domenica 30 dicembre 2012

Auspici.

Nela primavera di quest'anno, una istantanea sfumata mi richiamò alla mente la situazione, scarna ed essenziale, dei calamitati. Era invece, un santino del market(t)ing aziendale, all'imbrunire, in quel di Casalecchio, in piazzetta. Un terremotato S.M. e un raccomandato esiliato, vi apparivano, sotto l'intelaiatura di un gazebo, mesti e rassegnati. Ne trassi una novella triste, vagamente circense che, degli spettacoli, è il più crepuscolare che io conosca. Apriti cielo! Le cateratte dell'ipocrisia e della strumentalità si aprirono copiose, alimentandosi progressivamente. Una sorta di vendetta del Signore, alla quale i suoi elementi si univano, dopo qualche incertezza iniziale. La sensibilità vandeana aveva trovato il suo pretesto di aggregazione, la sua rivincita reazionaria, la sua mozione degli affetti ( che c'entrava come i cavoli a merenda ). A dare la stura al diluvio aveva provveduto lo stesso S.M., con il quale mi scuso ancora, solo se, involontariamente, ho toccato un nervo scoperto della sua anima. Una cacofonia di luoghi comuni, di alti lai, si levò dal coro aziendalista. Secondo il costume dei regimi autoritari, venne su due piedi ( apparentemente ) emanato un regolamento, ampiamente contestabile, che vietava ogni contributo non incensatorio. Apparve l' embrione di una vera e propria aggressione personale, prima mostrata e poi ritirata dal censore del forum, dopo una mia richieta di chiarimenti. Nel farlo non dimenticò di "ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini", o qualcosa di simile. Io, in questi frangenti ero sempre stato solo - o così credevo - e non me ne ero mai doluto. Fusse, che fusse stato un terremotato anche lui? Avrebbe detto Petrolini. Si trattò di un banale pretesto vandeano, per bannare una modesta voce critica, che a molti piaceva - scoprirò subito dopo - in cui molti si identificavano. Mi giunse, in latino, un ibrido fra un invito e un'ingiunzione a lasciare la trincea, non solo letteraria, a vanagloria soddisfatta e dato che "i colleghi ormai mi conoscevano" ( al peggio, devo presumere )e che in altre sedi avrei trovato quello che l'epigrafista riteneva che cercassi. Tutti questi contributi, insieme, costituivano una summa di volgarità, con presunzione di paludamento. L'abito ( Max Mara ) di un ambiente. Come se si potesse essere diversi da quello che si è ( io e loro ); come se potessero essere diversi da ciò che sono, coloro che si adattano a recitare l'altrui copione. Si ricomincia, necessariamente, ad anno nuovo. Un pensiero ed un augurio particolare a Ilaria Maini, che spero abbia trovato quanto di sua soddisfazione.

sabato 29 dicembre 2012

Sciarada.

Sotto l'albero di Natale, la nostra beneamata azienda ci ha fatto trovare una polizza sanitaria che nessuno le aveva richiesto. Non ne approfondirò i contenuti, dato che non intendo, eventualmente, valermene: ne ho già due, oltre ad una polizza infortuni che, infra nos, non sembra essere utilizzata, per quel che ho visto. Avessero avuto fra i potenziali fruitori i miei ex colleghi di Roma, che si facevano ricoverare o simulavano di essersi fatti ricoverare, per farsi rimborsare anche la rimozione dei calli, questi rabbini sarebbero stati un po' più prudenti. In questa morta gora, immagino che se ne serviranno per monitorare e investigare le lunghe degenze e ricondurre quelle brevi nei limiti delle opzioni offerte. La refertazione, pre, durante e post, offrirà a lor signori l'opportunità di entrare nel merito della morbilità, violando clamorosamente la privacy, in un ambito particolarmente delicato. Non mi risulta che l'offerta ( ma è un'offerta o un'imposizione ? ) sia stata discussa dalle OO.SS. con i lavoratori ( ma che cazzo di rappresentanza è? ) ma privatamente con l'assicuratore, dato che la comunicazione è avvenuta a cose fatte, nuda e cruda e se sia stata esperita l'asta fra diverse offerte e, soprattutto, se si sia esclusa la propria di Compagnia di assicurazione, come la pur ultra speculativa Banca di Roma era costretta a fare. In questo caso, le norme sulla privatezza sarebbero state rispettate e le facoltà del malato negoziate al rilazo. Ho letto, invece, un penoso comunicato della FABI, che sottolineava la generosità dell'azienda e un manifesto quadrisindacale confederale, che riportava, su una delle pietre miliari del nostro Decumano, l'assistenziale realizzazione. Mi sa che, volenti o nolenti, dovremo contribuire, con 60 euro all'anno, al decollo domestico, come tutto il resto per altro, di un altro sistema di controllo, disincentivante, nel segmento sanitario. Salus, salvezza per i latini; noi dobbiamo esser barbari. Sessant'uno anni e essere trattato come un neo assunto, in una sorta di percorso di formazione, una sospensione per essermi rifiutato a mansioni non previste dal mio inquadramento inziale e dopo ripetute azioni di mobbing, essermi allontanato per un'ora dal posto di lavoro, dopo aver avvisato, per ricrearmi spiritualmente ( in realtà, l'hanno fatto per reprimere qualsiasi accenno di normalità morale ), essere stato soggetto a delazioni, richiami, apprezzamenti e inviti neanche troppo velati ad andarmene, da parte di colleghi, obiettivamente adatti al ruolo e odorosi ancora di latte, essere stato infine - per ora - privato del mio premio di rendimento, con interpretazioni pretestuose delle norme, omogeneizzate interpretativamente agli usi e costumi del Credem'a me e propormi fermamente di portare a termine il mio tempo di lavoro, perché ancora bisognoso di contributi previdenziali, alla faccia di chi ha in uggia gli obblighi sociali ed è alla ricerca del più specifico tornaconto economico ( l'azienda ) e ludico ( i colleghi ). Avendo necessità di ususfruire delle insufficienti 22,30 ore ex lege 104, ho modo di constatare, ancora una volta, di quale uso improprio si faccia della subordinata categoria dei cassieri e di come l'applicazione di qualsiasi altra norma che non sia quella salica aziendale, renda ingestibile l'operatività di presidio dello sportello, esulando, purtroppo, dalla schiavitù. Una sparuta, ma uniforme, pattuglia di bottegai ( core business nostro ) in pensione, approssimandosi allo sportello e credendo di trovarvi un loro prossimo collega ( pensionato ) si sono intrattenuti sulla loro seconda e ultima vita , allorquando, abbandonato il banco di vendita, con i proventi accantonati ed evasi, hanno lasciato questi lidi e si sono trasferiti all'estero, in zone climatiche e politiche stabili. Percependo i loro proventi ufficiali dall'Italia, sono documentatissimi sulle possibili evoluzioni-involuzioni del loro reddito. Un gioielliere si è compiaciuto dell'innalzamento dell'età pensionabile in patria, in maniera da allontanare un possibile ridimensionamento delle prestazioni: toccheranno, insieme all'aumento della età per la quiescenza, a coloro che sopravviveranno. "Curo la salute" dice un arcigno quasi novantenne da Santo Domingo. Fin che avrà potuto, avrà contribuito a rinforzare i manipoli dei tagliatori di canna da zucchero nelle piantagioni. Un altro constata: "Qui che cosa potrei fare? Passare le giornate al bar?" Ha poco più di settant'anni e, anche lui, ritorna da Santo Domingo per le Feste; là, a occhio e croce, dà ancora qualche contributo alla raccolta e si compiace di sentirsi chiamare, fra uno sbadiglio e l'altro " meo amor!! o mi vida." Il buon Berlusca, non è l'unico ricco che si attarda a finanziare un'attività - transnazionale, ai tempi della globalizzazione - che trova nell'esubero e nell'esuberanza entusiasta di tante graziose, nate dall'entusiasmo, cioè, dall'anima del cazzo, e prive di prospettive che non siano deprimenti, oblio al "tedium vitae et senectutis" ed alla morte. L'alternativa sarebbe di fare la puttana per un marito e poi i papy non sono - credo - gelosi. A un certo punto, diventeranno imprenditrici del settore o ripiegheranno, autonomamente o in partecipazione, su qualche attività altrimenti commerciale. Diversi i livelli: dalla tabaccheria, alla bigiotteria, ai ninnoli artistici. Quando si dice, spianar la strada ai non più evoluti successori. L'amore, nel senso di Eros - nome di tanti maniscalchi - senile, è tipico delle realtà ricche: Frank Sinatra si sposò per l'ultima volta a 74 anni con la precedente consorte di Grucho Marx e continuò a cantare l'amore sensuale ben oltre gli ottant'anni. Con un po' di fantasia, o di chimica.. Mi sembra di poter individuare, fra costoro, quelli che non mi parlano di successori, di famiglia, presente o passata e coloro che, dopo aver impalmato un'unica femmina ed aver assistito alle sue variazioni morfologiche, anelando evasione, sono rassegnati e probabilmente rassicurati dal portarsela con sé anche al momento, mesto, della fuga verso il riposo, propedeutico a quello eterno. Anchise lascia Troia, ma non sembra dolersene. Al suo posto subentrano gli eredi che ne rilevano, ante mortem, l'attività. Si vedrà se la perpetueranno o, presi da noia precoce, abbandonati dal coniuge opportunista o con altre opportunità, saranno costretti ad abbarbicarvisi o la manderanno a scatafascio, a beneficio di altri subentranti o, in neroniano lirismo, la distruggeranno definitivamente. Anche in quest'ultimo caso, le consuetudini etologiche trasposte nella nostra attuale civiltà - tradottesi in etiche, per la parte più conservatrice e vandeana della medesima - si incaricheranno di reimmettere nel sistema viario dello scambio e della sua maggiore o minore capacità, "nuovi" replicanti. Al termine, quindi, di una vita mercatoria, eccoli rifugiarsi nell'Eden, alla ricerca tardiva, dopo l'espiazione, di una mela appassita. Trotta, trotta cavallino, nell'abbondante e percò economica Babilonia dell'offerta, conduci la tua vita di stenti e di illusioni, alimentata fino alla fine dalla retorica che ti fa sembrar partecipe. Inframezzala con brevi vacanze nell'Eden - almeno una volta nella vita per i Mussulmani - che, per te, non è stato creato. Il verbo del signore e padrone incombe su di te e ti chiede continuamente adesione, non fidandosi a concederti nessuna pausa di riflessione. C'è una vecchia signora che, nel quartiere di una vecchia Bologna nascosta, che si affacciava su un Corso aristocratico, è stata la "bocca di rosa" della situazione per un lungo periodo. Si può dire che ha contribuito alla cronaca e poi alla storia recente della zona, dalla quale non si è affatto distaccata, continuando a recitarvi un aggiornato copione. Pubblica moglie, oggi è ridotta ad una riproduzione incartapecorita della "figlia di Fantozzi", ad esemplificazione della biblica "vanitas, vanitatis, vanitatum", soprattutto di chi le ha regalato i suoi soldi. Ma la vanità, si sa, ha bisogno, come ogni altra cosa, di riprodursi, per trascendersi in una salvezza a cui nessuno anela se non è costretto alla gogna dalle circostanze, gogna proposta, quando non imposta, a garanzia di una eterna sottomissione. Costei, dismesse le vesti da mercenaria, si è trasformata, con i suoi risparmi, in un'imitazione di una reddituaria-autoritaria, non diversamente da altri tromboni del prestigio sociale e del reddito al sicuro. Direi, anzi, che tradisce, nell'interpretazione, un atteggiamento più maschile che femminile, forse appreso inconsciamente durante la sua gratificatoria attività. Il mondo femminile, a lavori ultimati, di questo nostro crogiolo di estrema destra - ebbene sì, credevo di essermi reimpiegato in banca e, invece, sono finito in un'associazione privata di estrema destra - presenta caratteristiche tradizionalmente caudatarie di ambienti in gran parte depositari di denari e benefici, in maggioranza in mano a maschi e, si direbbe, che, per averne generati altri, o per comodità sedimentata, contribuisca a perpetuarne il culto - quello del Lingam, tutt'ora officiato in India, offrendo quello della Yoni,di cui farsi sacerdotesse e amministratrici. Nulla di più lontano dalle rivendicazioni femministe, use ad affermare che "col dito, col dito, l'orgasmo è garantito", convinto com'è che"col cazzo, col cazzo, è tutto un altro andazzo". Il femminismo, oggi in ripiegamento climaterico, sembra che sia stato una rivalsa di donne brutte, una vendetta nei confronti di mariti e compagni altrettanto sfigati. "Bocca di rosa" - che, in realtà, è dotata di un altro patronimico, al quale è riconoscente, pedanteggia, minuteggia, torna sui suoi passi, annota e specifica, si irrigidisce se il suo schema non trova un pronto adeguamento. Se, dopo aver superato la prima fase "grillina" della conoscenza, la si asseconda, si prevengono i suoi capricci, la si fa sentire integrata in quel mondo di cui è stata vampiresco strumento, accenna a un sorriso, ammette qualche volta di aver potuto sbagliare, si compiace della recita acquisitoria e introduttiva al suo mondo interpretativamente vagheggiato e, un po' impettita, ma radiosa dentro, guadagna finalmente la porta. Non sono ancora stati indetti i comizi, dei quali resta, in piazza, un palco che ricorda le pubbliche esecuzioni e la ricchezza della lingua italiana si manifesta in tutte le fogge carnevalesche, in anteprima. Il sincretismo simbolico, dilaga. Tutti sono nuovi: per l'anagrafe non si direbbe. L'innovazione e il rinnovamento sono strettamente sorvegliati dai vecchi, come nelle tribù Apaches, come nelle famiglie, come in ogni altra società e consorteria, nel ripiegamento ereditario di interessi, cultura, valori, come nelle vecchie stirpi dinastiche, nelle quali all'ipocrisia dei modi sottintendeva la ferocia degli scontri sotterranei. Sono artefici del nuovo solo coloro che sono al termine di una carriera imprenditoriale, accademica, giudiziaria e artistica. Tutti, monotonamente, sono paladini della società civile, di quella giovane: ma a chi si riferiscono? Ai figli degli immigrati o ai loro rari e radi rampolli, in questa società invecchiata in solitudine, alla ricerca di un po' di benessere materiale? La società civile non appare nelle liste, non ne capeggia, in realtà, nessuna; è solo chiamata a votare. I ministri tecnici si candidano. Terzi di Sant'Agata ( anche la nobiltà si ripropone per innovare ), dopo aver fatto rimpatriare, per Natale, due assassini e la pensionata Cancellieri, in Emilia dove è stata Commissario, come Monti al Governo. Qualcuno, a suo tempo, l'avrà pur nominata, come Monti; a qualcuno, quindi, farà pur riferimento questo Prefetto di cui abbaimo sentito parlare dopo che era già in pensione. Passera ha evidentemente ambizioni maggiori che fare il ministro di Casini e di dovergli sistemare legioni di raccomandati in banca, alle poste, ecc. Grillo è un fenomeno da vedere all'opera e che merita una chance. Purtroopo, in Rete, bisogna cercarlo: la canea mediatica l'ha subito oscurato. Motivo in più per prenderlo in considerazione. Interessante anche il processo ( giocoso, gioco di parole ) che ha portato Ingroia a capeggiare una lista giudiziaria, di giudici, cioè, impediti a portare a termine inchieste avviate sui poteri consolidati, dalla mafia alla magistratura stessa, fino allo scontro, condotto in giudizio, con il Presidente della Repubblica, tutore, forse, di troppi processi realistici che hanno finito per sfuggirgli di mano. Il capitolo giudiziario deve essere importante per il potere - non alludo a quello costituzionale - se il PD schiera il Procuratore nazionale antimafia, nominato dal Centro-Destra, a scapito del povero comunista Caselli. Un po' la stessa sorte di Antonio Gramsci, in carcere e slegato dalla disciplina di partito, in rapporto all'esule dorato Palmiro Togliatti, a Parigi e a Mosca, che amnistiò i suoi aguzzini ed ebbe un atteggiamento normalizzatore e censorio nei confronti del brillante intellettuale e militante incarcerato. Berlusconi non smette di combattere per sé e per le sue aziende: pareggiando al Senato, potrà negoziare i necessari compromessi a futura memoria, mettendo in condizione i figli, numerosi e di diverse gradazioni di letto, di galleggiare e rintuzzare la concorrenza, addivenire ad una fusione o ad una vendita. Impresa ardua, anche i nipoti sono numerosissimi e di diversi partners: un puzzle. Eppure il pover'uomo è un lavoratore indefesso, paradossalmente per necessità. Se si prende qualche deroga, in casa sua, non ci trovo niente di particolare. In fondo in politica, quella attiva, ce lo hanno tirato, rifiutando le sue profferte di fiancheggiamento, identiche a quelle esperite verso Craxi. L'intransigenza di Martinazzoli lo ha trascinato in un agone dal quale non riesce ad emanciparsi, anche se le sue difese sono diminuite ed è stato abbandonato dall'ultima moglie, da Casini e da Fini, insieme ai quali, da un palco azzurro, inneggiava alle caciare dei "moderati" e, infine, da qualche deputato e senatore; non ancora, perché li mantiene, dai suoi avvocati e dalle olgettine. L'intransigenza costò la vita ad Ambrosoli a Falcone e a Borsellino e agli uomini e alle donne sche li accompagnavano e scortavano, la loro identificazione con istituzioni traditrici li ha perduti. Se da questo necessario riscatto, Ingroia saprà trarre utili, sistematici e prudenti elementi per aggredire gli infetti equilibri economici, finanziari e istituzionali e saprà tenere in scacco la burocrazia del PD, riuscendo a non farsi irretire in un dedalo di mistificazioni, saremo fra i suoi sostenitori. La sua lista, per ora, sembra fortemente caratterizzata in senso meridionale e ne ha ben donde e per lui dovrebbe primariamente votare il popolo meridionale ( sarebbe bizzarro che avvenisse il contrario ) ma l'allerta antimafia deve coinvolgere tutte le regioni italiane ed europee, dove la mafia si è già insediata senza destare, invece, particolare allarme, certamente meno dello spread. Mario Monti si rifà a De Gasperi: lo avevamo capito, a un nuovo dopo guerra. La Chiesa si mobilita per il suo salvatore dall'IMU a livello continentale ( deve essere stata una ben autorevole mediazione, stante il diverso regime fiscale applicatole altrove, proporzionale al numero di coloro che si dichiarano suoi fedeli in dichiarazione dei redditi ) dimenticando i favori smaccati del peccatore di Arcore, scaricato anche dai preti con i quali ha sempre lucrosamente flirtato da don Verzé, a quel Pierino pedofilo di cui non ricordo il cognome, fino al corrotto e geriatrico collegio cardinalizio. Se c'è del nuovo, comunicatemelo.

