sabato 26 dicembre 2009

Propositi censori.

La possibilità di mettere in rete opinioni politicamente scorrette o pensieri critici difformi dalla propaganda di regime - sia essa religiosa, destra o sinistra -è molto temuta in questa società tecnologicamente evoluta, ma priva di strumenti ed associazioni di rappresentanza del pensiero politico e non.
In questo contesto, la libertà diventa eversiva.
Gli sfoghi scomposti sono un pretesto e, come la letteratura murale, sono comunque oggetto di interesse storico e sociologico.
La libertà è conquista di ogni giorno ed ogni giorno bisogna combatterla per riaffermarla, rirproponendo, in primo luogo, la propria.
Non può esistere battaglia per la libertà che esuli dall'individuo.

Sberleffi.

La pacca con Duomo, inferta a Berlusconi durante uno scomposto happening piazzaiolo, è equivalente ad una torta in faccia, degno suggello di una buffonata proselitistica. Non era stato lui, poche ore prima, ad asserire:"siamo alle comiche!"? Giusto e puntuale. Ben altra sobrietà dimostrò Giovanni Paolo II davanti al suo potenziale assassino e, fatte le debite proporzioni, Benedetto XVI, davanti alla sua trascinatrice.
Forse, pur senza aver visto la scena, puntualmente ripresa in diretta televisiva - vera causa di questi gesti, da parte di gente comune - consapevole che la sua caduta, o meglio, il cedimento al suolo dei suoi paramenti e di quelli del suo seguito, ricordava, nella teatralità della cerimonia, le svenevolezze delle divine del cinema muto, con il tendaggio ed i drappeggi della scenografia. Buffonerie, soltanto, che la deprimente speculazione successiva ha rinfocolato per consentire al volgo fazioso di sentirsi sintonico con la retorica d'accatto degli stipendiati commentatori televisivi.
Anche questa, soprattutto questa, è una chiamata ad una odiosa partigianeria.

mercoledì 16 dicembre 2009

Merito, meritevolezza e meritocrazia.

Edita nel 2008, l'opera di Roger Abravanel porta un titolo semplice (MERITOCRAZIA) nelle intenzioni, quanto pomposo nella grafica e soprattutto nella lettura che ne possono dare gli Italiani.
Temo che non sarà molto letta, se non per i contenuti politico-ideologici (l'editoria è un'industria e ogni epoca o periodo ha i suoi Manifesti) e tecnici, dagli addetti ai lavori. Il titolo stesso, pur gravido di prospettive per chi non goda di famiglie influenti alle spalle, verrà - ritengo - recepito come l'ennesima illusione che il potere ha interesse a propagandare e che gli studiosi si incaricano di mettere in bella copia e di autenticare sul piano culturale.
In assenza di un vero mercato, nel quale ci si possa fagocitare senza commuoversi, per limitarne i costi ed offrire un prodotto a prezzi costantemente limati, accessibile potenzialmente a tutti, la meritocrazia è uno specchietto per le allodole.
La semantica stessa della parola: il potere del merito e dei meritevoli, fuor dal contesto anglo-statunitense, è fuorviante ed ambigua. Una cultura del "riconoscimento" - nella nostra tradizione cattolica e pietistica - apre il cuore ad "altre" speranze, rispetto agli obiettivi predatori che Edward Lutwak, già negli anni '90, definiva essere propri del turbo-capitalismo. In più, da noi, troppi familismi e provincialismi alimentano una mentalità conservativa - anche a livello imprenditoriale - pur nella crescente bramosia per i bisogni indotti dalla pubblicità. Ancora, l'Italia non è uniforme per tradizione e cultura. anche se, dal Sud, tanto bello per andarci in vacanza, si è imposto, insieme alla pasta di grano duro sui lessi, le passate liquide e la mostarda, pure il clientelismo, almeno nella sua forma più estrema, se non esclusiva.
L'Italia è, statistiche alla mano, il paese con minore mobilità sociale. L'aspirazione a modificare in meglio le condizioni di origine, attraverso gli studi e l'impegno, si trasforma in lotta serrata per mantenere le posizioni di partenza.. Per cui, per ora, la meritocrazia resta un'aspirazione che, di generazione in generazione, si ripropone, attraverso i portati d'oltre oceano e d'oltre manica, culturalmente colonizzatori.
I figli dei ricchi non rinunceranno mai ai loro privilegi, né lo consentirebbero gli augusti genitori - versione aggiornata e spesso un po' cafona dei nobili di un tempo -, mentre gli arrampicatori della piramide sociale ( fra l'altro, la piramide, sia detto per inciso, è uno dei simboli massonici ) spesso, sgomitando, deviano dal retto operare, mascherandosi dietro atteggiamenti opportunistici e manipolatori o enfatizzando i mediocri poteri acquisiti, in contraddizione con l'etica puritana che si accompagna al capitalismo, nelle ristrette aree del mondo in cui è nato e viene esercitato coerentemente. La precedente egemonia militare è stata sostituita ( non completamente ) con la koiné linguistica ( di scambio, come il greco antico della Ionia, piccola terra antica di democrazia ) e con l'influenza mediatica.
Sappiano gli entusiasti che, in quegli ambiti, la costanza è sostituita dalla frenesia, che i cambi di casacca ( lavoro ) sono continui e che la tenuta delle famiglie è, conseguentemente, labile.
Inoltre, la percentuale di quelli che mollano, anche solo per un attimo e che vengono esclusi, è molto alto; il livello dell'istruzione si riduce a utili, ma micro-specializzazioni, e che l'influenza formativa, anche nei campus universitari, è ridotta allo sport.
Comunque, è bene - lo penso sinceramente - che chi non ha altre risorse nella vita che le sue capacità, pur se ormai inflazionate per l'imitazione sociale, se ne valga con entusiasmo.
Ai giovani consiglio, però, di farlo con spirito critico.
Come si dice, da prima dell'economia di mercato: "cum grano salis".

