venerdì 27 aprile 2012

La scimmia del quarto Reich ballava la polka sopra il Muro

Così cantava Fabrizio De André all'indomani della riunificazione tedesca, simboleggiata dall'abbattimento, ma anche dallo scavalcamento, con intermezzi di balli e declamazioni dell'arida icona di tante separazioni e di tante morti solitarie, nel tentativo di passare "dall'altra parte", nella neutralità, nell'astensionismo dei militari occidentali, perché così sancivano i protocolli diplomatici, per "evitare la terza guerra mondiale". E ora, che la guerra semi fredda, spesso combattuta sullo scacchiere geopolitico, per procura o per interventi geografici diretti che sfruttavano i contrasti fra Cinesi e Russi e stringevano alleanze poi disattese dopo la caduta della Cortina di ferro e di quella di bambù, che hanno visto all'opera la NATO in almeno otto guerre "democratiche e anti terroristiche" è stata disdettata da una delle parti in causa? Ora assistiamo al male che balla sulle rovine del male. I regimi comunisti, che comunque possedevano una concezione dell'uomo, sono stati malvagi e tutti abbiamo gioito quando il muro di Berlino è stato valicato. Ma anche ciò che li ha sostituiti è malvagio. Il collasso dei regimi comunisti non è stato una rottura storica, non vi è stato nulla di nuovo, men che meno in termini di emancipazione ed evoluzione. Le cose sono semplicemente tornate alla normalità capitalista, dalla cui effusione ci siamo voluti difendere, nell'Europa continentale, aderendo ad una unione monetaria, senza base statuale, che ci ha costretti ad una delega di potestà che in Grecia ed in Italia ha finito per essere totale. L'inganno si è rivelato progressivamente. Ormai possiamo constatare che l'entusiasmo per la libertà si è tramutato nel dominio del profitto e, per noi che ne siamo strumenti, non è stata una bella sorpresa. in Europa lo spazio politico si sta riorganizzando. Non è più occupato, prevalentemente, da partiti conservatori o progressisti, ma da partiti o movimenti che sostengono il capitalismo globale, o meglio che se ne fanno strumenti locali e, per converso, da sempre più influenti compagini populiste che si oppongono all'immigrazione - altra umanità dolente chiamata a farsi strumento di profitto sulla base di illusioni - con escrescenze razziste e neofasciste. Anche l'autonomia di interi popoli viene impunemente calpestata e, per interessi di nicchia, se ne sacrifica libertà, prospettive e decoro. Dopo l'ubriacatura eltsiniana ( in tutti i sensi ) che aveva liberato, oltre alle mafie, legioni di prostitute in missione per il mondo, per mantenere i figli, frutto di uno o più matrimoni che, al loro sciogliersi, venivano tutelati nei loro frutti dallo Stato, attraverso l'assegnazione di lavori, reali o fittizi, alle madri e che consentivano l'educazione dei piccoli, aboliti dalla sera alla mattina dal nuovo corso privatizzatore degli ex gerarchi, divenuti facilmente manager, è la volta della Grecia. I prestiti che le sono stati concessi, a condizioni capestro, di abdicazione, serviranno solo a ripagare gli interessi sul debito contratto, ma non ammortizzaranno mai il debito stesso. La Grecia è il topo, zimbello di un gatto sadico. Il debito greco è stato contratto con le grandi banche europee, quindi, il vero scopo del provvedimento dilatorio e speculativo è di salvaguardare la stabilità degli istituti di credito coinvolti. Qualsiasi sussidiarietà fra i Paesi membri, nell'attualità e in prospettiva, è stata radiata. Se lo Stato greco divenisse insolvente, le banche coinvolte - che sono state indotte a finanziarlo - ne subirebbero un serio contraccolpo. Ecco cosa si vuole dire quando si accenna alla stabilità dell'euro. Secondo stime degli stessi organismi creditori, ben tre generazioni di Greci vivranno in condizioni di povertà, a causa di questa situazione, tranne tre categorie: i pochi industriali, le poche banche e i proprietari dei media. Per loro, la Grecia deve restare nell'euro, area nella quale, loro hanno voluto che entrasse a costo di truccarne i bilanci. La transnazionalità degli interessi, finanziari e quasi esclusivamente massonici - con tutte le connesse appendici opportunistiche di altre entità ricche e potenti - ha determinato l'adesione, senza requisiti, di troppi Paesi all'asse monetario nord europeo. Lo Stato greco non può e non si propone neppure di ripagare il debito giugulatorio a cui è costretto e, d'altro canto, ciò che importa al e nel capitalismo contemporaneo è che gli attori agiscano in base alle loro contrabbandate credenze, riguardo prospettive future propagandate, indipendentemente dal prendere o meno sul serio queste prospettive medesime. La mistificazione consiste nel presentare le misure imposte, come fondate su di una logica economica neutra. Se ne deduce che, se rimaniamo dentro i termini indefiniti del sistema capitalistico ( finanziario ) globale coltiveremo un'utopia: che si possa conservare lo Stato sociale - chi ne dichiarerà esplicitamente la soppressione? - all'interno di questo sistema. L'ambivalenza interpretativa ci suggerisce che il Fondo monetario internazionale sia, da un lato, un agente neutrale di ordine e di disciplina e, dall'altro, un agente oppressore del capitale globale. Il F.M.I. eroga, in continuazione, nuovi prestiti, subordinandoli a condizioni che i contraenti debitori non potranno mai rispettare. Li trascinerà, quindi, sempre più in basso, stringendoli alla gola. Agonizzeranno, arricchendo i "soccorritori". o almeno mantenendoli nel loro stato di privilegio competitivo. Gli Stati debitori, consapevoli, per parte loro, che non dovranno mai ripagare veramente i debiti, ne ricercano e ricavano, in ultima istanza, un profitto, per industriali di dimensioni internazionali, banchieri in grado di fornire supporto alla grande industria strategica e in sinergia con essa e grands commis e civil servants della burocrazia sovrastrutturata, a scapito, gravissimo, del popolo, chiamato a far parte della Nazione in senso culturale - di una cultura di cui non padroneggiano i termini elitari - solo per spremerne le potenziali risorse, fino alla loro estinzione, come testimoniano gli incessanti suicidi di piccoli imprenditori falliti, di lavoratori licenziati, della legione dei cassintegarti e dei ricercatori che, pur avendo vinto i concorsi previsti, ormai quarantenni, si sono visti spostare il traguardo avanti di anni, fino a negargliene nuovamente la visione. L'aumento improvviso dell'età pensionabile e della facoltà di licenziare, mentre è la corruzione che frena gli investimenti esteri, insegna ancora una volta inutilmente, mentre la grottesca situazione degli esodati insegna, invece, a non credere al Paese dei balocchi del Gatto e della Volpe. Almeno a discernere quando il gioco, stupidamente malizioso, si è protratto troppo a lungo.

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