mercoledì 26 dicembre 2012

Dei self service vigilati nei dì di festa.

L'apertura festiva dei supermercati - ma quanti piccoli esercizi di ritrovo, come i cinematografi e quante multisale con pochi e polifunzionali addetti hanno sacrificato le Feste di alcuni giovani precari? - coniuga un volgare, volgarissimo interesse economico, corredato di sconti, tessere fedeltà e promozioni, con un mutamento massivo dei costumi, in peggio. Sono molti di più coloro che sono soli in queste circostanze, sono molti di meno coloro che possono sopportarsi per un giorno intero senza separarsi generazionalmente durante il tempo festivo, pur dedicando metà della giornata alla famiglia. Sono molti anche gli immigrati di altre religioni e tradizioni che assumono le nostre se dispongono di una famiglia, che vagabondano se sono soli. E, perché non, passeggiano nei supermarket. La contrazione dei redditi rende di nuovo elitarie le vacanze sulla neve, la religione, o meglio i sermoni, attraggono di meno, spesso deprimono più di quanto consolino. Il supermercato, nuovo centro di aggregazione anonima, conferisce l'illusoria rappresentazione del fluire di una vita comune, anche se non partecipe, in un'ideale rappresentazione della società basata sulla appropriazione materiale, anche se è diventata discount per chi ha contribuito a crearla e, dopo averla creata con il suo lavoro, contribuisce ad alimentarla commercialmente. Le partite di calcio della serie B, giocate svogliatamente il giorno di Santo Stefano, le tribune affollate del campionato inglese, società nella quale le attività e gli svaghi dei poveri non conoscono - direi che non hanno mai conosciuto soste - sono le une, il battistrada e le altre, l'approdo ad una contrazione elitaria della Festa per famiglie benestanti, mentre la partecipazione popolare e massiva al consumo che confonde e stordisce la tristezza, sarà incessante, a beneficio dei prezzi contenuti, ma continuamente incassati. La palude politica, ormai macro insetto parassitario della vita sociale è mobilitata silenziosamente e in silenzio a questo scopo. Il Tribunato della plebe cerca giustificazioni gesuitiche, anzi, da parroco di campagna, al modellismo, in scala, al quale ha ormai ridotto quel che resta delle conquiste, prima civili che lavoristiche, di coloro che sono ormai ridotti a nuovi schiavi e solo di quelli subordinati e mansueti. Pian piano, la società si apre e resterà aperta, temo, a tutte le intemperie. Le sanzioni morali e le sanzioni giuridiche coincideranno e relegheranno ai margini le categorie escluse. Ricchi di tecnicismi e di ideologie tecnicistiche, i giovani, l'avvenire - ma a noi che importa se non ci saremo più? - si incammineranno verso un modello, sia pur ritoccato, che era già in vigore nell'Ottocento, epoca quant'altre mai, romantica.

Tasselli.

E' proprio in funzione della realtà trascurata e di una rappresentatività impossibile, alla luce dell'immoralità che sembra caratterizzare la politica stessa, che l'Europa ecumenica e, per quasi tutti i suoi membri, penitenziaria, cercherà di imporre Mario Monti, a prescindere. Questo, però, cassa definitivamente la democrazia sociale, rappresentativa ed elettorale, in gran parte morta di autoscetticismo. Il senso civico, sempre assente in Italia, non è neppure, se non elitariamente, evocabile: regna la più assoluta indifferenza, tipica dei periodi di crisi vera e profonda, quando tutti si rinserrano nei loro egoismi, personali e ambientali, categoriali e di classe. Nessuna garanzia di un comportamento conforme alle parole spese in campagna elettorale, come sempre, del resto, ma, questa volta, si può presumere che, sia che vincano i patrizi, sia che prevalgano i tribuni della plebe, sotto l'amministrazione della parte ricca ed egemone della comunità europea, si ricomporranno i nuovi, o di nuovo, gli equilibri di un grigio sistema borghese, col solito corollario piccolo-borghese. I ricchi, quelli autentici, appartengono ad un'altra dimensione; i poveri, quelli veri, saranno relegati in slums periferici, dai quali non potranno uscire senza provocare l'allarme dei ben pensanti. Siamo stati, comunque, commissariati, lo sappiamo, ma, non essendoci mai impegnati in precedenza perché questo non avvenisse, non affronteremo adesso il rischio di un solitario default e seguiremo, belanti o silenziosi, il delegato continentale per la nostra area, in una rivisitazione deprimente dell'Impero guglielmino. La Costituzione è da tempo desueta, essendo venuta meno la componente comunista, che l'aveva largamente influenzata ed essendosi emulsionati i partiti, in un frullatore di movimenti e di interessi particolari, ad eccezione del Pd, pur frutto di un percorso "evolutivo" troppo rapido, da poter garantire della sua stabilità. Infine, il pensiero unico economicistico, anzi valutario e finanziario, impedisce ogni certezza giuridica e isterilisce, snobbandola, ogni analisi culturale e, purtroppo, emargina, seleziona, razionalizza nel corpo vivo della società. E' stata una democrazia, quella priva di alternanza dei cinquant'anni che hanno preceduto la Seconda Repubblica? Lo è stata la seconda, ad onta del disprezzo privo di memoria e di capacità analitica sui quali si fonda la corsa disordinata al suo superamento, perché, per due volte, la componente di destra, stabilmente maggioritaria in Italia è stata sostituita al governo dalla sinistra, attraverso un'osmosi di consenso, sensibilità e interessi. Il bipolarismo nazionale si definiva infatti di centro-sinistra e di centro-destra. Sarà democratica la terza o la sua vita sarà caratterizzata dal consumismo, praticato o agognato e dal cicaleccio insulso che consegnererebbe ad una memoria incomprensibile tanti contraddittori progetti, infine abortiti e dilavati nel trasformismo, sui quali almeno due generazioni si sono appassionate e dialetticamente scontrate? Che senso di identità possiederanno le varie stratificazioni della classe borghese, avrà ancora una veste la cultura strumentale, in che cosa degraderà la classe operaia? Da un mio commento a Marc Lazard sull'involventesi realtà italiana, sulla rivista Il Mulino.

domenica 23 dicembre 2012

Progressi involutivi.