martedì 15 dicembre 2009

Buon Natale Milone

Buon Natale, Milone.
Buon Natale a tutti gli acronimi ed auguri, perché durante l'anno nuovo, possano vedersene attribuiti dei nuovi.
Tanti auguri a coloro che percepiscono degli "ad personam", al netto dei contributi previdenziali, che restano pari agli inquadramenti, perchè il Signore mantenga loro la salute necessaria a correre come delle trottole anche quando l'età lo sconsiglierebbe.
Tanti auguri ai clienti affidati, perché la loro affidabilità non si riduca, per qualsiasi causa e non ci costringa a metterli sul lastrico (con le ingrate maestranze che protestano).
Tanti auguri a chi ci crede, a chi ci spera e a chi ha paura e zampetta come un soldatino, timoroso, così non facendo, di apparire disimpegnato. Auguri agli opportunisti che si adeguano per necessità, conformismo o peggio.
Auguri ai pervenus - chi di gallina nasce, convien che sempre razzoli - che credono di escludere chi mai li prenderebbe in considerazione e che di comportarsi come loro non ha mai avuto bisogno.
Tanti auguri alla Famiglia Proprietaria perché conservi ed incrementi la Sua dotazione di beni rifugio in opere d'arte, che, periodicamente, ci invita ad ammirare.
Tanti auguri alle membra sparte e sparse del sindacato, perchè trovi l'animo di rivendicare almeno i pochi, residuali diritti contrattuali. che il rapporto sinallagmatico (a prestazioni corrispettive) contempla e che, per noi, è come gli altri misteri gaudiosi (V.A.P., rispetto della privacy dei dipendenti, recupero della parola e del dialogo, da non sostituire con Postel, e-mail e riunioni di indottrinamento, dal C30 a scendere).
Dimenticavo, Milone che tu credi al Sole invitto, rinato.
Auguri, di cuore, comunque.
Buon Solstizio d'Inverno!

