mercoledì 30 marzo 2016

E' arrivato il presidente..in barca.

Fayez Al Sarraj, chi è costui? Un corpulento sconosciuto nominato dalle Nazioni Unite Capo di un governo di larghe intese o di unità nazionale in Libia e già circondato, al suo arrivo via mare, dagli scoppiettii delle milizie che stavano osservando una tregua di posizione. Ma l'investiture artificiale è avvenuta e il burattino Al Sarraj servirà solo a rendere formalmente "giustificata", ma non meno ridicola, l'entrata in guerra di un contingente multinazionale. L'Italia, dopo aver preso atto della nomina, nella quale non ha avuto nessuna possibilità di dire la sua, coinvolgerà il parlamento e, ponendo la fiducia, guiderà i movimenti delle truppe sul terreno ma conterà come il due di briscola nella partita per il controllo del ricchissimo paese petrolifero. Il terrorismo di risposta sarà scontato e, "colpendo al cuore l'europa", renderà ancora più suicida la politica di un altro governo fantoccio - il nostro - sullo scenario ex coloniale che aveva trovato una composizione anti immigrati con l'accordo fra Gheddafi e Berlusconi. Il governicchio renziano si troverà coinvolto in situazioni più grandi di lui, ma le conseguenze non saranno, come è stato finora, solo per il popolo bove ed esautorato, ma si riverbereranno su di lui e sui suoi ministri, la cui permanenza la potere si farà sempre di più strumentale ad un colonialismo endogeno al fronte occidentale ed all'unione europea. Si è realizzata dunque, nella forma più improvvisa e sfacciata, la precondizione richiesta dal nostro primo ministro senza il sostegno popolare, per invischiarsi nell'enorme scatolone di sabbia, poco popolato ma diviso fra le tribù regionali, che hanno già lottizzato la loro influenza energetica e che sono pronte a coalizzarsi contro gli espropriatori, per poi tornare a fare i conti fra di loro. L'Egitto, che ha interessi in concorrenza,almeno con i paesi più deboli della costituenda coalizione, ci ha già ammoniti a non cadere nell'ennesimo ginepraio, come in Etiopia, dove uscimmo sbertucciati e malfamati. Almeno in questo caso, sarebbe auspicabile cedergli il passo, continuando ad attaccarlo giustamente per la barbara uccisione di un nostro studente accreditato, ma..una balla tira l'altra, dubito che sarà così.

martedì 29 marzo 2016

L'Italia è da tempo assopita..

Un trattamento nszi-fascista, così la madre di Giulio Regeni a proposito della detenzione captiva e della morte del figlio fra e alla fine dei tormenti. Che si aspettava da una giunta militare egiziana e, in tanti casi documentati, non solo egiziana? Che cosa si aspettava suo figlio? Credeva che la cultura e un passaporto italiano lo mettessero al sicuro da alcunché? Pretendete la verità per tutti noi, ha lanciato in rete un egiziano soggetto ad un regime di terrore e senza riconoscimento di nessuna dignità a chi non è allineato, atteggiamento più attenuato, ma presente in tante altre organizzazioni lavorative, sociali. Non si illuda il giusto la cui voce grida nel deserto, il governo italiano, alleato di quello egiziano, asseconda con dichiarazioni neutre il dolore e lo sdegno per le continue menzogne delle autorità egiziane, ma non affonda il colpo, non trae nessuna conseguenza da un atteggiamento dilatorio e dispersivo, finalizzato ad annacquare la vicenda fino a stemperarne i contorni in un flusso ininterrotto e sfacciato di falsità. L'Italia è da tempo assopita, forse è in coma.

lunedì 28 marzo 2016

Geometrie simboliche.

Sono numerose, in rete, le ipotesi circa gli ultimi, ma non ultimi, attentati brussellesi. Dalle gszzette ufficiali che riportano i fatti nella loro essenzialità, agli esegeti iniziatici che insinuano ipotesi suggestive e trascendenti la pura banalità dei fatti. La mente, le menti, così carenti in mille situazioni ordinarie, dietro agli avvenimenti; il "Grande vecchio", le menti raffinatissime che si sarebbero celate dietro le azioni di ristretti gruppi armati: le Brigate rosse, ad esempio. L'internazionale nera, l'organizzazione Odessa per i transfughi dall'esoterico tentativo neo barbarico del nezismo, all'interno del quale allignavano maestri del pensiero Martin Heidegger, ma non solo, ad esempio. Via, via scendendo, le organizzazioni occulte e negatrici di ogni solidarietà dell'aziendalismo competitivo o autotutelante, nel quale anche i suoi strumenti concorrono al "risultato" e al rafforzamento dell'ideologia selezionatrice. Ecco, dunque, che qualcuno ravvisa simbologie ripetute fra un attentato e l'altro, numerologie rovesciate a collegare eventi che la propaganda ufficiale - su questo concordo - vorrebbe ribadire ad ogni sacrificio, ad ogni immolazione di turisti e viandanti ( almeno per quello che ci riguarda ). La "necessità" di un richiamo negromantico riecheggia la mitologia delle associazioni segrete, quelle ormai arcinote e quelle supposte, rielaborazione mentale delle precedenti, che pure sono esistite ed esistono in forme evolutivamente arcane e quindi rimpicciolite, mentre, a volte, la controanalisi sembra tradire un'eperienza di doppiezza formativa, all'interno di strutture microanalizzatrici della realtà da rovesciare, attraverso l'individuazione delle sue contraddizioni ( che esistono ), anche se, per ora e per molto tempo, quel progetto è finito nel ripostiglio. L'analisi ufficiale e quella "oscura" si basano su un presupposto comune: l'estraneità razziale, culturale, religiosa e, soprattutto, sociale delle scimmie evolute che compongono le nostre stratificate comunità e attraverso quell'estraneità ( lo straniero ) fanno pensare, casomai per ragioni di comodo e autoassolutorie, che chi non beve in compagnia o è un ladro o è una spia. Già all'epoca dell'attacco alle Torri gemelle di New York si parlò di cospirazione interna per scatenare una guerra, di complotto giudaico ( e perché non massonico? ) . Ad ogni attentato spunta sempre una negligenza grave, dell'intelligence che, a sua volta, dovrebbe svolgersi nella segretezza, della polizia e delle istituzioni, perché no, quindi, complici, in toto o attraverso alcune, generiche, sue componenti "deviate" Esistono o si suppongono - ma per chi ha l'esigenza, casomai solo psicologica di affermarle - le strategia pre e matrimoniali ( e perché non quelle lautamente divorzili? ) le strategie borsistiche a "pelare" e "macellare" il parco buoi e le trame sotterranee per assicurarsi un posto al sole nell'ambito dello smembramento- riaccorpamento di aziende, talvolta già di loro molto grosse. In quest'ultimo caso si tratta di ripartire dopo aver accantonato perdite e sofferenze causate da un'improvvida amministrazione economica, semplicemente perché gestita a 360° gradi nell'ambito dell'economia reale e non familiare che, per sua natura, è ben lungi dal rigore contabile, a meno che non si scelga di escludere la maggior parte della popolazione, come, in termini "infinitamente" striscianti ( in tutti i sensi ) si sta facendo in questa nostra epoca vile, lasciandone silenziosamente alle spalle coperte filamentose escrescenze a testimoniare, simbolicamnete, una inespressa intenzione.

domenica 27 marzo 2016

La resistenza al cambiamento.

Il massacro sistemico delle comunità cristiane, dove sopravvivono in un mare islamico, è da ascriversi, non solo all'identificazione di questa professione di fede con l'influenza delle potenze occidentali, ma a una determinazione suicida a difendersi dall'invasione finanziaria mondiale ed alla chiamata in causa da aprte di costumi alieni, per scopi potenziali solo servili e strumentali. I "martiri" non sanno che l'occidente è in gran parte scristianizzato, ma non possono concepire una competizione se non in termini fideistici e, per questo, fanno ancora riferimento alle crociate, che uno scopo geo politico e geo religioso lo ebbero, eccome, ma i cui epigoni, oggi, non hanno internazionalmente potere alcuno, tanto è vero che invocano la fratellanza anche verso coloro che li uccidono, non tanto per suicida pietà cristiana, quanto per ininfluenza politica. La chiusura integralista di intere nazioni che, fino ad ora e per la dura disciplina di regimi dittatoriali laici, erano rimasti pluralisti sul piano religioso, purché non fosse invasivo, ha ormai cancellato. tranne forse in una qualche dimensione catacombale, la presenza di comunità cristiane in luoghi di antichissimi insediamento, dove erano sopravvissuti in condizioni di modesta minoranza, ma culturalmente significativa. la pulizia etnica, già conosciuta altrove, si manifesta incontrastata adesso. Dopo il Ruanda, la ex Jugoslavia, il genocidio internazionale dei cristiani è l'ultimo dei crimini, non contro un'umanità indifferente, ma contro persone in carne ed ossa, fino a che non vengono ridotte a brandelli, materiali o morali. La rivincita islamica si è portata da tempo nel recinto europeo e si è focalizzata su tutte le potenze intervenute, negli ultimi anni, contro paesi e interessi artatamente rappresentati da quella cultura, utilizzandola per un'opera di proselitismo suicida altrimenti impossibile. La Francia, in particolare, con il suo trombonismo neo coloniale, ha compromesso la sua pace interna e quella del Belgio confinante. In precedenza, le guerre petrolifere del petroliere-presidente Ge4rge W, Bush, hanno dato origine alla migrazione verso ovest e, soprattutto, sud ovest, di intere popolazioni, che la guerra di posizione in Siria non ha fatto che aumentare. Milioni di credenti sono "ad portas" e chi di loro non coltiva, in cuor suo, nessuna fede, è chiamato all'identificazione dallo stato di segregazione ed umiliazione nel quale è tenuto. Quel mondo violentato ha trovato nel rifiuto aprioristico del cambiamento la sua ragione di conservazione, così come, per paradosso, i piccoli interessi di nicchia, pur collegati, ma in posizione minore, ai giganti del sistema volatile dei soldi, hanno da tempo chiuso porte, finestre e forzieri, per facciata in Italia, per sostanziale mantenimento all'estero, al vento omologatore.

sabato 26 marzo 2016

Il senso e il costo rateale, ma sistemico, delle contraddizioni.