Da fonte confidenziale - ebbene, sì: ne dispongo - mi giunge notizia che Unicredit banca si porta sul groppone 4.000.000.000 di euro di deficit, che non saranno interamente dichiarati nel prossimo bilancio. Credem'a me, siamo approdati per caso - pensavamo per malasorte - su di un'isola felice. Il gigante creditizio della Massoneria internazionale, con la sua egemonica presenza in diciotto Paesi europei, fra i quali, la Russia, sta scontando, finanziariamente e in progressione geometrica, tutte le crisi finanziarie innescate dalla speculazione privata statunitense nel 2008, in un tentativo di riaggiustamento degli equilibri monetari, per volgerli, ancora una volta, a favore di quegli emigranti inglesi inselvatichiti, fin dalla partenza. I 7.000.000.000 dell'aumento di capitale dello scorso anno, sono già ridotti a meno della metà. Volere o volare, però, questo gruppo rappresenta la finanza italiana nel mondo, pur attestandosi quasi esclusivamente sul continente europeo; se coltiva - e certamente coltiva - interessi particolari, lo fa su base internazionale, a beneficio primario, ma non esclusivo, delle entità economiche più forti, grandi e diffuse, ponendoci in partneship, attualmente crisaiola, con loro. Unicredit gestisce con logica di sostegno, molte industrie, che sono passate nelle mani di proprietari stranieri, non solo occidentali e arabi, ma anche russi, come la Lucchini di Piombino, in pre liquidazione. Unicredit gestisce queste situazioni in società con cartelli di banche nazionali, italiane e straniere e si confronta anche con i governi degli Stati in cui opera. Le dinamiche interne ai presidi territoriali di un'attività che sconfina sistematicamente dagli ambiti locali per veicolarne le iniziative, i ritorni e la diffusione in ogni dove, sono penose e angoscianti per il personale che viene rimestato ogni due per tre in riorganizzazioni, senza che però nessuno si sogni di limitarne le contarattuali agibilità, di farli lavorare senza un'inquadramento, di non premiarne, almeno monetariamente, la fatica. Fatica che non si esplica in un continuo vagabondaggio al servizio di una ristretta congerie di affidatari-associati, ma in un servizio di consulenza e operatività costante che si svolge presso le agenzie, mentre solo i Quadri direttivi di terzo e quarto livello svolgono parte del loro lavoro presso le sedi delle industrie-clienti, senza recar loro le agende e i calendari. Però, noi, navighiamo contro la corrente ( ci sarà pure qualcuno ai remi, se i venti sono contrari ), anche se, a volte, l'impressione è che soffiamo sulla nostre barchette, nella vasca da bagno. Mario Monti dice: così non va e, soprattutto, non andrà se non sarò richiamato all'interrotto lavoro. Già fui chiamato, dalla sinistra, a rappresentare l'Italia a Bruxelles, poi fui richiamato ( confermato ) dalla destra. O viceversa, ma che importanza ha? Per un po', durante un periodo in cui i Radicali erano utili, non importa a chi, mi fu affiancata Emma Bonino, che si impegnò molto e con competenza e risultati, mentre io mi appartavo e le lasciavo le necessarie parti ingrate, così lontane dalla mia indole. Ecco che, se qualcuno vorrà condividere il programma per il dopo elezioni, che io oggi, appena dimissionario, vi ripresento, sarò disponibile a presiedere nuovamente il Governo con i loro voti. Il centro-sinistra prende corpo, oggi..domani, chissà. Unicredit Banca,prima o poi, si fonderà con Banca Intesa: se ne parlava già all'epoca del Banco di Roma, di un progetto ufficioso di creare, ancora nell'ambito dell'I.R.I. che di lì a poco sarebbe defunto, una unica Banca di interesse nazionale e, come l'esperienza organizzativa delle banche e del mondo finanziario dimostra, sarà prima, sarà poi, ci si arriverà. Alitalia patrottica è di nuovo pronta per il fallimento. Tornerà, scontata, nelle grinfie di Air France? Con la sinistra al Governo - se Prodi docet - probabilmente sì, altrimenti fonderà la società con FF.SS., tornando surrettiziamente nelle mani dello Stato per azioni; sarebbe uguale con Air france, diverso lo Stato. Ma con Passera, in un governo di "nuova Intesa", potrebbe prevalere l'opzione nazionalistica , che consentirebbe a Montezemolo, di Italia futura, di collocare le sue poltrone Frau sui velivoli, come già avviene su Italo. Della Valle, per contare nel Gotha imprenditoriale, continua a buttar soldi. Come un magnate russo, o un emiro annoiato, si è anche comperato una squadra di calcio. Pierferdinando Casini, come per incanto, troverebbe un altro lucroso ufficio di collocamento per i suoi clienti e potrebbe rivalutare anche la sua declinante colonizzazione degli apparati pubblici, riconvertiti alla efficienza, come se fosse sempre stato così. La dissimulazione concettuale, in questi uomini e donne concreti, del fare e del disfare, esentati dai ragionamenti che chiamano filosofia, dispregiativamente, non ha conosciuto progressi: è quella di sempre, formulata per ingannare e col sorriso di scherno sulle labbra. Invece noi, che lavoriamo per il padrone della vigna ( o delle ferriere? ) siamo al sicuro; dormiamo in una stia, viviamo all'aria aperta, siamo talmente invischiati nelle beghe quotidiane che ne parliamo, investendocene, come se fossero nostre, mentre, per le nostre, i margini si fanno limitatissimi e altrettanto convulsi. La vita dev'essere così, credem'a me. Già due anni fa, alcuni economisti poco appariscenti, teorizzarono la decrescita, già in atto, del sistema e ne suggerirono la gestione indolore. Una sorta di eutanasia. Sugli scaffali natalizi delle librerie, in una rilegatura e in una veste tipografica migliore di quella degli esordi, ho intravisto nuove e più ponderose pubblicazioni sulla "descrescita felice", che gli psicologi chiamano"demenza esaltativa", sui nuovi equilibri pauperistici, con note introduttive al testo, consolatorie. Una maniera, ben nota, di risolvere i problemi con un sospiro. Noi, credem'a me, abbiamo, con lungimiranza e preveggenza, precorso i tempi e, portando fin sui monti, come una staffetta partigiana, il peculio, nostro, nel senso di proprietà e di amministrazione, lo abbiamo preservato e sottrato alle razzie saccheggiatrici dei mercati. La decrescita ebete e felice è stata quella delle nostre staffette.

Ciò che voler si puote.

Si può votare per Beppe Grillo? Penso proprio di sì. In fondo, ne abbiamo viste e votate di tutte e ben oltre i limti dell'indecenza, fino a che dopo l'alterazione degli equilibri, costruiti anche in Italia, sui morti e sulle sofferenze, non è intervenuta la magistratura a decapitare gli apparati del vecchio potere, lasciando quasi indenni quelli dell'opposizione, che tanto, per via parlamentare, non sarebbero mai andati al potere e che quando rischiarono di andarci in partnership, per opera di Aldo Moro, che voleva compensare e cogestire la crisi crescente della D.C., ne furono impediti dagli emuli dei partigiani che lo uccisero, evento che, diciamo così, non provocò né lutto, né dolore nel mondo diplomatico che conta, a cominciare da quella nord americano, impersonato da Henry Kissinger. E' tanto chiaro al già comunista e ora post comunista Pier Luigi Bersani, che la sua prima visita da candidato, dopo l'intemerata dello speker di Berlusconi alla Camera, è stata per la commissione europea. Realismo ex comunista, ma il problema è: chi glielo ha richiesto? Da sé, si sa, ci si fanno solo le pippe. Stesso realismo in Giorgio Napolitano, prono ai voleri prevalenti e speranzoso nel senso istituzionale a vita del troppo a lungo commissario europeo, a scapito di una Bonino, altrettanto brava e più pugnace. Durante la prima Repubblica, nata dalla Resistenza quasi esclusivamente comunista al nazifascismo declinante, come le dittature arabe non più funzionali agli interessi strategici e petroliferi e invise alle petromonarchie, i reduci di Salò non potevano parlare nella piazza principale delle città amministrate dai comunisti: per alcuni anni, Gianfranco Fini è stato uno dei frquentatori apparentemente più graditi del Quirinale. Pier Ferdinando Casini si è rifatto la sua mini DC e dopo aver monopolizzato tutti gli uffici pubblici con i suoi uomini, compresi quelli della Regione Sicilia e si propone ora di riconvertirsi in un piccolo comitato d'affari, di concerto con il suocero Gaetano Caltagirone, ma il gelido rigor montis pare volerlo deludere, perché poco significativo per le sue ambizioni. Ricordo di quando un mio vecchio capo del personale mi confidava di aver lasciato cadere una raccomandazione di un certo on. Casoni-Casini, perchè si trattava di un deputato, "per noi poco importante". Il tempo vola, è vero, ma non mi sembra passata un'era. Così si compongono gli interessi, così si raggiungono, per apparente, inopinata magia, risultati scintillanti; così si precipita precipitevolissimevolmente. Se si hanno soldi e possibilità d'influenza per il futuro, anche dopo la nostra morte, possiamo sentirci meno soli a qualunque età, addirittura fidanzarci con soubrettes di Tele puzzone. L'algida moralità pubblica dei comunisti che furono, sopravvive solo nel moralismo delle femministe racchie e deputate, quella sospirosa e ipocrita dei democristiani aleggia ancora, ma a un livello inferiore e non più proponibile, negli ambiti più circoscritti e provinciali. Perché quindi non si dovrebbe votare per il comico ostracizzato per piccole e innocue battute sui politci ladri, alla luce di quanto poi è emerso? La lista dei giudici, sindaci e non deputati europei o meno, mi lascia indifferente e anche deluso: i giudici rappresentano una delle istituzioni dello Stato e sono indipendenti, ma, a quanto pare, non ne sono appagati e cercano un podio dal quale lanciare accuse che non incideranno più sulla sorte degli indagati e sugli equilibri di potere, che già, in gran parte, li ha emarginati e costretti all'esilio, a Strasburgo e in Guatemala. Sembrano declinare in un comodo assestamento inferiore, o venire a patti con il sistema che avrebbero dovuto amministrare. Se chi esprime un voto inutile, perché rigorosamente d'opinione, votasse, per una volta, Beppe Grillo, non nuocerebbe alla Patria e rivitalizzarebbe, almeno per un po', il dibattito pubblico. Poi ci saranno sempre gli asociali, credem' a me.

sabato 22 dicembre 2012

Linotype.

Con l'improntitudine di chi pensa solo a se stesso, la propaganda politica ha rioccupato totalmente la cronaca e oscurato mediaticamente chi l'aveva insidiata, durante la sospensione della democrazia, durata tredici mesi. In questo ha ragione Berlusconi, fatta salva la sua correità, perché non l'ha contrastata, pur essendo al governo. Beppe Grillo, lavorato ai fianchi da due sue creature mediatiche, la prima in scadenza di mandato e costretta a riciclarsi in un altro movimento e la seconda, neppur nota localmente, già gli onori televisivi: penso che abbia ragione Grillo a ritenere che agiscano per fini personali. Anche gli altri eletti trasmigreranno dopo due mandati in altre formazioni e lavoreranno, per poterlo fare durante il mandato grillino. Per impedirlo si dovrebbe instaurare un regime totalitario, gestito attraverso la Rete, credem'a me e, qui, per fortuna cascherà l'asino della politica mitologica, della Rete e non. L'Europa riscopre la sua tradizione guglielmina, autoritaria e antidemocratica, mentre si concerta per resistere alla crisi finanziaria indotta dal crack truffaldino della Lemans brothers e dall'emersione dei mutui subprime, di cui si erano infarciti i portafogli delle banche e dei loro clienti speculatori. Se ne erano astenute, in parte, le banchette autosostenentisi con una coorte limitata di clienti, custodia e tutela di depositi di commercianti e di accantonamenti prudenti dei cespiti dell'avasione fiscale, parcheggiati anche in obbligazioni a breve termine delle banchette "cooperatrici" medesime. In regime bipolare, un neo centro costituito dalle due pertinenze berlusconiane, Casini e Fini, rischia di proporsi senza un leader, non fidandosi Mario Monti dell'appeal modesto di due compagni di ventura così grigi e maldestri e preferendo un'altra imposizione di quegli ambienti europei, ma anche nord americani a cui ha prestato la sua opera in tutti i contesti possibili, ricevendone, in cambio, ricchezza. L'impotenza e l'inadeguatezza, tecnica e culturale, della pletorica classe politica italiana è evidente e smaccata, ma questa realtà non deve costituire pretesto per altri demandi. Si sta giocando col morto e il morto è la nazione: i giovani, l'avvenire, sono solo il pretesto degli interessi consolidati in atto; nella migliore delle ipotesi ne sono lo strumento. Un meccanismo di appiattimento dell'Italia, tutta intera, sulla volontà dei paesi storicamente egemoni e meglio attrezzati, comporterebbe una transizione lunga una generazione, caratterizzata da disordine e sperequazione sociale, ma una via autonoma, ne comporterebbe un'altra, marginale, conflitttuale e dissipata. Le origini di questa crisi risiedono nell'abbandono del conflitto statico fra il capitalismo, variamente corretto in Europa e il comunismo realizzato, povero economicamente, ma forte organizzativamente e militarmente, fino a che l'onere insostenibile delle guerre stellari, che avrebbero inibito la capacità di reazione missilistica dell'Unione sovietica, ne provocarono lo scioglimento. Subito dopo, quella parte dell'Europa occidentale, spartita pro occidente,smise di contemperare un capitalismo arretrato ed egoistico, credem' a me, con una grande industria e un grande sistema bancario, nell'ambito di un corporativismo per azioni, altrimenti detto I.R.I., che le poteva permettere una legislazione sociale di prim'ordine e una serie di svalutazioni competitive, quando la propria valuta era sott'attacco e il ciclo economico declinava: le cosiddette congiunture. Caduto il muro, si cominciò subito a parlare di competitività e io ne trassi subito i peggiori auspici, che si sono puntualmente concretizzati; rispuntarono i liberali che erano stati una reminiscenza ottocentesca nel nostro Parlamento e che erano stati superati dai neo-fascisti, sul piano elettorale nel volgere di pochi decenni. Provocando l'emarginazione pauperistica di almeno un terzo della popolazione, in progresso di tempo, l'apparato sociale che ne uscirà confermato nei suoi privilegi, non potrà più limitarsi allo Stato, alla sua polizia e al suo esercito, o meglio, allo Stato che ne è espressione. In assenza della componente politica artefice di una parte importante della Costituzione, dovrà giocare di concerto con i movimenti parafascisti privati che, non solo imperversano in Europa, ma stanno travalicando i confini, senza neppure cambiare il loro logo, il loro marchio sociale. E' così che Alba dorata, sta apprestando ( con quali soldi? ) sedi e liste elettorali in Italia, con un programma volutamente riconoscibilissimo, basato sulla supremazia delle popolazioni bianche europee, sull'antisemitismo e la xenofobia, richiamando, per altro, un non meglio specificato ruolo economico e sociale per il rinascente proletariato del continente. L'apparizione, in Grecia di elementi di una polizia sovranazionale europea, che non hanno mostrato riluttanza ad appoggiarsi ai fascisti di Alba dorata - come aveva già fatto la polizia nazionale - più che inquietare, deve farci prendere atto che l'autoritarismo, sotto le parvenze formali della democrazia parlamentare, sta ormai consolidandosi, senza essere stato dichiarato. Inutile illudersi di mobilitare su questi temi la società civile: l'indifferenza regna sovrana, come in ogni altro periodo di crisi profonda e di trapasso sistemico e l'assenza di una classe operaia organizzata politicamente e, se servisse, anche militarmente, non inclinano a niente di buono. Attraverso l'amputazione di una parte importante della resistenza sociale si è aperta un'altra volta, la via di una dittatura, quanto sopportabile, essendo solo funzionale al mantenimento di interessi, non è dato valutare ancora. Quanto alla capacità di una efficace azione di contrasto, condotta a livello continentale, è meglio non pensarci neanche: sarebbe un ecumenismo suicida. Saranno le piccole Patrie, le aree geografiche ed economiche coinvolte e quelle, altrimenti, escluse ad agire e a mettere in crisi i modelli temporaneamente e localmente prevalenti. Ma dubito che avranno la forza e forse l'intenzione stessa di sovvertirli.

venerdì 21 dicembre 2012

Bilanci.

