giovedì 26 aprile 2012
Dia logos.
La regola fondamentale della dialettica storica è che qualcosa che è stato inventato per ragioni manipolative, può diventare autentico.
I limiti dell'ibrida sinistra odierna è evidente nella sua difesa di principio, ma non sincera, dello Stato sociale, che, dopo la caduta del Muro di Berlino, ha contribuito con disperata ansia di sopravvivenza, a smantellare.
Richiedere allo Stato, nelle condizioni in cui si è contribuito a ridurlo, di espandersi socialmente, ben sapendo che lo Stato non sarà più in grado di farlo, produrrà una insoddisfazione di base riguardo all'impotenza della socialdemocrazia, nei Paesi dove la si è sperimentata e fruita in decenni d'esperienza e della clientelare e parziale beneficienza in Italia e in altri Paesi latini e cattolici, che consentiva un tenore di vita d'apparenza a una percentuale maggioritaria della popolazione e rianimerà illusoriamente e contingentemente una sua gemmazione radicale e rivoluzionaria.
Nella via lattea politica ed ideologica , la reazione più probabile allo smantellamento dello Stato sociale, sarà il populismo di destra, nel quale, crescentemente, molti si stanno esercitando.
Per impedire questo sviluppo, ammesso che lo si voglia veramente e non - come penso - si cerchi di prevalere, all'interno degli apparati e fra le correnti, al ciclone che scompagina i riferimenti razionali tradizionali - si dovrà essere in grado di proporre un progetto positivo, che, rifuggendo dall'opportunismo, non si limiti solo al puntellamento delle macerie dello Stato sociale.
E' sbagliato ripegarsi, per reazione, nel recupero e nella difesa dello Stato-Nazione, forte e chiuso, contro l'Organismo transnazionale dell'Unione europea, che, pur costituendo una camicia di forza è un fortino di autoconsumo, nel quale resistere alle influenze del mercato senza confini. Purtroppo, la difesa è stata solamente passiva e le politiche non sono state coordinate, tanto che, adesso, nessuno vuole pagare i conti deficitari degli altri.
Almeno, è sbagliato farlo ora.
Colpevoli errori e ingenui entusiasmi modernizzatori sono già stati coltivati, quando una maggiore capacità critica sarebbe stata necessaria.
Se si accettasse una stolida e tardiva demonizzazione di un'adesione ricercata e, probabilmente, forzata, nella unione monetaria, ci si legherebbe ad un'alleanza strategica con le destre nazionalistiche.
I Muri che stanno sorgendo in giro per il mondo, sono diversi da quello abbattuto, sul quale abbiamo tutti generosamente festeggiato, che rappresentava la guerra fredda fra due sistemi sociali e politici antagonisti.
I muri odierni ci "difendono" dal terrorismo, dagli immigrati illegali, dai poveri e dagli incompetenti disorganizzati, tranne che all'ingresso, contro la droga, il contrabbando ecc.
Piuttosto che espressione di risorgenti Stati-nazione, i nuovi muri sono icone della loro erosione.
La loro natura scenica è scoperta; non possono essere contromisure verso le forze immateriali della mobilità digitale e dell'e-commercio, che minacciano sul serio la sovranità nazionale.
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