Che il diavolo faccia le pentole, ma non i coperchi, più che un luogo comune è una constatazione personale e generale, non nell'immediato, ma in prospettiva, che lascia strascichi claudicanti e monchi per sempre. Si tratta di stabilire chi è il diavolo e perchè abbia tanto fascino o, più semplicemente, tanta forza. Beh, il diavolo in questione è da identificarsi nel sistema che ci inscrive, che è, a sua volta, contraddittorio quando non compiacentemente subdolo nell'adagiarvisi e nel condurre i suoi affari sul crinale scosceso e traditore delle occasioni, le stesse su cui puntano i suoi adepti, non sapendo o non volendo "alienarsi" guardando in prospettiva più lunga. Basterebbe osservare la coesistenza ibrida delle istituzioni e della mafia, tanto da far assumere alle medesime la mentalità ed i comportamenti dei mafiosi, delle alleanze momentanee che ci offrono soluzioni "concordatarie" quando gli interessi (s)combinati collidono e provocano il sacrificio di qualche incongruo, dotato di nazionalità solidale. E' il caso di Giulio Regeni, i cui "sequestratori" sono stati, come lui, uccisi dai corpi speciali che poi hanno fatto saltar fuori i suoi documenti, con la solita bustina di stupefacenti appresso. E' stata la storia di Saddam Hussein e dell'intera parte maschile della sua famiglia, è attualmente quella del presidente di mezza Siria, il dentista Assad e si potrebbe continuare dai primordi storici, calandoci nelle vicende private, personali, altrimenti dette spicciole, così ben illustrate allegoricamente dalle mitologie di ogni epoca documentata. Fra chi vive nel mito e il mito trasmette e chi se ne serve, officiandolo, per esercitare il potere - anche quello interpersonale, spicciolo - e chi cerca di reinterpretarlo ad uso privato, subendone spesso. ma non sempre, le conseguenze sanzionatorie dei pifferai istituzionali, di ogni genere di istituzione, corre lo spettacolo, talvolta tragico, tal'altra comico dell'esistenza sensata, ragionata e ripetitivamente rappresentata. Per questo, domani qualcuno risorgerà, ma poi se ne andrà, lasciando una nostalgia per un ritorno, mentre i suoi progenitori ne aspettano ancora l'avvento.

mercoledì 23 marzo 2016

La disperazione di non essere.

Le foto mosse e sgranate dei due attentatori suicidi che spingono il carrello portando in cuore la sedata consapevolezza che tra poco salteranno in aria, non documenta nessun sintomo di anormalità: la vita sta per spegnersi e sta per esssere spenta come un evento scontato. Certmante la psiche è sottosopra, paralizzata ma non inconsapevole, il disturbo interiore si scioglierà solo nell'autodistruzione espansa, inavvertibile agli occhi altrui. Sta in questo la dicotomia fra interno subbuglio, fra le forze contrastanti dell'autoconservazione e la forza malefica ed esogena dell'ineluttabilità di un atto estremo, in quanto inutile. Eppure, l'imperturbabilità sembra restituire la normalità dell'anestesia della coscienza, dell'istintività naturale che un pensiero, un principio, veicolati ed organizzati ad un fine "superiore", che sta per richiedere la tua e la loro immolazione. E' assurdo e demenziale come il pregiudizio ambientale che non consente il ritorno, che non permette di dichiarare a voce alta, a se e agli altri la violenza che si è subita, che si sta subendo e che altri, nel momento della nostra negazione, condivideranno, unico astioso risarcimento della nostra strumentalità a fini tanto dichiarati quanto subdoli. Insieme ai due "predestinati", un terzo diversamente vestito cromaticamente che li ha condotti sul patibolo e poi si è dileguato. Comincia un'altra caccia all'uomo col cappello, alla conclusione della quale l'attacco al cuore dell'europa si consumerà nelel celebrazioni di un male indicato ma non ben identificato. L'unico attacco che invece viene realmente portato è ai civili sotto le bombe delle potenze neo-coloniali e dei poveri viandanti o passeggeri che pareggiano simbolicamente i conti di una guerra asimmetrica. Anche gli attentatori delle Torri gemelle vennero filmati mentre salivano a bordo degli aerei che avrebbero dirottato, più cinetici e determinati perché il loro compito necessitava di un'evoluzione di atti, spicci verso la morte, ad un'età nella quale ci si può ancora aspettare di tutto. Se si è e ci si sente stretti in uno schema mentale, si accorciano i tempi dell'esperienza e ci si libera della disperazione della costrizione con un gesto tragico e doloroso, lasciandosi eterocondurre da un copione univocamnte recitato, a lasciare il posto ad altri, come loro, sacrificabili, a un ente, un dio, uno scopo trascendente e, per ciò stesso, estraneo alle vittime agenti e coinvolte, nei ruoli occasionali in cui si trovano.

martedì 22 marzo 2016

Retorica d'occasione.

Non si tiene più dietro alle mattanze, non solo terroristiche. Si compendiano con le cacce all'uomo, propagandate dai media, come fa l'ISIS con le sue gesta, belliche e decapitatorie, del tutto tribalmente islamiche ma con singolare conformità - almeno negli atti - con la popolare proiezione delle idee illuministe, alle quali sono molto legato. In ogni caso, si tratta di non concedere facoltà di riproduzione fisica alle classi, alle etnie, alle religioni che si sono fatte superare nella contesa degli interessi, mascherati dalle idee. L'aspetto più bizzarro di questa "emanazione", talvolta poliedrica, talvolta "una e trina", consiste nella rimossa genesi uniforme dei suoi indeffettibili e conflittuali principi. L'eccidio non si consuma solo sui campi di battaglia ( perché considero tali anche gli agglomerati urbani e non solo, quando vi scoppiano petardi rinforzati ), ma anche lungo gli itinerari cultural-vacanzieri dell' Erasmus, nei quali, per rispettare dei calendari assurdi come per altre attività contingentate economicamente, si parte alle tre di notte e, mentre gli studenti sonnecchiano, il povero autista può legittimamente accusare un colpo di sonno. A quello catalano, proprio perché ha compromesso un simbolo, un icona, un feticcio, un idolo, a cui officiare a suon di soldi, non saranno concesse attenuanti: sarà sacrificato con tutta la sua famiglia per la sua naturale incongruenza con le festosità studentesche, che, per altri versi, esulando dalla collegiale festa, si consuma sempre in uan perdita di tempo, quanto, spesso, in un'adibizione servile in cambio di un attestato inutile ai fini professionali, perchè ben diverso da un Master o da un dottorato specialistico, a sua volta a pagamento e finalizzato ad uno scopo mercificatorio. Le ecatombi si intersecano, fra festa e tragedia viste in un'ottica limitata, familiare ( di famiglie che non sanno neanche esattamente di che cosi trattino i loro rampolli, nè che i corsi di lingua inglese in aula all'estero, ad esempio sono principalmente opportunità di vacanza e di svago per i loro figli, alle cui conformistiche richieste di fare quanto i loro compagni più o meno prossimi, cedono anche a costo di sacrifici ). La fiera delle vanità copre le banalità e in casi estremi, ma non infrequenti lascia solo il pianto e il vuoto di un'incensazione, per un'eccezionalità alla memoria troppo diffusa per essere vera. L'eccezionalità - si fa per dire - sarebbe risieduta nei titoli, negli allori, nelle raccomandazioni e in qualche buon matrimonio. Stamattina, in Belgio l'internazionale guerresca ha replicato all'arresto dell'attentatore di Parigi rimasto latitante in Belgio, sotto la protezione omertosa di un quartiere di reietti, che si sono opposti all'intervento dei Ninja del potere finanziario nelle vesti di paurosi e bugiardi Stati nazionali. Eppure, come già per Charlie Hebdo, la retotica europeista ha subito serrato le chiacchiere, ben guardandosi dall'esporsi troppo; la commissaria all'U.E. tale Mogherini, voluta da Renzie secondo uno schema spartitorio di vecchia impronta democristiana e che non conta niente, ha pianto, come fece a suo tempo la Fornero. Chi semina vento, almeno al di fuori del suo allevamento di Paesi debitori, raccoglie tempesta e il fatto che sul campo post coloniale ci siano tanti e abbastanza ben attrezzati epigoni di un Califfato lontano e certamente portatore di interessi non dichiarati, meraviglia solo gli ipocriti. Anche gli Stati neo-coloniali, saltati gli equilibri, sono portatori di interessi sporchi, per i consumi dei loro pecoroni a volte critici sui dettagli, ma sostanzialmente sostenitori ...per abitudini acquisite e mentono ad ogni dichiarazione. Io non conosco, se non per curiosità di girovagante, le condizioni materiali e psicologiche che vigono all'interno delle banlieu e degli slums, non solo per gli stranieri, che vuol dire estranei, ma anche per gli indigeni indigenti e privi di risorse culturali che, di solito e con molte semplificazioni utilitaristiche, vanno di pari passo, ma sono certo che le membra sparte e sparse, dell'aeroporto di Bruxelles e della sua metropolitana, non siano diverse e all'interno di una scenario altrattanto desolante, ma frutto solo di due deflagrazioni, di quelle apportate dalla tecnologia e dagli eserciti professionali, veri e propri commandos di teste di...cuoio fiondati sull'obiettivo, nei quartieri della città contese o da addomesticare, la cui proiezione viene spinta nell'esodo e nei campi profughi, dove anche oggi due migranti si sono dati fuoco. La guerra è così, comunque.