Si chiude un'altro anno di merda, credem'a me. Questa accolita di spilorci reggiani mi ha sottratto il premio di rendimento, calcolandolo per le remunerazioni ruffianesche di qualche suo accolito. A questi ultimi invertebrati, molto ignoranti, ad onta delle loro laurette, investite in un'ipotesi, più di ambiente piccolo-borghese che reale, in occasione delle festività tradizionali, concedono prioritariamente quelle brevi assenze fra un lavoro e l'altro che chiamano ferie: soprattutto alla bassa forza degli esecutivi. Quest'anno, le mie ( feriae in latino ) ex lege 104 e anche il "permesso contrattuale" saranno dedicate alla mia mamma, che, di Natale, potrebbe non conoscerne un altro, anche se io spero di sì, finché la coscienza la sorreggerà. Nella loro logica meschina, valgono di meno, nella mia saranno un onere felice, che non mi consentirà le tradizionali ferie di inzio anno, dato che il Natale mi intriga solo culturalmente per la simbologia che sottende ed alla quale si è sovrapposto. Nulla mi apparenta a questa "brutta gente", la cui unica filosofia di vita è ragionieristica; mi è toccata la peggiore combinazione sulla roulette della cessione di ramo d'azienda e me la gestirò fino alla fine, nella legalità e nella conservazione, pur insidiata, dei miei contenuti e valori esistenziali, inconcepibili per loro. E' stato degradante, in senso etimologico, scendere di livello e riscoprire la piccineria delle piccole aziende familiari e il pronto conformismo di chi vi ha raccatato un lavoro ( o barattato un portafoglio ), con contributi pagati dallo Stato per i primi quattro anni di "formazione" e sei mesi di analisi comportamentale e di adattamento gratuito per il datore che, dal prossimo anno prevederanno, almeno, quattrocento eruro lordi al mese per chi se ne vale. Non vale la pena di scomodare la sociologia economica per illustrare il modello sub mentale che passa per la metodica del Credem'a me, votato allo sfruttamento ciclico e continuo delle nevrotizzate e affaticate maestranze. La produttività, infatti e il conseguente profitto sulla prestazione lavorativa non è frutto solo della capacità lavorativa, bensì di una combinazione di fattori: la tecnologia che viene utilizzata e che da noi, credem'a me, è primitiva, volumi di produzione, che sono bassi e tarati su una clinetela di bottega e affidataria, ambiente di lavoro, che meglio si attaglierebbe al vestibolo di una casa di moda, credem'a me, organizzazione dello stesso lavoro, che vede le disseminazione delle pedine da un giorno all'altro, dalla mattina al pomeriggio, in mansioni promiscue, non consentite dal contratto nazionale di lavoro, pur residuo, del credito, al quale, nella prassi e nella "cultura" imprenditoriale, non apparteniamo, credem'a me. Anzi, in presenza di trumenti tecnici di rivalsa, perché costosi, è gioco forza che la fatica fisica e nervosa debba accentuarsi, talvolta fino al parossismo, in rapporto a basse, bassissime retribuzioni rispetto all'impegno esercitato e al "prodotto" realizzato. Se qualcuno, come me, non è coinvolgibile in questa mentalità da squadra "alle presse", gli si ruba la giusta mercede (giusta da ius=diritto), gli si calcolano studiatamente gli incrementi dei ritmi nell'ambito dell'orario contrattuale, si cerca di penalizzarlo per "premiare" i ruffiani, con lo stesso metodo che si usa per addestrare i cani che devono ricevere un bocconcino dopo ogni esercizio compiuto. L'analisi compiuta dagli psicologi aziendali durante gli stages ha sortito i suoi frutti, psicologi, a loro volta, "fortunati" perché ricevono un appannaggio e che, altrimenti, agendo cioè in positivo, rischierebbero la fame. Per cui, buon anno sfigatoni! Avrete agio di conseguire un orario "negoziale", nel senso di negozio e sprofonderete professionalmente ancora di più: nella prassi quotidiana, però, non ve ne accorgerete neanche, credem'a me. Col tempo, potrete lavorare, ufficialmente, per 2.000 ore all'anno e fino a 70 anni di età, se non riusciranno altrimenti ad espellervi " per gravi carenze evidenziate nella terza età", in un succedersi di riunioni - eccetto quelle sindacali, che intervengono solo quando si firmano i contratti nazionali di lavoro, perché così prevede la burocazia interconfederale, alla quale anche il nostro cappellano deve ottemperare per non perdere il comodo approdo, il suo doppio comodo approdo. Con le risorse finanziarie a voi destinate, dall'impresa per l'impresa, la struttura amministrativa e burocratica che vi opprime e che vi tocca di mantenere col vostro lavoro, perché il padrone la benefici e la promuova, dovrete continuare a sbattervi, per ottenere - ma non per voi - quello che le altre aziende ottengono e parzialmente ripartiscono con 1.400 ore a testa.

martedì 18 dicembre 2012

Derive del credem'a me.

Temo, cari amici, che il solco sia stato tracciato e, anche se la spada, per ora, non lo difende, ci siamo incamminati, con pedante ripetitività, verso un approdo, temporaneo ed esiliante, da nessuno di noi stabilito. Dopo il colpo di Stato bianco, perpetrato ufficiosamente, per lettera, dalla Unione europea e il commissariamento del nostro Paese, ultimi, ci accingiamo a votare, maggioritariamente, per una politica di sacrifici, che ci renda degni di far parte dell'Impero territoriale del marco-euro. I sacrifici coinvolgeranno il ceto medio, parte del quale sarà precipitato nel proletariato e ridimensionerà quello retorico e galleggiante che sposerà il "buon senso", nella speranza di sfuggire al bisogno e che si accontenterà di un bisogno minore rispetto a quello di un terzo, sempre quello, della popolazione, secondo un dosaggio dei pesi sostenibili per il sistema. I bisognosi, ancora una volta, diventeranno il problema. Dopo la Grecia e la Spagna, dietro indicazione di un'abile cancelliera, passata dal coordinamento di un Ufficio politico nella DDR, al Cancellierato dei conservatori (democristiani) tedeschi, chiunque vinca le elezioni, dovrà proseguire a praticare le virtuose metodiche amministrative di un'azienda Italia quà ricca, ma, più spesso, povera o in difficoltà, nella quale il nostro fitto tessuto di piccole imprese familiari sta per chiudere i battenti, senza che un'alternativa industriale sia prefigurabile. Il leghismo di fatto, senza la Lega. Il verbo ufficiale dovrà essere unico e scendere per li rami, ad imitazione di un'azienda autoritaria, per pochi beneficiari. Dopo cinquant'anni di modello democristiano, multicorrentizio e di gestione economica pubblica di mercato, evoluzione del modello fascista e corporativo rappresentato dall'I.R.I., entriamo nella serie B dell'euro, pur di mantenere l'inflazionistica moneta, che, ha trasformato l'inflazione vera e clientelare, che ha avvilito almeno due generazioni di migliori, meritevoli perché di modesta e faticosa estrazione, in un recupero affannoso e impossibile rispetto ad un mitologico pareggio di bilancio che, se perseguito, ripristinerebbe le caste economiche, prima ancora che le classi. Si vagheggia una "terza via"? No, solo la necessaria serietà, sapendo di invocare un'utopia. In Grecia, nazione che per prima si è avviata verso un parziale e sperequato terzo mondo, i farmaci antitumorali non vengono più acquistati: si cominciano ad eliminare i malati, appartenenti a quel terzo della popolazione che non ha più lavoro, previdenza e assistenza. A vigilare, in funzione antisommossa, un movimento neo nazista, rappresentato pure in Parlamento. C'è molto e di macroscopico che non funziona, ma il silenzio impera. La Spagna sta conoscendo l'incremento abnorme dei suicidi, che aveva caratterizzato la Grecia, prima che sprofondasse nell'indigenza e nell'apatia. Le strade statali greche, da sempre destinate alla prostituzione, sono ora intasate e, non ostante la crisi, qualcosa producono. La crisi non è omogenea. In Italia - cronaca del Messaggero, edizione delle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, durante una delle periodiche rilevazioni antiprostituzione, la polizia ha riscontrato un alto numero di nuove praticanti italiane, che adescavano in chat ed esercitavano in appartamenti. La maggior parte di loro era stata oggetto di una perdita di lavoro, personale o del coniuge. A Montesilvano, alla periferia balneare di Pescara, lo stesso fenomeno. In questa circostanza, i poliziotti hanno riscontrato una presenza di praticanti di estrazione borghese, decadute nel ruolo e nel reddito. Qualcuna all'insaputa del marito..ma io non ci credo. Restano, però, sintomi indicativi. Allo sportello quotidiano, con una confidenza della quale sono loro riconoscente, qualcuno/a ha avvertito la fiducia di esprimermi la propria condizione di impiego a orario ridotto, il suo stato di malattia, la sua ricerca di un lavoro, perso solo per aver dovuto visitare i genitori lontani...dopo cinque anni, lo spietato sfruttamento delle mansioni plurime e, spesso, occasionali. Questi fenomeni non sono originali, ma trovano nella situazione che ha appena cominciato ad involversi concretamente, un volano pervertitore. Ormai, in Italia, l'unico che sciopera - ma si riprenderà - in un patetico remake delle "battaglie civili gandhiane" è Giacinto Pannella, detto Marco, nella versione pseudo francescana dello spettacolo pubblicitario, al quale si dedica, in Rete, Beppe Grillo e in TV - le sue - il Cavaliere innamorato, fidanzato di una ragazza di solidi principi morali, che, prima di fondare il Circolo "Silvio ci (mi) manchi, aveva lavorato a Tele cafone, come soubrette. Non c'è alternativa, viene affermato e noi ci crediamo. Più che mai, l'italia appare divisa in mille "particulari" e uniforme nelle sottomesse, subordinate intenzioni. L'uniformità, per forza, deve riposare sulla razionalità non manifesta, non condivisa, non spiegata, non offerta alla condivisione...difficile, certo, come la democrazia.

sabato 15 dicembre 2012

Credem'a me, siamo il Partito più bello che c'è.

Miei cari amici, in queste more, nelle quali le cricche storiche, ma neppur tanto storiche, si coagulano e si trasformano, si selezionano e si fagocitano, nel proposito di reiterare e immortalare i propri sedimentati egoismi, coloro che sono senza materiale identità si sono fatti suggestionare da Mario Monti, professorale e competente, equilibrato e serio, noioso e imperscrutabile. Nonostante che li abbia ormai ridotti sulle soglie della miseria, vogliono credere che la cultura, la consapevolezza che sfugge ai più, venga inopinatamente valorizzata, o, simbolicamente, che un nuovo Mosé sia asceso al Sinai per poi ridiscenderne, mentre loro ( chi? ) si baloccavano con il vitello grasso. La rivincita, tutta mentale, degli sfigati, mentre il peso della sfiga si fa insostenibile, ma che, per l'insostenibile leggerezza dell'essere, non viene sublimatamente avvertito. Invece, il Commissario dei destri e dei sinistri ( altrettanto bene , avrebbe saputo fare Emma Bonino, che ci avrebbe apportato anche un maggior peso e influenza nella compagine comunitaria, ma era troppo indipendente e fu quindi osteggiata, come alle elezioni regionali del Lzio, in favore di una sgallinata sindacalista fascista ) è come quei robot che si emancipano da chi li ha creati, ma non assumono le sembianze del ribelle, bensì cambiano solo patrono: addio Prodi, addio Berlusconi; viva la Merkel! Ma no, viva la Merkel con Hollande, non si sa mai, passando per i Popolari. Mentre in Francia la popolazione si è ribellata all'apparir del vero e tiene sotto pressione il presidente socialista, che ha eletto, nonostante il predecessore si fosse accreditato come partner paritario della Germania, nel nostro devoto Paese - non importa quale sia la devozione - sono tutti inerti, rassegnati, ubbidienti, occasionalmente vocianti, ma poi ridanciani e qualunquisti. Anche le sparute pattuglie oppostive si rifanno ad un rito noto e rassicurante, anche se quella chiesa si è sciolta, ad una droga scaduta e inerte. Io, che non mi capacitavo della passività aggressiva che mi circonda, ora ho inteso: più li schiacci esaltandoli, più li coinvolgi in un modello comportamentale che non può che avvilirli, nella figurazione del tuo mondo al quale associarsi fantasticamente e subordinatamente nella realtà non percepita, ho deciso di assumere questo modello vincente e di farne strumento della mia influenza e dei miei interessi, convinto di trovare il favore necessario a realizzarli. Prima di tutto, mi attribuirò una radice storica lontana, vendibile mitologicamente, anche se so bene, per averne sentito parlare in famiglia, fra i soci e fra gli amici, che le occasioni nelle quali abbiamo realizzato i nostri fini contingenti sono recenti, incongrue, opportunistiche e rapinose. Mi sento, nel mio proposito, perfettamente in linea con la mitologia contemporanea che scava nei manipolabili contenuti culturali, anticandoli, mentre nella quasi totalità dei casi hanno avuto configurazione non più indietro del XVIII secolo, dopo il quale è stato tutto un susseguirsi di false solidarietà, colpi bassi, appropriazioni e tradimenti, fino a ristabilire temporanei equilibri, post bellici e ora post finanziari. Dopo poco più di sessant'anni, la Germania riunificata è tornata un'altra volta egemone in una piattaforma continentale nella quale la sua unica competitrice, demografica e militare, è tornata ad essere la Russia. Non è neppure originale la configurazione del nuovo Impero europeo, con un'Imperatrice, già attivista politica nella DDR e tanti feudatari riottosi, fra i quali, noi, potremmo rifarci a Brancaleone da Norcia. La nostra storia recente è stata completamente sovvertita. La Costituzione, frutto di un accordo fra gli scaturiti partiti silenti durante il regime e i comunisti che avevano impersonato quasi tutta la resistenza, è superata nei fatti. I suoi principi, non solo non sono applicati - avveniva anche prima - ma le sue regole sono state superate dalla prassi irriflessiva dell'economia di carta. La coesione, anche quella ufficiale, fra gli italiani è venuta meno. Sento quindi la necessità di scendere in politica, forte dei valori che mi sono stati trasmessi negli ultimi quattro anni. Il mio movimento si chiamerà Credem'a me!

lunedì 10 dicembre 2012

Sbalzi, sobbalzi, rimbalzi.

