giovedì 17 marzo 2016

Fratelli d'Italia..

Quarant'anni fa, Alberto Arbasino così intitolava una delle prime gallerie dinastiche italiane, nelle quali allignavano degenerati rampolli di famiglie ricche e quella che pochi anni dopo Eugenio Scalfari avrebbe battezzato come la "razza padrona" non per meriti mitologici, ma per convergente affiancamento di parentele, lobby stratificate e di buoni uffici partitici, durante tutta la prima Repubblica de no' altri. L'implosione della destra romana e torinese ha due genesi simili, ma non uguali: a Torino, è forte anche se minoritaria, l'influenza leghista; il "nuovo" Carroccio alla felpa dedicata vuole esercitare, nel suo ambito, una indiscutibile leadership, popolare però, mentre la parte berlusconiana ha la tutela mandataria dei capitali e delle professioni collegate. A Roma, invece, una transfuga da Alleanza nazionale, per fare il ministro ( scusate se non mi adeguo alle sgrammaticature femministe o politicamente corrette, il genere, in questi casi, è neutro ) rischia ora di fare la stessa fine del suo mentore originario, Gianfranco Fini, ma le casse vuote del suo "Fretelli d'Italia - FDI, l'hanno spinta al grande passo in stato di gravidanza, che è coincisa ed è stata annunciata durante la vandeana riunione del Family day, a Roma. Da quando è in stato interessante, colei che sembrava una discendente della famiglia Addams, insieme a Ignazio La Russa, è migliorata, il suo aspetto si è ammorbidito, è sempre bruttissima, ma la composizione ormonale, le tette più grosse, sono lì a ricordarci che si tratta di una donna, della/e quali ci si chiedeva un tempo: ma come avrà fatto a chiavarsela? L'immagine proposta non ha niente a che vedere con i contenuti, a Roma ci si propone solo di rubare attraverso le cariche conseguite con un sistematico "battage" clientelare, nel quale si cimenteranno il profittatore della protezione civile, Guido Bertolaso, appena eclissatosi - come fanno i mafiosi - in attesa di un'altra chiamata che è venuta nell'occasione più sfacciata ( dopo il trattamento del pur non candido Marino ), nella sede più sporca ed adatta alle bramosie di ogni fratello d'Italia, dotato o meno dell'acronimo patriottico. Per la Meloni è un vincere o morire, proprio perché nelle casse del partitino fascista ( con un forte radicamento numerico a Roma, Alemanno permettendo )non c'è un soldo, mancano le facoltà di raccomandazione e, quindi, senza il consenso sufficiente, da veivolare e remunerare ai medesimi fini, Berlusconi ne farà a posteriori polpette per cani, salvo accomodamenti mercenari di infima qualità. Bertolaso, oltre a farsi massaggiare nel vecchio Centro sportivo della Banca di Roma, all'Olgiata, che tratteneva a ripetizione fino all'orario di chiusra degli uffici, i figli autoctoni dei dipendenti della banca, avrebbe certamente le mani in pasta in tanti progetti, da appaltare ad amici degli amici, con traino di lavoro per i loro adepti. La contesa elettorale, romana almeno, ha solo questi caratteri.

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