Non tutti gli esuli sono "martiri" Anche nell'antichità si praticava l'ostracismo.

Mentre il presidente degli Stati Uniti d'America era in procinto di avviarsi verso Cuba, il regime al potere provvedeva - si dice - ad incarcerare preventivamente tutti gli oppositori pubblici. Avveniva in epoca risorgimentale in quella che sarebbe diventata l'Italia, avviene in tutte le dittature, di qualsiasi segno. Rispetto alle dittature reazionarie di destra, talvolta facilitate dall'incapacitù dei movimenti politici che vengono annichiliti prima o dopo la conquista del potere formale, per la loro inettitudine ad assicurare l'ordine, il regime cubano ha molti meriti storici, pur essendo stato facilitato dall'indole felice degli autoctoni. Nonostante le ristrettezze, le guerre condotte nel continente africano per conto della geopolitica sovietica, un popolo segnato dalla corruzione e dalla segregazione razziale, ha conosciuto l'istruzione e un'ottima assistenza sanitaria. Questo risultato è stato conseguito per l'impegno e la condotta del secondogenito di una famiglia aristocratica, ma di sentimenti e cultura radicali: i Castro, non estranei - si dice - alla fratellanza massonica internazionale di sentimenti progressisti, ma per la quale il socialismo è stato l'unico strumento possibile di azione e di affermazione in un contesto rovesciato rispetto a quello nel quale avrebbero potuto tranquillamente accomodarsi. E' di pochi giorni or sono la morte del più anziano e sconosciuto alle cronache, fratello di Fidel e Raul, Ramon Castro. Fra gli "oppositori" arrestati ci sarebbe anche il capo degli esuli cubani in Florida e segnataemnte a Miami, polo d'attrazione di un turismo sempre ricco, ma vieppiù meno aristocratico, se mai lo è stato, esulando dall'influenza volgare dei soldi. Costui sarebbe stato fermato all'aeroporto insieme alla moglie. Ebbene, se così è stato, l'arresto è pienamente giustificato. il capo degli "esuli" cubani a Miami è un mafioso che coordina la peggior feccia dinastica di reazionari e di razzisti, dirige una lobby influente, almeno all'interno del suo Stato d'insediamento ed ha espresso in passato anche il sindaco di quella città. Gli esuli cubani sulle spiagge della Florida non sono interlocutori politici possibili con un'amministrazione post rivoluzionaria che della loro sconfitta ha fatto la base per il proprio esercizio del potere che, pur scontando tutti i trascinamenti familistici, tipici delle culture latine, ma ora in pericolosa espansione anche nell'ambito della democrazia nord americana, ha meritato la vittoria per tecnica ed ardimento, sostituendo un governo che della prostituzione, in ogni senso e msnifestazione, della parte povera e nera dei suoi concittadini aveva fatto il suo "instrumentum regni". Nella dialettica fra investimenti e coinvolgimento culturale di una popolazione incline al divertimento, ma anche al malaffare, un'attenzione severa delle istituzioni non sarà necessariamente una limitazione della libertà...di farsi del male, ma un'utile tracciato per non ritornare nel fango dell'autovendita, come avveniva prima del 1959, quando Fulgencio Batista, già "il torturatore" se la diede a gambe.

lunedì 21 marzo 2016

Gesti romantici e sentimentali alla base dei comportamenti contro la prepotenza volgare. La nuova dicotomia fra le persone.

Per le vie de La Avana vecchia, la famiglia Obama ci sta bene, non perché segna una fragile riappacificazione e la fine - forse provvisoria - dell'embargo, che ha trasformato Cuba in un museo decadente, eppure affascinante con le sue automobili d'epoca funzionanti e gli scorci sbrecciati d'architettura coloniale che la fotografia restituisce alla sua splendida origine, mentre dal vivo rivela tutta la sua trascuratezza ed abbandono. Gli Obama ci stanno bene non in quanto famiglia presidenziale statunitense ( ce lo vedete un Donald Trump o un Bush senior o junior in un simile contesto? ), ci stanno bene in quanto neri, di quella negritudine che il giovane radicale Fidel Castro liberò dal pregiudizio di Fulgencio Batista, ma anche da quello dei ricchi nord americani, razzisti e conservatori. Obama conclude il suo ultimo mandato con un riconoscimento a quanto di buono il castrismo ha rappresentato per l'isola caraibica e accantona quanto di male, necessariamente, ha comportato per mantenere l'ordine all'interno ( l'ordine attraverso l'istruzione e col supporto dell'allegria ) e quanto strumentalmente per mantenere il necessario supporto sovietico quando c'era. L'invadenza finanziaria degli Stati Uniti richiederà a Cuba una nuova e più difficile resistenza per il futuro e il sentimento del Presidente di colore potrà rivelarsi come un romantico indebolimento di un'autonomia sempre più difficile, ma possibile finché il gusto del vivere non sarà di nuovo mercificato. "Truth" è uno dei tanti film sul gironalismo "liberale" americano. L'ho visto ieri, è documentaristico con la solita caduta "nell'etica" che fu alla base della ripresa statunitense dopo l'attacco a sorpresa dei giapponesi, questa volta a rendere etica una sconfitta, che resta, in questo caso, di fronte al potere, per compromissioni morali dell'ultimo tristo presidente repubblicano, che da noi sarebebro state nelle facoltà di un qualsiasi sottufficiale. Eppure, in america avrebbero potuto compromettere la sua rielezione, a tutela della sua compagnia petrolifera, di quella del suo vice e della diversamente nera segrateria di stato. Quel che conta è che si continui a combattere e a denunciare, senza guardre in faccia a nessuno e a nessuno dei suoi sporchi o meno sporchi o diversamente sporchi interessi, Quel che conta non è dunque il potere, ma che sia svergognato senza remore contro ogni cortigianeria che lo rende possibile. Oggi è stata una giornata volgare: scampanellii, osti e valletti, fastidosi rumori di fondo, macchinette vocali e cinetiche, deviazioni operative e contesa implicita a chi ne scampa qualcuna. La volgarità della vita incafonita dal mercato, ci assedia e cerca di attanagliarci. Poi la pena quotidiana finisce, tranne che per qualche masochista che spera in un obolo per questo e che invidia anche solo la possibilità che uno di quei quattro soldi possa finire, per legato, a un estraneo.

sabato 19 marzo 2016

Guai ai vinti.

I tifosi randagi del calcio sono i nuovi teppisti dei nostri tempi mediocri. Sono animati da uno spirito guerresco che non dissimula il razzismo, il disprezzo per i vinti e per i deboli. Oggi, a Parigi, i tifosi del Chelsea hanno impedito ad un viaggiatore di salire con loro sul vagone del metro perché era di colore. Eppure, i negri non mancano a Londra, ma non credo che il rifiuto riguardasse un nero parigino, ma, in cuor loro ed ogni volta che il numero li rende sicuri, questi miliziani del tifo che nel loro subconscio, invadono il mondo estraneo per conquistarlo, si accaniscono soprattutto sugli allogeni, casomai da anni, che si erano confusi, illusi di essersi integrati. Il razzismo alligna, del resto, anche nei rapporti interpersonali, alimentato dal conformismo del branco o del nucleo o della squadra di mestiere. Lo sfregio dei tifosi, che divenne eccidio a Bruxelles prima di una brutta finale dell'allora Coppa dei campioni, si è recentemente esercitato anche contro la bellezza, rifiutata invidiosamente con lo spirito di cancellarla dopo averla prima umiliata simbolicamnte, come hanno fatto i tifosi del Feyenoord olandesi, che hanno insozzato e poi fatto a pezzi la "Barcaccia", capolavoro di Pietro Bernini a Roma, incontrastati e neppur processati in patria. E siccome tutto questo ha un esito finale nel corpo vivo delle persone simbolo della sconfitta, ecco che giovedì, sul Ponte Milvio, in mezzo alla carreggiata pedonale, fra numerose persone che la percorrevano, una vecchia inginocchiata a chiedere l'elemosina si è sentita urinare addosso da un tifoso dello Sparta Praga, filmato di spalle. La poveretta si è alzata e si è allontanata, senza che nessuno intervenisse, chiamasse le forze dell'ordine. Il delinquente si è portato tranquillamente sul parapetto a guardare il Tevere, come gli astanti hanno continuato a guardare nel vuoto, incapaci di contrastare la violenza e casomai capaci di esercitarla o di richiederla verso gli "estranei", purché deboli.

"La tua parola sia: si,si oppure no, no".

