lunedì 1 agosto 2016

Temperie indigena e internazionale.

Mentre, in giro per il mondo, le nuove generazioni, figlie della fiducia o più spesso del caso, coniugati con l'officio dell'ignoranza, disperdono le loro facoltà, spesso neppure rilevate o, se scoperte, in scuole tecniche che Unindustria "semplifica" in una specializzazione lavorativa, in cambio di un salario modesto e di illusorie prospettive di incrementarlo, si trovano in un contesto apparentemente ordinato e guardano all'apparenza ingannevole, quando non insidiosa e fuorviante, di una società adulta precariamente e contraddittoriamente "normalizzata", l'invasione concentrata dei profughi, necessariamente abbastanza giovani da potersi trascinare, contribuisce alla decadenza delle società democratiche, tarate, in precedenza, sull' equilibrio di due modelli politici antitetici, perché la koiné originaria, élitaria, come sempre e maldestramente sovrapposta ai cittadini, sarà di fatto impossibile e gli equilibri non potranno essere democratici e neppure liberali. Il tentativo di fuorviare con il consumismo e i costumi liberi, società retrograde è destinato a fallire e, se ci sarà una progressiva integrazione nelle professioni o, più probabilemnte, negli impieghi, nel giro di una o due generazioni al massimo, si porrà il problema della rappresentanza di ingenti formazioni non democratiche. Non so se basterà riaffermare la predominanza degli Stati uniti, strozzati dal loro debito bellico e più inclini a volgersi verso il Pacifico, non saprei neppure come gestirebbero e con chi, società multiculturali religiose, dove i cattolici vanno a messa con i musulmani, come è già avvenuto a Rouen, in un rito esorcistico ipocrita e comune, ma completamente privo di qualsiasi "sottostante" che non sia "sentimentale". Secondo me, non c'era neanche quello. Nel frattempo i nazionalismi, ma nostalgici, beceri, ignoranti e quindi vacui, rinascono dovunque come escrescenze tumorali e gli equilibri finanziari, già sotto pressione per l'insolvenza dei Paesi mafiosi e clientelari del sud europa, stanno per subire l'urto di masse senza competenze e culturalmente inassimilabili. I Romani, imperialisti dell'epoca, lasciavano ai popoli soggetti, ma a casa loro, le loro costumanze e credenze, ma si guardavano bene dal consentirgliele sul limes romanus: quando lo fecero, al culmine di una crisi mortale, con i cristiani, si è visto come è andata a finire. Paesi come l'Italia sono intrigati in tutti gli affarucoli possibili, di nascosto e con patti analoghi a quelli che è solita stringere con la mafia; dal punto di vista neo imperiale è una colonia, potenzialmente scambiabile o sacrificabile se il gioco si farà esimente. La Chiesa che è ricca e potente e già ha inibito per quasi tutta la prima Repubblica la laicità dello Stato, potrebbe non volersi far soffocare dalla prolificità islamica, le potenze alla ricerca di un nuovo equilibrio di potere potrebbero volersene valere ancora, ma la stessa multinazionalità dei Papi, dopo secoli di italiani sul soglio di Pietro, lascia intravedere un radicale mutamento nella politica "protettiva" verso l'Italia o un altro protettorato estero. Non sarebbe un gran male se la classe politica fosse degna di questo nome, invece è tutt'ora un'accozzaglia di imbellli con una coorte di clientes, quando non è al servizio delle proprie famiglie e non ha né storia, né cultura per gestire la situazione, Non è neppure all'altezza del reuccio di Sardegna che - per qualcuno malauguratamente - il suo Stato nazionale seppe crearselo, agendo direttamente e valendosi della sottile diplomazia di Cavour.

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