei partiti.

domenica 11 ottobre 2015

Grossolani errori d'approccio.

Nella caduta del Sindaco Marino, a Roma, non hanno giocato solo i giochi politici e affaristici, le clientele mai sazie e i conformismi di facciata atti a sollecitarle. Un peso importante è stato esercitato dal vaticano e dal papa in persona. E' chiaro che, intorno o dentro quel mondo, giocano interessi ed ambizioni, ma è altrettanto chiaro che Marino avrebbe dovuto ignorare la Santa Sede, demandandando ai suoi uffici di segreteria i rapporti, senza accettare inquinamenti delle competenze di un sindaco di una capitale in uno Stato laico. Laico vuol dire semplicemente agnostico, nell'amministrazione e nella politica, dopo di che la Chiesa istituzionale faccia i suoi interessi, ma smetta di considerarli intrisi della secolarità che le fu sottratta militarmente. Invece, ad onta di tante chiacchiere misericordiose, è il Papa il sindaco di Roma. Se Marino se ne fosse semplicemente estraniato non avrebbe ottenuto, nella peggiore delle ipotesi, un risultato diverso. Invece, pur condizionato dall'eterogeneità del suo partito e degli interessi inconciliabili che democristianamente vi albergano, eccolo dichiararsi cattolico, ma poi, con la sua sensibilità di medico, non curarsi dei principi inderogabili, se non suffragati scientificamente. E questo per la Chiesa di sempre è un altro principio inderogabile di carriera e di disgrazia, che purtroppo le è ancora arrogato dalla flebile e "cattolica" classe dirigente italiana. Se fossero solo principi, inderogabili o non, avrebbero fatto la stessa fine del celibato inteso solo come impedimento a sposarsi o come l'interpretazione del "lasciate che i bambini vengano a me..", ma quel che resta inderogabile è che ciascun eletto, senza vincolo di mandato, possa interpretare e sviluppare i contenuti che gli sono propri o che gli sono stati demandati in rappresentanza. Saranno le successive consultazioni a confermarne o smentirne la validità...democratica, quanto meno. Ma questo, volere o volare, è il discrimine fra politica laica e politica religiosa. Quest'ultima avrebbe dovuto semplicemente essere ignorata nell'azione amministrativa, anche a costo di iniziali, forti difficoltà.

Il pentolone.

L'intifada è ricominciata in Cisgiordania e a Gerusalemme. donne e ragazzi prendono a coltellate gli israeliani o tirano loro dei sassi e i privati armati, in alternativa all'esercito, li uccidono senza esitazione. In Turchia è evidente che il Presidente aspirante dittatore, Erdogan, dirotta i suoi aerei per colpire gli alleati curdi che combattono l'IS. Da quando il partito nazionale curdo ha superato lo sbarramento del 10% non ha più avuto pace ( Erdogan e i Curdi ) ed è riuscito a riconvocare il popolo alle urne per il prossimo 1° Novembre. Nel frattempo, ogni volta che il partito curdo organizza una manifestazione, il numero dei morti, coinvolti in attentati, aumenta, fino alla strage di ieri. Ai confini occidentali dello Stato russo continuano endemici i combattimenti, mentre i bombardamenti e i lanci di missili dalle navi, concorrenti con quelli occidentali, appoggiano l'offensiva di terra dell'esercito di Assad e mettono sulla difensiva i ribelli filo-occidentali. I doppi e i tripli giochi, le riserve mentali, in una parola l'intelligence, sono tornate dominanti in uno scacchiere lacunoso e smandrappato. L'attentato alla stazione di Ankara ricorda, per il luogo e per il numero dei sacrificati, quella alla stazione di Bologna. I moventi non saranno mai resi noti nell'un caso come nell'altro e le interpretazioni saranno strumentali agli interessi politici dissimulati degli attentatori. In Israele, nell'Israele coloniale che si propone di espellere metodicamente e sistematicamente i Palestinesi dai loro storici insediamenti, dei quali gli Ebrei erano soltanto visitatori-ospiti temporanei, condannati come sono all'itineranza ogni qual volta il clima si faccia ostile. Ma ora c'è di mezzo uno Stato e da oppressi e cacciati sono diventati naturalmente oppressori. Il loro Stato è forte, non solo per i sofisticati armamenti, ma per la sua organicità politica con gli Stati Uniti, di cui costituiscono il baluardo in loco. Ma la politica meno uniforme di Barack Obama, gli accordi con gli iraniani sul nucleare, hanno rinfocolato l'atavica paura dell'isolamento e della persecuzione e reso più radicale, minuto e occasionale il confronto sul terreno. In Italia, la dissoluzione politica e morale si esercita, non diversamente che per il passato, ma in uno scenario di abdicazione e sgretolamento in un contesto europeo che non è neppur certo che sia disposto ad accoglierla, tutta intera, così come si presenta. La drammatizzazione riguarda ormai soltanto lo specifico evento, la realtà amministrativa locale, mentre interi rami del parlamento votano la propria abrogazione, certamente non in cambio di nulla. Il pentolone ha ricominciato a ribollire; gli ingredienti sono gli stessi dal 1800, con sett'antanni di cesura statica equilibratrice. La pace relativa è già stata sconvolta e il disordine guerresco chiama proseliti.

sabato 10 ottobre 2015

La politica dei muretti.