Pizzini

Se i soldi non li presti, ti costano, si diceva una volta.
Oggi restano giacenti, se non vengono centrifugati su una giostra finanziaria. Ma anche la giostra rallenta, si ferma e poi riparte, sempre, ciclicamente, uguale.
Ecco, dunque, la coazione a impiegare proficuamente i soldi inerti, come i bravi operai della vigna (in miniera, mai nessuno...) con la prudenza del buon padre di famiglia.
Approccio cauto, come consigliava ancora mezzo secolo fa il Sant'Uffizio per la lettura di Topolino (pare che inoculi principi massonici) a conferma del popolare, non qualificato, adagio: "prestano i soldi a chi non ne ha bisogno".

Pizzini

Insomma, glieli abbiamo prestati perché non disinvestisse i suoi, pagasse così interessi alla banca, puntando sulla rivalutazione futura dell'immobile da acquistare, scontata la sua ristrutturazione.
Dicevano i nostri vecchi: "chi la slunga..."
Mi sono perso nel vortice degli acronimi sinergici: "come un sol uomo!", ma mi ha fatto piacere trovarvi l' SMC selleri, il simpatico Super Mangiatore di Cioccolatini.

Pizzini

Porfirio Rubirosa, rispetto al nostro Toscani, era un velleitario. La tecnica di Gerolamo, nella forma seduttiva, nella sostanza predatoria e per di più reiterata con successo sullo stesso malcapitato, affetto dalla sindrome di Stoccolma, lo rende effettivamente un campione, da celebrare nei circoli e presso i presidi dei nostri acquartieramenti.
Se poi, dismessa la divisa da parata, i commenti si fanno più sapidi, è per cementare lo spirito di corpo.
"Mastino, non molla mai l'osso (anche quando è completamente spolpato?), CDM, cecchino - lo ha inquadrato nel mirino...lo ha colpito! Non lo ha mollato mai".
Il Cliente è, invece, "oggetto", dell'attuale e di una precedente vita bancaria, che, evidentemente, imprintato (imprinting) o perché trascurato da piccolo e sensibile agli abbandoni, per mancanza di fantasia o perchè monogamo, c'è ricascato. Errare humanum est, sed, perseverare in herrorem, diabolicum est!
Comunque, con tecnica di squadra, abbiamo sconfitto il manipolo concorrente "in casa sua".
Lo sherpa acquisito - sia di esempio e modello a tutti noi - ci ha condotto ad una strepitosa DIRIND.
La saga padana ha avuto il suo coronamento nella consumazione comune della "preda".
l'evento, fecondato dalla cultura, è diventato rito sacrificale (degli altri) per ingraziarsi gli dei.
"Coccole, abbandono",un altro Eden.
Gerolamo, ai clienti cosa fai...? Altro che Porfirio.

Milone

Oggi è cominciato il tormentone degli auguri natalizi, ripetuti a ciascun avventore, da reiterare se, prima delle Feste, tornerà a visitarci.
Nessun accenno alla Natività, fino a venerdì scorso.
Per la prima volta, l'Avvento si è manifestato: "sono arrivati i biglietti d'auguri? Si, sono quelli rossi. Ma sono pochi!!
Io vado a calendari e agende, con un mio biglietto da visita".
Finiremo oltre la metà di Gennaio con i "buon proseguimento!"
Ti rivolgerò anch'io, caro Milone, i miei auspici sinceri per la tua ricorrenza, ma solo nella sua imminenza.
Ciao.
Pier Paolo

Milone

Milone,
quasi tutti i giorni ricompare il messaggio di SETEFI, che ci rammenta di sostituirci alle guardie giurate, per sventare o, per lo meno, non favorire le tradizionali rapine di fine anno.
Il rinnovo della polizza assicurativa incombe e l'involontaria sinergia anti meritocratica fra rapinatori e compagnie di assicurazione, provoca pesantissimi aumenti dei premi.
Ci vorresti tu, a capo della tua palestra di gladiatori, per provvedere alla nostra sicurezza e, dietro compenso - horribile dictu -, calmierare gli oneri del Credem.
Il Credem è una buona banca, sembra la mia mamma. Le note che ad ogni ora compaiono sul portale, mi ricordano le sue raccomandazioni, i suoi ammonimenti, anche se, a volte, sono troppo ripetitive, quasi compulsive. Credo, comunque, che in termini di economia "domestica" siamo imbattibili, o quasi (ormai non mi meraviglio più di niente!).
Questa è una banca, non un albergo! sembra sottintendere la precettistica interna.
Oggi non ti volevo importunare, mio caro amico, ma il continuo pulsare di finestre informatiche mi ha indotto a scriverti per assicurarti che all'erta sto!
Ciao.
Pier Paolo

