venerdì 27 aprile 2012

La scimmia del quarto Reich ballava la polka sopra il Muro

Così cantava Fabrizio De André all'indomani della riunificazione tedesca, simboleggiata dall'abbattimento, ma anche dallo scavalcamento, con intermezzi di balli e declamazioni dell'arida icona di tante separazioni e di tante morti solitarie, nel tentativo di passare "dall'altra parte", nella neutralità, nell'astensionismo dei militari occidentali, perché così sancivano i protocolli diplomatici, per "evitare la terza guerra mondiale". E ora, che la guerra semi fredda, spesso combattuta sullo scacchiere geopolitico, per procura o per interventi geografici diretti che sfruttavano i contrasti fra Cinesi e Russi e stringevano alleanze poi disattese dopo la caduta della Cortina di ferro e di quella di bambù, che hanno visto all'opera la NATO in almeno otto guerre "democratiche e anti terroristiche" è stata disdettata da una delle parti in causa? Ora assistiamo al male che balla sulle rovine del male. I regimi comunisti, che comunque possedevano una concezione dell'uomo, sono stati malvagi e tutti abbiamo gioito quando il muro di Berlino è stato valicato. Ma anche ciò che li ha sostituiti è malvagio. Il collasso dei regimi comunisti non è stato una rottura storica, non vi è stato nulla di nuovo, men che meno in termini di emancipazione ed evoluzione. Le cose sono semplicemente tornate alla normalità capitalista, dalla cui effusione ci siamo voluti difendere, nell'Europa continentale, aderendo ad una unione monetaria, senza base statuale, che ci ha costretti ad una delega di potestà che in Grecia ed in Italia ha finito per essere totale. L'inganno si è rivelato progressivamente. Ormai possiamo constatare che l'entusiasmo per la libertà si è tramutato nel dominio del profitto e, per noi che ne siamo strumenti, non è stata una bella sorpresa. in Europa lo spazio politico si sta riorganizzando. Non è più occupato, prevalentemente, da partiti conservatori o progressisti, ma da partiti o movimenti che sostengono il capitalismo globale, o meglio che se ne fanno strumenti locali e, per converso, da sempre più influenti compagini populiste che si oppongono all'immigrazione - altra umanità dolente chiamata a farsi strumento di profitto sulla base di illusioni - con escrescenze razziste e neofasciste. Anche l'autonomia di interi popoli viene impunemente calpestata e, per interessi di nicchia, se ne sacrifica libertà, prospettive e decoro. Dopo l'ubriacatura eltsiniana ( in tutti i sensi ) che aveva liberato, oltre alle mafie, legioni di prostitute in missione per il mondo, per mantenere i figli, frutto di uno o più matrimoni che, al loro sciogliersi, venivano tutelati nei loro frutti dallo Stato, attraverso l'assegnazione di lavori, reali o fittizi, alle madri e che consentivano l'educazione dei piccoli, aboliti dalla sera alla mattina dal nuovo corso privatizzatore degli ex gerarchi, divenuti facilmente manager, è la volta della Grecia. I prestiti che le sono stati concessi, a condizioni capestro, di abdicazione, serviranno solo a ripagare gli interessi sul debito contratto, ma non ammortizzaranno mai il debito stesso. La Grecia è il topo, zimbello di un gatto sadico. Il debito greco è stato contratto con le grandi banche europee, quindi, il vero scopo del provvedimento dilatorio e speculativo è di salvaguardare la stabilità degli istituti di credito coinvolti. Qualsiasi sussidiarietà fra i Paesi membri, nell'attualità e in prospettiva, è stata radiata. Se lo Stato greco divenisse insolvente, le banche coinvolte - che sono state indotte a finanziarlo - ne subirebbero un serio contraccolpo. Ecco cosa si vuole dire quando si accenna alla stabilità dell'euro. Secondo stime degli stessi organismi creditori, ben tre generazioni di Greci vivranno in condizioni di povertà, a causa di questa situazione, tranne tre categorie: i pochi industriali, le poche banche e i proprietari dei media. Per loro, la Grecia deve restare nell'euro, area nella quale, loro hanno voluto che entrasse a costo di truccarne i bilanci. La transnazionalità degli interessi, finanziari e quasi esclusivamente massonici - con tutte le connesse appendici opportunistiche di altre entità ricche e potenti - ha determinato l'adesione, senza requisiti, di troppi Paesi all'asse monetario nord europeo. Lo Stato greco non può e non si propone neppure di ripagare il debito giugulatorio a cui è costretto e, d'altro canto, ciò che importa al e nel capitalismo contemporaneo è che gli attori agiscano in base alle loro contrabbandate credenze, riguardo prospettive future propagandate, indipendentemente dal prendere o meno sul serio queste prospettive medesime. La mistificazione consiste nel presentare le misure imposte, come fondate su di una logica economica neutra. Se ne deduce che, se rimaniamo dentro i termini indefiniti del sistema capitalistico ( finanziario ) globale coltiveremo un'utopia: che si possa conservare lo Stato sociale - chi ne dichiarerà esplicitamente la soppressione? - all'interno di questo sistema. L'ambivalenza interpretativa ci suggerisce che il Fondo monetario internazionale sia, da un lato, un agente neutrale di ordine e di disciplina e, dall'altro, un agente oppressore del capitale globale. Il F.M.I. eroga, in continuazione, nuovi prestiti, subordinandoli a condizioni che i contraenti debitori non potranno mai rispettare. Li trascinerà, quindi, sempre più in basso, stringendoli alla gola. Agonizzeranno, arricchendo i "soccorritori". o almeno mantenendoli nel loro stato di privilegio competitivo. Gli Stati debitori, consapevoli, per parte loro, che non dovranno mai ripagare veramente i debiti, ne ricercano e ricavano, in ultima istanza, un profitto, per industriali di dimensioni internazionali, banchieri in grado di fornire supporto alla grande industria strategica e in sinergia con essa e grands commis e civil servants della burocrazia sovrastrutturata, a scapito, gravissimo, del popolo, chiamato a far parte della Nazione in senso culturale - di una cultura di cui non padroneggiano i termini elitari - solo per spremerne le potenziali risorse, fino alla loro estinzione, come testimoniano gli incessanti suicidi di piccoli imprenditori falliti, di lavoratori licenziati, della legione dei cassintegarti e dei ricercatori che, pur avendo vinto i concorsi previsti, ormai quarantenni, si sono visti spostare il traguardo avanti di anni, fino a negargliene nuovamente la visione. L'aumento improvviso dell'età pensionabile e della facoltà di licenziare, mentre è la corruzione che frena gli investimenti esteri, insegna ancora una volta inutilmente, mentre la grottesca situazione degli esodati insegna, invece, a non credere al Paese dei balocchi del Gatto e della Volpe. Almeno a discernere quando il gioco, stupidamente malizioso, si è protratto troppo a lungo.

giovedì 26 aprile 2012

Dia logos.

