sabato 13 agosto 2016

Diverse ricorrenze.

Ogni variazione nell'assetto normativo, non solo settoriale, ma anche istituzionale, dal referendum di Mario Segni, che fu recepito come solvente della crosta di corruzione che si era venuta consolidando nel mondo politico, senza ricambio, della prima repubblica e come in ogni regime, in quello economico, che qualche ingenuo votante - fra i quali anch'io - ritenette di diluire, mettendo in moto il processo di riforma istituzioanle in embrione, ma programmato. Da allora, fra ubriacature "post ideologiche", è stata una slavina di illogicità e, quindi, di falsità, fino a richiedere, perché imposto dalla Norma che si vuole manipolare, il consenso al dirigismo etero-diretto e alla cassazione della democrazia, formale fin che si vuole, ma garante, da sostituire con lustrini e paillettes. La superficialità ingannatoria aleggia su un mare di assenza, nel quale affogano, anestetizzate, le speranze mal riposte. Qualsiasi mutamento endogeno, in particolare per chi è eterodiretto, è funzionale a quelli che si verificano, non in ogni ambito, bensì in quello di "appartenenza", a sua volta suscettibile di essere influenzato e potenzialmente scomposto, senza smettere di essere catalizzatore, positivo o negativo, per altre alchimie. Ogni strategia è sottospecie di un'altra e, al contempo, sovraspecie evolutiva o distruttiva. Infatti, il recente passato, uguale a quello storico, non è stato meglio del futuro ( dato che il presente è indefinito ), ma la retorica del buonismo-nuovismo è come quella del venditore di almanacchi di Giacomo Leopardi. Quanto precede per i formalismi giuridici delle società assorbite nel flusso finanziario capitalistico, dove, il superamento della democrazia bipolare ( anche in senso neurologico ) avviene disordinatamente dopo lo tsunami che ha travolto l'economia di mercato basata sui beni materiali e sulle nazionalità politiche e industriali. Intanto domani, a Cuba, Fidel Castro compirà novant'aani. Da dieci anni ha lasciato il potere: è diventato un'icona anche dell'ottimo sistema sanitario, basato sull'ottima istruzione universitaria e non e sulla farmacopea fatta a mano come nelle antiche farmacie. Gli fu diagnosticato di tutto, una sorta di maledizione propiziatoria, dopo che era sfuggito, nel dopo rivoluzione, a ben seicento tentativi di ucciderlo. E' stato un leadr anomalo, un rivoluzionario colto, che non ha mai rinunciato a far valere le idee sull'empiricità opportunistica. Cuba ha saputo mantenere il modello socialista solo per questo, nonostante la fine del comunismo e il prevalere dissolutorio della finanza contabile, che ha sostituito l'economia reale. Il caudillismo democratico latino ha superato, fino ad ora, quanto quasi tutti gli altri hanno sofferto e subito e dal quale cercano di rimergere, in forme nostalgiche preoccupanti. Se questo è stato contingentemente possibile è perchè a Cuba la leadership politica è stata strettamente coniugata alla cultura, senza, per questo, richiudersi nella passività accademica e nell'ozio sentenzioso, ma rimanendo coniugata, anche nelle sue espresioni finali, all'azione e alla lotta, armata e di resistenza. Auguri Fidel!

Le visite che si fanno e quelle che si ricevono.