martedì 1 dicembre 2009

Milone

Oggi, Milone, entro nel mio secondo anno in Credem.
Pensa! La mia precedente vita, che mi aveva già visto, a metà, mutare come una crisalide per poi degenerare in cariatide, si è infine conclusa trascinandosi come una lunga, inesorabile ed assurda malattia, che le Parche della vecchia azienda avevano tessuto e reciso.
Nei diciotto mesi precedenti la mia espulsione, le competenze commerciali e di amministrazione del personale, subordinate alle prime, erano state attribuite a Firenze, dove nessuno conosceva la realtà bolognese tranne che per lettura di carte.
Il parto, non virginale, si consumò dopo la gestazione nel ventre di vacca della Banca di Roma, passando per l'utero di Unicredit (spero almeno che si sia trattato dell'utero).
A capo della struttura fiorentina era stato posto un marchigiano che, dai tratti somatici e dalla personalità che trasmetteva, avrebbe potuto essere un picchiatore (della Questura, ovviamente!): Abitava ad Ancona, ma stava cinque giorni a settimana a Firenze; lui e il resto della sua famiglia avevano domicili differenti.
Si valeva dei servili servizi di un calabrese, soprannominato a Firenze "il levantino", che, con le veline di una trentina della ex logistica e (poi) risorse, svolgeva il lavoro sporco per il cedente, nella speranza di accreditarsi (tutti) nei confronti dell'acquirente.
Fallita l'operazione con ABN AMRO, il giovane Matteo Arpe salutava la compagnia con una buona uscita che sbilanciava nuovamente la liquidanda Società, Società che, anche attraverso la nostra macellazione, aveva contribuito a rimettere in piedi.
Leggo, oggi, che la Finanziaria che con quei soldi ha creato, così si pubblicizza: "il denaro non è tutto! Banca profilo". poco rassicurante per i sottoscrittori.
Il suo Vice è Direttore generale della B.N.L. e noi siamo qua.
Ti dicevo, caro Milone, che, prima del millantato matrimonio, che gli antichi, più propriamente definivano "Concubitus ferarum ritu", il clima, per noi dinosauri, improvvisamente cambiò.
Noncuranze, assenze, reticenze, alienazioni, diventarono l'inespressa norma. Mi vennero sottratti - non revocati - compiti specifici.
Migrai all'Ufficio legale, che stava per chiudere per essere assorbito in Unicredit; passai successivamente al Nucleo estero-merci quando stava per essere smembrato nei cinque "mercati" cittadini.
In questi uffici, venivo relegato (non sono stato solo io a fare questa esperienza, sia chiaro) dai colleghi stantii, nei compiti residuali ai loro comodi, secondo la più naturale tendenza del mobbing orizzontale, altrimenti detta coesione di branco verso i più deboli. Io, animale di branco non sono mai stato.
Mi scuso, Milone. Immagino il tuo sguardo che vaga distratto sulla tonicità dei tuoi bicipiti. So di importunarti, avendoti scelto come confidente di queste mie controllate malinconie.
Per fortuna, conosco questi metodi e qualche anticorpo ho scoperto di averlo prodotto.
Il mio sindacato, pieno di diffettacci, ma autonomo e che a me personalmente ha riservato tanta autonomia - ritenendo forse di potersi fidare (fanno altrettanto con te?) - mi coinvolse in tre successivi moduli di apprendimento. Si trattò di corsi che si svolsero a Rimini, Riccione e Fano, sedi dei nostri Centri di formazione nazionali: di base ed evoluta.
Per tre settimane, gli stessi consulenti che elaborano per le aziende, non solo bancarie, le pulizie etniche e di bilancio (per renderle appetibili a chi le comprerà) ci impegnarono - perché fu un impegno - sui testi e circa i metodi che da molti anni ormai sono adottati nel mondo dell'impresa e, subordinatamente, del lavoro.
Fu giocoforza svolgere i corsi d'estate e tornammo tutti abbronzati, fra l'ironia degli stessi colleghi (non di tutti). Ma di lavoro si trattò.
Il sindacato non è un'accolita di poveracci; almeno, non lo è più. Chissà se è per questo che è diventato ottuso verso i problemi di chi lavora?
Comunque, per noi "eletti" (non eravamo tantissimi) pagò "scandalosamente" questi consulenti itineranti: "Quando pagano e mi pagano bene, io non ho problemi" affermò uno di loro. Noi partecipanti eravamo spesati di tutto.
Per questa via e con questo bagaglio di consapevolezza, sono approdato al Credem, ma prima, per un anno (che fanno due e mezzo, sommato alla precedente esperienza) sono rimasto in apnea nella stessa filiale di Bologna 5 - allora di Bologna 1 - con e nella stessa salamoia umana ed organizzativa - si fa per dire - dalla quale, chi reggeva la squadra, contava di uscire per rientrare alla base, a cose fatte.
Ma i committenti di prima non sono stati quelli di poi e ci siamo ritrovati tutti in Credem appassionatamente, mentre i colleghi rimasti in Unicredit stanno ora per esere rigurgitati, attraverso l'istituzione di un unico marchio nazionale e l'omologazione, al 50% dell'organico, dei servizi.
I colleghi, con me rimasti sull'isola dopo il naufragio, per quel riflesso etologico già descritto, hanno provato subito ad utilizzarmi anche per le loro commissioni personali e famigliari, secondo l'uso del branco rinselvatichito.
Piano piano, poco poco, i ghiacci si sono unpo' sciolti - ma, scusa la presunzione, ci ho messo molto del mio - e sono, quanto meno, rientrato nei canoni di una normalità operativa.
Il futuro riposa, come tu ben sai, sulle ginocchia di Zeus, per cui non faccio previsioni. Ormai conseguita la gravezza degli anni e dopo tante rappresentazioni bancarie, mi sono convinto che le convenienze, come i rendimenti ellittici della borsa, tendano alla parità, cioè a zero, in un alternarsi di situazioni favorevoli e sfavorevoli, sulle quali è bene non soffermarsi.
In ogni caso, è stato un piacere.
Ciao.
Pier Paolo