La regola fondamentale della dialettica storica è che qualcosa che è stato inventato per ragioni manipolative, può diventare autentico. I limiti dell'ibrida sinistra odierna è evidente nella sua difesa di principio, ma non sincera, dello Stato sociale, che, dopo la caduta del Muro di Berlino, ha contribuito con disperata ansia di sopravvivenza, a smantellare. Richiedere allo Stato, nelle condizioni in cui si è contribuito a ridurlo, di espandersi socialmente, ben sapendo che lo Stato non sarà più in grado di farlo, produrrà una insoddisfazione di base riguardo all'impotenza della socialdemocrazia, nei Paesi dove la si è sperimentata e fruita in decenni d'esperienza e della clientelare e parziale beneficienza in Italia e in altri Paesi latini e cattolici, che consentiva un tenore di vita d'apparenza a una percentuale maggioritaria della popolazione e rianimerà illusoriamente e contingentemente una sua gemmazione radicale e rivoluzionaria. Nella via lattea politica ed ideologica , la reazione più probabile allo smantellamento dello Stato sociale, sarà il populismo di destra, nel quale, crescentemente, molti si stanno esercitando. Per impedire questo sviluppo, ammesso che lo si voglia veramente e non - come penso - si cerchi di prevalere, all'interno degli apparati e fra le correnti, al ciclone che scompagina i riferimenti razionali tradizionali - si dovrà essere in grado di proporre un progetto positivo, che, rifuggendo dall'opportunismo, non si limiti solo al puntellamento delle macerie dello Stato sociale. E' sbagliato ripegarsi, per reazione, nel recupero e nella difesa dello Stato-Nazione, forte e chiuso, contro l'Organismo transnazionale dell'Unione europea, che, pur costituendo una camicia di forza è un fortino di autoconsumo, nel quale resistere alle influenze del mercato senza confini. Purtroppo, la difesa è stata solamente passiva e le politiche non sono state coordinate, tanto che, adesso, nessuno vuole pagare i conti deficitari degli altri. Almeno, è sbagliato farlo ora. Colpevoli errori e ingenui entusiasmi modernizzatori sono già stati coltivati, quando una maggiore capacità critica sarebbe stata necessaria. Se si accettasse una stolida e tardiva demonizzazione di un'adesione ricercata e, probabilmente, forzata, nella unione monetaria, ci si legherebbe ad un'alleanza strategica con le destre nazionalistiche. I Muri che stanno sorgendo in giro per il mondo, sono diversi da quello abbattuto, sul quale abbiamo tutti generosamente festeggiato, che rappresentava la guerra fredda fra due sistemi sociali e politici antagonisti. I muri odierni ci "difendono" dal terrorismo, dagli immigrati illegali, dai poveri e dagli incompetenti disorganizzati, tranne che all'ingresso, contro la droga, il contrabbando ecc. Piuttosto che espressione di risorgenti Stati-nazione, i nuovi muri sono icone della loro erosione. La loro natura scenica è scoperta; non possono essere contromisure verso le forze immateriali della mobilità digitale e dell'e-commercio, che minacciano sul serio la sovranità nazionale.

Dentro e fuori dalla gabbia.

Chi è "in" è nella condizione dello spettatore, fruitore di uno spettacolo che consola. La compassione per i visitati di uno zoo, reale o ideale, neppur provata da tutti, serve a narcotizzare la coscienza verso una realtà "destinata" a rimanere "altra": out. Durante l'Expo universale di Parigi, all'epoca della Belle Epoque, fu allestito uno zoo umano, popolato da aborigeni e altre popolazioni primitive, ma anche da Russi della steppa, tutti sottratti con pretesti e condiscendenze, per essere esibiti davanti ad una borghesia in marsina e crinolina, persuasa "scientificamente" della sua superiore evoluzione. Nella Roma medievale, erano numerose le compagnie di storpi che si esibivano nelle borgate. Gli impresari erano spesso sacerdoti che, anziché accoglierli e tutelarli, li mettevano a reddito, per il compiacimento competitivo di persone appena in condizione meno precaria. A Bologna, in via dei Malcontenti, si accompagnavano i suppliziandi alla Montagnola e il popolo aveva facoltà di percuoterli e torurarli lungo il percorso, tanto che qualcuno evitava così lo squartamento dei quattro cavalli, ai quali erano legati per gli arti e che venivano lanciati in direzioni opposte. Durante la seconda guerra mondiale, i prigionieri tedeschi e italiani, venivano fatti sfilare per le vie di Londra. Esistono reperti documentari, nei quali si vedono minuscole vecchiette che escono dalla fila per colpirli con pugni al viso, con cappellino e veletta. Tanto per restare ai giorni nostri, all'occidente cristiano, per così dire.. L'infelicità e la separatezza di tanti segregati, in forme smaccate allora e in forme ipocrite o, addirituura, ammantate di "morale", oggi, ci conferma nel sentimento della nostra superiorità, supportata dalle nostre maggiori conoscenze, anche se è subordinata ad esigenze sistemiche, a noi, come a loro, estranee e che noi abbiamo fatte nostre per calcolo., quando non per sopravvivenza.

Tutto scorre, è vero, ma è una circolazione che veicola elementi noti, immodificati.