Ogni giorno, ormai, in Turchia, si consumano attentati, spesso con lo strumento immolato dei kamikaze. Lo stesso avviene in Israele con i "martiri", le bombe umane, in Nigeria, dove vengono utilizzati bambini/e, presumibilmente orfani o pagati a famiglie che non sono in grado di farli sopravvivere. In quest'ultimo caso è la miseria, non solo materiale, che fa aggio su tutti i più semplici sentimenti di protezione, nelle terre di Palestina è mascherato, da parte delle milizie arabe, attraverso la speculazione sulle reali condizioni di avvilimento e segregazione verso chi rifiuta di perdere la sua identità e, in molti casi anche i suoi beni che vengono espropriati. Nel caso turco, invece, sono il frutto del doppiogiochismo di questa potenza regionale che, mentre compie dei bassi servigi per gli Stati Uniti e per l'Unione Europea, combatte soprattutto i Curdi, alleati dell'occidente in cambio della speranza di un futuro Stato autonomo; un autentico spauracchio per la Turchia, che vedrebbe frammentata dall'interno la sua unità di potenza contraddittoria e genocida. Contando sulla sua valenza geo-strategica, la Turchia ha già condotto, molti decenni fa una guerra etnica con la Grecia, invadendo metà dell'isola di Cipro, metà che non è inserita nell'Unione europea. Due Stati della NATO che confliggo apertamente senza che l'america che conta lo impedisca e senza che la NATO provveda ad espellere l'aggressore. Lo stesso avviene oggi con il Kurdistan destinato a rimanere un mito e che solo un rinato PKK rivendica a suon di attentati e guerra sul territorio turco, da dove partono i raid che decimano i peshmerga , mentre loro combattono contro l'ISIS ( che la Turchia finanzia e protegge ) con le armi dismesse della NATO europea. Ora, con meschina viltà, gli stessi staterelli dell'Unione, a pagamento, hanno eletto la Turchia a gendarme contro l'immigrazione, come vorrebbe fare Donald Trump verso i messicani, paese "sicuro" per loro e solo per loro, dove neanche la stampa d'opposizione ha più diritto di esprimersi. Da questa europa ci si può ancora aspettare di tutto, per ora, certamente, che si barcameni.

La dimensione del dolore.

Fra i rifugiati, in condizioni da non rendere troppo spiacevole il loro ritorno ad un altro inferno, settantadue di loro saranno selezionati negli accampamenti e accolti nella parte dell'europa con un'estensione territoriale più vasta e settantadue, riconosciuti non meritevoli, saranno rispediti al mittente. Il gendarme della situazione sarà la Turchia, eletta a confine e presidio dell'europa, come già fu nei confronti del Patto di Varsavia, con i suoi undicimila chilometri di limes allora armatissimi. Da questa sua posizione geografica derivano l'irrinunciabilità della sua appartenenza alla NATO durante la guerra fredda e le sue reiterate ambizioni di adesione all' Unione europea, sostituibile, almeno pro tempore, con facilitazioni analoghe nel campo di Schengen anche per i suoi cittadini, ma soprattutto per i suoi imprenditori. Non c'è che dire: la Turchia negozia e difende i suoi affari molto meglio di quanto non abbiano fatto i governi della U.E., ancora incapaci di opporsi alla sottotecnologia cinese, invasiva sul piano dei prezzi e non sottoposta a dazio alcuno. La sorte delle pedine di scambio costituite dai migranti non potrebbe essere più disperata: sono stati espulsi dai loro paesi a seguito del disordine apportato dalle guerre energetiche dell'occidente, interessato a sedimentarvi una sorta di neo colonialismo finché sarà utile e mercificatorio, sono sopravvissuti ( con molti caduti e dispersi ) a traversate marine e traversate del deserto reali o di località impervie del balcani, sempre esposti al cecchinaggio e all'abuso sessuale, oltre che alla fame ed alle malattie ed ora vengono selezionati come schiavi, parte dei quali da disperdere per il continente centro e sud europeo, mentre l'altra metà sarà rimandata indietro, come se le disastrate terre di provenienza potessero offrire ancora una sorta d'ospitalità. Nel mare magnum dell'emigrazione hanno già giocato e giocheranno ancora la corruzione imprenditoriale dei trafficanti, che dispongono di terminali nei paesi di transito e di auspicato arrivo e ha interagito quella delle collette familiari o etniche volte ad assicurare il pagamento del "biglietto", la "mancia" alle guerdie di confine ecc. In queste condizioni, le mafie e la prepotenza non potranno che prosperare e coloro che riusciranno ad essere accolti - presumibilmente con qualche competenza spendibile - potranno evitare di affollare le enormi periferie della sporcizia e del degrado morale. Perché, se così non sarà, gli immigrati dotati di sufficiente istruzione, amalgamati al mondo che viaggia inutilmente dentro un percorso cieco in una notte destinata a non avere mai termine, sarebbero col tempo portati a rafforzare organizzativamente la galassia putrida del terrorismo dei reietti. Ieri, a Bruxelles, quando la polizia ha arrestato l'ultimo dei terroristi parigini, gli abitanti del qurtiere li hanno respinti, gli hanno intimato di andarsene dal loro acquartieramento, dove si fanno vedere solo in queste circostanze e di tornare a presidiare i quartieri ricchi o almeno borghesi. Avviene anche a Reggio Calabria e soprattutto a Napoli, negli estesissimi comprensori del sottosviluppo e delle gerarchie alternative. L'europa ha demandato a un grande stato alieno la sua salvaguardia, o meglio la salvaguardia del suo ordine sociale, ha mercanteggiato nell'ordine di quarantamila euro a immigrato tenuto sotto controllo, ha aperto le sue porte ad una nazione nella quale la politica e l'antipolitica sono gestite con metodi che scludono a priori qualsiasi rispetto legale delle persone. Ma il mondo raffazzonato di oggi pensa di non dover attardarsi in considerazioni morali e alimenta "liquidamente" ogni contraddizione di sfondo, a beneficio di placebo di circostanza, mentre le ragioni che muovono gli stati sono esattamente l'opposto delle esigenze che sradicano le famiglie, ma anche gli uomini, le donne e i bambini soli che, spinti da un etologico spirito di sopravvivenza vanno dal nulla al nulla, in questa vita che non ha nessun senso tranne quello di essere conservata, in una dimensione di solo dolore.

giovedì 17 marzo 2016

I conformisti.

Il conformista è uno dei libri più chiarificatori dell'indole berghese di Alberto Moravia. Racconta dell'inmdifferenza omicida di un infiltrato che, per ambizioni di carriera, ma soprattutto per restare nell'alveo del potere quale che sia, pro tempore vigente, affianca e favorisce l'omicidio politico di due esuli antifascisti italiani in Francia, i fratelli Rosselli, che non si limitavano a godersi l'esilio, ma agivano fattivamente contro il governo italiano. La vicenda storica resta sullo sfondo, l'obiettivo è focalizzato sulla grigia e vuota figura del favoreggiatore, il cui nome e la cui identità, al di fuori del contesto opportunistico, portato alle sue estreme conseguenze, con assente apatia, non esistono, sono, per il conformista, di nessuna rilevanza. Questo archetipo è semplicemente storico e cambia solo gli scenari entro cui si colloca, anzi, sono gli scenari creati da altri, che lo ignorano, ad attrarlo e a renderlo nemico di chi gli mette in dubbio e potenzialmente in crisi il contesto pur che sia nel quale ambisce a confondersi, con ciò facendosene paladino. La vita quotidiana delle persone comuni vive di bulina, abbaia e raglia sempre e solo conformisticamente.

Fratelli d'Italia..

Quarant'anni fa, Alberto Arbasino così intitolava una delle prime gallerie dinastiche italiane, nelle quali allignavano degenerati rampolli di famiglie ricche e quella che pochi anni dopo Eugenio Scalfari avrebbe battezzato come la "razza padrona" non per meriti mitologici, ma per convergente affiancamento di parentele, lobby stratificate e di buoni uffici partitici, durante tutta la prima Repubblica de no' altri. L'implosione della destra romana e torinese ha due genesi simili, ma non uguali: a Torino, è forte anche se minoritaria, l'influenza leghista; il "nuovo" Carroccio alla felpa dedicata vuole esercitare, nel suo ambito, una indiscutibile leadership, popolare però, mentre la parte berlusconiana ha la tutela mandataria dei capitali e delle professioni collegate. A Roma, invece, una transfuga da Alleanza nazionale, per fare il ministro ( scusate se non mi adeguo alle sgrammaticature femministe o politicamente corrette, il genere, in questi casi, è neutro ) rischia ora di fare la stessa fine del suo mentore originario, Gianfranco Fini, ma le casse vuote del suo "Fretelli d'Italia - FDI, l'hanno spinta al grande passo in stato di gravidanza, che è coincisa ed è stata annunciata durante la vandeana riunione del Family day, a Roma. Da quando è in stato interessante, colei che sembrava una discendente della famiglia Addams, insieme a Ignazio La Russa, è migliorata, il suo aspetto si è ammorbidito, è sempre bruttissima, ma la composizione ormonale, le tette più grosse, sono lì a ricordarci che si tratta di una donna, della/e quali ci si chiedeva un tempo: ma come avrà fatto a chiavarsela? L'immagine proposta non ha niente a che vedere con i contenuti, a Roma ci si propone solo di rubare attraverso le cariche conseguite con un sistematico "battage" clientelare, nel quale si cimenteranno il profittatore della protezione civile, Guido Bertolaso, appena eclissatosi - come fanno i mafiosi - in attesa di un'altra chiamata che è venuta nell'occasione più sfacciata ( dopo il trattamento del pur non candido Marino ), nella sede più sporca ed adatta alle bramosie di ogni fratello d'Italia, dotato o meno dell'acronimo patriottico. Per la Meloni è un vincere o morire, proprio perché nelle casse del partitino fascista ( con un forte radicamento numerico a Roma, Alemanno permettendo )non c'è un soldo, mancano le facoltà di raccomandazione e, quindi, senza il consenso sufficiente, da veivolare e remunerare ai medesimi fini, Berlusconi ne farà a posteriori polpette per cani, salvo accomodamenti mercenari di infima qualità. Bertolaso, oltre a farsi massaggiare nel vecchio Centro sportivo della Banca di Roma, all'Olgiata, che tratteneva a ripetizione fino all'orario di chiusra degli uffici, i figli autoctoni dei dipendenti della banca, avrebbe certamente le mani in pasta in tanti progetti, da appaltare ad amici degli amici, con traino di lavoro per i loro adepti. La contesa elettorale, romana almeno, ha solo questi caratteri.

martedì 15 marzo 2016

Le insidie dell'ecosistema.