In molte parti del mondo a Ferragosto non si va in vacanza. Fra Russia e Ucraina, per pressione esogena, le truppe si preparano ad un'altra impari battaglia, impari per la rinuncia ucraina alle armi nucleari, preliminare alla sua assimilazione artificiale all'occidente, dopo che per i primi anni c'era stato un presidente filo-russo, oggi profugo ben accolto in quello stesso paese di cui rappresentava il protettorato. Durante quell'interregno, elezioni e deposizioni erano state precedute e seguite da carcerazioni. Dal carcere, sul modello dei boss della mafia, sono state infine mobilitate le milizie dell'ultimo ribaltone, seguito dall'occupazione della Crimea e dalla creazione di un cuscinetto di sicurezza e potenziale avamposto nel Donbass. L'identica politica fu attuata in Georgia, attraverso la creazione di due Stati satelliti della Russia. Che differenza c'è, nei comportamenti tattici, con la ricreazione del califfato islamico? L'uno accusa l'altro partendo da presupposti in contrasto, ai quali il diritto offre solo una copertura formale, tanto più evidente in quanto si tratta del "liquido" diritto internazionale, che sancisce all'origine ed eventualmente alla fine la facoltà del più forte. Di evidente c'è soltanto che l'Ucraina depotenziata militarmente dagli accordi post-sovietici, è divisa tra occidentali e filo-russi, all'interno di una naziona divisa non solo da un fiume ma anche da due diverse influenze linguistiche, è ritornata ad essere una pedina contesa e subordinata nel gioco geo-strategico e non è in grado, se non tatticamente - sempre condizionabile dalle pressioni prevalenti - di avere una politica autonoma, tarata solo sull'ordine interno, sia pur eterodiretto, come un paese o una nazione ricondotta all'ordine da un colpo di Stato, se presume di potersi muovere al di fuori dei confini assegnatigli. Non c'è differenza fra il vecchio Presidente venduto ai Russi e quello attuale venduto agli americani, interferito dalla Germania e protetto da nazionalisti neo-nazisti, che si rifanno ( ma solo per quanto attiene alla loro parzialità ) ad una tradizione storica ben incistata in molti Paesi dell'est europa. Dove vanno in vacanza gli altri, invece, scoppiano bombe e si rinfocolano conflitti latenti da anni ed anni. Da anni ed anni la piedigrotta estiva si ripete, micro segnale a chi sa intendere. Né i regimi, né i turisti, né le potenze compratrici intervengono fattivamente o si astengono da frequentazioni modaiole, rimuovendo le presenze piriche. Queste vicende, in sincrono con gli adeguamenti normativi e costituzionali nei Paesi "paria", formano un tutt'uno magmatico in movimento, senza argini prestabiliti e, men che meno, naturalmente costituiti, distruggendo o modificando habitat che presentano, a posteriori, un aspetto sempre più desolato di prima . Le guerre multi-contributi portano ad un altro turismo di massa contro il quale gli stati sud-orientali, che non sono in grado ( ne vorrebbero, come quelli del nord ) di offrire ospitalità e lavoro permanenti, fanno argine non dichiarato ( tranne che nel caso della turchia e della Libia gheddafiana ), per impedire, dietro mandato, che l'eradicamento si trasformi in un nuovo eterologo insediamento, che in gran parte diventerebbe assistenziale e marginale. Ecco dunque che le coste meridionali della Grecia e dell'Italia diventano dei luoghi in cui si concentrano e permangono e dove riproducono affiliazioni, micro-commerci, prostituzione e quant'altro di moralmente triste e degradante, sempre associato alla miseria materiale ed all'assenza di prospettive. I ruoli informali sono già disegnati e le etnie autoctone, anche nelle regioni più povere delle nazioni ospitanti, si chiudono in un'ostilità gelosa verso gli imprevsiti visitatori, relegandoli nei lavori più bestiali ed alloggiandoli in ex porcili dismessi, consentendogli, al massimo, di riprodurre in trasferta le case in lamiera, cartone e compensato che sono visibili in Africa anche all'interno delle città. I quartieri arabi, siriani e libici e quelli sotto i colpi dell'esercito israeliano, sono in frantumi, ma anche nello Yemen non esistono più, anche se quei profughi non possono muoversi e nessuno ne parla. Fioriscono i traffici di organi che ci restituiscono alla nostra dimensione di animali mercantilmente evoluti; gli espiantatori dispongono, anche nel deserto, di borse termiche. Quando servono, cioè quando costituiscono un investimento in presenza di tanta materia prima, le forniture non mancano mai. L'utilità assoluta e marginale, nella filiera etologica, conosce una sua periodica ricomposizione, come il consolidamento delle ricchezze intangibili ( fino a crisi di sistema ); l'agitazione produttivistica e l'arricchimento opportunistico vengono a costituire nuove "imprese" e nuove agiatezze, in un duello apparentemente coordinato, in realtà scomposto, fra i novelli "cercatori d'oro". La regola evangelica dell'amore - che può essere solo un'esortazione ed una ricerca privata - riproposta da Papa Francesco I, si pone su di un piano a-razionale, emozionale, sentimentale, è estranea cioè alla "razionalità" metodologica del mondo organizzato, il che non significa che ne sia un prodotto pregiato, perché in realtà è ed è stata alla base di tutte le nefandezze quotidiane, dei costumi disgregatori e delle sintesi sanguinose e totalitarie di cui, quando finiscono, ci si stupisce come se non fossero state concepite, partoriti e disconosciuti da persone ancora deambulanti. Sarebbe forse applicabile alle e nelle società scalze, aride, essenziali, esuli, nelle quali è nato e che ancora si conservano nelle medesime zone, prevalentemente interessate, però, da variazioni dottrinarie e non sovvertitrici o riscrittrici del Libro. Sarebbe un elemento di contraddizione, come afferma Gesù, con la realtà atemporale. Le applicazioni, in contesto alieno, oltre a portare o contribuire alla contraddittorietà, anche corruttiva, dei comportamenti e ad aspettative pretenziose di una utenza statica, non risultano praticabili e portano ad una lamentazione nevrotica, foriera solo di trascinare al livello più basso, lo stesso dei postulanti, gli improvvidi "chiamati" e coinvolti. La conta quotidiana dei morti per niente, del tutto conforme a quella storica, sta a dimostrare l'inanità della speranza generalizzata, mitologica e inapplicabile, salvo il caso in cui la civiltà degli individui crolli repentinamente o ampli, ai suoi confini, la massa degli "osservanti", nel senso che stanno a vedere.

Quadro urbano.

Mentre si consumano i riti della famiglia e delle vacanze, calendarizzate sulla scuola, gli esami, il lavoro, qualcuno, sfinito dal caldo, solo o disoccupato, indugia al riparo di quattro pareti, nell'attesa breve di confondersi nell'indifferente e irrazionale caos coordinato quotidiano. Gli officianti in trasferta di un rito ibridato da altre migratorie consuetudini, passeggiano con la famiglia appresso e guardano le vestigia quotidiane dei residenti, pagano sovietiche tasse di soggiorno, comprano banalità e fotografano tortellini e prosciutti. Prima di fotografarsi reciprocamente. con i bastoncini per i selfie, provvedono alle autoimmortalazioni, che avanti chiedevano di produrre per loro ai passanti dall'aspetto affidabile. Sostano ai costosi tavolini sotto i portici, ma anche in pieno sole, con bibite colorate o anche calienti bicchieri di vino. I bambini vagolano fra l'annoiato e lo stupito, contenti di muoversi, sia pure ai ritmi dei genitori, di essere per un po' altrove, ma comunque al sicuro, vicini a mamma e papà, in una sorta di bozzolo che con il tempo diventerà identificativo, culturale e che, per adesso, è solo protettivo. La loro felicità timida, la loro sicurezza, scemerebbe in un attimo se fossero abbandonati al movimento indistinto della folla, all'interno della quale sarebebro degli enucleati, esposti a qualunque etologica violenza, estranei ed ignoti, in un contesto ignoto, semplicemente e crudelmente perché deboli e inesperti. Come i bambini che vivono nei cortili o nelle strade delle grandi città prive di servizi o con genitori troppo pigri o troppo indaffarati nella conservazione di un modello familiare distratto o troppo promiscuo, come quello della povera Angela Celentano o del bambino strangolato con i lacci elettrici o con la testa sfondata dalla mamma infamemente bugiarda. Tutti salvi, tranne le vittime. Come si chiamava il bambino siciliano? Loris? Uno dei tanti Loris, carne e organi alla mercé di personalità labili e/o ambientalmente dominanti, con il corollario di complicità e omertà conformistiche. Il palcoscenico urbano, rispetto a quello delle spiagge, arrossato, scomposto e sudaticcio, mentre sui monti è inscarponato, calzonato, camiciato e imberrettato, era stato concepito per altre rappresentazioni al tempo della sua fabbrica, mentre ora inquadra le coppie giovani, quelle già riprodottesi, fra rinfreschi, ma anche librerie e questo è un buon segno. Manca ancora nella ancor provinciale Bologna, una stagione teatrale, musicale estiva, ma le facoltà rinascimentali sono presenti e vanno solo attivate senza calcoli di bottega, che si dimostrerebbero,a cose fatte, più lucrose del prevedibile.

mercoledì 10 agosto 2016

Gutta scavat lapidem, così senza parere.