C'è qualcosa di tradzionale e di coerente nell'atteggiamento della Signora Merkel, cresciuta nel comunismo post bellico ed educata da un Pastore protestante. Di continuo con lo spirito dei Tedeschi, quale noi lo abbiamo conosciuto nel secolo scorso. I deboli vanno soppressi, sentenzia(va)no i Sassoni. Gli Angli, che li rovesciarono, dicono invece che bisogna sradicare la malattia. Si ripropongono antiche presunzioni, implacabili certezze. Quando si pretende di stare insieme e su base paritaria, si assumono a parametro canoni relativi che, però, vengono assolutizzati. Le carattersitiche, anziché essere rispettate ed analizzate, diventano virtù, valori o vizi, l'inflessibilità, da posizioni vantaggiose, si contrappone a concezioni furbe o epicuree della vita. le une e le altre, prive di nobiltà. Alla base resta, latente, un conflitto, il medesimo di sempre, fra teutonici e latini, teutonici e bizantini..teutonici e gran parte di un continente-mondo, nel quale qualcuno è disposto, per talune affinità, a farsi dirigere, mentre, molti altri, meridionali o orientali, pur accetando la tutela, non vedono l'ora e studiano tutte le opportunità per affrancarsene. Quando lo faranno, scimiottando principi importati da una potenza maggiore, ma non condivisi, i Nibelunghi li tacceranno del solito giudizio:traditori!

venerdì 20 aprile 2012

Ideologie e mancanza di pensiero critico.

Oggi si è tenuto uno sciopero generale, indetto dalla sola CGIL, che aspira a proclamarne un'altro, unitario. con le altre due sigle confederali storiche. Il Segretario della CISL ha già replicato che non si può fare uno sciopero generale al giorno. Si orienterà, probabilmente, per uno sciopero di sigla quando gli statali saranno toccati dalle riduzioni di organico, come è avvenuto in Grecia. Lo sciopero, politicamente fecondo, è già stato tacciato di ideologismo, carma di tutte le categorie estranee ai fenomeni in discussione. E' infatti evidente che ormai la rappresentanza delle istanze sociali è demandata alle esigenze categoriali, anche in opposizione ad un equilibrato interesse generale, che partendo dall'equità dei provvedimenti e dalla proporzionalità dei contributi, stabilizzi il sistema. La regressione nel particolare e la ricerca di capri espiatori improbabili, è una caratteristica costante dei periodi di crisi. Quello che si rischia, in Italia, Paese certamente non di vertice, per pigrizie civili ataviche, è la subordinazione politica e il saccheggio di tante ed eccellenti competenze che non trovano un amalgama per le troppe presenze ed influenze incongrue ad una koiné sentita e condivisa. Il nostro scetticismo ci porterà alla rovina.

mercoledì 18 aprile 2012

Vintage

La crisi si fa sentire, ma noi, con Passione e Responsabilità, ci rendiamo duttili, anzi proattivi, per sbrilluzzicare ogni opportunità di cresta finanziaria. Se il mondo si impoverisce, non per questo, i miseri contemporanei potranno esimersi dal pagare le bollette, l'amministrazione condominiale ( bella categoria estetica, inventata dai Comuni che, se nevica, non riescono neppure a chiudere le buche nelle strade o, in certe zone, a provvedere alla rete fognaria ), dall'ottemperare, cioè, a tutte quelle gabelle parassitarie che noi reddituari schiviamo con destrezza, a costo di frequenti "contenziosi", anche penali, con gli Uffici delle imposte. Non c'è proprio da sorridere - beata ebetudine! - se, con atavica prontezza, riesumiamo forme di prestito oneroso, che, pur possibili, erano da molto tempo riservate a categorie deboli del tessuto sociale. Ora, che è sempre più sbrindellato, anche la cessione del "quinto" dello stipendio, torna in auge e dato che il lavoro fisso latita, non scarseggiano gli agenti, famelici e, quindi, ben motivati, sul territorio. Per dare una patina d'antan all'iniziativa, abbiamo richiamato un esperto dell'esazione sui salari. Il nostro responsabile della Rete ammicca, malizioso e lindo, come il Senatore Medici, quando faceva il Ministro degli Esteri e il presidente della Montedison pubblica e aveva cura di far profumare al bergamotto, i corridoi antistanti ai suoi uffici. Il Senatore Medici era un nobil uomo di campagna modenese, dai tratti e dalla cura personale fra il dannunziano e il Ministro di Giolitti; era democristiano, perché si era adeguato, ma, in cuor suo, apparteneva alla classe liberale dei proprietari terrieri. Il nostro responsabile ha tratti ed espressione, inconfondibilmente, reggiani. Lungo l'antica strada consolare che dà il nome alla nostra Regione, ma non esclusivamente, raccoglieremo la pula del grano, che, quest'ultimo, per un po' resterà ascoso nei forzieri, o confuso in qualche fondo comune, o affidato a prudentissime gestioni. Al massimo, qualche Index-Linked , a capitale garantito, alla scadenza. Differenziare, anche geograficamente, è l'onere e la proccupazione dei ricchi, che, come tuti, una volta acquisita la civiltà sedentaria, vorrebbero smattere di vagare, senza meta e senza scopo e neanche uno straccio di fede messianica, per le Aree territoriali, ridisegnate secondo le peculiarità reddituali..di chi è chiamato a gestirle. Come si soleva dire: per il Re e per la Patria. Credem'a me.

domenica 15 aprile 2012

Come color che stan sospesi.