Sono stato anch'io affascinato dalle potenzialità della tecnologia informatica e lo sono tutt'ora, ma il suo uso troppo adattabile rispetto agli scopi potenzialmente liberatori, regredendo secondo le intenzioni malevole di un "Grande fratello", comincia, tardivamente, a farmeli detestare. La tecnologia informatica ha assunto ormai i caratteri di una vigilanza a distanza sui nostri comportamenti che, una volta, erano demandati alla coscienza e, per chi ci credeva, all'occhio di Dio; oggi, per chi ci crede e anche per chi non ci crede, è diventata lo strumento, spesso impreciso, sospettoso e insinuatore, del fisco avido di recuperare decenni di condivise dilapidazioni, del demando - soprattutto amministrativo - del lavoro all'utente, sulla base di lacunose e ambigue indicazioni che si vorrebbero sostitute di una competenza nelle diverse materie, ad esempio. Il numero delle password di accesso necessita di un'agenda.. cartacea perché possano essere utilizzate, l'insidioso, al limite della truffaldinità, anche se sempre un passo indietro, incedere delle illusioni e delle fantasticherie finanziarie travolge ogni confine e diventa spesso difficile, a sera, discernere le poche cose utili e sollecitate dalla indistinta congerie di informazioni non richieste e di approcci fastidiosi. La degenerazione informatica si incrementa, alimentata dalla gratuità della pubblicità capziosa, coarta le intelligenze in evoluzione alla mera ripetitività ed alla stupefazione per le circonlocuzioni delle potenzialità carpite o scambiate e fa sentire prematuramente inadeguati alla circolazione nel dedalo delle autostrade o viottoli telematici, bypassando i contenuti semplici dei problemi che si cerca di affrontare e risolvere attraverso strumenti artatamente complicati. Lo stesso uso della lingua inglese diventa una necessità, una bussola e un timone di navigazione. Non me ne scandalizzo, ma la cultura e, soprattutto, la critica, sono un'altra cosa. Ma di questo, evidentemente ma non dichiarativamente, non ci si dovrà più preoccupare e, considerando che le efferratezze correnti e storiche attuali non sono veicolate - almeno in occidente - dai miti religiosi o ideologici, ma dalla fredda logica di semi linguaggi nemerici, c'è da stare in campana, almeno per noi "seguaci del Libro", perchè potremmo fare bruttissime esperienze.

Come le malattie latenti.

Un Comune tedesco aveva, nei giorni scorsi, conferito ad un suo cittadino ultranovantenne una medaglia d'oro per i meriti documentati, meriti politici, che costui aveva accumulato nel corso del dopo guerra, a beneficio riconosciuto degli altri abitanti. Oggi gli è stata ritirata dopo che il Comune di Marzabotto ne aveva riconosciuta e denunciata l'accertata corresponsbilità nell'eccidio compiuto sul finire della guerra. Il Sindaco si è scusato: "non lo sapevo". Restano due fatti: la zelante collaborazione al rastrellamento ed alle uccisioni, consumate per vendetta, non contro i partigiani, ma contro la popolazione inerme, avvertita come complice, come fanno gli israeliani a Gaza; l'attività politica, nella quale evidentemente era versato, per tutto il dopo guerra, nell'ambito del suo comune di residenza. Nell'una e nell'altra veste di una comune burocrazia ha eccelso. Questi personaggi non ritrattano, non hanno mai sentito vergogna per i loro atti, dei quali, evidentemente, erano convinti. A nulla valgono i luoghi comuni sui paraocchi teutonici, sulla disciplijna acritica. Spesso, parlando dei tedeschi, parliamo di una popolazione fra le più evolute e l'ex decorato ha dimostrato, prima e dopo, di non fare eccezione. Quindi, la sua vita e la sua opera sono state un continuum non contraddittorio e l'affermazione del Sindaco di Marzabotto, riguardo alla necessità storica di "non abbassare mai la guardia", attesta e denuncia non un errore di attribuzione ma una empiricamnete dimostrata continuità storica antropologica, ma anche politica, nel senso meno propagandistico della parola. L'affermazione del Sindaco riecheggia i contenuti culturali ( forse senza condividerli ) degli appartenenti al Centro Simon Wiesenthal il cui lavoro di ricerca e di documentazione continua nell'analisi degli avvenimenti sintomatici di una malattia rimossa ma non debellata, ben salda, come tante altre aberrazioni morali, nella mentalità nascosta di molte persone. Se il Sindaco non sapeva, almeno, l'ex decorato non faceva parte di una lobby e nemmeno il Sindaco. Ma non c'è da starne certi.

lunedì 14 marzo 2016

La politica di auto-collocamento.

Le due sconfitte, quella di Sergio Cofferati in Liguria, dove aveva tentato la candidatura a Governatore, reduce dal commissariamento di Bologna, ultimo colpo di coda del partito che fu e quella di Antonio Bassolino al rito indistinto di investitura a Sindaco di Napoli, carica da lui già ricoperta, segna la rottamazione della vecchia guardia del P.C.I. a beneficio di querule ed accomodanti signore che, al pari della Boschi, appaiono eteree e neppur botticeliane. Rappresentano solo il trasformismo a favore dell'attuale demiurgo del P.D., soprattutto la napoletana, già discepola e delfina, ma in ottica continuista e non altrimenti conformista con il suo mentore, quando era Sindaco, negli ultimi conati della "buona amministrazione" sull'esempio - a sinistra - di Bologna. E' andata diversamente in Piemonte, dove, alla rinuncia al seggio parlamentare per quello di Sindaco di Piero Fassino, è seguita la cooptazione di Sergio Chiamparino alla regione Piemonte. Il vecchio partito si è ricompattato come stenta a fare a Bologna e come ha rinunciato a fare in Toscana, dove ha ceduto il bastone del comando ad un democristiano, ritenendolo rassicurante per quei ceti moderati che, in Italia, sono spiccatamente di destra, dovunque si collochino sul pentagramma politico, dopo aver rischiato di abdicare anche a Bologna, sotto la spinta di quel concorrente democristiano di Romano Prodi, all'epoca del Sindaco di Maggio Flavio Delbono, delfino di quel Prodi che Renzie impallinò in una classica faida democristiana, al momento dell'elezione del Presidente della Repubblica, preferendogli il meno caratterizzato Mattarella. Il partito della nazione, resurrezione della democrazia cristiana, incombe, come il partitino di sinsitra testimoniale che nascerebbe stentato nel momento in cui gli ultimi seggi fossero a rischio.

Il luogo adatto per farci una tesi di laurea.

In Turchia, il più che decennale avvicinamento di Erdogan alla dittatura mascherata, sul modello dell'avversario Vladimir Putin, ha scatenato la guerra intestina. Il canovaccio terroristico è tradizonale in Turchia; in parte è stato esercitato dal governo stesso, ma ora la reazione è sistematica e sanguinosa. Il gioco sanguinoso serve a sollecitare l'intervento dei militari, già abortito poco più di un anno fa, per le radici che Erdogan ha avuto il tempo di mettere nei gangli del potere e per l'indubbio favore popolare di cui gode. In queste condizioni, ma anche in costanza di un potere sistematicamente usurpato in nome della profonda anima islamica dell'anatolia, la pretesa di aderire all'Europa assomiglia alle velleità di Gheddafi di cambiare orizzonti e alleanze, rottamando decenni di terrorismo, a cavallo della guerra fredda. Sappiamo come è finita e sappiamo anche che cosa ha provocato, insieme all'esecuzione di Saddam Hussein e all'attacco concentrico ad presidente siriano Assad. Postulare un copione simile per Erdogan è impossibile: le forze armate turche sono troppo forti e la sua caduta può avvenire per loro iniziativa o attraverso un'attentato pilotato. Erdogan, però, pur lautamente foraggiato, ha sostituito Gheddafi nel far argine territoriale all'emigrazione via terra, che attraversa i balcani e l'europa sud orientale e una sua repentina caduta, ad opera di milizie disordinate, aprirebbe una breccia e un'emorragia verso i paesi dell'europa opulenta ( è per conto della Germania che fa da ragine ) e anche di quella in difficoltà. Su questi equilibri impropri si reggono molti poteri e molte ambizioni politiche, non escluse, nel loro piccolo, quelle renziane in Italia, in un continuo barcamenamento fra tutte le opzioni sul proscenio, con consumata doppiezza multipolare che potrebbe implodere improvvisamente. In Turchia, per la seconda volta in trent'anni, si gioca duro, in una macelleria interna nella quale si confrontano le ambizione indigene, trasversali agli interessi. Il fatto stesso che siano le forze armate ad essere state oggetto di attentati mirati, se testimonia della ribellione dei Curdi alla loro espulsione dal parlamento e alle azioni belliche loro rivolte dall'aviazione turca, invece che all'ISIS, assume anche il tono di un richiamo ai doveri costituzionali anomali voluti da Ataturk, in funzione antislamista. Temo che, per loro, i Curdi, non cambierebbe niente, eppure, ecco che, dietro queste azioni, si vedono di sfuggita diverse manine, a tirare le fila di un teatrino a parti variabili. Ma se la Turchia entrasse in Europa, sarebbe opportuno uscirne. Le condoglianze del pampa-Papa, non richieste e probabilmente non gradite, dopo la perentoria affermazione negazionista dello sterminio degli Armeni cristiani, circa l'indifferenza popolare in Turchia riguardo la morale papista o cattolica che dir si voglia, ha il sentore di un tentativo di rientro in gioco verso il forte ed influente orso anatolico, in un mosaico multipolare e non più schienato sulle ( o sotto ) grandi potenze dell'occidente, ree agli occhi del Pontefice e modestamente anche ai miei, di essere la causa prima dell'eradicazione di intere etnie e della scomparsa, apportata di riflesso, delle antiche comunità cristiane medio-orientali. Renzie si è iscritto ad un corso di surf.

domenica 13 marzo 2016

Quando crollano le dighe.

