martedì 1 dicembre 2009

Milone

Oggi, Milone, entro nel mio secondo anno in Credem.
Pensa! La mia precedente vita, che mi aveva già visto, a metà, mutare come una crisalide per poi degenerare in cariatide, si è infine conclusa trascinandosi come una lunga, inesorabile ed assurda malattia, che le Parche della vecchia azienda avevano tessuto e reciso.
Nei diciotto mesi precedenti la mia espulsione, le competenze commerciali e di amministrazione del personale, subordinate alle prime, erano state attribuite a Firenze, dove nessuno conosceva la realtà bolognese tranne che per lettura di carte.
Il parto, non virginale, si consumò dopo la gestazione nel ventre di vacca della Banca di Roma, passando per l'utero di Unicredit (spero almeno che si sia trattato dell'utero).
A capo della struttura fiorentina era stato posto un marchigiano che, dai tratti somatici e dalla personalità che trasmetteva, avrebbe potuto essere un picchiatore (della Questura, ovviamente!): Abitava ad Ancona, ma stava cinque giorni a settimana a Firenze; lui e il resto della sua famiglia avevano domicili differenti.
Si valeva dei servili servizi di un calabrese, soprannominato a Firenze "il levantino", che, con le veline di una trentina della ex logistica e (poi) risorse, svolgeva il lavoro sporco per il cedente, nella speranza di accreditarsi (tutti) nei confronti dell'acquirente.
Fallita l'operazione con ABN AMRO, il giovane Matteo Arpe salutava la compagnia con una buona uscita che sbilanciava nuovamente la liquidanda Società, Società che, anche attraverso la nostra macellazione, aveva contribuito a rimettere in piedi.
Leggo, oggi, che la Finanziaria che con quei soldi ha creato, così si pubblicizza: "il denaro non è tutto! Banca profilo". poco rassicurante per i sottoscrittori.
Il suo Vice è Direttore generale della B.N.L. e noi siamo qua.
Ti dicevo, caro Milone, che, prima del millantato matrimonio, che gli antichi, più propriamente definivano "Concubitus ferarum ritu", il clima, per noi dinosauri, improvvisamente cambiò.
Noncuranze, assenze, reticenze, alienazioni, diventarono l'inespressa norma. Mi vennero sottratti - non revocati - compiti specifici.
Migrai all'Ufficio legale, che stava per chiudere per essere assorbito in Unicredit; passai successivamente al Nucleo estero-merci quando stava per essere smembrato nei cinque "mercati" cittadini.
In questi uffici, venivo relegato (non sono stato solo io a fare questa esperienza, sia chiaro) dai colleghi stantii, nei compiti residuali ai loro comodi, secondo la più naturale tendenza del mobbing orizzontale, altrimenti detta coesione di branco verso i più deboli. Io, animale di branco non sono mai stato.
Mi scuso, Milone. Immagino il tuo sguardo che vaga distratto sulla tonicità dei tuoi bicipiti. So di importunarti, avendoti scelto come confidente di queste mie controllate malinconie.
Per fortuna, conosco questi metodi e qualche anticorpo ho scoperto di averlo prodotto.
Il mio sindacato, pieno di diffettacci, ma autonomo e che a me personalmente ha riservato tanta autonomia - ritenendo forse di potersi fidare (fanno altrettanto con te?) - mi coinvolse in tre successivi moduli di apprendimento. Si trattò di corsi che si svolsero a Rimini, Riccione e Fano, sedi dei nostri Centri di formazione nazionali: di base ed evoluta.
Per tre settimane, gli stessi consulenti che elaborano per le aziende, non solo bancarie, le pulizie etniche e di bilancio (per renderle appetibili a chi le comprerà) ci impegnarono - perché fu un impegno - sui testi e circa i metodi che da molti anni ormai sono adottati nel mondo dell'impresa e, subordinatamente, del lavoro.
Fu giocoforza svolgere i corsi d'estate e tornammo tutti abbronzati, fra l'ironia degli stessi colleghi (non di tutti). Ma di lavoro si trattò.
Il sindacato non è un'accolita di poveracci; almeno, non lo è più. Chissà se è per questo che è diventato ottuso verso i problemi di chi lavora?
Comunque, per noi "eletti" (non eravamo tantissimi) pagò "scandalosamente" questi consulenti itineranti: "Quando pagano e mi pagano bene, io non ho problemi" affermò uno di loro. Noi partecipanti eravamo spesati di tutto.
Per questa via e con questo bagaglio di consapevolezza, sono approdato al Credem, ma prima, per un anno (che fanno due e mezzo, sommato alla precedente esperienza) sono rimasto in apnea nella stessa filiale di Bologna 5 - allora di Bologna 1 - con e nella stessa salamoia umana ed organizzativa - si fa per dire - dalla quale, chi reggeva la squadra, contava di uscire per rientrare alla base, a cose fatte.
Ma i committenti di prima non sono stati quelli di poi e ci siamo ritrovati tutti in Credem appassionatamente, mentre i colleghi rimasti in Unicredit stanno ora per esere rigurgitati, attraverso l'istituzione di un unico marchio nazionale e l'omologazione, al 50% dell'organico, dei servizi.
I colleghi, con me rimasti sull'isola dopo il naufragio, per quel riflesso etologico già descritto, hanno provato subito ad utilizzarmi anche per le loro commissioni personali e famigliari, secondo l'uso del branco rinselvatichito.
Piano piano, poco poco, i ghiacci si sono unpo' sciolti - ma, scusa la presunzione, ci ho messo molto del mio - e sono, quanto meno, rientrato nei canoni di una normalità operativa.
Il futuro riposa, come tu ben sai, sulle ginocchia di Zeus, per cui non faccio previsioni. Ormai conseguita la gravezza degli anni e dopo tante rappresentazioni bancarie, mi sono convinto che le convenienze, come i rendimenti ellittici della borsa, tendano alla parità, cioè a zero, in un alternarsi di situazioni favorevoli e sfavorevoli, sulle quali è bene non soffermarsi.
In ogni caso, è stato un piacere.
Ciao.
Pier Paolo

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