Lo spread è salito e i titoli bancari sono crollati. Tutto e solo perché Monti ha tratto le conseguenze dall'intemerata dello speaker di Berlusconi? Che cosa è cambiato da venerdì scorso ad oggi? Sono già peggiorati i fondamentali? E' vero che la borsa sconta in anticipo le flessioni e le crisi, così come i previsti rialzi, ma, allora, già da domani rimbalzerà, per poi fare lo jo jo, fino a che le prospettive non appariranno più speculative. Possono e devono, per questo, galleggiare le banche sistemiche, nella morta gora della tecnicalità professorale delle mummie accademiche e prefettizie, use ad una responsabilità europeista della quale, in Italia, non si è mai discusso e sulla quale non si è mai votato? A dire il vero, anche laddove l'adesione è stata ripetutamente respinta, senza che codesti Paesi cadessero nella recessione, i referendum sono stati riproposti, tormentosamnete, fino a che gli elettori, lavorati ai fianchi dalla propaganda, anche professorale, non accordavano una sparuta maggioranza di consensi ai proponenti e quest'ultima volta si imponeva su tutte le altre. Da questa sceneggiata pseudo democratica si evince come l'artificiosa creazione dell'euro sia stata prodotta a beneficio dei maggiori poteri industriali, commerciali e finanziari, costasse quel che doveva costare alle popolazioni, in un remake del classismo e dell'imperialismo continentale di cent'anni fa. Ormai, mentre la Grecia si svende, nei nostri ospedali le prescrizioni devono essere indirizzate alla farmacia interna, con preferenza per i prodotti meno costosi e meno efficaci, in maniera da veicolare la farmacopea a disposizione dei cittadini, verso l'appalto massivo alle strutture sanitarie, al minor costo. Una partita di giro fra lo Stato e il S.S.N. Come fra le diverse società di uno stesso gruppo, credem'a me. Ben venga, dunque, il cavaliere a scacciare le tarme dal tessuto, ormai inerte, della società italiana. Se gli scopi sono meschini, lo sono tanto quanto quelli degli acciliati o piangenti professori. Sulla Grecia, in liquidazione, si stanno allungando anche mani russe, in concorrenza con la Germania. Chissà se Berlusconi, amico di Putin, ci farà virare verso il mercato orientale?

domenica 9 dicembre 2012

Sottintesi.

Non trovo che ci sia niente di particolare nell 'intervenuta crisi di governo. Il demando ai tecnici era stata una forzatura, preceduta da critiche pedagogiche, da irrisioni pubbliche ( scambio di sorrisi Merkel-Sarkozi ) e da una lettera di intimazione, mai resa pubblica. I provvedimenti tecnici, si sono limitati ad aggredire i lavoratori e i pensionandi, con l'aggiunta di una manciata di tasse e di tagli. Le tasse, gli italiani ricchi non le vogliono pagare, mentre gli Enti pubblici vivono di sovvenzioni costanti e, a loro volta, non vogliono rinunciarvi. Fra Berlusconi e gli altri concorrenti politici, la differenza sostanziale consiste nel non essere il primo condizionato al ruolo per acquisire ricchezza e prestigio e nel non dover mascherare i suoi vizi da gaudente impenitente. Tutti gli altri, al di fuori di un'interminabile carriera pbublica, perderebbero di identità sociale. E' da questa potenziale frustrazione che derivano il moralismo, da un lato e la foga tassaiola, dall'altro, della sinistra e la frammentazione - fino all'individualismo - della destra, che "necessita", quindi, ai suoi fini, di un capitano d'azienda. Anche Berlusconi deve la sua fortuna televisiva all'appoggio concordato con i socialisti della Milano da bere e, lui e i suoi eredi, non intendono mettere a repentaglio quanto ha(nno) conseguito, spregiudicatamente e in poco tempo. L'unica evoluzione positiva della sua ennesima "discesa in campo" è il divorzio, che spero sia definitivo, dai fascisti, imbarcati in fretta e furia, la prima volta. Il personale, sedicente di sinistra, palesa la più assoluta ed impotente piaggeria, alla volontà di un'Entità padrona, ma per loro rassicuratrice, denominata Unione europea, che si è dimostrata, allo stato dei fatti, un Consiglio d'amministrazione nord-europeo. Durante la campagna elettorale ci si dimenticherà che la crisi sistemica dell'Europa minore, di cui facciamo parte, ha fatto crescere i pignoramenti e le esecuzioni immobiliari, che, per ora, in Italia, hanno messo per strada 46.000 famiglie. Più che l'ultimo, celebrato, terremoto. Ovviamente, le banche maggiori, impelagate in fenomeni di gigantismo, in rapporto ai quali si stanno dimostrando non all'altezza, speculano per pagare i dividendi alle Fondazioni, mentre le piccole lustrano i canini vampireschi dei loro proprietari. Berlusconi non è diverso dagli altri; come loro fa solo i suoi interessi. Anche l'Italia "unita", fra non molto avrebbe dovuto fare come la Grecia e cioè chiedere alla Germania un rifinanziamento delle proprie entità finanziarie. E in Grecia è in atto una "privatizzazione" degli asset nazionali più importanti di cui la Germania sarebbe la beneficiaria incontrastata se la Russia putiniana e i suoi oligarchi, non concorressero, a suon di valuta pregiata, a contrastare il Reich, per non farsi isolare nell'ambito di un'economia autarchica. Gli Americani, ovviamente, pur oberati di debiti con la Cina, non vedono di buon occhio la concorrenza del non normalizzato Orso russo, anche se l'Unione sovietica non c'è più. Queste sono le ragioni per cui, in altri tempi, le truppe sarebbero state concentrate ai confini ed oggi, invece, si compete sul piano finanziario, distruttivo quanto i bombardamenti e del riposizionamento geo-strategico di questi ultimi decenni, che non si limitano solo all'Europa. Iran, Medio oriente, Libia, Iraq, Kuwait, tutte tappe di un'ininterrotta catena del domino petrolifero, secondo le utilità del modello economico occidentale e del tutto estraneo alle necessità delle popolazioni coinvolte, in gran parte povere e arretrate che detengono l'alimento delle guerre. La Russia, dopo l'ubriacatura di Eltsin e la svendita di Gorbaciov, non ha aderito al modello politico ed economico vincente, si è rinserrata nel post comunismo oligarchico e ha ricominciato a competere, per ora, soprattutto economicamente, con lo storico rivale occidentale e soprattutto con la sua prospiciente piattaforma continentale, verso la quale ha aspirazioni egemoniche, come, d'altro canto, la Germania. Ha anzi reindividuato proprio nella Germania riunificata ed egemone nell'Unione europea, l'ostacolo principale alle sue aspirazioni. Sembra non essersi sbagliata. Paradigma della contesa appropriativa in atto è la diseredata Grecia , che deve "privatizzare" cioè vendere - vi ricorda, come a me, un'espressione della nostra storia recente? - in fretta ad investitori stranieri, secondo il criterio "cash", se la sua classe dirigente vuole mantenersi parassitariamente al potere. Contestualmente, si creano frizioni fra tre potenziali compratori della piattaforma commerciale dell'Egeo e della strategica "frangiflutti" , nei confronti della rinata potenza russa, che avanza in Europa attraverso l'acquisizione di squadre di calcio, partecipazioni influenti, forniture energetiche e che potrebbe costituire un crocevia per gasdotti vecchi e nuovi. Gli Americani non vorrebbero che mani russe si posassero su idrocarburi e infrastrutture. Anche i trasporti, infatti, potrebbero riservare profitti futuri e opportunità diversificate. Gli Stati Uniti vorrebbero escludere i Russi dal mercato, presente e futuro, di gas e idrocarburi, demandando ai buoni uffici della Germania, resasi "padrona" della Grecia, l'ingresso in loco di Exxon, Texaco e Mobil. Il lavoro sotterraneo su ciò che resta di una sovranità venduta, è intenso, mentre l'avidità globalista è ancora insoddisfatta. Al Pireo, da alcuni anni, si è insediata la Cosco Cina, una piattaforma logistica fra le più grandi del mondo, concessa da Karamanlis. I Tedeschi sono ossessivi nel reclamare rigore che affama e ammala la popolazione, ma sono altrettanto perentori nel sottolineare "l'indispensabilità" del loro know how; la Grecia, del resto, è già il principale importatore di prodotti tedeschi. I Bavaresi vorrebebro investire in Grecia nelle energie rinnovabili, nel turismo, nei rifiuti e nelle infrastrutture. Se ci riuscissero, potrebbero chiamarlo, alla fine, New deal. Quest'ultimo era lo scopo della contestatissima visita della Merkel ad Atene, fra fine estate e inizio autunno, con la giacchetta indossata durante la debacle della nazionale greca di football contro i teutonici. I Greci, mercanti da sempre, hanno cominciato a speculare su questi scoperti e conflittuali appetiti. Il taroccatore di bilanci statali e primo ministro fiduciario della troika e della Unione eurpea, il "conservatore" Samaras, ha detto: " la Grecia è una tripla intersezione fra il nord, il sud, l'est e l'ovest, tra Europa e Medio oriente. A noi (chi?) interessa solo chi offre di più. Solo questo ci può coinvolgere". Si può essere più puttane di così? In fondo, non ha rivelato nulla. da tempo, anche in Italia molti beni , una volta strategici, sono stati alienati, ad opera del centro-sinistra, mentre un'altra operazione, targata Prodi, che doveva portare i capitali italiani a colonizzare l'Europa, Unicredit, sta rincagnando, dimostrandosi inetta a gestire anche la fusione italiana con la Banca di Roma. Della bancona nazionale, Intesa, l'unico aspetto visbile è Passera al Governo e domani in politica, mentre i Monte Paschi frana, dopo secoli di territoriale primazia. Quando la Comit voleva comperare una banca statunitense, le fu obiettato che la sua natura di SPA, ma delle partecipazioni statali, la rendeva estranea alla sacralità del mercato, mentre la Telecom fu osteggiata in tutti i modi nelle sue incursioni europee e nord americane. Il know how italiano piace, ma solo nei termini di un'acquisizione e di una colonizzazione, che noi, anche per ragioni storiche, accettiamo supinamente. E' per questa politica che, le piccole e medie industrie nazionali che, invece, devono difendere con i denti la loro autonomia, stanno morendo, una dopo l'altra. C'è, inoltre, un rovescio della medaglia, in quest'Europa ( per limitarci a noi ) impegnata in una guerra non dichiarata per il predominio di privati interessi e di connessi splendori, non più nazionalistici, ma continentali, all'interno dei quali, le condizioni sociali si avviano a diventare sempre più e sempre più estensivamente faticose. Oltre al voltafaccia delle rappresentanze sociali, i belanti sindacati, tutti intenti a ritagliarsi uno strapuntino su cui assidere le chiappette contratte osserviamo il risorgere, come un tumore silente e mal curato, della galassia informale della contestazione, priva di approdi politici e, contestualmente, dei movimenti fascisti, tanto più inopinatamente aggressivi, dove la situazione sociale è più compromessa. Torniamo, all'uopo e per ora, in Grecia dove si è creata una alleanza operativa fra la polizia e Alba Dorata, per vessare gli immigrati, ma anche gli oppositori politici. La polizia, ovviamente, smentisce. Il partito fascista è il terzo, in Grecia, , nazione che ha visto scendere in piazza, in funzione di ordine pubblico l'Eurogendorf, la superpolizia europea. Se fosse vero quanto hanno dichiarato alcuni militanti dell'opposizione che hanno dichiarato di essere stati interrogati, ma anche intimiditi da funzionari di polizia di nazionalità non greca, che li avrebbe minacciati di fornire nomi, indirizzi e numeri di telefono ad Alba dorata, saremmo di fronte al segnale di una involuzione, particolare solo nelle forme non ancora note nella loro configurazione storica e fattuale, in gestazione, ma del tutto speculari ai sistemi autoritari nazionali, solo che adesso sembrano imposti, anche poliziescamente, a livello sovranazionale, nelle zone di crisi e sembrano valersi, per di più, del braccio violento dei fascismi resuscitati e protetti, almeno finchè serviranno. Alba Dorata, Casa Pound, in Italia, sono movimenti per alienati nazisticheggianti, ma dubito che lo siano per i loro vertici, o meglio, per i loro ispiratori.La loro presenza, i denari di cui dispongono per aprire sedi e svolgere azione di propaganda, sono un segno troppo brutto, perché si giustifichi il silenzio complice da cui sono circondati, se si pensa che, in Italia, si preconizza una formazione politica di cattolici clientelari e tradizionalisti ( Casini ) di fascisti, già della Casa delle libertà, ora randagi e di comitati montezemoliani, con a capo Monti, che in Italia e in Europa non rappresenta solo se stesso. In Grecia, Alba dorata, inneggia a Alfred Rosemberg, l'ideologo della razza ariana e propone una riforma dei calendari che faccia reiniziare tutto dalla nascita di Adolf Hitler. Sono provati i loro legami con l'italiano Ordine nuovo e con movimenti nazisti europei. Per i quartieri di Atene militanti e super squadroni della polizia pattugliano mischiati, offrendo una risposta politica e militare alla mancanza di speranze per il futuro del popolo greco. Via libera dunque, alle pattuglie Eurogendorf, ancora ignote in Italia e alle squadracce di Aba dorata, il primo partito nei ranghi della polizia e nelle carceri. E' un paradosso?

sabato 8 dicembre 2012

Tempi bastardi.