Appeso alla locandina esterna di un'edicola, leggevo un comunicato di un sedicente sindacato degli edicolanti, che lamentava l'imminente liberalizzazione totale della vendita dei giornali. Si lagnava, inoltre, dei prezzi imposti, ma non accennava alla gratuità delle rese e dell'impossibilità di applicare tariffe di vendita discrezionali. Si doleva, cioè, per la mancata libertà di commercio di una categoria lavorativa e sembrava non avvertire che, quella libertà, stavano per restituirglierla. La licenza per fare l'edicolante è piuttosto costosa, i tempi di lavoro sono lunghi e antelucani e l'esposizione per quattro stagioni, molto usurante. Ciò non di meno, nella media, i ritorni economici ci sono e sono interessanti. Si temeva, dunque, l'interruzione di un'abitudine, di uno status, chissà quante volte biasimato e con reali argomenti, ma ormai sedimentato nell'abitudine o adottato come un approdo al quale abbarbicarsi. Per qualcuno, oltre alle tasse comunali d'esercizio, ci sarà anche da pagare il prestito stipulato per licenza e avviamento. Le liberalizzazioni, un pretesto verbale come un altro, intervengono a modificare il substrato sul quale si basano, da generazioni, molte attività, divenute tradizionali. Nella fattispecie, si tratta, nella prassi, di una riedizione della lenzuolata di Bersani - ex comunista, oggi liberalizzatore democratico - che, ridottasi ad una federa, era però riuscita ad imporsi riguardo alla vendita diffusa delle notizie, mentre, nella forma, riecheggia uno disposizione europea nr... ecc.. Sta di fatto che i giornali stanno chiudendo, si trasferiscono sul web, sono ormai dei volumetti reclamistici, nei quali la metà dello spazio è occupato da ogni sorta di pubblicità, che, quasi tutta relegata nelle pagine oltre la venticinquesima, può essere conservata o cestinata subito. Gli edicolanti, uniti in una Gilda, minacciano, se il provvedimento, rilanciato, ma già in essere, vedrà la luce, di vendere, a loro volta, qualsiasi cosa ritengano utile al loro guadagno, se la loro quota di mercato dovesse ridursi, per via di una concorrenza che, in dieci anni, non ha attecchito, per lo spirito abitudinario degli italiani. Personalmente, non vedo l'utilità di questi disordinati cambiamenti, ne intuisco invece lo scopo banalizzatorio e relegatorio verso e negli esercizi d'accatto, riservati alla maggior parte della popolazione, destinati ad un consumo superficiale e frettoloso, nei pochi attimi di sosta del lavoro o della vacanza. I giornali che chiudono sono, spesso, i fogli più critici, arte o scienza che non si vuole più coltivare. Immagino, fin d'ora, che cosa esporranno gli edicolanti espropriati e non. Le nostre strade, storiche e periferiche, continuano a banalizzarsi in cartellonate grossolane ed oggettistica di nessun pregio, prossimi ad un self service per alimenti, a una lavanderia a gettoni, a un distributore di pizze da scaldare e di Coca Cola. Come in ogni area vicaria del mondo. Le lavanderie a gettone c'erano già, quando io ero bambino e rappresentavano un soccorso comune e massificato per i singoli - ma si chiamavano scapoli - e le famiglie, perché la lavatrice domestica era ancora troppo poco diffusa. ma godevano di scarsa considerazione. Si riteneva che fosse roba per vagabondi, poveracci e non corrispondesse al "decoro" di una famiglia. Ora, dopo un lungo ed incantatorio lavorio di destrutturazione di quei sentimenti e senza, purtuttavia, perdere la loro identificazione plebea, le ho viste rimaterializzarsi, uguali ad allora, ma quasi sempre frequantate. Per ora, sono poche e, finché lo resteranno, la linea di confine fra decoro e pauperismo, non sarà stata definitivamente soppressa. Vecchi, poche donne mal messe, studenti fuori sede, turisti con il sacco a pelo, divorziati senza o con un alloggio di fortuna e stipendio impegnato in alimenti all'ex coniuge. Poi si vedrà. Anche in questo ci stiamo adeguando? All'Europa? A un costume ribassista, provocato da una malafinanza? Da bambino, ricordo una vecchietta che passava lunghe ore dentro un piccolo parallelepipedo che, all'imbrunire, illuminava con una lampadina appesa a una parete. Vendeva banane. sullo stipite dello scatolone di legno che conteneva lei ed i frutti, stava scritto: coloniali. Erano, infatti, importazioni dagli ex possedimenti e si valevano ancora di un regime di vendita e regolamentare particolari, non ancora abolito, una decina d'anni dopo la fine della guerra e, con essa, del fascismo. Ricordo che di quei prodotti "coloniali" si faceva un uso parco: costavano molto, perché prodotti da coltivazioni autoctone, perché trasportati con mezzi nautici rudimentali, perché distribuiti in concessione governativa e gravati da tasse. Quando, pochi anni dopo, la baracchina sparì dal marciapiede, vicino ad una clinica privata, non sapevo che le banane, che si sarebbero progressivamente impoverite di gusto, sarebbero calate di prezzo e distribuite un po'più diffusamente - la distribuzione orizzontale e sempre più scadente, era ancora da venire -, ma rammento bene il sentimento di privazione di quell'icona stabile in edicola, dove era probabilmente invecchiata ed il rammarico di non sapere come si sarebbe sostentata. Torneremo presto a ignorare queste cose.

martedì 10 aprile 2012

Come i salmoni, in primavera, nelle fauci degli orsi.