Prosegue, come una malattia silente, il meccanismo metodico di eliminazioane del personale dal sistema produttivo, o da quel che ne resta, di ogni settore merceologico. Nel mondo bancario, meno brutale, ma più subdolo, il fenomeno si può stimare con maggior chiarezza. Non starò a ricostruire la genesi e lo sviluppo della patologia, dell'epidemia degli esuberi prodotti dalle ristrutturazioni aziendali, dai piani industriali biennali, ma anche a più corto raggio: in sostanza, quando ce n'è bisogno o i cicli artificiali del lucro si fanno pressanti, come una tempesta ormonale, spesso una pippa coattivamente ripetuta. Codeste destrutturazioni sono sempre state accompagnate da adeguamenti-smantellamenti contrattuali, che non hanno messo, né metteranno le nuove leve, semplicemente generazionali, nella condizione di assicurarsi un pane sicuro e di entità prevedibile, dato che la selezione si esercita anche su di loro e per lunghi anni, attenta a cogliere anche qualche minimo cedimento nell'acritico dinamismo, teso a produrre un reddito crescente ( per mantenerne inalterato il valore ) esclusivamente per l'azionista, la cui rendita può essere messa a rischio , non solo da un fallimento, contro il quale, normalmente, si costituiscono delle riserve nel corso della vita dell'azienda ( quando non se ne distraggono le poste ), ma anche da un ridimensionamento, per il declino della capacità produttiva e della fungibilità dei dipendenti, spesso nomi attribuiti ad arte all'uso intensivo di risorse che si affannano a prestarsi, in una contesa per sopravvivere. E' dunque escluso qualunque recupero del salario, tranne che in termini di accordi ad hoc, continuamente rivedibili e sostanzialmente non negoziabili. Il reddito dell'imprenditore è assurto ad unico riferimento, non dichiarato, del valore d'impresa e tutti gli altri corollari valoriali ne discendono. Di concerto, anche sindacale, ad ogni stagione di mercato, la merce-lavoro si deprezza ( in questo contesto è materia vile ) e deve essere sostituita, con altra materia d'uso low cost ed ugualmente vile. Se in altri settori, il metodo e l'approccio sono più brutali e neppure commentati, in ambito bancario, la perdita, il "salasso" del Dottor Balanzone e di tutti i medici esperti della commedia goldoniana, si praticano con gravità scientifica e con un metodo che consente alle gerarchie di avvicendarsi e ai sindacati di smaltire per conto delle aziende, le eccedenze, rimpiazzandole con nuove iscrizioni pilotate, in un tutto unico, nel quale a decrescere sono solo gli stipendi e le quote associative. Si prospetta, per le banche e per i sindacati, lo sbarco, proporzionale alle dimensioni, nel mondo dei servizi e del welfare, nuovo business finanziario e illusionistico per le prime, nuova "ragione sociale" per i secondi. Comuni rappresentanti della SAS di compleso od Organi di coordinamento aziendali e di Gruppo ( ne ho fatto parte anch'io ) partecipano periodicamente a riunioni all'estero della loro Casa madre ( mi riferisco alle aziende acquisite da proprietari esteri ) e, una volta all'anno, per ora, a Bruxelles, a riunioni indette dalle Commissioni europeee o dalle altre massime istituzioni burocratiche comunitarie , nella quali, secondo me, hanno la funzione di far numero, ma che li accreditano nel conformistico mondo della "mezze maniche computerizzate", come un riferimento per aggiustamenti, adeguamenti, personalizzazioni e, quando sono in ballo, asili nido, navette per recarsi al lavoro, sanità convenzionata e anni mini(sabba)tici, con regolazione implicita, non evidente, con i cicli aziendali e con retribuzione a scalare, ma riferentisi ad altri quindici giorni di ferie all'anno. Ecco, quindi, che il vasto mondo, soprattutto femminile che ne pagherà le conseguenze, lamentandosene, a tempo e luogo, aderisce sorridente e "pende" dalla favella aziendal-sindacale. Il mondo bancario è sempre stato caratterizzato da due tornei e da due gironi: il primo riguarda la dirigenza ciclica ed itinerante ( ma oggi girano tutti, "come la rena, quando turbo spira" ) ed è il Torneo A; il secondo è il girone cadetto, una volta giocato dagli impiegati di concetto o di "prima categoria", oggi venditori di palloncini colorati, per la raccolta, destinati a rivelarsi sotto la soglia d'investimento quando si devono smobilizzare improvvisamente. Un mondo già pagato a cottimo e incentivato-disincentivato a progetto. Alla base di tutto, le conoscenze, le relazioni e, quindi, l'estrazione sociale, ma non, come un tempo, propedeutica alla "conferma" carrieristica, ma alla raccolta a punti, con buono carburante e un caffé pagato al bar.

martedì 9 agosto 2016

Il paradosso di un dittatore popolare che cavalca la democrazia relativa per sopravvivere.