La centralinista, che, in Inghilterra, non aveva filtrato uno scherzo telefonico, riguardante la maternità di Kate, moglie di Williams e sorella di Pippa, si è suicidata. Non penso che c'entri il rimorso, quanto la massa d'improperi che si deve essere abbattuta su di lei, ad opera della Società telefonica per la quale lavorava ( o dell'amministrazione ospedaliera: prima telefonista, oggi infermiera ), del tutto priva del tradizionale humor britannico, che non è uso ai riguardi, neppure per le teste coronate. Troppo piccola è stata l'imprevidenza per essere sopportata; probabilmente, data la labilità della tutela del lavoro in Gran Bretagna, era stata anche licenziata. I suoi occasionali datori di lavoro - che evrebbero potuto scaricarla anche in occasione di una ristrutturzione - devono averla investita di contumelie per la cattiva immagine arrecata alla Società, che ora, per una inconscia categoria di archetipi, legati al potere, che sono alla base della tragedia greca, si sono alleati contro un'anima fragile e di ridottisime risorse. "Non le avevamo detto nulla, non era stata licenziata...ancora, ecc.". Non credo a una parola: aveva due figli piccoli anche lei, perché ignorarli, altrimenti, a beneficio di un regale nascituro? Ha fatto malissimo a uccidersi per una sciocchezza: si lotta sempre, per sé e per gli altri. Probabilmente era vittima dell'ambiente e delle sue ritualità meccaniche, del suo coalizzarsi momentaneo in rappresentazioni di psicodrammi vacui; non ci si uccide per tante tragedie vere, di fronte a situazioni insostenibili. Anziché esprimere una profonda tristezza, che credo sincera, i Principi avrebbero dovuto avere la sensibilità di far giungere alla proprietà ed all'interessata i sensi della loro neutralità e, perchè no, del proprio divertimento, presentendo che solo la malcapitata telefonista avrebbe fatto da capro espiatorio di una vicenda insignificante, usuale nel mondo dei media e, in fondo, stupida, che rende ancor più atroce la assurda sofferenza della piccola telefonista. Il Governo tecnico ha ricevuto gli otto giorni dal Sig. Berlusconi. In fondo, è vero, aveva fatto il suo tempo. Tutti i Governi agiscono per il contingente e, quindi, aggrediti il lavoro e le pensioni, che altro gli restava da fare? Impipparsi di accordi internazionali, di norme anti corruzione, invocate all'estero per tornare ad investire in Italia, rendere ineleggibile metà del "generone" berlusconiano e mettere di nuovo in pericolo le sue aziende, che accusano gravi flessioni se la famiglia proprietaria non è adeguatamente rappresentata e tutelata? Ecco che, senza perdersi in troppe spiegazioni, il Consiglio d'amministrazione della casa delle libertà, ha licenziato il manager ad obiettivo e ribadito chi è il padrone. Berlusconi, quasi ottantenne, torna in campo - lo fece anche Giolitti, prima del fascismo - a rappresentare una fetta significativa della società italiana, anche se non so se sarà ancora maggioritaria, per il bradisismo endemico della trasformistica società nazionale, ma certamente utile a salvaguardare ancora gli interessi della TV post craxiana. Poi, la successione si porrà anagraficamente. Ci mancherebbe solo Marina. Nel frattempo, come in una consumata compagine aziendale, l'Angelino d'occasione, interpreta ad horas ogni canovaccio gli venga suggerito, anche in patente contraddizione con quello di poche ore prima. Sono cose che succedono in pochi ambiti, credem'a me. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, la famigerata Fornero, faceva bene a piangere, a suo tempo. Continua infatti a ricevere messaggi minatori, uno dei quali ha riguardato anche la figlia. Sia lei, sia la rampolla, entrambe docenti universitarie - la discendente per indubbi meriti scientifici - continuano a ricevere le minacce di morte presso i loro uffici al Politecnico di Torino. Questo dovrebbe particolarmente inquietarle: il terrorismo italiano ha avuto e credo abbia, una valenza intellettuale - o, per gli spregiatori, intellettualistica; alberga cioè nelle Università e privilegia - si fa per dire - fra i suoi obiettivi, i maitre a penser, i professori che, spesso per mediocri aspirazioni e mediocrissimi privilegi, appaltano la loro tecnica ai politici, mettendo in bella copia e autenticando sul piano culturale, i provvedimenti - a prescindere - che i Governi vogliono assumere. In questo caso, c'è stata una temporanea identità fra le due figure. Fu così, per Marco Biagi, che effettivamente snaturò e destrutturò il lavoro, privandolo di ogni garanzia, per un possibile trasferimento presso l'Università di Bologna e non credo molto altro. Fu per questo che il Ministro Scajola, imperiale beneficiario di case ad opera di ignoti, lo definì un rompicoglioni. Forse, dal suo punto di vista, aveva qualche ragione. Quello dei terroristi è un romantico mondo di giustizieri dei principi violati e prostituiti che non ammettono che possano essere mercificati, mentre loro consumano in un attimo tutta la loro vita, mentre risultano giustificazionsiti, perdonano cattolicamente, la bieca materialità del peccato, lasciandone indenni i beneficiari immediati e mediati.

mercoledì 5 dicembre 2012

Primazie e priorità.

Il Governo ha restituito ad imprenditori corrotti la loro fabbrica di tumori, subordinando il provvedimento ad un libro dei sogni che riproporrà, fra due anni, gli stessi problemi, provocando nel frattempo, nuove insorgenze cancerogene nella straziata popolazione. Le madri dei bambini agonizzanti, hanno invitato le autorità a constatare di persone la condizione dei loro bambini, divorati dal cancro, mentre, con mentalità bocconiana, si è preferito tutelare la "libertà" d'impresa, prima che la salute pubblica, bypassando il precetto costituzionale per cui l'attività privata non può svolgersi in contrasto con l'interesse pubblico. Questa prepotenza indurrà la Magistratura a reagire con speciose contro manovre, delle quali ci si scandalizzerà, dimenticando il "casus belli" e la parzialità dell'esecutivo, che ha inteso tutelare, oltre che la colpevole proprietà, anche i sindacati complici e fiancheggiatori della sua predatoria politica e dell'inumazione dei diritti dei lavoratori, il primo dei quali rigurda la salute e che avevano addirittura promosso degli scioperi vandeani contro i giudici tarantini, dando prova di quanto labile sia, in Italia, il senso della legalità e di come sia palesemente subordinato alle cricche e alle camorrille, anche istituzionali. Il Presidente della repubblicca Napolitano non poteva concludere peggio il suo mandato, all'insegna del più consumato "realismo comunista", lo stesso che, temendo l'immaturità delle masse, consentì l'introduzione dei Patti lateranensi nella Costituzione repubblicana, amnistiò tutti i fascisti, approvò, fino al periodo berlingueriano, tutte le soperchierie dell'Unione sovietica, titubò - sempre per l'immaturità delle masse - nel sostenere il divorzio, fino a favorire il consolidamento del marchiano conflito di interessi berlusconiano, anche quando fu al Governo. Temeva che le masse si potessero risentire per la minor offertà di televisione gratuita. Contattato ripetutamente, personalmente e per interposta persona, da un indagato nelll'ambito della trattativa fra lo Stato e la Mafia - che dello Stato fa parte - non ha trovato di meglio che stracciarsi le vesti, invocare la sacralità del ruolo, a beneficio dei suoi successori, che, evidentemente, ritiene debbano essere liberi di comportarsi discrezionalmente, anche in spregio della Legge. Il Presidente-Monarca, anche negli atteggiamenti e nel portamento, ha costretto la Corte costituzionale a pronuncirsi politicamente, a sua personale salvagurdia. Il comunista Napolitano - come ogni marxista - considera la legge solamente una sovrastruttura e si è comportato di conseguenza, lacerando, anzichè le sue, di vesti, quella che ricopriva, pur sdrucita, la credibilità di istituzioni malmentose e colluse, nelle quali non alberga, a rischio di ostracismo e persecuzione, nessun sincero e disinteressato servitore civile.

L'alimento della libertà.

Scontri sempre più violenti, a Il Cairo, fra gli squadristi del Presidente Morsi, che abbattono le tende nelle quali si sono accampati i centomila manifestanti del giorno prima, la polizia, ovviamente filo governativa, e i più agguerriti, giovani ed energici fra i laici, che vogliono la rimozione del Fratello musulmano, che ha preso inopinatamente il ruolo di Mubarak e proclamato la sua infallibilità ed insindacabilità. Forse pensa di essere Napolitano. I miliziani di Morsi si sono comportati come i fascisti di domestica memoria, aggredendo a frotte e per bande gli oppositori, per consentire al loro Presidente di rientrare a palazzo, dal quale, ieri, era vilmente fuggito. Al Jazeera cita già due morti. Ma la democrazia non può che cercare di insinuarsi nelle coscienze e nei costumi che così: non corrisponde alla conquista della libertà, la mediazione, la medietà e la mediocrità. E' su questo fronte che si qualificano le persone, anche se il processo, essendo complesso e contraddittorio, sarà lungo. La volontà americana ed israeliana di ammodernare il "loro piccolo figlio di puttana" e di farsene strumento per imbrigliare l'autorità palestinese di Hamas, nella striscia di Gaza, sta fallendo. Forse dovranno tornare ai vecchi, cari metodi dittatoriali, di poco tempo fa. Ma il seme gettato, germina e germinerà comunque e questa è una buona notizia.

lunedì 3 dicembre 2012

Come è potuto succedere?

Luttuoso evento al Credito Emiliano. Dopo una trascurata avvisaglia mattutina, al pomeriggio siamo precipitati nell'approsimmazione e, per una sola volta, la prima, nella stasi operativa. Pare che le linee fossero intasate da troppi F24. Le nostre procedure, calibrate sul minor costo possibile, non prevedevano un afflusso fiscale di questa entità. E' un pessimo sintomo circa la tenuta del nostro sistema. A sinistro in corso, i malcapitati contribuenti sostano, appoggiati al banco della modulistica, mentre nuovi avventori si avventano per poi tentare di insinuarsi, come se fossero spinti da un'urgente necessità. Stavolta, mi sovviene di paragonare la nostra condizione a quella delle sottostimate etére dei vechi casini, in realtà povere ragazze, che erano sottoposte ad un regolamento "regio", che inibiva loro di selezionare i propri clienti, di instaurare con loro rapporti di simpatia o di antipatia e non stabiliva neppure limiti numerici, al di loro utilizzo, demandando alla libera impresa quelli temporali, ai quali si applicavano tariffe differenziate. Analogie parziali, ma ricorrenti, credem'a me, in ogni attività economica speculativa, quale che ne sia il settore merceologico. Il vestibolo assomiglia, or più, ad un ambulatorio della mutua. La delusione è profonda, lo scoramento cresce, non mancano atteggiamenti da gaglioffi. Un giocatore che di dostoevskiJano non ha niente, con amministratore liberty al seguito, caracolla come un cow boy, lungo l'ambito cerimoniale interno, una piccola via dei Fori imperiali di Gae Aulenti, polivalente, ora utilizzato per privati sculettamenti o portamentali sfilate, da ripetersi quotidianamente, nel tacchettio frivolo e premuroso dei devoti famigli. Chi aveva rimandato il pagamento di una cambiale affidandosi alla deroga della scadenza festiva, si rammarica tardivamente come una delle vergini della lampada. Purtroppo, però, resistono..le scadenze sono ormai ultimative, o così le vivono loro e i loro creditori. Sbuffando e dondolando come il beagle Mel, vestito di un maglioncino bucherellato, un commerciante pignorato, incurante dell'evidente empasse della situazione, supera d'impeto la fila e, affannato e ansimante, chiede conferma di quanto ha ormai interiorizzato: addio bonifico con la pistola alla tempia, addio assegno circolare da recare personalmente allo Studio che amministra il suo dissesto. I negozianti, core business nostro, attendono di versare l'incasso quotidiano, per restare in prossimità del fido. I Sacerdoti del Tempio, allargano sconsolati le braccia: "Dio ci ha abbandonati, ma se(voi) sarete ravveduti e operosi tornerà con noi". Non potranno, velleitari, tentare ancora di ottenere un libretto di assegni, come se non gli avessimo messo dieci blocchi, generici e specifici. C'è chi si informa, esce..rientra, cerca di utilizzare il tempo e coltiva la speranza di una ripresa, scandagliando ogni opportunità di utilizzo delle tarpate potenzialità creditizie...anela, dispera, eppur confida. Si tenta, infine, di ottenere l' assoluzione, confessandosi al Gestore: "vorrei, ma non posso". "Vai pure, figliolo/a , ma domani portami l'uno e l'altro, non farti distrarre lungo la strada, nessuna manchevolezza tecnica ti esimerà dalla tua schiavitù da debito. Per non aver voluto lavorare alle altrui dipendenze, sarai sempre nostro/a". Gli ultimi venuti, col viso appoggiato sul palmo della mano, meditano sulla vanità degli scopi, sulla natura del tempo e, prolungandosi l'attesa, sulla vita stessa. Chi non aveva compilato la distinta, china il capo e si accinge all'opera, altri se la fanno compilare dai loro platformisti che chiedono in loro vece: "siamo fermi?" "C'è speranza?", chiede il pignorato. La task force annuncia che stiamo ripartendo. Ha resistito solo il giocatore, uso agli incerti della fortuna, nell'immanenza dell'esistenza che dal gioco non può esimersi. Forse, di tutti noi, non è neppure il peggiore.

venerdì 30 novembre 2012

L'opera da tre soldi.