Il Circolo Atlantide, ospitato da anni nel cassero di Porta Santo Stefano, a Bologna, ha subito una rimozione forzosa e la muratura dell'accesso, dell'ex Comando di zona dei vigili urbani, trasformato in un diurno, prima di diventare la sede informale del Bologna social forum. Gli sfrattati, ultimi in ordine di tempo ad averlo occupato, si sono lagnati della sensibilità del Sindaco etilico alle pressioni dei residenti del quartiere Santo Stefano, che, a loro dire, speculava sul risentimento borghese verso la pubblica manifestazione dell'appartenenza al mondo gay e lesbico organizzato di coloro che ne avevano preso possesso. Io non credo che siano state decisive le eventuali lagnanze di alcuni residenti: troopi anni sono trascorsi dal primo insediamento. Piuttosto, le pressioni a porre fine ad un'illegalità sopportata per molti anni, devono essere venute dalla spuria maggioranza piddina e il Sindaco neurolabile ha ceduto di schianto. Io penso che le immagini del trasporto sul marciapiede degli occupanti sia stato una manifestazione triste e che gay e lesbiche adulti abbiano diritto al riconoscimnto della loro soggettività. Il gesto dell'amministrazione bolognese, contraddittorio apparentemente con le sceneggiate celebrative, conferma l'intrico dei soggetti all'opera sul fronte politico e legislativo e l'antica consapevolezza che il senso delle decisioni politiche è da ricercarsi nella forza dei soggetti che le esprimono o che le subiscono.

E se tornasse a fare il medico?

L'elemento vaticano nella vicenda del Sindaco Marino è ben attivo nel contesto della sua rimozione. Mentre il Sinodo sulla famiglia discute sulla comunione ai divorziati-risposati e sulla famiglia gay, il buon chirurgo aveva forzato la mano, officiando numerosi matrimoni fra omosessuali, prima che, come a Bologna, il Prefetto, su ordine del Ministro degli Interni, requisisse i registri civili. La Chiesa vuole mettere l'imprimatur su ogni controriforma e il PD è ambiguo e ondivago. Lo stesso ministro degli internucoli che ha già presentato il suo candidato al commissario vaticano per il Giubileo. Il pampa-Papa predica misericordia, ma verso Marino non l'ha esercitata. Del resto il sindaco travicello aveva presenziato al convegno sulla famiglia di Philadelphia con le credenziali di officiante di riti disapprovati da Santa Madre Chiesa, di autoproclamatosi cattolico, come aveva sottolineato il Papa in aereo. Forse, il buon chirurgo pensava che la sua equidistanza dalle diverse concezioni presenti in una città di tre milioni di abitanti, lo ponesse nella condizione di interagire fra le lobby e, anche in questo, ha dimostrato quali fossero i limiti della sua astuzia e le debolezze della sua ingenuità. E se tornasse a fare il medico, professione ben più qualificata, utile e importante di quella di Sindaco di una Suburra? Quando ci si lascia veicolare dagli intrighi politici o di qualsivoglia altra conventicola d'interessi, per il proprio tornaconto, non è più possibile. Comunque non tema il buon chirurgo: sarà ricomposto con cura. Ha troppa merda da spargere nella bisaccia.

venerdì 9 ottobre 2015

L'Italia reale.

la vicenda del Sindaco Marino, a Roma, è un ulteriore, inosservato smascheramento della mitomania menzognera di Matteo Renzi. Il catapultato - solo in questo senso, Marziano a Roma - chirurgo ( ce ne sono in politica, quasi quanto gli avvocati, a testimoniare le strette affinità politiche e affaristiche della sanità in Italia ). Dietro le quinte, senza mai immerdarsi nella claoca romana, lui che di cloache minori aveva comunque esperienza, ha congiurato, da segretario del comune partito, contro il suo Sindaco nella capitale, che, improvvido, aveva propagandato la "rottamazione" della corruzione romana, sull'afflato pubblicitario del suo mentore fiorentino. L'esito della rottamazione, esclusivamente costituzionale, di Matteo Renzi è sotto gli occhi di tutti coloro che lo voglione vedere, mentre la corruttela romana è tornata a giustiziare un Don Chisciotte, troppo furbo, ma semplicemente incongruo al potere reale, puzzolente, così com'è. Se il "partito della nazione" dovrà passare la mano a Roma, sarà per un ridosaggio del malaffare redistribuito, ma se perderà le elezioni nazionali, dopo il 55% per legge alla coalizione vincitrice, si accorgerà di che cosa avrà combinato. A meno che - come è probabile - non ci si passino le commesse burocratiche e finanziarie orizzontalmente - o la politica residua non diventi un otto volante di scippatori, in attività o in pausa. In due anni si è riusciti ad accantonare nella mafiosissima Roma un'altra amministrazione, dopo il saccheggio indiscriminato di Alemanno, il biennio in Regione della Polverini e dei suoi assessori arricchitisi tutto d'un colpo. Questa Italia reale, è Europa?

Roma/Costantinopoli.