Il "sistema" scricchiola ed è contraddetto, tutti i giorni, dalle borse, ma la Voce del regime , come lo speaker senza baffi di Saddam Hussein, ci rassicura sulla nostra impetuosa navigazione controcorrente, come quella dei salmoni che vanno a deporre le uova, frutto della loro fertilità operosa. Che ci siano "medici" che fan da sé nelle cliniche della fertilità - appunto - è testimoniato da una serie di ricorrenti scoperte, riguardo a inseminazioni autoctone e autoprodotte. La ragione di tali miracoli, che si ripetono, aspira a rinnovare la fede dei sottopagati e prodighi produttori e passa inosservata perché non vellica la vanità creativa dei destinatari, che rimuovono, sine die, una presa di coscienza della realtà. Se quanto sbandierato è vero e se nuovi tasselli alla cinta si prospettano, è perché le retribuzioni tendono ad abbassarsi brutalmente, per consentire un prolungamento dell'agonia dei lavoratori anziani e una stabile povertà dei futuri, nuovi entrati, resi mansueti dalla sterilizzazione culturale degli ultini trent'anni e dall'esperienza riflessa della sottoccupazione dei parenti antecedenti. Il sistema privato si basa sull'inversione del flusso reddituale: va dal basso verso l'alto. In quell'ecosistema, insomma, l'acqua va all'insù, come testimoniato da Esopo, Fedro e La Fontaine. L'imponente apparato di informazione e propaganda che le grandi società finanziarie hanno a disposizione, su base sovranazionale, condiziona tutte le altre manifestazioni pubblicitarie a digradare verso i circoli di qualità aziendali ed ai loro portali iconografici, senza trovare una decrittazione contraria di qualità e, men che meno, una vulgata opposta, in grado di organizzare una resistenza e rappresentare una proposta. Un'agiografia particolare, narra le gesta degli uomini e delle donne d'apparato e i virtuosismi commerciali e tecnologici di talune figure, portate ad esempio, ma non riconosciute professionalmente. Del singolo e della squadra, unanime e partecipe. Della vita quotidiana, delle sue inevitabili difficoltà, della fatica che ne implica il superamento, degli errori e degli inevitabili insuccessi, nessun cenno. Non devono esistere, se non come certificazione di un fallimento, di una incerta selezione delle cose che contano e di quelle che non contano. Non ci si accorge, però, che la propria affermazione, sul piano economico e sociale, sfuma nell'indistinto e viene rimandata all'infinito inesistente, senza poterne dedurre la celata volontà di non riconoscerle, o meglio, consentirle mai, "a proprie spese". Eccessivi i gravami previdenziali, ingessanti e suscettibili di imitazione le classificazioni dei ruoli. Fra i più fedeli e conformi si può, al massimo, trascegliere qualche figura di supporto "istituzionale": una al massimo e ai minimi sindacali. Perché mai, un'azienda privata dovrebbe sobbarcarsi oneri pubblici - estranei alla sua logica - per di più prolungati, fino ad un'età invalidante sul piano di quella passione deviata, utilitaristicamente celebrata? Il nuovo personale è quasi tutto laureato. Proviene, però, in gran parte, da famiglie di lavoratori ed è già stato abituato a responsabilizzarsi nell'accettazione di un regime di vita sacrificato. Per abituarlo alle regole della casa, viene inzialmente impiegato in attività prive di valore aggiunto, per il reddituario ed è proprio in questa fase da apprendista- il contratto da privilegiarsi, come nelle zolfatare sicilane dove i carusi venivano sodomizzati dagli altri minatori, nelle gallerie della montagna,o come nelle Logge massoniche, da cui promanano i provvedimenti tecnici del governo - che si opera lo sfruttamento più intenso, inteso a contrarre al minimo le spese di esercizio, prima che a realizzare un guadagno. Per questo, dottori in scenze economiche, informatici privi di possibilità dirette di applicazione delle loro competenze, fanno i cassieri, per di più itineranti e svolgono numerose altre mansioni strumentali. Ciò non ostante, in virtù degli studi e dell'ideologia accademica sottesa agli stessi, portano, nel loro zaino concettuale, "contenuti" da ricchi, dei quali sono solo la leva. Quali possibilità,logiche, hanno per saltare il fosso? Per i maschi poveri e le ragazze brutte, non se ne intravedono. Il margine dello spendibile o investibile, in abilità e fortuna, per loro è pari a zero. Non è affatto escluso, però, che possano ambire ad un potere di fatto, cortigiano, verso i neo assunti, da piegare al loro stesso, servile, contegno, come i sottufficiali dell'esercito, i poliziotti e tutti coloro che esercitano la violenza, fisica o morale, in forme approvate da un'autorità, senza che ne indaghino i limiti. Questa subordinazione, che si fossilizza nell'abito, nell' aspetto fisico, caratteri secondari dell'identità del posseduto, è la forza cinetica che convoglia il denaro prodotto verso l'alto, valendosi del miglior lubrificante: l'olio di gomito. Quanto avviene, in forme invariate dall'origine, quindi, così primordiali e dirette, si supporta di adattamenti interpretativi capziosi e sovvertitori, che, quando vengono superati, evidentemente in via contingente, vengono sistematicamente riproposti, come un tumore di cui si debba morire, per nutrirlo, assurdamente, fino all'estinzione comune, che, nel nostro caso - economico - invece ne scampa sempre in tempo o con cospicui accantonamenti furtivi ed avasivi, accumulati per tutto il tempo della vita dell'impresa. Lo scopo, negato, di molteplici attività e soprattutto di quella bancaria e finanziaria non è solo la realizzazione del massimo del profitto, fine a se stesso, ma anche la sua redistribuzione fra i vertci societari di questo e di quel Gruppo, che si intrsecano nei diversi consigli di amministrazione. Quello che resta artatamente nascosto è il reticolo di interessi che lievitano sull'ingenuità e sulla fatica dei servi della gleba, a valle, gabbati e menati per il naso dai loro stessi rappresentanti. Ma di questo non v'è coscienza o manca il coraggio di differenziarsi dal conformismo che, tacendo, sembra essere maggioritario. Per questo, come i funghi velenosi, su un humus intossicato, nascono , nello stesso ambito degli sfruttati, tanti piccoli "capataz", che accondiscendono a veicolare nelle ridotte piccolo-borghesi, il verbo mosaico del popolo "eletto".

lunedì 9 aprile 2012

Direttore di una clinica della fertilità usa il suo seme per le fecondazioni e diventa papà di oltre seicento bimbi..che poi diventeranno persone.

Non è una notizia del tutto originale. Già pochi anni or sono si venne a sapere di un'analoga performance di un ginecologo napoletano. Quest'ultimo gestiva un ambulatorio e il numero dei suoi figli donati, si attestò poco oltre le cento unità. Bertold Weisner, austriaco praticante a Londra, aveva fondato con la moglie la Barton clinic, dal 1940al 1972. A lui si rivolgevano coppie infertili, desiderose di discendenza e lui, con scientifica inclinazione, selezionava i suoi migliori gameti, con i quali fecondava le sue aspiranti famiglie, talune delle quali, certamente, non volevano lasciare all'incanto cospicue eredità, mentre tal'altre volevano assicurarsi una compagnia e un appoggio per la vecchiaia. Con genetica indifferenza, il medico assicurava il suo onanistico contributo, al Figlio dell'Uomo. Così operando, risparmiava sui collaboratori, manteneva coeso l'ambito applicativo, assicurava una discendenza sperimentata, almeno al 50%. IL lucro avrà sicuramente giocato un ruolo, pari però solo alla metà del corredo genetico e pecuniario. La restante metà era invece da ricercarsi in quell'indefinito "divino" che, dalla creazione in poi, è stato delegato agli uomini, prodotti da quel primigenio impasto di terra, a immagine e somiglianza di Dio. Così, più o meno consapevolmente, deve aver pensato l'illustre medico, interessato subliminalmente da simbologie e mitologie nibelungiche - mentre quello napoletano era sicuramente influenzato dal gioco della Smorfia - fiero di diffondere alluvionalmente i suoi geni ed incurante della sorte dispari, riservata a questo, anziché a quello. La donna, in questo religioso connubio, sembra riservarsi - dopo essere stata ideologicamente accantonata e relegata ad un ruolo precipuo, ma limitato, nella generazione dei popoli - una rivincita particolaristica, economica e tale da rivoltare la strumentalità di cui la si vorrebbe fare oggetto, sul prodigo donatore, ancorché direttore della clinica alla quale anche lei collaborava. La signora Mary Barton, infatti, ben sapeva delle masturbazioni coniugali, alle quali forse partecipava come manus operandi, in senso reale od allegorico, dato che aveva distrutto tutte le prove delle donazioni, innumerevoli, del marito. I coniugi Barton sono morti prima di venire scoperti, a seguito delle indagini di un avvocato, figlio del "genetista", che constatando straordinarie rassomiglianze in un ambito ristretto, nel quale incautamente il genitore si era prodigato, attraverso la comparazione dei DNA, ha dato la stura alla ricostruzione della Stirpe. Così è l'uomo, figlio del caso, nelle sue peripezie inconsce, nelle quali risiedono, si confondono, si creano, le mitologie della discendenza divina, dell'aristocrazia del censo o dell'anima, le cause dell'infelicità o le radici del successo. La stessa che ha ispirato i padri putativi del privato alchimista. Ne dubito per le madri, per forza di cose, più concrete e, simulatamente, prosaiche.

domenica 8 aprile 2012

Effetti dei comportamenti "virtuosi".