750 euro di riconoscimento economico per 25 anni di servizio=30 euro all'anno. Non sono riusciti a licenziarlo, quando ci hanno vergognosamente provato, per sbarazzarsi di un tutelato di legge e lo dileggiano così, in carta pergamenata riciclata. Eppure, nei lazzi dei frustratissimi colleghi, non si è saputo rilevare altro che le sue assenze, ergo, il "vantaggio" che la sua condizione ha comportato per lui, rispetto alla loro. Lavorare, come dei servitori al Credem'a me contempla una perdita secca, nel corso della vita lavorativa, di 20.000 euro, pari alla somma standard del premio di fedeltà venticinquennale, trentennale o trentacinquennale, divenuto prassi dei Contratti integrativi aziendale di tutte le altre banche e banchette. Dimenticavo, al Credem'a me, il contratto aziendale è individuale e pattizio. Lavorare, come delle trottole, senza scopo e senza obiettivo che non sia una continua reiterazione del volano dei profitti, dentro il quale la fatica, anche fisica, è solamente l'elemento catalizzatore, comporta dei riconoscimenti economici, esclusivamente per la combriccola azionaria tradizionale, di una provincia che, con padroni di questa meschinità, è stata la punta di diamante, pur così piccola, dell'insurrezionismo storico emiliano ed italiano e che deve solo ad una sperimentata amministrazione una buona distribuzione del reddito prodotto, mentre ai poveri operai della Vigna, che non berranno il vino, è solo e sempre ammannita una retorica del successo e dell'eccellenza del risultato prodotto. Questi poveracci non prendono e non prenderanno mai il Premio di Rendimento e il Premio di Produttività, stimabile, su basi medie, in 6.000 euro all'anno. Forse non prenderò più, quello ereditato da Unicredit-Banca di Roma, neanch'io, ma ne ho goduto, senza tentativi di scippo, per ventotto anni. Siamo i primi, nessuno è come noi!! Noi chi? Eppure, sostanzialmente in nero e proporzionalmente a quanto riescono a spremere alle maestranze, pur travestite, ma sempre di rango inferiore e diverso, non manca chi si vende. E' da questa razza degenerata di persone, di aridi sentimenti e di materialistica sensibilità, che viene contagiata la piccola borghesia impiegatizia, che trascina la sua vita ai limiti della più essenziale amministrazione familiare e che, proprio da questa condizione, trae le sue autogiustificazioni morali. Eppure, sostanzialmente in nero, tanti si vendono, nel mercato ristretto delle infatuazioni carrieristiche, di una maggior larghezza di possibilità, contraddette dalla fatica e dallo stress imposti con calcolato egoismo. Questi Paria, senza patria, provengono quasi tutti da dismissioni di altre aziende di credito o si sono fatti suggestionare da un ingaggio superiore e da un buon inquadramento ( riservato esclusivamente ai già Quadri direttivi ) e si trovano ora a sovrintendere a mercati e punti di vendita, dopo aver servito a domicilio aziende cittadine e del territorio, pedibus calcantibus, per risparmiare sui mezzi propri. Per questo, pur avendo un orario di massima e consentendosi alla mattina una levata più confortevole, invecchiano in azienda, misurando le forze calanti col progredire dell'età. Eppure, sotto l'egida spirituale del Cappellano aziendale, si spogliano delle loro facoltà legali, con private denudazioni ed abbandono delle mansioni superiori, per indossare, in fine di carriera, il saio del francescano cassiere, dividendosi, talvolta, fra due diverse aree organizzative. Eppure, nessuno denuncia, nessuno protesta. Si dice che qualcuno ci abbia provato dopo aver dato le dimissioni che, essendo rallentate moltissimo in questi tempi di mercato commissariato ( alla faccia della libertà d'impresa ) provocano sussulti di egoismo negli apparentati azionisti del Credem'a me e nei loro picadores, i cui benefits sono proporzionali allo sfruttamento degli amministrati, sguinzagliati a tener riunioni carbonare, cioè dopo l'imbrunire. I tardivi pentiti del sistema evasivo dei contributi - su quello delle tasse si è ripetuto, sottolineando di averlo già fatto ripetutamente, l'Adolfo reggiano, dopo che sono state bannate, ad opera di alcuni, ma non di tutti, le mie pubbliche repliche e dimostrando, a prescindere, di essere non solo un arrogante, ma anche una persona di non eccelso intelletto, che si rivolge, inconsciamente, agli azionisti mentre propone le sue tesi ai lavoratori normalizzati, come se non si fosse trattato di volgare evasione -, speravano, nella loro plebea bulimia, di recuperare qualcosa in sede di diritto, ma, giustamente, il "ravvedimento" non operoso non sarebbe stato utile a sancire un cambiamento stabile nei comportamenti dell'imprenditore e dei suoi poveri manutengoli e il giudice, nei termini e nei modi proposti, non li ha accontentati, perché , Credem'a me, avevano, consensualmente, violato la legge. La Banca d'Italia, nell'ultima ispezione istituzionale presso il Credem'a me, ha rilevato come "non si giustifichi più la ridottissima e ristrettissima "reggianità" della proprietà che, oltre a due ( su quattro ) rampolli di Achille Maramotti, comprende altri 138 soci "forti" e 3.000 "piccoli" azionisti, tutti reggiani o di origine reggiana. Oltretutto, questi provinciali, se non avessero avuto bisogno di acquistare la Banca Euromobiliare, per specifiche evasive operazioni, non sarebbero stati neppure trascinati in Borsa da quest'ultima che vi era già quotata. Il Credem'a me non è entrata nelle "blue chips", per i suoi numeri, effettivamente eccellenti, ma riservati solo alla combriccola azionaria, per il limitatissimo flottante, che ne impedisce l'altrimenti agevole acquisizione. Qualche servatorucolo abituato, ne sono certo, si sente "tutelato" da questa ulteriore anomalia che pone il Credem'a me nell'ambito della entità non bancarie, se non formalisticamente, mentre il fortino protegge solo, oltre ai proprietari, gli ammanicati componenti della coorte. Non credere, o popolo alla banca meritocratica. La tua è una banca clientelare all'ennesima potenza, un Viagra per pochi intimi. Una banca, ormai nazionale, dovrebbe aprirsi alla managerialità multietnica ed a regole contrattuali che l'A.B.I. sottoscrive anche per suo conto, alle prassi sindacali mutilaterali, anche se, possibilmente, unitarie, che, i tribunali continuano a sancire nonostante un attacco che il Credem'a me ha anticipato di generazioni, restando immobile e ristretto nei suoi usi padronali. Una banca con i numeri del Credem'a me dovrebbe uniformarsi ai criteri retributivi vigenti in tutti gli altri Istituiti di credito - se non fosse un Privé - rispetto ai quali, costituisce una realtà anomala e unica. In essa, le quiete maestranze che, se scioperassero, sciopererebbero anche contro l'affidata e affidataria clientela, si impettiscono in un ruolo immaginario, dentro un dedalo di acronimi. Se si trovassero ad operare nell'ambito di organizzazioni aziendali complesse e mastodontiche, soffrirebbero dell'improvviso anonimato, protetti, invece, dal quale, potrebbero godere di carichi e ritmi di lavoro rispettosi del loro decoro, guadagnerebbero di più, non dovrebbero preoccuparsi di comunicare se sono in coma al disciplinatore dei luoghi vacanti, avrebbero degli orari di lavoro, degli straordinari da recuperare o farsi retribuire, un inquadramento con dei compiti specifici, dei criteri condivisi fra le parti riguardo alla vita aziendale ed ai provvedimenti disciplinari. Smetterebbero di riunirsi, al solo scopo di farsi indottrinare, dopo una faticosa giornata. Avrebbero una rappresentanza sindacale da scegliere e, attraverso le assemblee e il volantinaggio, gli scioperi e, soprattutto, il contatto costante con i propri rappresentanti eletti, darebbero un senso, anche per sé, alla loro opera. Non sarebbero più un mero strumento della proprietà. Bisogna purtroppo notare come questo costume, che pur sopravvive, si sia attenuato anche nelle altre banche e che l'affievolirsi dei diritti e della loro proposizione ha provocato, in parte, il declino di un modello contrattuale molto evoluto che è regredito in forme produttivistiche, meschinamente reddituali, riducendo all'osso la natura principale del Credito: il servizio. Nonostante ciò, il Credem'a me, che non è una banca, ma un Cenacolo nel quale le maestranze sono dei famigli domestici e sono i servi della associata clientela, si è sempre estraniato e si estrania, da ogni prassi e pratica bancaria, da ogni forma, anche strumentale, di solidarietà di sistema, tanto che non aderisce neppure al Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito degli esodati o differiti previdenziali che preferisce levarsi di torno con accordi privati individuali, tanto poco trasparenti, quanto, conseguentemente, poco garantiti. Fuori dai suoi canoni, funzionali e subordinati ai suoi interessi, il Credem'a me non conosce regole comuni e, proprio per questo, può valersi dell'appiattimento e dell'invidiosa testimonianza dei suoi ablati subordinati, perché anche la schiavitù, per chi non è avvezzo a cavarsela da solo, può rappresentare un rifugio

martedì 27 novembre 2012

Quando l'ipocrisia non serve più.

La proprietà dell'ILVA di Taranto, che per trent'anni, consapevole, ha raccolto profitti e seminato tumori in una percentuale superiore di un terzo a quella nazionale, ha reagito alle incriminazioni dell'erede di tanta ricchezza ed a quella del collateralismo amministrativo, politico e finanche spirituale, con il contributo, per l'ordine "costituito" di un poliziotto, con la serrata, che la Costituzione espressamente vieta, a differenza dello sciopero, avendo individuato in questo atto, ricattatorio ed intimidatorio, uno degli strumenti più violenti della proprietà. Sfavilla che, privati del loro meccanismo accumulatorio e senza complicità, aiuti pubblici, sconti e favori, la fulgida proprietà che ha dato da mangiare companatico inquinato alle sempre numerose maestranze ai cancelli, non sa, non può, non vuole pagare di tasca sua, una parte di quanto impropriamente e, in questo caso anche criminalmente accumulato. La figura del prefetto Ferrante, candidato del Centro sinistra alle elezioni comunali di Milano, appena andato in pensione dalla sua carica pubblica e sconfitto dalla Moratti e subito riciclato all'ILVA, spicca come una figura di vetusto mercante in un quadro di Bruegel. A compattare in una formazione monolitica, proprio chi è sempre pronto a piombare come un avvoltoio sulle difficoltà altrui, è stato necessario un atto dovuto di un'entità che in questo caso ha saputo essere super partes, nella tutela delle condizioni di vivibilità. Eccoli, dunque, attraverso la reazione ufficiale della Confindustria, non vergognosa di prendere le parti di simili malfattori - troppi altri ce ne sono - e del suo quotidiano tecnico, che sono insorti contro i Giudici di tutti, quindi non i loro, nel nome della "libertà" d'impresa che, se fosse questa - e purtroppo lo è - non meriterebbe menzione, né considerazione. L'accozzaglia imprenditoriale italiana non è in grado di affrontare nessuna crisi senza cancellare leggi e contratti, oltreché senza evadere le imposte. Del resto questo è il senso del patto sulla produttività del quale le composite e confuse rappresentanze politiche, sindacali e sociali che hanno prestato il loro consenso, dato che il loro contributo non è stato richiesto, costituiscono l'amalgama fluido, impegnato in parziali e continue modificazioni camaleontiche d'aspetto che ne permette, trasversalmente, come si suol dire, il mantenimento. Venisse meno la palude, da quella parte, del privilegio irresponsabile e insensibile, ci si potrebbe aspettare ogni possibile prepotenza, se non riuscisse a trovare accordi mediatori e diluitori. Di fronte a questi molluschi morali, non per loro valore, ma solo perché di fronte alla disoccupazione, sta la coscienza che in questo momento e per ora, hanno acquisito le maestranze dell'ILVA. Non la coscienza civile: a quella buona parte di loro, fomentati attraverso scioperi vandeani, avrebbe abdicato per quella vita temporalmente possibile, alle condizioni, che il padrone riteneva confacenti ai suoi profitti. Sulla dignità civile devono continuare a vegliare i giureconsulti di Taranto, che sono stati i soli, fino ad ora, a fare chiarezza nei miasmi cittadini e verso i quali non va rivolta nessuna accusa impropria. Hanno adempiuto al loro dovere, nell'ambito delle loro competenze. Non è sul loro fronte che è mancata la responsabilità...verso il bene comune.

domenica 25 novembre 2012

Stagioni.