La Russia sempre ortodossa, anche quando era comunista, in particolare durante il periodo del seminarista Stalin e la Turchia sunnita di un Erdogan spaventato a morte dal golpe fallito e dall'evidente connivenza degli Stati Uniti e dell'europa occidentale, hanno subitamente stretto un accordo opportunistico. Siamo tornati alle alleanze ottocentesche, solamente più brevi, occasionali, estemporanee e già minate all'origine dalla tabe di micro-conflitti in atto al loro interno. Lo scopo è identificativo e oppositivo, ma un'unione a due nel mondo fedifrago della diplomazia non può durare a lungo. Può però spostare ingenti investimenti ed interessi da un versante ad un altro, mettendo in diffcoltà le pseudo-imprese private dell'energia e le loro nazioni-madri. Ciò nonostante, soprattutto Erdogan, ha potuto liberare "ciò che in cor gli preme": l'europa non è l'ombelico del mondo ( verissimo ), sono cinquantatre ( li ha contati ) anni che ci prende in giro ( verissimo ) e continua a farlo. La piccola europa non è in realtà in grado di prendere in giro la forte ( militarmente ) e orgogliosa Turchia; se lo fa, agisce come quegli infantili imitatori che si fanno beffe di chi invidiano, perché strumentalizzato dal comune burattinaio: gli Stati Uniti. Dagli Stati Uniti, che già promossero altri colpi di Stato in Turchia, sempre allo scopo di tenerla al guinzaglio, nessun regime si è mai distaccato e lo stesso Erdogan, che ha accusato la CIA ed un nominato generale americano di essere stati i registi del golpe ( sventato anche per talune soffiate dei servizi russi ), ha abbozzato ed ammesso che "seppur feriti" resteranno nella NATO e al soldo degli americani. Non meraviglia che, a queste condizioni, il Sultano non ripieghi che sul mediocre arricchimento personale e della sua discendenza. Vorrebbe solo che, di tanto in tanto, non si adducesse a pretesto per defenestrarlo. Una situazione simile, ma gestita con molta più meschina blandizie, a quella storica dell'Italia. Alla memoria di quel pilota russo che sonfinava di qualche metro in territorio turco, quando lo Zar e il Sultano - soprattutto il Sultano, perché lo Zar le sue "conquiste" le aveva già portate a termine - si confondevano ancora fra amici e nemici. Putin, nelle fotografie dell'incontro è un autarca; si è costituito da poco una nuova famiglia e ha due figli poco più che neonati e si propone di servirsi di Erdogan per puntellare certe sue aree di influenza ( soprattutto in Siria ) per riconquistare il ruolo di grande potenza che non si cura dei flussi finanziari, ma del gas potenzialmente utile a scaldare ed energizzare tutto il resto d'europa e che degli Stati Uniti può fare a meno; Erdogan appare invece compresso,scosso, agitato. La repressione indiscriminata che sta esercitando in patria, il sostegno popolare, ma della parte più rozza della popolazione, l'apparente fedeltà degli alti gradi militari, che potrebbero giustiziare i ribelli incauti e poi, ritrovata la loro unità d'intenti e d'interessi - come è avvenuto in Egitto - buttarlo a mare, potrebbero non bastare. Se anche un'inchiesta della magistratura italiana su suo figlio studente e riciclatore lo impaurisce, vuol dire che il potere è diventato per lui l'unico puntello fragile, per salvaguardare una posizione comunque compromessa, che lo mette nella condizione di farsi prendere in giro da Putin, lo 007, cercando di equilibrarsi con la NATO, verso gli Stati Uniti. Ma un altro scenario logistico-energetico-petrolifero potrebbe fargli fare la fine di un Gheddafi qualunque.

lunedì 8 agosto 2016

Il colpo può arrivare all'improvviso.