Marino lascia, ma lascia male. La sua legittima volontà di denunciare il sottobosco malmentoso delle raccomandazioni di personaggi arrestati per "Roma Capitale" da parte di esponenti di primo piano del PD, in servizio ed in apparente quiescenza, sarebbero preziose, eppur scontate, se non fossero il tentativo di un soggetto consimile, se buttato a mare, di ricoprire di merda anche gli altri. Quando figure della politica affaristica si trovano nella condizione di sembrare le uniche pecore nere di un gregge sbiancato, fanno chiaramente capire di essere pronte al "muoia Sansone (sic!) con tutti i filistei". "Non voglio finire così, mi dovete trovare una posizione acconcia". E così sarà. Intanto, ieri sera, l'untuoso carrierista democristiano Angelino Alfano, ha mandato il suo candidato, europarlamentare e figlio di ministro, Antoniozzi, a farsi benedire dal commissario del Giubileo straordinario, Mons. Fisichella, nove a dieci, un altro raccomandato. Il pampa-Papa, Vescovo di Roma, non è contrario, si era capito. Mala tempora currunt, o meglio, continuano a correre. E' Europa questa? Non è di sicuro la grande Roma della civiltà classica.

giovedì 8 ottobre 2015

Levantinismi.

Marino dunque lascia. L'hanno mollato tutti, fra gli ultimi anche il Papa al quale aveva cercato di accodarsi, che non gli ha risparmiato la ripulsa. E' stato travolto da un malaffare endemico, ma rivelato in funzione di un regolamento di conti del quale lui è stato il capro espiatorio. Per parte sua, è stato un elemento del gioco clientelare, catapultato in un ruolo per lui - estraneo - ingestibile, raccolto dopo aver ottenuto il primariato a Palermo, dopo una congiura per la rimozione di Marcelletti ed essere stato candidato alla direzione del Centro trapianti di Bologna, dove non approdò per la rivolta compatta dei medici del Sant'Orsola. Eccolo dunque ad improvvisarsi Sindaco di Roma, a fare da Re Travicello mentre infuriavano le ruberie e le clientele, rimanendo invischiato in profittevolezze di parcheggi e di pranzi pagati, che fanno sorridere rispetto al magna-magna burocratico della capitale. Roma commissariata per corruzione, come Reggio Calabria per mafia. E' europa questa?

Mentre volano gli stracci.

Quattrocentomila persone da identificare ed espellere. Chi si ribellerà, anche se non commetterà reati, sarà incarcerato e poi espulso. Si stimano in quattrocentomila i migranti senza documentabili situazioni di persecuzione politica. Chi si troverà in quest'ultima condizione sarà accolto. Chi fa la fame in conseguenza di guerre energetiche dell'occidente, tornerà a morire di fame, lui e i suoi congiunti. Fra i "politici" quanti saranno coloro con un pedigrée ostile non solo agli interessi dei governi dai quali fuggono, ma anche su posizioni, di rimbalzo, non utili, non conformi alla politica italiana e, casomai, europea, in rapporto ai loro Paesi di provenienza? Nessuno, è presto detto. Da questo marasma non si esce, le ragioni morali saranno accantonate e ne parlerà solo il Papa, riaffermando il Vangelo, ma speculando propangadisticamente su ciò che sa che non può essere di questo mondo. Intanto siamo tornati all'Ottocento, con le scomponibili Triplice Intesa ( che non è il gruppo bancario ) e la Triplice Alleanza, con un affollamento dei caccia bombardieri sulle zone destabilizzate, da non aver avuto eguali neppure durante la seconda guerra mondiale. Mentre volano gli stracci.

Tutti d' un pezzo!

L'Italia bombarderà l'IS. Lo zio Sam l'ha ingaggiata. Cercava di farlo in camuffa, ma la libera stampa l'ha sputtanata. Ha negato anche l'evidenza. Le due cooperanti italiane, rapite l'anno scorso, sono state rilasciate contro un riscatto di 11mln di dollari. L'Italia ha sempre negato di pagare riscatti. E' stata più volte sputtanata da inglesi e nord-americani. Paga somme ingenti, invece, anche ai Capi-fazione in Libano e ovunque sia impegnata in cambio della pace sul campo e in funzione assicurativa contro gli attentati sul suolo nazionale. Quando è impegnata, obtorto collo, in operazioni belliche sotto il comando alleato, viene ritorsivamente colpita. Che questo avvenga di rado e non avvenga quando le nostre truppe operano in autonomia, è rivelatore. La propaganda ufficiale parla allora di merendine e giocattoli non esplodenti ai bambini e di ospedali da campo. Ne sanno qualcosa i Medici senza frontiere e Emergency, i cui nosocomi sono periodicamente smantellati dai raid statunitensi. Idem con patate da parte degli israeliani in Cisgiordania. Insomma, l'Italia c'è e non c'è, come quell'Avvocato Azzeccagarbugli che, alla mensa dei signori del suo territorio, assentiva ai potenti e ammiccava ai convenuti, facendo loro intendere che sarebbe stato dalla loro parte se si fossero messi in condizione di comandare o, per lo meno, di influire. Il Genus - non è un errore, non volevo scrivere genius - nazionale, così ben sottolineato da Manzoni, è immutabile e solo la geo-politica induce gli alleati-sopportati, perché ce li siamo trovati e dai quali traiamo benefici, a "valersi" di noi. C'è da dire che se un capitano Cocciolone dovesse essere abbattuto con la fionda, stavolta andrebbe arrosto, comè toccò al pilota giordano e, all'italiana, rimpiangerebbe gli sganassoni rimediati negli ormai lontani anni 1990-1991, sul fronte iracheno. In compenso abbiamo i due fucilieri di marina che stanno palesememnte scontando la pena prima dell'accomodamento. Uno è già in libertà per ragioni di salute, l'altro si ammalerebbe se la recidività epidemica non fosse troppo scoperta. Così vagoliamo coerenti lungo le strade del mondo, attenti alla speculazione e all'accomodamento.

mercoledì 7 ottobre 2015

Post consumismo.