Milone

Chi è Cecilia, che tutti la vogliono e nessuno la piglia?
Stamane, una giovinotta è venuta da noi ed è rimasta circa un'ora. Un'altra mezz'ora fra l'andare e il ritornare; quindici minuti per l'accoglienza, un po' di meno per il congedo. All'uno e all'altro ha provveduto Silvietta. "Sandra, assente, è d'accordo". Tutto per sbolognarci, per la prima volta, l'elenco delle bollette dell'acqua, in base alla "consuetudine" per cui chi "ne ha di più" provvede per tutti.
Cecilia ha scoperto che ne abbiamo sei contro le quattro della seconda classificata e ci ha eletto a candidati a sollevarla dalla fatica, insopportabile ed in grado di farla scoppiare, dopo che ne aveva "passate" sessantuno la volta precedente.
Sarà che fra Cecilia e Carla, io preferisco Carla Bruni. Anche Sarkozy. In realtà non mi piace né l'una, né l'altra: avevo solo bisogno di un espediente descrittivo, ma, meno di tutte, mi è piaciuta la tua Cecilia.
P.S.
Avevo già concordato con un altro collega, che ci avrebbe pensato la Sede, titolare della convenzione, come la logica vorrebbe. Ma l'indomita Cecilia è venuta personalmente.
Temo che, quando si sceglie di non scrivere le proprie disposizioni, per affidarle a "regolamenti" e, soprattutto ad usi, si ricada in un modello noto ed abusato, nel quale il piccolo abuso, la furbizia e la piaggeria che li "giustifica" formano una tossica miscela.
Ciao.
Pier Paolo