giovedì 26 aprile 2012
Dentro e fuori dalla gabbia.
Chi è "in" è nella condizione dello spettatore, fruitore di uno spettacolo che consola.
La compassione per i visitati di uno zoo, reale o ideale, neppur provata da tutti, serve a narcotizzare la coscienza verso una realtà "destinata" a rimanere "altra": out.
Durante l'Expo universale di Parigi, all'epoca della Belle Epoque, fu allestito uno zoo umano, popolato da aborigeni e altre popolazioni primitive, ma anche da Russi della steppa, tutti sottratti con pretesti e condiscendenze, per essere esibiti davanti ad una borghesia in marsina e crinolina, persuasa "scientificamente" della sua superiore evoluzione.
Nella Roma medievale, erano numerose le compagnie di storpi che si esibivano nelle borgate. Gli impresari erano spesso sacerdoti che, anziché accoglierli e tutelarli, li mettevano a reddito, per il compiacimento competitivo di persone appena in condizione meno precaria.
A Bologna, in via dei Malcontenti, si accompagnavano i suppliziandi alla Montagnola e il popolo aveva facoltà di percuoterli e torurarli lungo il percorso, tanto che qualcuno evitava così lo squartamento dei quattro cavalli, ai quali erano legati per gli arti e che venivano lanciati in direzioni opposte.
Durante la seconda guerra mondiale, i prigionieri tedeschi e italiani, venivano fatti sfilare per le vie di Londra. Esistono reperti documentari, nei quali si vedono minuscole vecchiette che escono dalla fila per colpirli con pugni al viso, con cappellino e veletta.
Tanto per restare ai giorni nostri, all'occidente cristiano, per così dire..
L'infelicità e la separatezza di tanti segregati, in forme smaccate allora e in forme ipocrite o, addirituura, ammantate di "morale", oggi, ci conferma nel sentimento della nostra superiorità, supportata dalle nostre maggiori conoscenze, anche se è subordinata ad esigenze sistemiche, a noi, come a loro, estranee e che noi abbiamo fatte nostre per calcolo., quando non per sopravvivenza.
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