Un governo composto, per la sua parte preponderante, da docenti universitari in materie economiche, partecipi e presenti nei consigli di amministrazione di grandi banche e, poi, da ex Prefetti, da diplomatici, discendenti da casate mobili e da avvocati di apparato economico, tutori di grandi ricchezze e ricchi a loro volta, la dice lunga sull'orientamento ideologico degli ineletti reggitori della cosa pubblica. E' evidente che costoro, dovranno incistare nel corpo istituzionale elementi fondativi di un nuovo costume economico, sociale e culturale, prevedibilmente immodificabile per alcune generazioni. Il progetto contempla un'ambizione più grande e non innovativa: la stabilizzazione di una riaffermata gerarchia economica e sociale, di stampo culturale ed ideologico, come si conviene ad una accolita di Maestri. Dei professori al Governo bisogna diffidare, meglio, da loro bisogna guardarsi. Ciascuna categoria è incline, più o meno consapevolmente, a valorizzare, anzi ad imporre, il proprio modello potenziale di potere e rischia di diventare più realista del re, quando si industria a supportare "tecnicamente", l'impresa, la nazione ed ora, addirittura un Ente sovranazionale, al cui disegno adeguare le incongrue fattezze di un Paese estremamente variegato, in termini economici e reddituali, culturali e fin anche linguistici, che ancora esprime assetti di potere e riferimenti simbolici molto particolari e specifici, ad una struttura di pensiero unico. Si obietterà che, in realtà, si tratta di una conversione economica, omettendo però di analizzare quanto ne beneficerà la popolazione occupata nelle attuali diverse espressioni, i potenziali occupati di domani, le aree depresse o non conformi ad un progetto mercantile ed industriale, simile a quello delle economie di mercato più dinamiche. Più dinamiche, forse, lo saranno, ma in che termini? Nei termini dei 40cent. all'ora degli operai cinesi o dei 60 di quelli thailandesi? Attraverso un processo di decentramento delle attività nei paesi "liberati" dal comunismo a appoggiantisi alla parte occidentale dell'Europa, catturati nell'Unione, per farne manovalanza controllata e a basso costo? L'abiura della poliica keynesiana che, attraverso l'investimento pubblico in economia e la facoltà nazionale di battere moneta, consentiva all'occorrenza svalutazioni competitive, il sostegno necessario alla cultura e alle sue pubbliche manifestazioni, l'assicurazione di lavori stabili e di pensioni fin troppo precoci, ha liberato gli spiriti animali dell'accumulazione e la dispersione di conquiste faticose che avevano impegnato per generazioni le categorie professionali e il mondo del lavoro nel suo complesso.la tendenza resta fortemente contraddittoria, ma se una logica si può intravedere, codesta è quella di una riduzione della massa dei salari da lavoro dipendente, in maniera da poter perpetuare il controllo sui redditi - ma dubito, sul costume - della maggior parte della popolazione coinvolta. A far da argine e ad incanalare il disagio nella pietistica supplica rassegnata, contribuirà certamente la Chiesa, che pur non lesina, in questa fase, le critiche ad un criterio di principio - vogliamo chiamarlo neoliberale - che ha sempre ideologicamente osteggiato, come il suo precipitato, il marxismo, per ragioni storiche di concorrenza politica e di presa sulle coscienze. L'obiettivo è di stabilizzare le retribuzioni su una base ordinaria di 1.200 euro al mese, dopo aver scremato con i licenziamenti o con i contratti di "adozione" le retribuzioni che sforano questa soglia. Le pensioni saranno fruite in fin di vita su di una base inferiore al 70% attuale. Nel frattempo, dato l'allungamento repentino della vita lavorativa, si potrà fare una selettiva politica di licenziamenti, laddove si manifestino contraddizioni organizzative a questo progetto sottostante. Il fenomeno potrà contemplare accelerazioni e rallentamenti, secondo le esigenze congiunturali, una volta creata una base reddituale uniforme. Nel frattempo, già lo constatiamo, sono in esponenziale aumento gesti estremi, come il suicidio, in un numero crescente di artigiani, piccoli e medi imprenditori in fallimento e di lavoratori senza reddito, perché licenziati e con la prospettiva di percepire una pensione, seppur misera, dopo alcuni anni di assenza di reddito, perché la "vecchiaia" previdenziale si è allontanata. Ecco la ragione di costumi ormai desueti, almeno nella piccola borghesia. Studi interrotti per mandare a lavorare i figli, per mansioni d'occasione. Una società ricacciata indietro nel tempo, al dopo guerra, in un contesto di direzione e condizionamento gerarchico della Germania, nella nostra area geografica e, in senso lato, dei mercati. In Grecia, la malnutrizione riguarda già 500.000 bambini e i suicidi si sono moltiplicati. Sembra purtroppo una rivincita storica, per altro ricorrente, della potenza che fu sconfitta e divisa al termine della seconda guerra mondiale, mentre il venir meno dell'argine politico e militare, sia pure non contemplante la libertà, al capitalismo più basso e speculativo, ripropone per i popoli, lo spettro dello sfruttamento. Esclusiva volontà di prevaricare, quindi, ancora una volta, nessuna ricerca di equilibri compatibili. Ma anche questi semplici elementi di equità non si producono, né si mantengono da soli: richiedono impegno e una forza diffusa per affermarli, che non si intravede neppure lontanamente. Urge un rilancio della dialettica e nuovi soggetti politici di livello ed onestà. Il momento richiede l'attivazione di tutti gli anticorpi residui nei confronti dei movimenti, dei comici al potere, della destra populista. Ma non ci si deve rassegnare al trattamento "tecnico".

Metodologie accumulatorie.

