mercoledì 5 dicembre 2012

Primazie e priorità.

Il Governo ha restituito ad imprenditori corrotti la loro fabbrica di tumori, subordinando il provvedimento ad un libro dei sogni che riproporrà, fra due anni, gli stessi problemi, provocando nel frattempo, nuove insorgenze cancerogene nella straziata popolazione. Le madri dei bambini agonizzanti, hanno invitato le autorità a constatare di persone la condizione dei loro bambini, divorati dal cancro, mentre, con mentalità bocconiana, si è preferito tutelare la "libertà" d'impresa, prima che la salute pubblica, bypassando il precetto costituzionale per cui l'attività privata non può svolgersi in contrasto con l'interesse pubblico. Questa prepotenza indurrà la Magistratura a reagire con speciose contro manovre, delle quali ci si scandalizzerà, dimenticando il "casus belli" e la parzialità dell'esecutivo, che ha inteso tutelare, oltre che la colpevole proprietà, anche i sindacati complici e fiancheggiatori della sua predatoria politica e dell'inumazione dei diritti dei lavoratori, il primo dei quali rigurda la salute e che avevano addirittura promosso degli scioperi vandeani contro i giudici tarantini, dando prova di quanto labile sia, in Italia, il senso della legalità e di come sia palesemente subordinato alle cricche e alle camorrille, anche istituzionali. Il Presidente della repubblicca Napolitano non poteva concludere peggio il suo mandato, all'insegna del più consumato "realismo comunista", lo stesso che, temendo l'immaturità delle masse, consentì l'introduzione dei Patti lateranensi nella Costituzione repubblicana, amnistiò tutti i fascisti, approvò, fino al periodo berlingueriano, tutte le soperchierie dell'Unione sovietica, titubò - sempre per l'immaturità delle masse - nel sostenere il divorzio, fino a favorire il consolidamento del marchiano conflito di interessi berlusconiano, anche quando fu al Governo. Temeva che le masse si potessero risentire per la minor offertà di televisione gratuita. Contattato ripetutamente, personalmente e per interposta persona, da un indagato nelll'ambito della trattativa fra lo Stato e la Mafia - che dello Stato fa parte - non ha trovato di meglio che stracciarsi le vesti, invocare la sacralità del ruolo, a beneficio dei suoi successori, che, evidentemente, ritiene debbano essere liberi di comportarsi discrezionalmente, anche in spregio della Legge. Il Presidente-Monarca, anche negli atteggiamenti e nel portamento, ha costretto la Corte costituzionale a pronuncirsi politicamente, a sua personale salvagurdia. Il comunista Napolitano - come ogni marxista - considera la legge solamente una sovrastruttura e si è comportato di conseguenza, lacerando, anzichè le sue, di vesti, quella che ricopriva, pur sdrucita, la credibilità di istituzioni malmentose e colluse, nelle quali non alberga, a rischio di ostracismo e persecuzione, nessun sincero e disinteressato servitore civile.

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