E' circostanza diffusa, ormai comune, l'essere colpiti proditoriamente da sconosciuti mentre si passeggia per strada o si sosta alla fermata di un mezzo pubblico.Questo costume, molto diffuso negli Stati Uniti ed ora ben presente anche sulle strade italiane ed europee, ha preceduto l'omicidio plurimo indifferenziato, con autoimmolazione deflagratoria o per eliminazione, a prescindere, in sede d'intervento della polizia. Anche quest'ultima semplificatoria modalità in che cosa si differenzia dagli omicidi razziali nel sud dell'america settentrionale? L'identificazione del negro con l'alieno e pari a quella del musulmano, anche lui "étranger", estraneo, ma, fino ad ora, nessuno si era sognato di dire che, per questo, andava eliminato. E' diverso il criterio adottato nel mondo del lavoro, contraddetto da uno Stato indebitato, o quello delle cure secondarie ed al minimo negli ospedali? In verità, non lo si dice neanche adesso, ma la realtà, anche istituzionale, da stato di guerra, è questa: guerra internazionale, come guerra civile, mai morta e neppur tanto sopita. Quella che si combatte in medio-oriente e che ha visto coinvolta la maggior potenza non araba, la Turchia, ( insieme all'Iran ) della vasta regione, è una guerra di approvvigionamento delle ultime risorse petrolifere, acquisite le quali si tenterà un'espansione o, nella migliore delle ipotesi, un'influenza molto condizionante sulle nazioni circonvicine. La reazione delle nazioni arabe, non, almeno ufficialmente, degli Stati, a questo rinnovato progetto neo-coloniale, dovrebbe far riflettere e dissuadere: ma non sarà così, pena il ridimensionamemto del proprio passato. La democrazia sta soffrendo forse di una nuova crisi mortale, a causa della debolezza velleitaria ed aggressiva di molte semi-potenze, private della loro parte dal comodo equilibrio bilaterale: la Russia, che non è democratica, se non formalmente, fa da sé, reagisce rabbiosa al "voltafaccia" dei paesi ex satelliti, oggi satelliti degli Stati Uniti e le alleanze più spurie si stringono sul campo di battaglia, a pochi giorni da scontri quasi bellici. I servizi di intelligence sono senz'altro al lavoro, ma, per ora, non hanno palesato che insuccessi e guai crescenti. Gli unici a tacere e a simulare un atteggiamento passivo sono gli agenti del Mossad; gli Israeliani sembrano monitorare la situazione senza intervenire e senza rilasciare i loro illuminanti report esplicativi, come in altre occasioni, hanno fatto. Le milizie del califfo sanno che da Israele è meglio girare al largo: non sono della stessa etnia ideologica e religiosa di Hamas e lo scontro diretto con Israele non verrebbe supportato; sarebbe mortale. Gli Israeliani si limitano a controllare la loro situazione interna, ma Hamas e gli altri gruppi palestinesi, così attivi in molteplici ed anche recenti circostanze, come già detto, non muovono un dito. L'alleanza anti-sionista è un'ipocrisia sanguinosa e volgare, fatta di sistematici arricchimenti illeciti sulla pelle di tanti nati per fare carne da granate, dietro una sottile tessitura internazionale, che alla verità preferisce il petrolio. Per ora, il Califfato e gli ebrei non hanno motivo di contendere; il Califfo non è il Faraone. Non ce n'è bisogno ed, eventualmente, a che bisogni ci si può riferire? I bambini che sopravviveranno ad Aleppo ai bombrdamenti vigliacchi degli eserciti a distanza, saranno anestetizzati da qualunque fiducia, saranno convinti di aver già visto tutto o, almeno, quello che serve per comprendere e non coltiveranno più nessuna speranza. Ha ragione il Papa: follie di potenti che, a loro volta, si sentono in bilico e che, per questo, sferrano colpi improvvisi e non dichiarati. Mentre in medio-oriente i cascami del colonialismo e dell'imperialismo festeggiano, con un rito sacrificale, il loro ritorno, anche in europa la democrazia langue, messa in crisi dall'atteggiamento nazionalistico dei Paesi ex comunisti, Polonia e Ungheria su tutti, e dalla volontà, figlia della consapevolezza della sua forza relativa, della Germania, di non condividere nulla con le nazioni-cicala, stringendole nel cappio dell'euro, per poi comprarne le eccellenze, purtroppo storiche, che hanno sempre amato, studiato, ma che hanno anche cercato di depredare: questa volta potrebebro riuscirci. Il mondo circostante a noi è sull'orlo di un cratere; per ora non si sono ancora create le condizioni perchè ci finisca dentro, ma gli avvenimenti non lo escludono. Tutt'altro.

sabato 6 agosto 2016

L'imitazione dell'effimero.

L'Ambrosiana Internazionale e il Milan ai Cinesi: la prima era già di un indonesiano che l'ha rapidamente rivenduta con lucro, senza aver migliorato di niente l'ondivaga e costosissima gestione di Moratti junior, che, almeno una Coppa dei campioni l'aveva rivinta. Il Milan che era stato uno dei volani del successo politico di Silvio Berlusconi, è anch'esso passato ai Cinesi; l'una e l'altra società sono state acquistate da Fondi d'investimento, nell'ambito - ufficiale - di una differenziazione di portafoglio, come Il Banco Popolare e il Monte dei Paschi di Siena. Sia le due società calcistiche, sia - per ora - le due banche più compromesse, sono finite in mano al capitale anonimo, dentro al quale ci sta di tutto, dalla malavita, alla geopolitica energetica, al futuro, più che mai astratto e illusorio, come il cosiddetto tifo sportivo. L'unica società ben organizzata e vincente e - forse - non destinata al rapido ricircolo speculativo, è la Juventus, anch'essa però non più della FIAT, ma di una finanziaria, affidata in gestione ad Andrea Agnelli. La Juventus rappresenta comunque un simbolo evidente e potenzialemnte in crescita, chiaramente riconducibile a un marchio, ad una famiglia - molto allargatasi, rispetto a prima - che da qualche tempo ha trasferito tutti i suoi interessi da Torino e financo la Sede legale, passata recentemente in Olanda, dove alberga ora anche il suo perno finanziario. Mentre dunque, nonostante la frana dei diritti del lavoro, della certezza del salario, il lavoro si fa uniformemente occasionale e le prospettive previdenziali, infondate, nessuno investe in Italia - se non in ottica di acquisto per rivendere, guarda caso, dei beni di svago - e quei pochi che costituivano il capitalismo familiare italiano, se ne vanno: il piccolo capitalismo familiare è, da parte sua, cessato o è alle corde. Una sceneggiatura estera di politici d'occasione si diverte all'inaugurazione delle Olimpiadi di un Paese ciclicamente, ma perennemente allo sbando, con una Presidente rimossa ed elezioni sospese; le altre comparse saranno in vacanza, a ritemprarsi per riprendere la recita su di una Costituzione da mutilare, per adeguare la cornice agli scarabocchi che dovrà contenere. Del resto, molte nuove imprese chiudono rapidamente, anche se si tratta di luoghi di ristoro, un tempo frequentati; chi vuole rimanere autonomo inciampa e cade, il mercato non è però più fatto di cooperazione, ma di contributi finanziari, che si inventano un marchio e vendono all'ingrosso beni prodotti al minor costo in aree precedentemente ignorate o non raggiungibili della terra. Fra questi empori del generico, quelli meno soggetti a scorpori e delocalizzazioni commerciali sono quellli dell'effimero, dell'apparenza, l'ultima imitazione del modello imperante.

venerdì 5 agosto 2016

Asfittiche aspirazioni.