Per chi ha conosciuto la Banca-istituzione, nella quale apparati di funzionari usurpatori di una qualifica assente nel diritto civile, si succedevano, di raccomandazione in raccomandazione, nell'interpretazione del ruolo sacrale creditizio, la banca attuale, nela sua versione retail, appare come un mercatino rionale, non dissimile, nelle sue metodiche e nei suoi obiettivi da una rivendita di ortaggi. Il mezzo - obsoleto - di veicolazione dei bisogni indotti è il telefono: ad ogni ora le telefonate si succedono a mitraglia e si ricevono,. al ritorno a casa, ad ore da delirio giuslavoristico e remunerativo. I direttori sono coinvolti nella veicolazione di cravatte e altri articoli di abbigliamento. Il costume sta rapidamente involvendo verso manifestazioni della mia infanzia: la sporcizia tracima dai bidoni della raccolta differenziata, la fretta senza senso e scopo nevrotizza le residue relazioni, dai finestrini delle automobili riemergono le antiche corna desuete in un mondo di cornuti indaffarati, il clacson ritorna a scandire i ritmi del traffico. Il passeggio è sempre più promiscuo, agli antichi poveri indigeni si sono sommati gli immigrati, i mendicanti, distinti far coloro che hanno perso il loro approdo e i professionisti delle società arcaiche, il traffico si fa sempre più congestionato per il restringimento di vie già strette di loro, in città medievali, per favorire un passeggio di malvestiti. Non ci sono ancora, per ora, i camioncini sopra i quali improvvisati banditori vendevano presunte leccornie tossiche, ma i bar e le tavole calde del Centro riservano sapori stantii, tutti uguali, e mattonelle di difficile digestione, segno che il grossista è il medesimo e che cambia solo la scenografia, deturpata dalla folla dei manducatori da quattro soldi. Anche la signorile professione del cuoco ha conosciuto il suo ridimensionamento nell'anonimato di un mercato massivo; con dieci o dodici euro tanti mangiano merda, pattumiere indifferenziate della società post consumistica.

martedì 6 ottobre 2015

Fusioni suggestive.

I lavori vaticani sulla famiglia proseguono. Il Papa ha fatto coming out? Il presidente del Sinodo ha chiesto agli omoessuali di dichiararsi prima dell'apertura dei lavori? A ben pensarci queste ripartizioni morali appartengono ad ogni consesso, comunità o associazione e concorrono, sotto mentite spoglie, a determinare i giudizi, le prese di posizione, le decisioni. Nel farlo, la mascheratura passa inosservata, come, del resto, per ogni altro pubblico atteggiamento, assunto, conservato e difeso dall'indagine introspetrtiva degli astanti, anche loro, in un verso o nell'altro, non esenti da peccato. Il mondo dell'editoria, in un Paese di non lettori, si concentra e la Mondadori della famiglia Berlusconi assume il ruolo di fagocitatrice di cultura, da quella d'accatto a quella qualificata. Tutte le catene librarie vanno appaltandosi e ormai il 40% della cultura accessibile fuori dalle aule scolastiche è in mano ad un unico editore. Più che un'influenza palese sulla linea editoriale, che probabilemnte non ci sarà perché è interesse primario vendere e l'influenza dei libri sull'opinione pubblica nazionale è trascurabile, si rimesterà nel calderone del mercato transnazionale per cedere il network, comunque prestigioso e vario, a qualche grande imprenditore dell'editoria straniero, come, del resto sta rapidamente avvenendo in ogni ambito industriale e commerciale in questo sventurato Paese, nel quale la borghesia è pavida e traditrice. Non è neppur detto che la soluzione finale, ovvia e scontata, rappresenti di per sé un male, un peggioramento, ma certamente il fenomeno editorio si inscrive nell'internazionalizzazione finanziaria e diffusiva del mondo contemporaneo e, in questo senso, la linea editoriale dominante risulta già trasparente. Per fortuna si salverà l'Adelphi, che del Gruppo RCS faceva parte e che tornerà invece nelle mani del suo mentore e fondatore. Dovrebbe, nella sua posizione di nicchia, ma in grado di costituire una biblioteca privata da sola, accentuare il suo spirito critico e la sua qualità letteraria. Il gregge non legge o cerca conferme, lessicalmente non sconvolgenti perché ignote e la strenna natalizia si presta al meglio alla bisogna. Che c'entra il Papa in codesto contesto? C'entra, perché anche lui, nella involutiva ( vedrete ) riaffermazione del dogma, cerca di dinamizzare l'Evangelio, proletarizzarlo e diffonderlo, ibridandolo superficialmente con tutte le varietà di sotto culture e di costumi da sempre vigenti e sottostanti alle umane genti, in un generico spirito di misericordia sospensivo del giudizio. Che, al momento opportuno, tornerà a calare sul capo degli "estranei" che se ne siano fatti suggestionare.

