domenica 11 ottobre 2015

Il pentolone.

L'intifada è ricominciata in Cisgiordania e a Gerusalemme. donne e ragazzi prendono a coltellate gli israeliani o tirano loro dei sassi e i privati armati, in alternativa all'esercito, li uccidono senza esitazione. In Turchia è evidente che il Presidente aspirante dittatore, Erdogan, dirotta i suoi aerei per colpire gli alleati curdi che combattono l'IS. Da quando il partito nazionale curdo ha superato lo sbarramento del 10% non ha più avuto pace ( Erdogan e i Curdi ) ed è riuscito a riconvocare il popolo alle urne per il prossimo 1° Novembre. Nel frattempo, ogni volta che il partito curdo organizza una manifestazione, il numero dei morti, coinvolti in attentati, aumenta, fino alla strage di ieri. Ai confini occidentali dello Stato russo continuano endemici i combattimenti, mentre i bombardamenti e i lanci di missili dalle navi, concorrenti con quelli occidentali, appoggiano l'offensiva di terra dell'esercito di Assad e mettono sulla difensiva i ribelli filo-occidentali. I doppi e i tripli giochi, le riserve mentali, in una parola l'intelligence, sono tornate dominanti in uno scacchiere lacunoso e smandrappato. L'attentato alla stazione di Ankara ricorda, per il luogo e per il numero dei sacrificati, quella alla stazione di Bologna. I moventi non saranno mai resi noti nell'un caso come nell'altro e le interpretazioni saranno strumentali agli interessi politici dissimulati degli attentatori. In Israele, nell'Israele coloniale che si propone di espellere metodicamente e sistematicamente i Palestinesi dai loro storici insediamenti, dei quali gli Ebrei erano soltanto visitatori-ospiti temporanei, condannati come sono all'itineranza ogni qual volta il clima si faccia ostile. Ma ora c'è di mezzo uno Stato e da oppressi e cacciati sono diventati naturalmente oppressori. Il loro Stato è forte, non solo per i sofisticati armamenti, ma per la sua organicità politica con gli Stati Uniti, di cui costituiscono il baluardo in loco. Ma la politica meno uniforme di Barack Obama, gli accordi con gli iraniani sul nucleare, hanno rinfocolato l'atavica paura dell'isolamento e della persecuzione e reso più radicale, minuto e occasionale il confronto sul terreno. In Italia, la dissoluzione politica e morale si esercita, non diversamente che per il passato, ma in uno scenario di abdicazione e sgretolamento in un contesto europeo che non è neppur certo che sia disposto ad accoglierla, tutta intera, così come si presenta. La drammatizzazione riguarda ormai soltanto lo specifico evento, la realtà amministrativa locale, mentre interi rami del parlamento votano la propria abrogazione, certamente non in cambio di nulla. Il pentolone ha ricominciato a ribollire; gli ingredienti sono gli stessi dal 1800, con sett'antanni di cesura statica equilibratrice. La pace relativa è già stata sconvolta e il disordine guerresco chiama proseliti.

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