L'Italia - ne dubitavate? - fornirà, se richiesta, le sue basi siciliane e venete ai raid statunitensi sulla Sirte. Che l'Italia sia prprietaria di basi che ospitano testate atomiche, popolate esclusivamente da nord americani, è un'altra barzelletta, a cui si aggiunge quella per cui, subito dopo le incursioni, in terra bruciata, per così dire, presterebbe soccorso e lenimento ai bombardati. Quando l'Italia fu estromessa dalla Libia e fu deposto l'ultimo presidente del Consiglio eletto, che non si peritò di tradire Gheddafi, si trattò di estromettere l'Italia dallo sfruttamento prvilegiato del petrolio libico, per attribuirlo alla Francia, che da allora sconta le giuste ritorsinoni sul suo suolo, certamente inferiori a quelle che consuma nelle aree energetiche, I sorrisini fra la Merkel e Sarkozy, nascondevano anche questo sott'inteso. A rivelarlo sono le e-mail dell'allora Segretario di Stato americano Hillary clinton, che sono state pubblicate da WikiLeaks. l'Italia, vile ed imbelle, fuori dal business petrolifero e ai margini dell'europa. Adesso che fa'? Cerca di rientrare dalla finestra? Probabilmente, no. Cerca solo di compiacere gli americani, forte della convinzione che il passaggio verso i Paesi da colpire, lungo il suo territorio, noto ma rimosso, come i movimenti dei palestinesi ai tempi della strage di Fiumicino e dei Governi Moro e Andreotti, la esimerà dal subire attacchi, ripromettendosi di lucrare qualche concessione petrolifera per i favori prestati. Nella prima occasione, i Palestinesi bararono al gioco, anche se furono sopraffatti e sterminati dai g-men isreliani che si fingevano impiegati della biglietteria della El-Al e, in ogni caso, un attentato dimostrativo o "messaggistico" può essere messo in atto da chiunque, anche se alleato: dai francesi, dagli americani e, perché non, da Erdogan o dagli israeliani, come potrebbero testimoniare i tre carabinieri elicotteristi, che furono fatti precipitare, al tempo dell'appeasement con gli arabi ( sempre per ragioni energetiche ) già richiamato, se fossero sopravvissuti. Ora, come allora, l'Italia cerca il suo approvvigionamento nel compromesso e nel doppio gioco, cioè sull'equivoco, sua costante storica di paese secondario, estraneo ed escluso da qualsiasi velleità di potenza. Agli Italiani, del resto, sta bene così, abituati come sono, a loro volta, a sfruttare la scia e ad accontentarsi, pur di non doversi impegnare, o sapendo che non serve. Ma adesso che la severità dei Paesi maggiori si fa pressante, questa politica, che non si accenna a dimettere, forse perché il politicume italiano è espressione celata delle nazioni dominanti, come della mafia nelle sue borboniche province d'insediamentoe si porta al seguito i suoi famigli, rischia di diventare asfissiante. Come all'epoca dell'assassinio di Gheddafi, i bombardamenti vengono effettuati in Agosto dalla base di Sigonella e, domani, di Aviano. Sì, perchè se i caccia F16 ancora non sono decollati da lì, ma da uan base in Giordania, distante 1,850 chilometri, i droni che hanno bombardato l'Isis, hanno un'autonomia di 850 chilometri a pieno carico e la base di Sigonella dista dalla Sirte solo seicento chilometri. Facilitatori, ruffiani e paraninfi, come in una commedia goldoniana.

giovedì 4 agosto 2016

Muoia Erdogan con tutti i Filistei.

L'intervista pubblicitaria e intimidatoria di Erdogan a Rai news 24, condotta con sudditanza, appena temperata da riflessioni formali e giuridiche. gli hanno consentito di colpire più volte nel segno. Quando l'intervistatrice gli obietta che in Italia vige la presunzione d'innocenza, Il dittatore turco può replicare che la democrazia italiana è monca, subdola e di fatto inesistente e, riferendosi a suo figlio, dottorando a Bologna, intima, a segno, all'Italia, politica e giudiziaria, di occupersi della mafia. E' lecito e normale che ci si occupi anche di suo figlio, "uomo brillante" e ladro di regime, ma il riferimento alla democrazia solo nominale, soprattutto di questi tempi, è azzeccato. Erdogan parla da autarca, tanto più consolidato per esssere uscito indenne da un golpe che, in altri tempi sarebbe riuscito in poche ore e che è fallito per le divisioni che ha saputo apportare nella società e nelle istituzioni turche, si estrania dall'europa - e questo mi fa piacere - e la riguarda come un'entità estranea ed ostile, con la quale è per lui pericoloso essere in stretto contatto, ma con la quale, alle sue condizioni, vuole intrattenere rapporti commerciali e far girare liberamente i suoi emissari e, implicitamente, quelli della mafia turca, probabile interlocutrice para-istituzionale di quella italiana, strettamente innestata alla politica, alla società meridionale e a tutta l'economia nazionale. La Turchia, anche senza Gulen, che certamente offre una partnership, iniziatica, di stretta contaminazione religiosa, ma meno autonoma, o meglio meno personale e familistica, intratterebbe rapporti con gli Stati Uniti, sia pur "ferita"; la Turchia è importante ma nazionalista partner NATO, molto più impegnato militarmente dell'europa continentale. Erdogan, pur avendo fatto dichiarare che è stata la CIA a ordire il golpe contro di lui, dall'america, sua potenziale assassina, non si discosta, ma attacca frontalmente l'imbelle europa e, come facilmente intuibile, la minaccia di non fare più argine all'emigrazione, per non essere stata solidale, non con la Turchia, ma con lui. Poi minaccia di rivedere i rapporti con l'Italia se suo figlio non smetterà di essere perseguito per riciclaggio ( una revisione dei rapporti come quella storica con la Grecia, altro membro della NATO, con la quale la Turchia ha combattuto e che ha aggredito ? ). Se si può permettere questa tracotanza "turca" è perché l'europa è compromissoria - su questo Erdogan ha ragione - in crisi e irresponsabilmente schienata sugli Stati Uniti, verso e nei confronti dei quali, non lui, ma la Turchia ha molta maggiore influenza e che lo e li ha indotti a insistere nel richiedere l'inclusione antistorica nell'Unione europea e che dirige a distanza tutte le mosse sullo scomposto scacchiere continentale, come faceva, quando era in corso la guerra fredda, durante la quale la Turchia era la diga effettiva, per undicimila chilometri, contro il Patto di Varsavia, come ora fa da respingente per i disperati che altrimenti si riverserebbero in europa, dopo aver sostituito Gheddafi in questo ruolo. Potrebbe seguirne la sorte e per questo negozia a prescindere o con prepotenza, sullo strato del sentimento popolare su cui ha saputo ergersi ad icona, come, in termini europei, un dittatore di destra, appoggiato dai leader religiosi, ondivaghi verso il potere popolare, che è ondivago nei loro confronti. Anche Gulen è un imam e un predicatore. Anche per questo la Chiesa cattolica, già alle prese con le chiese nazionali protestanti e, soprattutto, con la Massoneria, non vuole la Turchia fra i piedi, similmente al rifiuto degli ortodossi nei suoi confronti. Invece gli americani ce la vorrebbero in funzione militare per disimpegnarsi parzialmente verso l'estremo oriente. Il dopo Gheddafi prosegue in Libia, col concorso ridicolmente umanitario dell'Italia, che provvedrebbe a curare i dilaniati dai raid aerei partiti dalle sue basi siciliane: ma questo non fa testo, l'Italia è questa. La Turchia scossa, come un cavallo del Palio di Siena resta per ora sullo sfondo, in una negata ma evidente fibrillazione.

