martedì 20 ottobre 2015

Le voci libere che la morte non spegnerà.

Jacqueline Anne Sutton, si sarebbe impiccata con le stringhe delle sue scarpe in una latrina dell'aeroporto Ataturk di Istanbul, dopo aver perso la coincidenza per l'Iraq dove dirigeva un'agenzia di stampa. Il suicidio per scoramento da mancata coincidenza è una offensiva giustificazione di un omicidio nei confronti di una avversaria di Erdogan e dell'Isis, suo alleato informale. La professione giornalistica esercitata con libertà ed indipendenza in un contesto levantino e mafioso, le è costata la vita, carpita in un banale momento in cui si è appartata ed è uscita dallo spettro delle telecamere che l'hanno lungamente ripresa durante le sue perigrinazioni all'interno del grande aeroporto, noto allo scrivente, sulle cui vetrate si stipano i nativi, bambini, donne e anziani soprattutto, per "vedere chi arriva", ignari o indifferenti dell'identità di ciascuno, nel crocevia delle spie dell'Orient express, dove, mischiandosi all'umanità ingessata degli astanti, la valorosa cronista inglese si è distratta ed ha pensato troppo a lungo di vivere una situazione di normalità, in un Paese preda della violenza islamica ed elettorale del frustrato presidente ed aspirante dittatore, in nome dell'Islam, per il dispetto di essere stato rifiutato in Europa, dove è bene che rimanga sulla soglia. A questo punto, ogni voce libera è avversaria. L'informazione, snobbata come inutile, è invece tanto potente da suscitare ritorsioni mortali, attraverso i buoni uffici di sicari annidati nei gabinetti. La morte di Jacqueline Anne Sutton, va a daccompagnarsi ed a sommarsi a quella di Anna Stepanovna Politkovskaja. Chi ha fatto uccidere la giornalista britannica aveva un movente grettamente personale, al quale attribuiva una grande, fondamentale importanza per sé e per il quale voleva chiudere la bocca e seccare la penna informativa; chi è stato ucciso coltivava un principio non negoziabile e non relativizzabile, compendiato nel semplice impegno quotidiano del suo lavoro, da solo in grado di far crollare il castello della propaganda.

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