Il personale del Credem'a me è scarso, copre una gamma indefinita di mansioni e si spande per l'area territoriale assegnata al Caporale di settore, che li sceglie, li scarta, li sposta, con un clic del computer. Il personale del Credem' a me guadagna molto meno dei suoi omologhi, impiegati altrove, non fosse per altro che per le tantissime ore che dedica alla fortuna dell'azionista senza farsele remunerare, né recuperarle in alcun modo. Anche le sue assenze, per qualsiasi ragione, sono sincopate: le ferie sono brevi, spesso giornaliere od orarie, le malattie rarissime, temute dal dipendente e non dal padrone, anche quando sono il prodotto delle paure indotte da un senso di inadeguatezza alle pretese reddituali di una cricca di profittatori. Il personale esecutivo del Credem'a me supplisce ai compiti di guardiania, di archiviazione e fa il commesso-ausiliario, prestandosi pure alle piccole pulizie occasionali. Forse passerà allo sviluppo dei rapporti clientelari e, se sarà sufficientemente spregiudicato, alla gestione del portafoglio che si sarà creato, se sarà adeguato a fornire all'impresa un valore aggiunto che giustifichi questo parziale e limitato affrancamento o semplice variazione scenografica. Il personale del Credem'a me è costretto, durante tutta la sua vita lavorativa, ad adoperarsi per sgravare la ridotta e ricca clientela dei compiti ordinari e straordinari che li riguardano, sostituendosi, di fatto, nel servizio, ad un segretario: una sorta disbriga faccende decentrato, ma sempre reperibile, anche se esiste un servizio di navetta giornaliero, appaltato ad una protetta del sindacato interno a tempo parziale e, in sostituzione, ad un sotto stimato per immagine. In buona sostanza, il personale del Credem'a me, pur pagato a tariffa sindacale - con le deroghe che vedremo poi - lavora, per lo stesso salario, molto di più della media di sistema, non gode dello straccio di un inquadramento; è, cioè, un fantaccino di un padrone dominicale ed arcaico. Accennavo ad un sottostimato per immagine. L'immagine è un altro "must" del manichino Credem'a me che rivela "esteticamente" la funzione strumentale della strana banca all'industria di abbigliamento che la detiene. Corollari ne sono i manierismi e le ipocrisie, l'appiattimento complimentoso ad ogni desiderio della scarsa, "selezionata" clientela danarosa, che costituisce un vero e proprio club privé. Il Credem'a me non ha bisogno di delocalizzare i suoi servizi: "delocalizza" il suo personale e gli fa subire ogni sorta di adeguamento salariale e a-normativo alle peggiori metodiche terzomondiste. Il lavoro è monitorato a distanza e le improvvisate figure messe a controllo dei servizi devono aumentare i ritmi, aumentare il numero delle prestazioni orarie di ciascun addetto, conoscerne situazione familiare, impegni prevedibili, violarne ogni privatezza circa lo stato di salute e ogni altro elemento che possa diluire il ferreo controllo applicativo nel feudale contesto aziendale. L'utilità economica del Credem'a me è pari a zero, tranne che per la famiglia proprietaria che se ne serve per alimentare finanziariamente le sue aziende e quelle di un "cerchio magico" non trasparente di soci e clienti, con molte interpolazioni fra le due figure. L'apparenza bancaria giova agli uni e agli altri anche per evadere le tasse. L'attività, in quest'ambito, è vischiosa fra flussi di denaro e costituzione di società fittizie all'estero, nelle quali e tramite le quali, i proprietari costituiscono delle riserve personali, sottratte al fisco. L'evasione fiscale è un altro elemento che accomuna proprietari e clienti del Credem'a me, in un mascherato gioco di rimandi. Il personale resta fedele al feudo, perché consapevole che, in un regime economico e finanziario effettivamente libero, la ragione dell'esistenza del Credem'a me non sussisterebbe. Anche il sindacato interno, collaborazionista, si guarda bene dal sollevare questi temi per contestare l'abuso sistematico sui dipendenti. Il Credem'a me, in condizioni pari a quelle degli altri istituti di credito sarebbe ceduto ed emulsionato nel sistema in modo da tutelare gli interessi della famiglia proprietaria, ma cesserebbe di essere una énclave autonoma, anzi autoreferenziale. Se vi fosse (stata) all'interno del "cerchio magico" una realtà sindacale evoluta e non collaborazionista, questo tipo di proprietà sarebbe infastidita da troppi oneri, l'associata clientela non potrebbe più godere di ancillari servizi e sarebbe quindi contraddetta nelle sue intenzioni. Per questo, il pavido personale, che cerca un servile contatto con una proprietà che non li ha neanche in nota, paventa l'immissione minoritaria in un calderone più grande, le cui dinamiche, risultando ignote, li spaventano. Preferiscono cullarsi nell'illusione prospettica della giovinezza di ottenere l'ottenibile, anche in termini di immagine sociale, trascurando la taccagneria pur nota dell'azienda, che sa già, come tutte le banche, a chi saranno destinati i suoi favori(tismi). Si preferiscono, in fondo, i mediocri accomodamenti quotidiani, limitandosi al presente e accettando, oltre alle ferie ridotte, alla mancanza di inquadramento, ecc. anche le retribuzioni "pattizie" che consentono al padrone di evadere anche i contributi previdenziali. Paga oraria molto più bassa, in rapporto alle ore effettivamente retribuite e nessun contributo sul 35% lavorato in più in corso d'anno. Perché decentrare in Thailandia? Corollario minore di questa subita, ma accettata condizione, da sindrome di Stoccolma, è la ridicola, ma offensiva, sicumera che conferisce a questi figuri un potere da volgare capo officina o reparto tessile, che li stabilizza, consente loro di organizzare meglio la propria giornata e ne incrementa la maleducazione nei confronti dei coordinati,in pura via di fatto. Se poi li si manda dove devono andare, ecco il sinedriuccio aziendale che si scandalizza, in formazione coesa fa rapporto, provoca la comminazione di sospensioni, prendendo a pretesto salutari boccate d'aria per una personale esigenza d'aria pura e di decorosa rigenerazione. Coerentemente con quanto precede, queste figure grottesche sono adoperate per la delazione. L'apparenza sindacale cattolica è la più omogenea alla conservazione di un clima da bravi operai della vigna. L'azienda se ne serve per far mediare il rapporto fra le sue ( nel senso di proprietà )maestranze, anche non iscritte a quella specifica organizzazione