All'opera miei Prodi.

Il risiko bancario sta per conoscere un tentativo di riposizionamento politico e affaristico, tarato sui soggetti deboli e poco rappresentativi, ma comunque dominanti per i rapporti, da nessuno delegatigli, con i poteri forti europei. E' in cantiere la fusione fra il Gruppo Intesa, di prevalente influenza cattolica con Unicredit banca, di ferrea dirigenzialità massonica. Non è nulla di nuovo, se non una riedizione dell'accordo che legò alla Banca romana, nobili pontifici e nobili sabaudi. Da trent'anni si parlava di un'intenzione unificatrice delle tre banche d'interesse nazionale: il Banco di Roma, la Banca commerciale italiana e il Credito italiano. Poi, la liberalizzazione ci ha messo la coda. La Comit è stata punita per le sue pretenziosità creditizie, sciolta e data in pasto ai cattolici del lombardo-veneto, il Banco di Roma fu novato nella Banca di Roma, fuso con il Banco di Santo Spirito, utilizzato in funzione di aggregazione e di salvataggio del Banco di Sicilia e della Bipop-Carire. In cambio della sua presenza in aree non scelte e non particolarmente praticate, le autorità amministrative locali chiesero ed ottennero da Cesare Geronzi la creazione inutile di due Centri-servizi: uno a Campobasso, in Molise, per trecento avellinesi (sic) sponsorizzati da Ciriaco De Mita e uno impetrato dall'allora sindaco di Reggio Emilia Elena Spaggiari, all'incirca della stessa entità. Poi, quella che sembrava, per i tempi, la maxi fusione fra Banca di Roma e Unicredit banca, con spostamento progressivo degli affari dell'Unicredit all'estero. Ora, sotto l'egida riformatrice del grullo di Rignano e nell'ottica di una ulteriore, aggiornata ripartizione dei capitali e dei connessi interessi, ecco profilarsi l'uscita dell'Unicredit dal mercato nazionale, il conferimento del suo 30% di portafoglio Italia al Monte dei Paschi di Siena, anemica espressione del PD...toscano e il minestrone fra le tre entità egemoni del mercato creditizio domestico, di cui solo due, di marcata impronta catto-comunista, si sarebbe detto un tempo, a presidiare il potere del PD e di Renzie, in uno scenario complessivo di decadenza. La deindustrializzazione del nostro Paese, condotta alle conseguenze più nefaste negli ultimi anni, sotto la regia impropria di Giorgio Napolitano - come ha ribadito proprio ieri, Maria Elena Boschi, Ministro delle riforme - rilancia in forme volutamente mascherate, quanto evidenti agli addetti ai lavori, il clientelismo finanziario nazionale, senza però negare o trascurare quanto residua di attività economiche nelle aree sviluppate del nord Italia. All'opera miei Prodi, verrebbe da dire, dopo l'uccisione del padre. Nella parte mediana del sistema, ingranditasi negli ultimi vent'anni attraverso una serie di acquisizioni parziali di rami d'azienda ceduti o di piccole banche provinciali, si annunciano rimpolpamenti sulla falsariga di quelli già praticati e se, per la Banche popolari, si prevedono fusioni incestuose col solito corollario di spartizioni dei posti di potere e d'influenza e, purtroppo, anche del riposizionamento sindacale nelle nuove società, la galassia della finanza domestica è sempre più attratta da un centro di gravità spugnoso nel quale dovrà avere l'abilità di mimetizzarsi. Ci tornerò sopra.

domenica 4 ottobre 2015

Il sipario strappato.

Dopo la pubblica dichiarazione del Monsignore del Sant'Uffizio, che ha anche presentato il suo amore omosex alla famiglia umana, cominciano a fiorire, in coincidenza del Sinodo sulla famiglia, le dichiarazioni di preti licenziati per lo stesso motivo da questo, ma non da quell'altro Vescovo, a far intendere come siano decisive le sensibilità individuali o i momenti politici della Chiesa o quando si incappi nell'appartenente all'una o all'altra corrente. Mi sembra uno scenario credibile. Questa mattina su Repubblica, un prete spretato in Sardegna, racconta di come sia stato mantenuto in servizio come co.co.co. per alcuni anni, prima di essere lasciato in strada. Si, perché per il prete, la vita sacerdotale è forse iniziale rifugio, poi costrizione e dipendenza, senza la quale, però, avrebbe molte difficoltà a vivere. Quando smette di salmodiare per il pubblico, casomai perché costretto e ristretto per troppo tempo, scatta la ripulsa, ipocrita e tardiva del Sinedrio, dato che non potevano non conoscere la sua situazione e, per aver violato il patto implicito d'omertà, viene scaricato in strada. Ormai, se ce ne fosse stato bisogno, le pubbliche dichiarazioni dei colpiti, a cominciare da quelle degli abusati da bambini o ragazzi dai sacerdoti, hanno definitivamente squarciato il sipario della rappresentazione devota ed è opportuno che cada definitivamente, senza consentire di rammendarlo e riproporlo come se niente fosse stato e l'unico riferimento per il pubblico "devoto" dovesse ritornare ad essere la scenografia e il copione recitato alla riapertura del sipario strappato.

sabato 3 ottobre 2015

Il dibattito sui massimi sistemi, in versione mignon.