mercoledì 3 agosto 2016

Intanto i bambini muoiono di fame.

Nel mondo evanescente e in trasformazione senza bussola, pochi hanno finora incitato le giovani generazioni a rinverdire i principi a cui credono d'ispirarsi. Lo ha fatto il Papa a Cracovia e ha fatto bene. Giusti, sbagliati o inconsistenti che siano, i principi conferiscono una forza interiore che guida a superare gli ostacoli e, quindi, in qualche caso, ad affermarsi nella vita. Non in tutti, ma la testimonianza, per "inutile" che sia costituirà sempre un riferimento o una contraddizione rispetto al conformismo di cui il vecchio gesuita intravede i prodromi, per altro molto confusi. Proprio per questo ha esortato i ragazzi a non lasciarsi fuorviare dalle ideologie alla moda, in altri termini dai falsi profeti. Perché sia possibile, almeno in questa società, sarà necessario che lo stato medio delle persone sia sicuro: solo su questa base si potrà immaginare di poter andare (in)contro al mondo e sarà comunque opportuno farlo, essere quell'elemento di contraddizone, di separazione, che anche il Vangelo pone al centro del suo messaggio e che è stato sistematicamente rimosso nell'esperienza storica. I bambini di Aleppo, in Siria, che stanno morendo di fame e che non potranno quindi illudersi, allontanadosi, migrando, di trovare un altro mondo accogliente, non potranno farlo. Si rivolgeva ad una folla di giovani mediamente acculturati e li ha invitati a essere oppositori nel mondo, valendosi del messaggio cristiano, quello evangelico che oggi è proclamato, ma domani potrebbe di nuovo essere messo in sordina. Nella migliore delle ipotesi, per chi si troverà nella condizione di o vorrà aderirvi, ci sarà il Golgota sociale, un' immolazione d'amore non dissimile da quella dei martiri di Allah, suicida solo nelle sue potenzialità di affermazione, di dominio e di piacere, autoinflitta ...anche agli altri, perché sarebbe per gli o le incauti/e compagni/e di viaggio, un percorso nella rinuncia. Sembra quindi un progetto intellettuale, come si addice al sottile gesuita, insidioso, ma necessario se non ci si vuole rinchiudere vilmente nel dogma, alla moda o immutabile. Però, piuttosto che ondeggiare come fuscelli al vento, è meglio, trovando corrispondenza nello stesso crogiolo, cercare fortezza in valori - a mio modesto giudizio relativizzabili sul piano esegetico - ma rassicuranti riguardo alla propria identità, anche se, in questo caso, saranno ingannevoli e potenzialemnte ingannatori. Qui si pone il ruolo della religione nella società moderna e la sua accettabilità acritica, "antidoto?" agli slogans, subordinati ad interessi economici, che coinvolgono anche la Chiesa, soggetto storico, ma non la fede. E' questo che vuol far intendere il Papa gesuita? E' per questo che la Chiesa istituzionale lo avversa e quella che lo circonda lo controlla, nonostante che si sia rifugiato in un monolocale con servizi? Intanto, dopo la ibrida preghiera comunitaria dei musulmani in chiesa a Rouen, il rappresentante degli islamici d'Italia propone la preghiera con i cristiani in Moschea al venerdì, in Sinagoga al sabato ed in Chiesa la domenica. Tutti insieme, alla ricerca di una sintesi ( possibilissima ) dei credenti nel Libro, ma con il necessario corallario della sua precipitazione in un culto sincretistico. Gli Ebrei non accettranno mai una simile assimilatrice proposta e cristiani e musulmani perverrebbero presto alla stessa incomprensione che vorrebbero rimuovere, anzi cattolici e musulmani, due confessioni intrinsecamente intransigenti, perché le chiese nazionali riformate non battono ciglio, rifacendosi alle decisioni dello Stato protettore, al quale si sono storicamente subordinate, non costituendo più un'antitesi al potere civile. Oltretutto, il culto islamico è preghiera paritaria che, al massimo, può essere guidata e che consiste in recitazioni apprese ed uniformi, come quelle cattoliche, ma, a differenza della Messa, non è un officio, né un sacramento, che i musulmani non contemplano, come gli Ebrei, essendo entrambi veterotestamentari. Sul piano morale il Papa ha blandito e bandito, con vigorosa poesia, il suo giovane gregge, con la sicurezza incontestabile, alla luce di un'illuminazione non indagata, che il dolore, come il successo, costituiranno motivo di riaffermazione del sentimento interiore, ma questo non può bastare a chi ricerca, senza fede, una sistemazione realistica ed evolutiva sempre migliore, senza aspirazioni alla perfezione e neanche all'uniformità ( meno che mai! ) per i sei miliardi e mezzo di scimmie che si sono evolute ed ora sono costrette a contemplare, ma anche a misurare e correggere il loro dolore e la loro fatica, smussando e contrastando la spiacevolezza su cui si basa l'orgoglio e l'offensiva disparità, che è anche e soprattutto morale e non prevede rispetto per i deboli. Del resto, prima che ogni elucubrazione sia rispettabile e discutibile, bisogna che i bambini di Aleppo non muoiano più di famee, quale che ne sia la causa, nessun bambino, in nessuna parte del mondo. Altrimenti, la speranza dimostra tutta la sua illusorietà.

martedì 2 agosto 2016

Se tanto mi da tanto..