e la gerarchia effettiva, secondo prassi accomodatorie ed utilitaristiche. Questa prassi reiterata, che è valida in termini di patronato, ha consentito di normalizzare, assorbire, omogeneizzare e far sembrar simile il costume del Credem'a me degli ultimi anni - a quello delle altre aziende creditizie, che hanno conosciuto una regressione di diritti,conseguiti con coerenti e costanti vertenze sindacali, che al Credito emiliano sono rimaste ignote come se vivesse in un altro contesto o come se non fosse una banca, se non di facciata. Ancora oggi, però, il Credem'a me resta originale nelle sue costumanze, a cominciare da quelle retributive, nella mancata corresponsione del premio di produttività-redditività, pur così sfacciatamente celebrata e neppure del rudere del premio di rendimento, immoto da tre lustri, che si sommava al VAPR ( valore aggiunto pro capite + redditività stimata )e che a noi, rilevati da altra banca, viene ancora corrisposto perché così correttamente sancito dall'accordo di trasferimento di ramo d'azienda. In Credem'a me viene definito un privilegio, espressione che tradisce l'incolpevole ignoranza di ogni categoria giuslavoristica e contrattuale oltreché legale, in tema di acquisizione di attività. La responsabilità è del sindacato unico aziendale che non ne ha mai fatto oggetto della sua attività. Del tutto anomalo - ma ormai le anomalie sono tali e tante da avvalorare l'impressione che sia una banca per finta - è l'utilizzo "domestico" dei dipendenti-famigli, consentito dalla mancanza - caso unico nel sistema di cui non facciamo parte - della contrattazione di secondo livello, cioè del Contratto integrativo aziendale. Da un lato si sono molto diluiti gli obblighi derivanti dall'associazione all'A.B.I., dall'alto si evita, con la complicità del sindacato che non si mobilita, di definire ruoli, compiti e inquadramento dei lavoratori. L'abuso è conosciuto dal personale, se non nei termini legali e regolamentari omessi, nella prassi, ma viene accettato e, per questo, difeso, come se costituisse un'identità accettabile. Il personale è, mediamente, molto giovane e, come già accennato, è abbacinato da miraggi prospettici, illusori e troppo faticosi in rapporto a quanto verrà effettivamente corrisposto, ai quali un ragazzo è irresistibilmente votato, senza che si soffermi a considerare quali strumenti economici o clientelari siano o non siano in suo possesso, in un mondo, in questo senso uniforme, nel quale l'unico obiettivo è l'utile. Ma l'utile non si alimenta dal niente, anche se può alimentarsi da sé. Ciò che non rientra in questa forbice, è strumento, che, per di più, se vuole conservarsi, deve essere efficace. I meno giovani si sono inavvertitamente assuefatti e continuano ad arrancare, secondo una interiorizzata cadenza da indossatori della Max Mara Senza confessarselo, sculettano. Brevi note esemplificative. Alcuni temi sono già stati esposti. Li sintetizzo. I ritmi di esecuzione del lavoro sono funzionali a far conseguire il risultato minimo e massimo, secondo una forbice prequantificata. I record vengono monitorati a distanza e gli imput per incrementarli vengono sollecitati ai e dai "punteros" di reparto, senza consentire pause fisiologiche, né normali conversazioni con i clienti o documentazione personale, anche informativa e generale, come avviene in qualunque altro ambito bancario. Addirittura, si presume di dettare l'agenda degli argomenti affrontabili e non con la clientela, spersonalizzandola contestualmente a coloro che operano al di qua del banco. Lo scopo principale è di assorbire nei limiti dell'orario normale, per chi non si presta allo straordinario non pagato, né recuperato, gli adempimenti che, altrimenti, potrebbero trascinarsi fuori orario, assicurando anche il lavoro di guardiania per far accedere ai piani superiori i clienti con appuntamento, I commerciali e i finanziari non hanno praticamente orari e sono del tutto subordinati alle preferenze dei clienti. L'incastro dei compiti quotidiani avviene meccanicamente e le esecuzioni sono istantanee. Il lavoro di archiviazione viene preteso dagli esecutivi, per non intralciare quella che dovrebbe essere l'incessante attività commerciale e che, invece, è, nei fatti, puro servilismo di una categoria economicamente inerte, o quasi,( che produce, cioè, poco valore aggiunto ) nei confronti di una coorte di lacché e di viziati raccomandati. Una sorta di classismo premoderno, dominicale. Questa improprietà viene svolta spesso dopo l'orario normale, senza segnalazione di straordinario, che, non essendo inerente alle proprie mansioni e non potendo essere autorizzato - sempre che ci trovassimo in una banca vera - è un non sense evidente. Anche la maternità, naturale, tardiva o strumentale che sia , casomai per sedimentare un rapporto, va gestita "compatibilmente con le esigenze di servizio", così come descritte. Ci si trascina, anche in visita a grossolani - evidentemente - clienti, quasi fino al parto. Con l'ausilio del sindacalista di fiducia, si ottiene il rinvio del rientro di un mese, rispetto alle previsioni di legge e contrattuali, durante il quale completare l'allattamento, per non doversi assentare per due ore al giorno, per poter frettolosamente svezzare, probabilmente ipernutrendolo, il pupo, prima di riprendere il tempo pieno, che è fatto di convocazioni la sera, ma anche all'ora di pranzo. Altrimenti, se le cure familiari non lo permettono, si viene demansionate. L'uniformitò apparente del contegno, l'inibizione alla protesta, spacciata per creanza d'immagine, il meccanismo immodificabile, ribadito e sempre più velocizzato attraverso costanti e ravvicinate riunioni di indottrinamento ( mai che si usi lo stesso metro per le assemblee sindacali ), sempre dopo l'orario, rappresentano, in un sistematico processo di falsificazione, un ambiente prevedibile e, con una sinistra analogia con i regimi autoritari o, come nel nostro caso, almeno "intra moenia" totalitari, idealizzati, talvolta ipocritamente, ma non sempre. Una buona spalmata di ignoranza completa, infatti, la ricetta. Si tratta di un metodo da illusionsiti a beneficio di una ristrettissima consorteria, con una fortissima e sperimentata valenza psicologica, che coarta. comprime, condiziona, mostrando il volto stereotipato dell'accoglienza e dell'inclusione, che non è benevolenza né professionalità indotta, ma conferma identitaria e uniforme di una vocazione a servire.