Con l'abdicazione del comunismo europeo, il capitalismo ha vinto una lunga guerra di posizione. Si è trattato di una vittoria finanziaria che ha segnato un'involuzione facilitata del capitalismo stesso e che ha messo in mora, uniformemente, il compendio industria-lavoro, merce-costo-consumo. I paesi che, dopo sanguinose traversie storiche, si sono messi sotto l'ombrello delle capitali finanziarie, eredi delle nazioni vincitrici ed esportatrici di uan democrazia mal vissuta nell'europa totalitaria di destra, hanno smesso di pagare in sangue e carne maciullata la conservazione dello statu quo delle classi possidenti-statiche e, abolita la coscrizione militare, si sono portati, come co-protagonisti o di conserva, all'assalto delle risorse detenute da nazioni arretrate e non alleate, di cui si sono rovesciati i dittatori, ostili per generazioni, appoggiati alla dicotomia fra le potenze. L'effetto domino è stato immediato e le spedizioni militari, finalizzate esclusivamente al presidio delle risorse, sulle quali si è sviluppata l'economia allogena dei neo-colonialisti, si susseguono senza interruzioni, provocando il sorgere di problemi crescenti, ma solo per le popolazioni devastate dal disordine guerresco. Lo sviluppo delle possibilità di comunicazione sollecita lo spirito di sopravvivenza di milioni di persone e non le mantiene più sui luoghi devastati a morire d'inedia. Ecco che l'invasione a piedi scalzi, così antica e tradizionale, mette in apprensione i governi esclusivamente circa la possibilità di convivenza fra disperati autoctoni e disperati estranei, dato che le due "etnie" sono destinate ad accavallarsi negli stessi ambiti. Oltretutto, questi infelici, che mai si sarebbero mossi spontaneamente, in misura così massiccia, coltivano, al loro interno, dei sentimenti di odio e di vendetta che non possono essere accettati, né compresi, dai loro appartati vicini di casa, che non hanno avvertito gli schizzi del sangue e della materia durante i bombardamenti apportati dalla nostra tecnologia ingegneristica. Così è e così sarà, fra tentativi di condizionamento e repressione, ma la realtà è data. La guerra in corso dà luogo a reazioni non dissimili - per limitarci alla Francia - da quelle praticate all'epoca dell'occupazione algerina, che si consumavano sul suolo patrio occupato. Con l'emigrazione si importa anche la violenza inespressa che viene circoscritta alle banlieu, dalle quali esce solo per compiere attentati. Comunque, da luoghi, più o meno ampi, di relegazione. Come a Gaza. L'Italia, dalla Libia, importerà una nuova resistenza terroristica. Gli interessi tribali che saranno sacrificati, le alleanze con i soldi dei contribuenti che non si riuscirà a stringere e a compensare costeranno la vita a qualche capro espiatorio ( non è forse Pasqua? ) ma la politica neo-coloniale - nel nostro caso a rimorchio, ma non per questo meno colpevole - continuerà per un numero non prevedibile di anni e noi continueremo a dimenticarlo ogni volta che ci fermeremo ad una pompa di carburante con i prezzi triplicati dall'insolvenza comunitaria dell'Italia.

giovedì 10 marzo 2016

Il vuoto.

Lo spazio vacuo è la dimensione dell'attualità. Al cretinismo adolescenziale che si riverbera nelle ripetizioni lavorative, nei protocolli applicativi, non fa più riscontro la ragnatela delle relazioni pubbliche e, anche quelle private, sono brevi e dispersive. Non c'è più dibattito e l'analisi del reale apre lo spazio alla superficialità dell'inclita e del volgo. Non c'è dialettica e il riflusso, più sul particolare che sul privato, è giunto alla fine, ormai quasi sterile. La possibilità di carpire un sentimento illusorio è precariamente aumentata, ma non ci si può contare, l'alleanza degli interessi è tarata su obiettivi decrescenti, mentre l'infatuazione per il successo mitologico, brucia, come una droga, le energie ed accompagna i miserandi alla meta agra della disillusione. Eppure, anche questa volta, la propaganda rivolta alle masse è vincente. La semplificazione economica sulla quale rivalersi quando non è più sopportabile è la sicurezza dei miseri, dei deboli e degli inetti, ridicolmente compiaciuti della propria astuzia, ma soprattutto dei pigri, frenetici e non. Su questi presupposti si fondano, purtroppo, le famiglie, i loro valori, la loro capacità educativa, in un amore ipocrita e di maniera, traditrici dei figli naturali o adottivi. La narcosi da successo, che ha già visto gli effetti dello yuppismo degli anni '80 e seguenti, si ripropone in presenza di una crisi i cui effetti prodromici si stanno riverberando adesso che le statistiche segnalano un incremento dell'occupazione, sia pure instabile. I senza lavoro che mendicano si confondono con i mendicanti professionali, ritornati agli onori della questua, dopo decenni di latitanza, l'onestà relativa si è fatta ancor più rara e le mezze opere, le mezze leggi caratterizzano la ripresa dell'Italia. La politica, senza il popolo, verso le plebi non è praticabile, come si è visto al di fuori dei seggi improvvisati per le primarie del PD a Napoli. Eppure tutti rimangono legati a quel carro sgangherato per paura di perdere il reddito dello strapuntino ed è ovvio che a farla da padroni siano i signori delle clientele. Questo a sinistra o pseudo tale, come a destra. Il calcolo economico non può che escludere la socialità e il rifugio nella Chiesa ha, come sempre, una valenza temporanea, di Papa in Papa. La scelta della politica ha oggi, a differenza di un passato appena sfogliato, il senso del conseguimento di una rendita parassitaria. Non che nella eccessiva compagine dei parlamentari e poi a scendere prima non ne allignassero, ma c'erano anche figure di leader e di militanti capaci di concepire un disegno e di offrirne l'interpretazione e la difesa ai loro adepti-elettori. La contesa si esercita fuori dai confini, chi al traino e chi a rimorchio, attraverso omicidi politici e guerre antecedenti e successive, in attesa di investire qualche corruttibile leader, subito insidiato dagli esclusi dal banchetto. La lbertà non è stata negata, la democrazia si. La libertà è comunque pesantemente limitata dalle ristrettezze economiche di ampie fasce di cittadini che, fino a dieci anni fa, navigavano nel benessere e che, su quella base, avevano costituito le loro famiglie e programmato la loro costituzione. Il surrogato di tutto questo è diventato il debito. La democrazia è stato un breve interregno così come la pace: una sessantina scarsa d'anni, pur caratterizzati da ruberie e corruttela. Da che civiltà è civiltà, del resto, non si sono conosciute realtà diverse. la loro raprresentazione letteraria, invece, ne ha costituito la mitizzazione postuma: la civiltà classica, l'epoca scientifica, la tecnologia al potere e così sarà per gli illusi a venire.

lunedì 7 marzo 2016

Il crimine in guanti bianchi e quello senza guanti.