Domani si apre in Vaticano il Sinodo sulla famiglia 2, dopo che il primo si è sciolto senza raggiungere un risultato condiviso, neppure a maggioranza..qualificata. Da questo di dedurrebbe che le famiglie, come le lobby, sono molte e che si alleano solo per interesse, tattica o strategia. Personalmente non me ne importa nulla dei lavori di un'accolita sinodale, sono solo curioso, ben mettendo nel conto politico, il peso, l'influenza, non sulle convinzioni reali o sui comportamenti sotto traccia, di consimili ideologiche e filosofiche interpretazioni e sanzioni. Non si erano accorti, presso la Congragazione della fede, già Sant'Uffizio, diretta da Joseph Ratzinger di ospitare un infiltrato, una spia sottile, un dottore in teologia, non tanto della sponda opposta, perché gli ipocriti fanno la differenza, quanto un "irresponsabile" propalatore della realtà, in un ambiente nel quale gli omosessuali sono di casa, non foss'altro perché è una società di soli uomini. Nei conventi femminili, la storia si ripete. "Irresponsabile", perché non ha continuato a tacere, ha presentato il suo compagno e ha pianto, sospirato, inveito contro un mondo di cui ha fatto parte dal 2003 e nel quale ha nascosto le sue inclinazioni. Mi diceva una signora polacca, un tempo docente di chimica nelle scuole superiori in patria e costretta dalle circostanze a fare la badante in Italia, dopo essersi pensionata, che la Chiesa nel suo paese era una Chiesa, potente, arrogante, che ostentava auto di lusso ed i cui membri avevano spesso amanti pubbliche e talvolta anche famiglie di fatto con donne non sposate. Non so se questo cattedratico di una materia inesistente e, quindi, tanto più filosofica, quanto più convinta di frustrata, trascendente verità, sia un'espressione scontenta di un costume altrimenti accettato, altrimenti, purché diffuso, condiviso, inespresso con le parole. Dalla sua ha che ha subito affermato che, adesso, si cercherà un lavoro, dato che è stato privato dell'insegnamento che praticava da poco meno di due decenni. Non poteva non sapere che sarebbe stato subito ostracizzato per "irresponsabilità", consistente nelle sue parole anziché nei suoi comportamenti finché erano stati celati al pubblico, che, a sua volta, in ambito cattolico, li presuppone, ma non vuole sentirseli sbattere in faccia, contraddicendo la sua, di omertà. Il Monsignore polacco lascia perché ha trovato l'amore, nella persona di un compagno che ha presentato alla stampa. E in tutti gli anni precedenti, come ha fatto e con chi? Il pampa-Papa non ne può più: prima il Sindaco Marino che lo insegue a Philadelphia senza essere stato invitato e che "si professa cattolico", adesso Krysztof Charamsa, teologo e ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede, tutti a impastrocchiare la sua misericordia, scambiandola per misericordia verso di loro. Il teologo che sarebbe stato riarso e che invece sarà, forse, "ridotto allo stato laicale" ha lodato il pampa-Papa per aver fatto riscoprire agli oppressivi e mistificatori ambienti ecclesiatici, la bellezza del dialogo, confondendo la già difficile dialogicità laica, con un dialogo che ripegherà, in tempi diversi, inevitabilmente su se stesso e confondendolo, soprattutto, con l'apertura al mondo così com'è. Il dibattito che si aprirà domani sarà divertente, andrà letto fra le righe delle appartenenze curiali, nelle more delle alleanze da stringere per conseguire la maggioranza, come in qualsiasi congresso, nel quale chi prende la parola, rappresenta la parte che lo ha delegato, ma sarà certamente una baruffa chiozzotta, con alti contenuti lievitatori, sull'idealizzazione, nell'un caso come nell'altro, nella tesi e nell'antitesi, con il rischio che, rimanendo inalterato l'ordine cambiato dei fattori, tutto si risolva in una dogmatica pippa.

Anniversari ciclici.

Il 3 Ottobre del 1990, la Germania ridiventava uno Stato unitario. Oggi è festa nazionale nella Repubblica federale tedesca. Dal 3 di quell'Ottobre è ricomnciato un piano di assestamento degli ambiti e dei poteri, mentre la superpotenza finanziaria, già economica, statunitense, si apprestava a gestire politicamente il lancio degli aeroplanini di carta in tutto il mondo, che avrebbero contemplato successivamente guerre energetiche, un mondo non uniformato agli interessi finanziari e espropriazioni ed esodi di portate nazionali. Comunque sarà, il 3 Ottobre di un quarto di secolo fa segnerà, nei tempi storici, un non originale riadattamento degli equilibri, casomai squilibrati, di potere, mentre l'Unione europea è attualmente in crisi per assoluta incongruenza di economie, costumi ed interessi, nella camicia di forza di una moneta artificiale. Un mondo di PIGS - Portogallo. Italia, Grecia, Spagna e BRIC - Brasile, Russia, India, Cina - che hanno aderito, senza pretendere di dotarsi di una divisa comune, al contro fronte ideato da Vladimir Putin, ma di cui la Russia e solo partner e non leader, mentre invece, ad occidente, la leadership statunitense e tedesca è un dato evidente. I Tedeschi festeggiano una riunificazione conquistata anche con il taglio volontario, per (soli) dieci anni delle retribuzioni della parte occidentale e un risultato di omologazione rapidamente raggiunto, con un rigore comportamentale e giuridico verso ogni forma di corruzione pubblica, che a Sud non allignerà mai.

venerdì 2 ottobre 2015

All'apparir del vero.

