domenica 4 ottobre 2015

Il sipario strappato.

Dopo la pubblica dichiarazione del Monsignore del Sant'Uffizio, che ha anche presentato il suo amore omosex alla famiglia umana, cominciano a fiorire, in coincidenza del Sinodo sulla famiglia, le dichiarazioni di preti licenziati per lo stesso motivo da questo, ma non da quell'altro Vescovo, a far intendere come siano decisive le sensibilità individuali o i momenti politici della Chiesa o quando si incappi nell'appartenente all'una o all'altra corrente. Mi sembra uno scenario credibile. Questa mattina su Repubblica, un prete spretato in Sardegna, racconta di come sia stato mantenuto in servizio come co.co.co. per alcuni anni, prima di essere lasciato in strada. Si, perché per il prete, la vita sacerdotale è forse iniziale rifugio, poi costrizione e dipendenza, senza la quale, però, avrebbe molte difficoltà a vivere. Quando smette di salmodiare per il pubblico, casomai perché costretto e ristretto per troppo tempo, scatta la ripulsa, ipocrita e tardiva del Sinedrio, dato che non potevano non conoscere la sua situazione e, per aver violato il patto implicito d'omertà, viene scaricato in strada. Ormai, se ce ne fosse stato bisogno, le pubbliche dichiarazioni dei colpiti, a cominciare da quelle degli abusati da bambini o ragazzi dai sacerdoti, hanno definitivamente squarciato il sipario della rappresentazione devota ed è opportuno che cada definitivamente, senza consentire di rammendarlo e riproporlo come se niente fosse stato e l'unico riferimento per il pubblico "devoto" dovesse ritornare ad essere la scenografia e il copione recitato alla riapertura del sipario strappato.

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