La Turchia, mentre l'Austria propone ed applica ai suoi confini, una frontiera blindata europea contro l'afflusso incontenibile di profughi per l'espandersi delle guerre, alza la posta del suo ruolo, sostitutivo di quello che fu di Gheddafi, per contenere, attraverso il suo formidabile esercito, la deviazione dei flussi attraverso i balcani e le altre vie di terra circonvicine, ma chiede, per ora senza porre le due condizioni in alternativa: sei milioni di euro per farsi pagare il disturbo e, nel contenpo, l'adesione, fino ad ora opportunamente rifiutata, all'Unione europea, con al quale c'entrerebbe come i cavoli a merenda e nella quale diverrebbe subito, un partner ricattatorio, condizionante, in grado di relazionarsi con gli Stati Uniti e di far valere un peso anomalo ed incongruo, sulla mediocre intelaiatura europea che, a queste condizioni, non avrebbe - secondo me - nessuna ragione di sussistere, divenendo anzi pericoloso pepetuarla in forme così modificate ed incontrollabili. Schengen, apllicata alla Turchia, rafforzerebbe l'afflusso di droga e sinergizzerebbe tutte le attività criminali sul continente, in particolare nella sua parte meridionale. E' per questo spauracchio che la Merkel si è repentinamente convertita alla politica dell'accoglienza ed al mantenimento della possibilità, per i rifugiati, di sciamare, una volta accolti, entro il limes comunitario, ipotesi rispetto alla quale si è da subito chiamata fuori l'Inghilteraa e tutti i piccoli e grandi Paesi post comunisti del centro europa. la Germania conta una tradizione di collaborazione, anomala culturalmente, ma politicamnete esercitata fin dall'Ottocento, con la Turchia, conta una comunità stanziale di duemilioni e cinquecentomila turchi sul suo territorio e non sarebbe in grado di resistere e, tanto meno di dirigere, una pressione concentrica proveniente dagli Stati Uniti e dalla Turchia alleate militramente. Vedrebbe infine compromesso il suo progetto "guglielmino", in capo a pochi mesi da che si è manifestato inconfutabilmente. Il rigore e la forza del ministro Schauble, si sono già stemperati in una debolezza affannosa. Quest'Europa della moneta forte si appalesa sempre di più come un agone speculativo di prossimità, anziché un mercato uniforme e coeso, forte e competitivo, in grado almeno di co-governare il mondo e risulta,anche istituzionalmente, sotto attacco da parte di entità "elegantemente, ma fino ad un certo punto" criminali. Di criminalità senza senso, si deve parlare a proposito dell'omicidio odierno di un giovane romano, sequestrato, dopo essere stato attirato con l'inganno in un appartamento, seviziato ed ucciso, per "provare", sotto l'influenza di alcool e allucinogeni, "l'effetto che fa". Non si tratta in questo caso di adolescenti: il più giovane ha ventirè anni, il più attempato trenta, come la vittima. Dall'omicidio, di cui non si è mai scoperto il coplevole, di Vilma Montesi nel dopo guerra, al massacro del Circeo, al colpo di pistola che fulminò Marta Russo nei vialetti della facoltà di Giurisprudenza, ad opera di due "ricercatori" che volevano "sperimentare il delitto perfetto", fino al delitto odierno, la cronaca romana pullula di "sacrifici" operati da pigri delinquenti di buona famiglia, neppure edotti da se medesimi di essere tali, che se ne escono, in stato catatonico in affermazioni assurde. L'assurdità dei mostri, senza retorica in questo caso. La pena non sarà neanche avvertita, continueranno a viverla "assurdamente", all'interno del carcere, dove forse riusciranno a ritagliarsi uno spazio di ammirazione e di rispetto o soltanto di paura, senza nessuna capacità di elaborazione critica, come dimostrò la ripetizione del delitto del Circeo, da parte di Angelo Izzo, nei confronti della moglie di un suo compagno di cella e di sua figlia, alle quali lo aveva indirizzato, durante una licenza, lo stesso co-detenuto. Oltre a questo, i giovani-bene erano stati latitanti, evasi e poi latitanti, ben protetti dai soldi delle famiglie, anche se non tutti sono riusciti ad eclissarsi. Uno solo, Andrea Ghira ha mantenuto la sua irreperibilità. Questi ultimi, per ora, sono in carcere e, nei loro confronti, farei eccezione ai principi - da me condivisi al cento per cento - di Cesare Beccaria che, laicamente, escluse la pena di morte. Fatto salvo, purtroppo, un contesto familiare e sociale irredimibile perché assurdo, per assurdo, a questi assurdi assassini, toglierei la vita. Per rimanere in tema.

Il carcere comodo e quello scomodo.

L'animale umano si distingue, fra i suoi simili, per lo spirito infantile di coloro che hanno, casomai, sviluppato una buona muscolatura, ma presentano un'atrofia cerebrale evidente, non a loro, ma a coloro che sono in grado di misurarne, con intimo fastidio, la superficialità i luoghi comuni, le credenze infondate. Si distingue, di continuo, in coloro che hanno una formazione critica, semantica e umanistica o analitica e scientifica, Si distingue inoltre per il maggior o minor influsso dell'erudione, rispetto all'esperienza o al sinergico interagire fra i due elementi ed al loro dosaggio. Eppure, sul palcoscenico sociale, molti, se non tutti, recitano una sorridente parodia dei loro pensieri, uniformandoli all'uso comune, pur coltivando, interiormente, presunzioni ed invidie. Lo spirito vitalistico - che non è quello agonistico e sportivo - quello introspettivo e quello votato al guadagno ( spesso nella veste di strumento dell'altrui arricchimento )attengono al sentimento interiore e trovano manifestazioni particolari nelle associazioni professionali o di mestiere, nelle accademie e negli agoni intellettuali, quelli legati all'economia dell'intellettualità. Alla fine, pur conoscendo momenti di contatto, in qualche caso spiacevole, i tre mondi principali restano autonomi fra di loro, ma non autosufficienti, per cui ricercano una "appartata" comunanza per il minor tempo possibile, nel tentativo di mettersi in condizione di maggior agio. Chi ha una visione ed una vocazione materialistica, sia che faccia parte del mondo operaio, sia di quello imprenditoriali, spesso un continuum l'uno dell'altro, snobberà grossolanamente il secondo: di norma si contornerà di discendenti asini come loro, o per inadeguatezza nel supporto scolastico o per debolezza e indifferenza nell'impegno costante, in rapproto alla comodità deresponsabilizzante della vita ereditata. Fra queste entità, fra molti equivoci ed approssimazioni, regnerà sempre, esplicitamente, ma molto più spesso sotto traccia, un clima di contesa, di lotta, in se e per se pericoloso e foriero di ogni possibile bassezza e violenza, sia che si esercitino in forme fisiche, sia che si esercitino attraverso il condizionamento sociale, dei costumi imposti e dell'attrazione e conomica. La stessa ragnatela legale, altro non è che il presidio dell'ordine diseguale che ha segnato, nei primi anni, il percorso di avvicinamento e di adattamento, all'organizzazione cangiante, ma, sostanzialmente, uniformemente univoca della società, partendo dagli studi e confluendo, in posizioni diverse e distanti, nella burocrazia della vita adulta regolamentata. In fondo, un carcere, in senso adattativo o adattatorio, vigilato con astio da ributtanti secondini.

sabato 5 marzo 2016

Tempi e costumi, in sospensione.

C'è ormai un'uniformità sociale nel nostro conformista Paese: gli ospedali che, per ragioni di controllo epidemiologico, ricoverano gli ammalati d'influenza con possibili complicanze respiratorie, appurato che non sono in pericolo di vita, li dimettono e, il giorno dopo, costono vanno a lavorare, aggrappati al loro meschino sfruttamento e convinti di essere dei privilegiati. Le telefonate mute si alternano a quelle per le offerte commerciali non richieste, indagano sulla possibilità di mettere le mani su beni appetiti. Non si tratta solo di ladri in senso tecnico-giuridico, ma anche di ladri-speculatori che, con incivile mancanza di rispetto per la privatezza degli altri, vorrebbero insinuarsi in ogni possibile compra-vendita, in cambio di una percentuale, anche se estranei al settore merceologico. La vita e la morte sono sinergiche all'affare. Anche nei bar, i sorrisi "all'orientale" non sono accompagnati da calma e costume: la fretta nello spicciare il banco e i tavolini asseconda la speranza che vengano continuamente rioccupati, mentre gli avventori si urtano frettolosamente nei due sensi, in entrata ed in uscita, in preda ad una fretta incontrollata, o meglio, controllata a distanza. I giovani dottori in materie economiche vendono saponette con ripetitiva logorrea: è evidente una povertà allarmante di formazione e non alludo a quella tecnica, comunque inapplicata. La formazione non è, del resto, solo quella culturale, ma anche di vita, di ambiente familiare e di esperienza. Come si permette? Vengo da una famiglia integerrima! Può darsi, ma anestetica. I nostri "testimoni" di Geova" sono diuturnamente operosi: se lei usa questa cartina colorata almeno una volta al mese, le sarà rimesso l'onere e potrà agire, esente da costi. Confessatevi e comunicatevi almeno una volta all'anno, a Pasqua; durante il Giubileo, un'occasione straordinaria: l'indulgenza plenaria. Se muorirete subito dopo, avrete il privilegio di non scontare la pena per tutte le vostre nefandezze. Bello, no? Siete prossimi al matrimonio, ma convivete da anni: ego vos absolvo, ma la notte prima del rito dormite in giacigli diversi, come farete quando sarete separati. L'Italia va in guerra senza avvisare il parlamento e - pare - neanche il Presidente della Repubblica, per altro reso edotto dai giornali e dall'intelligence. Un primo nucleo di paracadutisti ( l'elettroencefalogramma piatto dell'esercito ) eseguirà eliminazioni mirate su comissione ed altre missioni segrete, agli ordini del Presidente del Consiglio, l'immaginifico pagliaccetto di Rignano sull'Arno che, con questa suggerita , ulteriore comparsata presso i pozzi petroliferi in uso agli alleati, farà da spaventapasseri agli aridi, ma facondi, campi desertici, pubblicizzandosi questa volta al mirino delle milizie sotto attacco. La prassi politica non cambierebbe neanche se qualche sognatore di una (in)civiltà autoctona lo levasse di mezzo, inconsapevolmente sobillato da chi ha esposto il bambolotto. Nuovi arrivisti tenterebbero la sorte...pilotata. Buoni attentati a tutti! Si affievoliscono gli ultimi ronzii bronchiali, provocati dalla coltura batterica diffusa nell'ambiente lavorativo, nel quale "appestati" di stagione diffondono il contagio virtuoso. Dalle più lontane origini della biologia, un ( nuovo? ) nano organismo, un gamete intrecciato, ha intrapreso il suo viaggio evolutivo condensato. E' in uno stato di insensibilità e di incoscienza: replica quella vita che si è appena spenta, senza ordine e scopo, senza necessità. E' solo questo la vita. Il resto è inventato. A forza di sfregare due pietre focaie, una concava e l'altra convessa, la scintilla "meravigliosa" è scoccata. Buona fortuna. Nell'ecosistema, non farti fuorviare dalle giornate luminose, deprimere da quelle uggiose; non spaventari per i tuoni e per i lampi, non credere a nesuna esortazione e non porti nessun obiettivo fuori di te. L'ordine nuovo si è già instaurato. Ne seguiranno altri.

Una delle ragioni, non investigata, della carenza di medicine nelle farmacie. Il Causith alla base dell'eccellenza.