Venticinque anni fa finiva, con la riunificazione della Germania, la seconda guerra mondiale. Sei mesi dopo lo smantellamento dela DDR e del Muro di Berlino, la Germania post hitleriana ritrovava la sua dimensione di prima potenza continentale, eccezion fatta per la Russia. Margaret Thatcher, acida e spigolosa, coglieva subito il senso dell'evento: vi abbiamo battuto - noi inglesi - per due volte consecutive ed adesso rialzate la testa e vi riaffacciate alla finestra. L'Inghilterra empirica e aliena da suggestioni retoriche, aveva contribuito a battere l'Impero di Kaiser Franz Joseph, si ripeté in subordine al preponderante alleato nord americano, che aveva spostato le sue truppe e soprattutto le sue fortezze volanti, da un continente all'altro, per contendere la faglia continentale all'Unione sovietica che, aggredita, dopo aver stipulato uno scellerato patto sul solo territorio europeo con il regime nazista, si prodigò in una rincorsa verso occidente, annettendo tutti gli Stati confinanti, quelli confinanti con gli Stati annessi e la Prussia germanica. I Russi, pur nascondendo il loro nazionalismo durante il periodo dell'internazionalismo comunista, erano fieri di avere smembrato un avversario storico, che tante sofferenze gli aveva inflitto e sul quale erano riusciti a prevalere al costo di trenta milioni di morti. Tanti quanti i kulaki che Stalin aveva fatto eliminare perché si opponevano ai conferimenti ai kolchoz dei prodotti agricoli. Se la Germania poté riunificarsi fu per la liquidazione dell'esperienza comunista che fu attuata da Gorbaciov, contro il quale non fu sufficiente un tentativo di colpo di Stato che durò pochi giorni e vide il ritorno in abiti dimessi, ma con riaffermato potere, del riformatore defenestrato. Ci avrebbero pensato gli eventi succedutisi al cambio di regime politico a relegarlo nel dimenticatoio. Da parte dei francesi fu espressa subito la preoccupazione di un probabile ritorno egemonico della Germania nel centro-europa, ma il vice primo ministro, quel Wolfgang Schäuble che oggi è ministro delle finanze della Merkel, li rassicurò, esprimendo la convinzione che sotto l'egida di una istituenda moneta unica, l'egemonia non sarebbe stata possibile. Sappiamo tutti come sta andando, con una Germania in grado di imporre ai Paesi spreconi un improvviso e rigidissimo regime di rientro dal debito "contratto con lei", dato che il marco tedesco ha espresso l'euro, che le altre monete hanno dovuto adottare un cambio molto sperequato con l'euro-marco e che la Germania, dopo sessant'anni, archiviata la sconfitta nella seconda guerra mondiale, ha smesso di accollarsi i debiti di cambio e ha lasciato al loro destino finanziario i popoli PIGS (Prtogallo, Italia, Grecia e Spagna ), pur tenedoli saldamente in pugno e dettandone le politiche interne. L'Italia, nella rinnovata piattaforma orizzontale europea ha visto molto ridimensionato il suo ruolo politico, tanto è vero che non viene mai consultata all'atto delle decisioni politiche, che diventano direttive comunitarie vincolanti, prese sempre dalla Germania, con la foglia di fico della firma francese. L'Inghilterra si appresta ad uscire dall'Unione, non ne ha mai adottato la moneta e, se proprio deve accettare una subordinazione strategica, preferisce quella con gli Stati Uniti. A capo del Governo tedesco troviamo, da tre mandati, quasi quindici anni, la compagna Angela Merkel, passata nel fronte cristiano-democratico, fin dal suo sorgere ad est, durante il Governo plebiscitato con il 48% dei voti nelle prime elezioni libere prussiane del dopoguerra, ad imitazione del Governo in carica ad ovest, durante il cancellierato dell'ultimo capo di Governo della DDR: Lothar De Maiziere, che negoziò con Helmut Kohl il "concambio" non solo monetario, ma anche dei titoli di studio. Insieme alla Merkel che ne era allora portavoce e che parla fluentemente il russo, come si addiceva ad ogni apparatchik nell'Impero sovietico, andò a Mosca, per i lasciti successori, per redigere l'atto di morte. Le chiese quali fossero i commenti circa la riunificazione ed ottenne questa risposta: " dicono che Stalin ha vinto la seconda guerra mondiale - per parte sovietica, preludendo alla spartizione fra due aree politiche ed economiche a Yalta - e che Gorbaciov la sta perdendo". Considerato che gli Stati Uniti non cedettero nulla sul campo, si può convenire che è stato vero. La Russia, dopo la disatrosa eperienza di Boris Eltsin, un altro funzionario del PCUS, passato armi e bagagli ad un capitalismo devastante per il suo provatissimo popolo, è tornata a rappresentare l'alternativa, non solo agli Stati Uniti, sul piano mondiale, ma anche alla Germania sulla piattaforma continentale europea. Ha stretto un patto energetico cinquantennale con la Cina, non ha permesso la presenza sui suoi confini di potenze manovrate dai nord americani, si è ripresa la Crimea per assicurarsi uno sbocco al mare del nord,, combatte in Siria per mantenere la sua più grande base d'accesso al Mediterraneo, ha distrutto con ferocia la presenza copmpetitiva degli islamici in Cecenia e nelle regioni caucasiche, nelle quali si propone, combattendo l'Is e i miliziani anti Assad, finanziati ed addestrati dalla C.I.A., di non farli trasmigrare, con intenzioni terroristiche, casomai con i buoni uffci temporanei dei nord americani, nelle sue regioni nelle quali la presenza islamica è preponderante o significativa. Tutti, entusiasticamente ed ingenuamente, avevamo salutato la caduta del Muro ed il rispristino dell'unitaria dimensione tedesca, come una vittoria della libertà e della democrazia. Ma la realtà geopolitica è molto più complessa. Non è andata propriamente così.