Rudi Guede, l'unico condannato per concorso in omicidio nei confronti di Meredith Kercher, ha chiesto la revisione del suo processo e ne ha tutti i motivi formali. Infatti, l'ivoriano presente in casa di Meredith la notte dell'omicidio, insieme ad Amanda Knox e a Raffaele Sollecito, fu condannato in concorso, cioè in stretta relazione con la coppia italo-americana, che fu infatti, in quella stessa occasione, condannata all'ergastolo dalla Corte di Assise di Firenze. Poi, la Cassazione li assolse entrambi, senza chiedere la ripetizione del processo e senza curarsi di Rudi Guede. Una decisone formalistica sconcertantem frettolosa, liquidatoria, troppo rispettata sul piano critico. Se Guede è stato condannato per aver contribuito e favorito l'omicidio, che, secondo la sentenza del Tribunale fiorentino, fu effettuato dai due fidanzati dell'epoca, con un ruolo, quindi, complice ma secondario, se i principali accusati sono stati prosciolti e liberati, perché solo lui deve farsi i sedici o diciassette anni - mi pare - a cui è stato condannato per aver favorito un delitto "non commesso", quella sera dai suoi complici? Si è forse trattenuto per contribuire succesivamente al delitto con altro esecutore? Lo ha fatto quando è uscito da bagno che aveva insozzato, per esservisi intrattenuto, fatto e strafatto e con le cuffie della musica sparate al massimo? La sentenza che liberò due assassini è opaca- ad esser generosi - e il colpevole Guede, se tanto mi da tanto, reclama il suo slavacondotto. E ne ha ben donde.

lunedì 1 agosto 2016

Temperie indigena e internazionale.

Mentre, in giro per il mondo, le nuove generazioni, figlie della fiducia o più spesso del caso, coniugati con l'officio dell'ignoranza, disperdono le loro facoltà, spesso neppure rilevate o, se scoperte, in scuole tecniche che Unindustria "semplifica" in una specializzazione lavorativa, in cambio di un salario modesto e di illusorie prospettive di incrementarlo, si trovano in un contesto apparentemente ordinato e guardano all'apparenza ingannevole, quando non insidiosa e fuorviante, di una società adulta precariamente e contraddittoriamente "normalizzata", l'invasione concentrata dei profughi, necessariamente abbastanza giovani da potersi trascinare, contribuisce alla decadenza delle società democratiche, tarate, in precedenza, sull' equilibrio di due modelli politici antitetici, perché la koiné originaria, élitaria, come sempre e maldestramente sovrapposta ai cittadini, sarà di fatto impossibile e gli equilibri non potranno essere democratici e neppure liberali. Il tentativo di fuorviare con il consumismo e i costumi liberi, società retrograde è destinato a fallire e, se ci sarà una progressiva integrazione nelle professioni o, più probabilemnte, negli impieghi, nel giro di una o due generazioni al massimo, si porrà il problema della rappresentanza di ingenti formazioni non democratiche. Non so se basterà riaffermare la predominanza degli Stati uniti, strozzati dal loro debito bellico e più inclini a volgersi verso il Pacifico, non saprei neppure come gestirebbero e con chi, società multiculturali religiose, dove i cattolici vanno a messa con i musulmani, come è già avvenuto a Rouen, in un rito esorcistico ipocrita e comune, ma completamente privo di qualsiasi "sottostante" che non sia "sentimentale". Secondo me, non c'era neanche quello. Nel frattempo i nazionalismi, ma nostalgici, beceri, ignoranti e quindi vacui, rinascono dovunque come escrescenze tumorali e gli equilibri finanziari, già sotto pressione per l'insolvenza dei Paesi mafiosi e clientelari del sud europa, stanno per subire l'urto di masse senza competenze e culturalmente inassimilabili. I Romani, imperialisti dell'epoca, lasciavano ai popoli soggetti, ma a casa loro, le loro costumanze e credenze, ma si guardavano bene dal consentirgliele sul limes romanus: quando lo fecero, al culmine di una crisi mortale, con i cristiani, si è visto come è andata a finire. Paesi come l'Italia sono intrigati in tutti gli affarucoli possibili, di nascosto e con patti analoghi a quelli che è solita stringere con la mafia; dal punto di vista neo imperiale è una colonia, potenzialmente scambiabile o sacrificabile se il gioco si farà esimente. La Chiesa che è ricca e potente e già ha inibito per quasi tutta la prima Repubblica la laicità dello Stato, potrebbe non volersi far soffocare dalla prolificità islamica, le potenze alla ricerca di un nuovo equilibrio di potere potrebbero volersene valere ancora, ma la stessa multinazionalità dei Papi, dopo secoli di italiani sul soglio di Pietro, lascia intravedere un radicale mutamento nella politica "protettiva" verso l'Italia o un altro protettorato estero. Non sarebbe un gran male se la classe politica fosse degna di questo nome, invece è tutt'ora un'accozzaglia di imbellli con una coorte di clientes, quando non è al servizio delle proprie famiglie e non ha né storia, né cultura per gestire la situazione, Non è neppure all'altezza del reuccio di Sardegna che - per qualcuno malauguratamente - il suo Stato nazionale seppe crearselo, agendo direttamente e valendosi della sottile diplomazia di Cavour.