sabato 19 marzo 2016

Guai ai vinti.

I tifosi randagi del calcio sono i nuovi teppisti dei nostri tempi mediocri. Sono animati da uno spirito guerresco che non dissimula il razzismo, il disprezzo per i vinti e per i deboli. Oggi, a Parigi, i tifosi del Chelsea hanno impedito ad un viaggiatore di salire con loro sul vagone del metro perché era di colore. Eppure, i negri non mancano a Londra, ma non credo che il rifiuto riguardasse un nero parigino, ma, in cuor loro ed ogni volta che il numero li rende sicuri, questi miliziani del tifo che nel loro subconscio, invadono il mondo estraneo per conquistarlo, si accaniscono soprattutto sugli allogeni, casomai da anni, che si erano confusi, illusi di essersi integrati. Il razzismo alligna, del resto, anche nei rapporti interpersonali, alimentato dal conformismo del branco o del nucleo o della squadra di mestiere. Lo sfregio dei tifosi, che divenne eccidio a Bruxelles prima di una brutta finale dell'allora Coppa dei campioni, si è recentemente esercitato anche contro la bellezza, rifiutata invidiosamente con lo spirito di cancellarla dopo averla prima umiliata simbolicamnte, come hanno fatto i tifosi del Feyenoord olandesi, che hanno insozzato e poi fatto a pezzi la "Barcaccia", capolavoro di Pietro Bernini a Roma, incontrastati e neppur processati in patria. E siccome tutto questo ha un esito finale nel corpo vivo delle persone simbolo della sconfitta, ecco che giovedì, sul Ponte Milvio, in mezzo alla carreggiata pedonale, fra numerose persone che la percorrevano, una vecchia inginocchiata a chiedere l'elemosina si è sentita urinare addosso da un tifoso dello Sparta Praga, filmato di spalle. La poveretta si è alzata e si è allontanata, senza che nessuno intervenisse, chiamasse le forze dell'ordine. Il delinquente si è portato tranquillamente sul parapetto a guardare il Tevere, come gli astanti hanno continuato a guardare nel vuoto, incapaci di contrastare la violenza e casomai capaci di esercitarla o di richiederla verso gli "estranei", purché deboli.

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