giovedì 1 ottobre 2015

Ibridazioni a perdere.

Anche Grom&Martinetti si sono venduti all'estero, o meglio hanno venduto la loro rete artigianale italiana di cinquantadue botteghe del gelato, oltre alle filiali all'estero, quasi tutte in franchising. Riportata la fabbricazione del gelato ai gusti che si godevano una volta, pubblicizzata adeguatamente la loro opera anche con sconfinamenti con rientro rapido nella politica, ecco che capitalizzano la loro idea concretizzata e se la svignano a godersi i proventi di tante golose leccate. Tutto ad Unilever, una holding anglo-olandese. Anche nella gelateria artigianale ammainiamo bandiera e vendiamo marchio e maestranze ( delle quali, agli imprenditori di tutte le dimensioni, non importa una beata sega ) ad investitori più forti ed in espansione che del marchio e della sua fama si faranno traino, fino a convincere i consumatori di ice cream Grom, di sorbire il più buon gelato del mondo, frutto della tradizione e del genio italiano. Sì, quello di speculare, lucrare e vendersi.

Il poliedro Bergoglio.

Nel 2010 l’arcivescovo Jorge Mario Bergoglio, capo della Conferenza episcopale argentina, si scagliò senza esitazioni contro un progetto di legge proposto da un parlamento democraticamente eletto definendolo frutto della «invidia del demonio» che «vuole distruggere il piano di Dio». Con la stessa veemenza mons. Bergoglio si era schierato nel 2005 contro il ministro della Sanità del governo Kirchner, Ginés González García, colpevole di aver proposto la depenalizzazione dell’aborto. Il gesuita futuro Papa corse in difesa dell’ordinario militare argentino mons. Antonio Baseotto, il quale aveva affermato che González García avrebbe meritato che gli fosse messa una pietra al collo e fosse buttato in mare. La scelta di questa immagine mutuata dal Vangelo di Luca, che si riferiva alla pedofilia diffusissima del mondo arcaico di Gesù, richiamava però alla memoria, per associazione di idee, i “voli della morte”, soprattutto nelle parole di un ordinario militare, di quelle forze armate ad esclusivo uso interno, alle quali la chiesa nazionale argentina fu tanto prossima e delle quali fu sostenitrice, durante gli anni della dittatura, più nazista che fascista. Non è senza ragione e non è stato senza i buoni uffici vaticani e della chiesa locale, che i peggiori gerarchi nazisti sono finiti prevalentemente in Argentina e lì sono stati scoperti o hanno trascorso indisturbati il resto della loro vita. La tragedia, il mirato olocausto che ha segnato il destino di decine di migliaia di suoi connazionali e la vita dei loro familiari, deve aver profondamente colpito Bergoglio. Ma non è chiaro in che senso. Gesù raccomandò il suicidio a chi avesse avuto in animo di "scandalizzare" i bambini, nel lessico fuorviante dell'Evangelio riadattato. Incurante dell'incidente diplomatico provocato da Baseotto con il governo argentino, l'ha riproposta da Pontefice otto anni dopo, l'11 novembre 2013, durante un'omelia a Santa Marta in Vaticano. Questa volta il monito di un “trasferimento” con tanto di macina al collo e fine in mare è toccato in sorte «ai cristiani e ai preti corrotti» dalle tangenti. Suscitando la profonda ammirazione in Italia dell'intero, corrotto spettro politico e della stampa tutta. Se per caso vi fosse sorto un dubbio, sto parlando sempre della stessa persona che di recente, ha deciso di concedere a tutti i sacerdoti per l'Anno Giubilare «la facoltà di assolvere dal peccato di aborto». Ed è ancora lui quello che nel 2013 disse: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?», e che qualche giorno fa negli Stati Uniti ha voluto incontrare personalmente l'"eroica" funzionaria Usa finita in carcere per essersi rifiutata di rilasciare le necessarie licenze a coppie di omosessuali che volevano sposarsi. «Brava, continua così!” le ha detto Papa Francesco riscaldando il cuore di reazionari e razzisti e repubblicani. Non c'è bisogno di essere gesuiti. Basta essere cattolici.