La primavera egiziana ritorna in piazza dopo l'autoattribuzione di infallibilità del Fratello( mussulmano ) Morsi, che, valendosi della comune affiliazione con Hamas, ha ottenuto e garantito la tregua fra lo Stato di Israele e i miliziani e ha ricevuto, come Mubarak, l'alto patrocinio degli Stati Uniti. Il rischio di un'ulteriore involuzione è reale per la presenza fra i dimostranti di gruppi confessionali, ma, considerato che sono appena usciti da una trentennale dittatura, se i manifestanti non demorderanno, è possibile che gli Egiziani si possano progressivamente abituare alla democrazia, che non è un punto di arrivo, una volta per tutte, ma un continuo cammino.

sabato 24 novembre 2012

Declinazioni.

Da tempo, anche se ce la cantiamo, suoniamo e balliamo fra di noi, abbiamo abbandonato le velleità competitive sulla tipologia e sulla qualità dei prodotti e abbiamo puntato tutto sul basso costo del lavoro, che, conseguentemente, si è rivelato monocorde e schematico. Per poter competere efficacemente sui costi, dobbiamo riferirci a quelle realtà dell'imitazione asiatica o alle retribuzioni e agli orari di quei paesi che sperimentano l'economia post bellica, dopo una sconfitta. Le condizioni che la FIAT ha imposto agli operai serbi della ex Zastava sono le stesse che ha spuntato a Pomigliano D'Arco. L'unica differenza è costituita dagli stipendi, sui 1.200,00 euro, contro i 300 dei fieri cetnici, costretti allo sfruttamento. Ma i ritmi e i tempi del lavoro tayloriani sono gli stessi che, nel Gruppo FIAT nazionale si ammortizzano con la cassa integrazione, la scarsezza delle maestranze e gli straordinari non pagati, essendo venuta meno la vigilanza della CGIL, espulsa dalle fabbriche. Nel mondo dei servizi, la gara è al maggior servilismo verso i reddituari timorosi dello spread e verso gli scarsi avventori delle rivendite, talvolta serviti a domicilio. Se possibile, si cerca di fidelizzarli con tessere, sconti dichiarati, che devono comunque comprendere un surplus per il venditore, con i budget meschini che comprendono un lauto guadagno per la piccola coorte dei proprietari e una stentata retribuzione per i promotori alle vendite. Ci sono ambiti e ambienti che, proprio perché non legati strettamente e direttamente alla produzione, sono più irretibili nella tela del ragno padronale; nelle banche, in particolare, anche se molto declassate in professionalità, retribuzioni e livello contrattuale, si riesce ancora a far indossare una livrea ideale a un numero grottesco di persone. Il lavoratore dipendente odierno e lo schiavo antico sono, in ordine inverso l'espressione dell'evoluzione Smithiana e Malthusiana, nei rapporti di produzione. Per comodità d'esposizione, li chiamerò d'ora innanzi, il padrone e lo schiavo. Il padrone e lo schiavo sono uniti da un bisogno economico reciproco che tuttavia non affranca lo schiavo perché, nel rapporto fra padrone e schiavo, il padrone "non pone" il bisogno che ha dell'Altro; egli ha il potere di soddisfare questo desiderio e non ne fa oggetto di mediazione. Viceversa, lo schiavo, nel suo stato di dipendenza, per speranza o per paura, interiorizza il bisogno che ha del padrone. Anche se l'urgenza del bisogno fosse pari in ambedue, tornerebbe sempre a favore dell'oppressore verso l'oppresso. Rifiutare di essere l'Altro, rifiutargli la complicità, significherebbe rinunciare a tutti i vantaggi che porta con sé l'alleanza con la casta superiore. Il "sovrano" proteggerà materialmente lo schiavo e ne "giustificherà" l'esistenza. Certi polpettoni sindacali attuali, rappresentano, in termini demandati e mediatori, il ping pong servo-padrone. Sottraendosi al rischio economico, lo schiavo scansa il rischio, per lui metafisico, di una libertà che deve creare i propri fini senza il concorso altrui. In realtà, ogni individuo, oltre all'esigenza di affermarsi come soggetto, che è una esigenza etica, porta in sé la tentazione di fuggire la propria libertà e di tramutarsi in "cosa"; è un cammino nefasto, perché passivo, alienato, perduto, in cui l'individuo entra nel gioco di volontà estranee, è scisso dalla propria trascendenza, spogliato di ogni valore. Ma è un cammino agevole; si evita così l'angoscia e la tensione di una esistenza autenticamente vissuta.

venerdì 23 novembre 2012

Le buone ragioni.

Questa settimana mi hanno particolarmente colpito tre fatti, apparentemente scollegati, che invece fotografano, secondo me, una uniforme realtà umana. Il cappellano del carcere di Opera si era fatto, da anni, un harem di giovani detenuti extracomunitari, in cambio di piccoli beni di conforto e del conforto dei suoi buoni uffici per farli uscire prima o temporaneamente dal gabbio. Al subdolo delegato ecclesiastico deve esser sembrato conforme che i beneficiari gli ricambiassero il conforto, anche con pratiche rapide, che consumava nel suo ufficio a miracolo avvenuto, influenzandoli circa o, forse, detenendo un effettivo potere di modifica dei provvedimenti che costituivano per i malcapitati l'alternativa fra beneficio o vendetta. Poi, sotto ricatto, liberati dalla galera, ma non affrancati dalla schiavitù nei suoi confronti, li ospitava in casa sua per continuare ad abusarne. La pratica utilitaristica che sfruttava la costrizione degli oggetti potenziali di una modifica esistenziale molto parziale, li affossava nell'umiliazione di una scelta che non pareva frutto di una violenza, solo perché non era fisica, ma squisitamente morale. L'evoluzione del fenomeno, diffusissimo nelle carceri, come anche il cappellano certamente sapeva, fin nei dettagli, attraverso le confessioni, si fondava sulla pervicace riconferma della sopraffazione, quale unica e ricorrente espressione del potere, anche quello che si ammanta di carità. L'ebreo Mimun,nel suo telegiornale ci ha fatto sentire uno spezzone di predica ai detenuti del loro Torquemada, nel quale lo si sentiva affermare "che siamo tutti qui per espiare il nostro peccato, quel peccato di cui tutti siamo vittime e protagonisti e che ci rende uguali come uomini". Interessante l'esegesi del testo, al quale, forse, l'ecclesiastico aderiva, in cuor suo, sinceramente. E' la sovrastruttura morale, culturale e interpretativa a rendere ambigue le parole. La seconda riguarda il trattamento che due poliziotti in borghese hanno riservato ad un ambulante motorizzato che non si era scostato prontamente alla loro intimazione di farsi da parte per farli passare. La fretta non doveva essere eccessiva se hanno avuto il tempo di rincantonarlo, tumefarlo di pugni, fino a farlo svenire, per poi sbatterlo contro il guard rail, non appena si è ripreso e prima di continuare il loro viaggio. Per fortuna, un altro automobilista ha annotato la targa dell'auto civile con la quale si travisavano e ha fatto denuncia, provocando l'identificazione dei responsabili da parte di altri poliziotti, sarebbe potuto avvenire anche a parti invertite. Il testimone, lo avrebbe fatto anche se avesse assistito alla stessa scena, interpretata da uomini in divisa, scesi da una auto ufficiale? Ovviamente, è stata addotta la delicatezza della missione in corso, che l'impudente si era permesso di rallentare e che, per questo, lo aveva visto pestato secondo gli usi e i costumi tipici della malavita. Chissà qual'è la loro sensibilità verso i manifestanti quando sono in servizio di ordine pubblico? Il terzo riguarda la sottoscrizione parziale del testo proposto dal Governo e chiamato "patto di produttività". Già dall'intestazione si evince che non si tratta di un contratto, di una norma obbligatoria per i sottoscrittori, ma di un compromesso fra due parti, l'impresa e il sindacato, a scapito dei lavoratori. Questo accordo, infatti, chiede a chi lavora, ancora più orario in cambio di ancor meno salario, perché, è elementare, se aumenta l'orario di attività in rapporto ad un'invarianza di retribuzione, il valore del lavoro viene diminuito, svilito e solo la propaganda conquistatrice può avere l'impudenza, nel silenzio delle controparti ormai associate al sistema, di affermarlo. Il motivo di questa illogicità non può che risiedere, coerentemente, nella stessa ragione, per la quale, conosciamo oggi e di colpo, un feroce sistema pensionistico, la massima flessibilità del lavoro, i più brutali tagli all'istruzione pubblica e allo stato sociale e la pretesa che tutto questo sia solo l'inizio e che i successori dell'attuale compagine "tecnica" - probabilmente di centro-sinistra - procedano sulla stessa falsariga. Ne consegue: se l'Italia deve sottostare ai drastici vincoli dei patti di stabilità europea, che non compromettono l'equilibrio dei Paesi del nord Europa, né migliorano l'empirico e classista sistema inglese, della banche, della finanza mistificatrice dell'evasione fiscale, della moneta unica artificiale, dei Governi conservatori, se il sistema delle imprese vuole incrementare i margini di profitto, nonostante la crisi, allora è chiaro che l'unica leva che rimane, l'unica reale flessibilità , è quella che riviene dal supersfruttamento del lavoro. Queste macro evoluzioni del sistema si ammantano di ufficialità fascinosa, di dottrine elaborate da chissà quali intelligenze e competenze e, invece, sono la copia, neanche bella, della propaganda familistica della mia aziendina di pianura, tradiscono la famelicità appropriativa di piccole e grandi dinastie della "roba". Tutto questo non ha nulla a che fare con la difesa dell'occupazione, ma solo con quella dei profitti. Anzi, la disoccupazione, quanto più selettivamente estesa, è indispensabile per cercare di indurre i lavoratori a piegarsi al supersfruttamento. La disoccupazione, che è la sotto occupazione di chi lavora, deve rimanere e crescere, altrimenti il modello non funziona, come testimonia da sempre l'andamento ambivalente delle borse valori. A tal fine, il Governo mette a disposizione la riduzione delle tasse, Leviatano del padrone, che, per altro, provvede con tutti i mezzi ad evaderle da sé, solo per il salario flessibile. Mentre alla maggioranza dei lavoratori viene calata la paga, una minoranza può mantenere il potere e, attraverso di esso, continuare ad arricchirsi e a rendere ancor pià coeso il collante del potere stesso. Se solo i lavoratori, anche quelli che presumono di essere i più acculturati, sapessero esercitare una critica, non difficile, ai provvedimenti univoci ed uniformi che si succedono, saprebbero individuare le modalità, in una forma o nell'altra, della loro depredazione e l'applicazione preventiva del modello da parte dei loro padroni-imprenditori. Si configura un modello di selezione sociale, con non sfumati contorni eugenetici. E' la risposta demistificata di Monti e degli interessi classisti che rappresenta, interessi che impongono una svalutazione sociale del lavoro sempre più brutale e, mano a mano che viene accettata, palese. Questo apparato sociale che presto prenderà o - spero - tenterà solo di prendere le forme della reazione revanchista più tradizionale, si appoggia su di un sistema corporativo di caste e di interessi, burocraticamente organizzati. Tutto il sistema delle imprese, comprese naturalmente le cooperative e le aziende strettamente legate al Partito democratico, ha sottoscritto subito e con mal celato entusiamo, il testo. Tra i sindacati, i firmatari sono tutti coloro che hanno già sottoscritto le stesse condizioni alla FIAT, ricevendone in cambio la facoltà di sopravvivere, protetti dal padrone, ma cambiando natura. Non è avvenuto solo alla FIAT. La CGIl, che non ha sottoscritto ancora l'accordo, ma annaspando in un mare di contraddizioni e di incertezza, non ha ancora costituito un'alternativa al cedimento differito, che non esclude, anche se, ovviamente, non lo dichiara. Tante volte vi ha ceduto e vi ha acceduto, anche nel recente passato, ingannando coloro che in buona fede avevano aderito alle sue manifestazioni. Il bivio dei contratti è lo stesso della politica. La pseudo sinistra trasformistica ha già deciso di far finta di voler "superare" Monti, mentre continua a sottoscrivere tutti gli impegni assunti dall'attuale Governo. Solo i gonzi possono illudersi che interessi in alternativa possano convivere, senza subordinarsi a quelli più forti. Per tutti gli altri, si tratta solo di impotenza, all'interno delle strutture nelle quali si sono ormai accomodati o aspirano ad accomodarsi e di ipocrisia. Sul futuro non mi spendo. I soggetti sono fisiognomicamente trasfigurati e, forse, originali. La crisi indotta e coltivata, ha prodotto delle soggettività che prima non si manifestavano. Anche se non ne conosco i connotati, che sono anch'essi in gestazione, sono con loro con tutto il cuore.