Non mi era ancora capitato di constatare, in ambito aziendale, l'esercizio, secondo coscienza, della malattia subordinata alle esigenze di servizio, tarate sul minimo speculativo. Eppure, verso la fine - non rimpianta - di questa vita lavorativa, con genuino stupore e un persistente mal di testa, dovuto alla coltura bacillare ristagnante nell'ambiente, devo oggi prenderne atto. Ricoveri brevi, ricadute e riunioni, allattamenti al batterio, compenetrazione di assistenza familiare, puerperale e geriatrica, in sincrono con la multiadibizione, nella nebbia di un apparente consenso e nel timore di critiche cenacolari. Sul posto con la febbre, non del sabato sera, ma del calepino degli impegni che non frutteranno nient'altro che uno stipendio tariffario. La vocazione e l'etica del lavoro - anch'essa di impronta dittatoriale, nella fattispecie (ex) comunista - non c'entrano per niente: questa è paura di violare il protocollo di una setta, nell'illusione, negata in queste circostanze, di farne parte, almeno liberamente. Per i soliti paradossi della vita - non da solo, per carità - reggevo, vecchia quercia, all'epidemia di un morbo che non si piegava ( dev'essere di sinistra ) alle esigenze dello sviluppo e delle riunioni di spogliatoio, le stesse e con gli stessi fonemi, con i quali gli allenatori filo-aziendali, per non essere avvicendati, girano la manovella dell'impegno ripetitivo verso obiettivi sempre crescenti o mai calanti di classifica. C'è qualcosa di non detto in tutto questo ed è meglio non saperlo.

La guerra di Piero.

Come al solito. I due superstiti, rapiti in Libia, sono stati rilasciati dopo il fulmineo pagamento del riscatto, impedito per le lungaggini precedenti, nei confronti dei due uccisi durante un'incursione delle scalcagnate teste di cuoio locali. Possibile che, più si è scalcagnati e meno si rinunci a dotarsi di teste di cuoio? A beneficio confusionario di chi, di quale potere? Parte di quel riscatto, accantonato, per forza, attraverso la costituzione di fondi neri, andrà a rafforzare l'ISIS che potrà comperarsi altre armi italiane, per fronteggiare le nostre truppe sul campo, guidate a distanza, come droni, dall'ineffabile Renzie. Eppure, le potenze beneficiarie ci spingono sempre più alla guida ed all'intervento esplicito. Come, per altri versi, sarebbe meglio, anziché baloccarsi con ipocrita (in)coscienza, fra petti gonfi e fiato corto. Se rapissero i primi cinquanta paracadutisti, la soluzione del problema diventerebbe ardua.

mercoledì 2 marzo 2016

Le cause dell'ingiustizia.

L'omicidio di Claudio Regeni, del quale la sua ingrata patria ha ottenuto le sue ossa fratturate, attesta la guerra sotterranea, oltreché palese, che si svolge nella porzione di mondo che conosciamo e di cui siamo alleati ad onta di tutto e che non ha riguardi nè per nazionalità, né per la diplomazia, ma solo per gli interessi paludosi che sinergizzano le alleanze e non risparmiano nessuno, che ne metta in discussione le menzogne ufficiali. Il sequestro, la tortura, l'eliminazione "manuale" di qualunque ostacolo, anche casuale, sono la regola così come la menzogna la sua negazione e mistificazione. la bestialità delle dittature militari si conferma in tutto il suo sadismo e nella sua sottostante concezione di un ordine superiore all'umanità, esulando dal concetto alieno di democrazia. eppure, di questi mostri istituzionali si rimane alleati, subordinatamente alla volontà americana e per non perdere contatto con le teste d'ariete dell'appropriazione indebita delle risorse energetiche, dovunque si trovine, quando cadono in mani non collaborative, privilegiando la teocrazia saudita ( pur sponsorizzatrice del peggiore terrorismo, così come delle moschee ) rispetto alla non più primitiva, ma per ora ostativa realtà para-statale del Califfato. Povero ragazzo, sequestarto ad opera del Mukhabarat ( così sono chiamati i servizi segreti dei paesi arabi ), una delle entità extralegali più crudeli al mondo, seviziato per quindici giorni ed infine ucciso con una torsione del collo ed abbandonato in un canalone fuori mano senza neppure rimettergli i pantaloni, in segno di un disprezzo con il quale i barbari toruratori volevano mitigare, giustificare a se stessi, la loro malvagità. Ma che dire della cattiveria "analitica" di Edward Luttwak che ha ammonito l'Italia a "ringraziare" il regime del Generale Al Sisi, per l'opera di contenimento dei migranti, in barba alle velleità di un ragazzo, di cui, con decadente insinuazione, ha cercato di adombrare un'eliminazione per vizi pericolosi, un'altro leitmotiv, frai più abusati, da tutti i disinformatori, per il volgo, del mondo. Che dire del silenzio del Governo statunitense, che ha sempre operato sul nostro territorio e contro i nostri rappresentanti, non dissimilemnte da Al Sisi, ogni qualvolta qualche connazioanle si opponeva, anche solo mediaticamente, professionalmente, alla loro propaganda, mentre agivano exta legem sul nostro territorio, rifiutandosi di osservarne le elggi, ma trovando la nsotra complicità nel sequestrare Abu Homar, poi torturato in Egitto? Che dire dei nostri prossimi alleati sul suolo libico, francesi e inglesi, ignari ed indifferenti, eppur vittime ( i loro concittadini minori, a dire il vero ) del terrorismo di risposta sul loro suolo, nei confronti di un abuso marchiano pepetrato ai danni di un ricercatore di un Paese europeo? Che dire, infine, delle reiterate affermazioni, fini a se stesse, del Ministro degli esteri italiano e dello stesso Renzie, circa la necessità di ricevere notizie documentate e veritiere da parte del prossimo alleato bellico contro l'ISIS, ai quali il Governo egiziano continua a rispondere con reiterazioni offensive e noncuranti? Solo un istituto giudiziario egiziano, fino ad ora, ha vuto l'indipendenza di sbugiardare il proprio governo assassino, rivelando al mondo la durata e le modalità del sequestro di Claudio Regeni, pur se ignorato e contraddetto, perché non nella veste di "instrumentum regni" del potere, quale che sia.

martedì 1 marzo 2016

Indesiderati dispersi di tutto il mondo, unitevi!

A Calais stanno smantellando la bidonville dei migranti che vorrebbero passare in Inghilterra, dove, probabilmente, hanno dei parenti residenti o dei compari di etnia. Ma l'Inghilterra, in queste forme massive, non li vuole. I francesi li sistemeranno, per ora, in roulotttes; meglio delle baracche, ma i transitanti temono che possano diventare le loro dimore definitive. Rinascono le baracche, che erano state smantellate sessant'anni fa in quel di Roma, capitale minore d'Italia, a quei tempi con meno abitanti di Milano. Oggi la sopravanza di almeno un milione di abitanti, attratti non dall'industria, né dal lavoro, ma dagli impieghi burocratici, in ricongiungimento regionale che fa sì che siano di più i molisani e gli abruzzesi di Roma di quelli indigeni. Quindi, le migrazioni interne, su basi familiari o etniche non sono un fenomeno esotico; ci sono già state. Quanti sono, ad esempio i calabresi in Emilia-Romagna? Le solidarietà. Le conoscenze e le amicizie, a tacer d'altro, costituiscono un richiamo e una rete di solidarietà che si mantiene e si amalgama con parte della società locale, mantenendo una forte accentuazione originaria. Che attività possono svolgere quattrocento avvocati calabresi presso il Foro di Bologna? Nel contempo, in Francia, dietro mandato ONU-NATO ( leggasi americani )sta per riportarsi sullo scenario libico, dal quale ha già rimosso e fatto uccidere Gheddafi, insieme a qualche inglese e - udite, udite! - sotto la direzione strategica di un Generale italiano. Le nostre truppe che si limiterebbero a custodire le pipelines, i pozzi d'estrazione, il limes petrolifero, non si acquartiererebbero sul territorio, ma questa ennesima manfrina: ci sono ma non ci sono, non ci varrà più l'immunità terroristica. Francesi, Inglesi e nord americani, pur minoritari numericamente rispetto ai due principali partners, andranno invece a fondo nella riconquista di tutti i pozzi petroliferi, in buona parte in mano all'ISIS. Ci sarà anche l'Egitto, le cui forze armate sono finanziate direttamente dagli Stati Uniti e che, per questo, saranno la guardia armata degli interessi petroliferi ripristinati - temporaneamente - dopo la soppressione o l'emarginazione dell'ISIS. Questo la dice lunga sulla possibilità di rendere giustizia al nostro martoriato connazionale Regeni, alleati come siamo di quel regime. La coalizione europea, in ambito NATO, dovrebbe poi puntellare un Governo "unitario" o di larga coalizione - come da noi - in una Libia "normalizzata" ma ancora molto pericolosa, come l'Iraq. L'Italia torna in Libia, in fondo si era riavvicinata recentemente, attraverso "gli amorosi sensi", rivelatisi traditori, fra Berlusconi e Gheddafi, a cui baciò la mano. Bisognerebbe riesaminare la storia moderna attravesro gli occhiali dell'analisi empirica, strategica e degli interessi, prima in chiave nazionalistica e tardivamente imitativa del colonialismo delle potenze "demoplutocratiche", di cui siamo ora alleati e durante la quale non fummo neppure in grado di scoprire la presenza del petrolio, impegnati come eravamo nella repressione sanguinosissima della resistenza beduina. Comunque,a Calais, la bidonville si sta trasferendo. E a Ventimiglia? I "frontalieri" sono ancora all'addiaccio, sugli scogli, in attesa di passare in Francia ( che non li vuole ) per poi cercare di proseguire per l'Inghilterra, che,a sua volta, non li vuole? Indesiderati di tutto il mondo, unitevi!