venerdì 2 ottobre 2015

All'apparir del vero.

Venticinque anni fa finiva, con la riunificazione della Germania, la seconda guerra mondiale. Sei mesi dopo lo smantellamento dela DDR e del Muro di Berlino, la Germania post hitleriana ritrovava la sua dimensione di prima potenza continentale, eccezion fatta per la Russia. Margaret Thatcher, acida e spigolosa, coglieva subito il senso dell'evento: vi abbiamo battuto - noi inglesi - per due volte consecutive ed adesso rialzate la testa e vi riaffacciate alla finestra. L'Inghilterra empirica e aliena da suggestioni retoriche, aveva contribuito a battere l'Impero di Kaiser Franz Joseph, si ripeté in subordine al preponderante alleato nord americano, che aveva spostato le sue truppe e soprattutto le sue fortezze volanti, da un continente all'altro, per contendere la faglia continentale all'Unione sovietica che, aggredita, dopo aver stipulato uno scellerato patto sul solo territorio europeo con il regime nazista, si prodigò in una rincorsa verso occidente, annettendo tutti gli Stati confinanti, quelli confinanti con gli Stati annessi e la Prussia germanica. I Russi, pur nascondendo il loro nazionalismo durante il periodo dell'internazionalismo comunista, erano fieri di avere smembrato un avversario storico, che tante sofferenze gli aveva inflitto e sul quale erano riusciti a prevalere al costo di trenta milioni di morti. Tanti quanti i kulaki che Stalin aveva fatto eliminare perché si opponevano ai conferimenti ai kolchoz dei prodotti agricoli. Se la Germania poté riunificarsi fu per la liquidazione dell'esperienza comunista che fu attuata da Gorbaciov, contro il quale non fu sufficiente un tentativo di colpo di Stato che durò pochi giorni e vide il ritorno in abiti dimessi, ma con riaffermato potere, del riformatore defenestrato. Ci avrebbero pensato gli eventi succedutisi al cambio di regime politico a relegarlo nel dimenticatoio. Da parte dei francesi fu espressa subito la preoccupazione di un probabile ritorno egemonico della Germania nel centro-europa, ma il vice primo ministro, quel Wolfgang Schäuble che oggi è ministro delle finanze della Merkel, li rassicurò, esprimendo la convinzione che sotto l'egida di una istituenda moneta unica, l'egemonia non sarebbe stata possibile. Sappiamo tutti come sta andando, con una Germania in grado di imporre ai Paesi spreconi un improvviso e rigidissimo regime di rientro dal debito "contratto con lei", dato che il marco tedesco ha espresso l'euro, che le altre monete hanno dovuto adottare un cambio molto sperequato con l'euro-marco e che la Germania, dopo sessant'anni, archiviata la sconfitta nella seconda guerra mondiale, ha smesso di accollarsi i debiti di cambio e ha lasciato al loro destino finanziario i popoli PIGS (Prtogallo, Italia, Grecia e Spagna ), pur tenedoli saldamente in pugno e dettandone le politiche interne. L'Italia, nella rinnovata piattaforma orizzontale europea ha visto molto ridimensionato il suo ruolo politico, tanto è vero che non viene mai consultata all'atto delle decisioni politiche, che diventano direttive comunitarie vincolanti, prese sempre dalla Germania, con la foglia di fico della firma francese. L'Inghilterra si appresta ad uscire dall'Unione, non ne ha mai adottato la moneta e, se proprio deve accettare una subordinazione strategica, preferisce quella con gli Stati Uniti. A capo del Governo tedesco troviamo, da tre mandati, quasi quindici anni, la compagna Angela Merkel, passata nel fronte cristiano-democratico, fin dal suo sorgere ad est, durante il Governo plebiscitato con il 48% dei voti nelle prime elezioni libere prussiane del dopoguerra, ad imitazione del Governo in carica ad ovest, durante il cancellierato dell'ultimo capo di Governo della DDR: Lothar De Maiziere, che negoziò con Helmut Kohl il "concambio" non solo monetario, ma anche dei titoli di studio. Insieme alla Merkel che ne era allora portavoce e che parla fluentemente il russo, come si addiceva ad ogni apparatchik nell'Impero sovietico, andò a Mosca, per i lasciti successori, per redigere l'atto di morte. Le chiese quali fossero i commenti circa la riunificazione ed ottenne questa risposta: " dicono che Stalin ha vinto la seconda guerra mondiale - per parte sovietica, preludendo alla spartizione fra due aree politiche ed economiche a Yalta - e che Gorbaciov la sta perdendo". Considerato che gli Stati Uniti non cedettero nulla sul campo, si può convenire che è stato vero. La Russia, dopo la disatrosa eperienza di Boris Eltsin, un altro funzionario del PCUS, passato armi e bagagli ad un capitalismo devastante per il suo provatissimo popolo, è tornata a rappresentare l'alternativa, non solo agli Stati Uniti, sul piano mondiale, ma anche alla Germania sulla piattaforma continentale europea. Ha stretto un patto energetico cinquantennale con la Cina, non ha permesso la presenza sui suoi confini di potenze manovrate dai nord americani, si è ripresa la Crimea per assicurarsi uno sbocco al mare del nord,, combatte in Siria per mantenere la sua più grande base d'accesso al Mediterraneo, ha distrutto con ferocia la presenza copmpetitiva degli islamici in Cecenia e nelle regioni caucasiche, nelle quali si propone, combattendo l'Is e i miliziani anti Assad, finanziati ed addestrati dalla C.I.A., di non farli trasmigrare, con intenzioni terroristiche, casomai con i buoni uffci temporanei dei nord americani, nelle sue regioni nelle quali la presenza islamica è preponderante o significativa. Tutti, entusiasticamente ed ingenuamente, avevamo salutato la caduta del Muro ed il rispristino dell'unitaria dimensione tedesca, come una vittoria della libertà e della democrazia. Ma la realtà geopolitica è molto più complessa. Non è andata propriamente così.

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