mercoledì 26 dicembre 2012

Tasselli.

E' proprio in funzione della realtà trascurata e di una rappresentatività impossibile, alla luce dell'immoralità che sembra caratterizzare la politica stessa, che l'Europa ecumenica e, per quasi tutti i suoi membri, penitenziaria, cercherà di imporre Mario Monti, a prescindere. Questo, però, cassa definitivamente la democrazia sociale, rappresentativa ed elettorale, in gran parte morta di autoscetticismo. Il senso civico, sempre assente in Italia, non è neppure, se non elitariamente, evocabile: regna la più assoluta indifferenza, tipica dei periodi di crisi vera e profonda, quando tutti si rinserrano nei loro egoismi, personali e ambientali, categoriali e di classe. Nessuna garanzia di un comportamento conforme alle parole spese in campagna elettorale, come sempre, del resto, ma, questa volta, si può presumere che, sia che vincano i patrizi, sia che prevalgano i tribuni della plebe, sotto l'amministrazione della parte ricca ed egemone della comunità europea, si ricomporranno i nuovi, o di nuovo, gli equilibri di un grigio sistema borghese, col solito corollario piccolo-borghese. I ricchi, quelli autentici, appartengono ad un'altra dimensione; i poveri, quelli veri, saranno relegati in slums periferici, dai quali non potranno uscire senza provocare l'allarme dei ben pensanti. Siamo stati, comunque, commissariati, lo sappiamo, ma, non essendoci mai impegnati in precedenza perché questo non avvenisse, non affronteremo adesso il rischio di un solitario default e seguiremo, belanti o silenziosi, il delegato continentale per la nostra area, in una rivisitazione deprimente dell'Impero guglielmino. La Costituzione è da tempo desueta, essendo venuta meno la componente comunista, che l'aveva largamente influenzata ed essendosi emulsionati i partiti, in un frullatore di movimenti e di interessi particolari, ad eccezione del Pd, pur frutto di un percorso "evolutivo" troppo rapido, da poter garantire della sua stabilità. Infine, il pensiero unico economicistico, anzi valutario e finanziario, impedisce ogni certezza giuridica e isterilisce, snobbandola, ogni analisi culturale e, purtroppo, emargina, seleziona, razionalizza nel corpo vivo della società. E' stata una democrazia, quella priva di alternanza dei cinquant'anni che hanno preceduto la Seconda Repubblica? Lo è stata la seconda, ad onta del disprezzo privo di memoria e di capacità analitica sui quali si fonda la corsa disordinata al suo superamento, perché, per due volte, la componente di destra, stabilmente maggioritaria in Italia è stata sostituita al governo dalla sinistra, attraverso un'osmosi di consenso, sensibilità e interessi. Il bipolarismo nazionale si definiva infatti di centro-sinistra e di centro-destra. Sarà democratica la terza o la sua vita sarà caratterizzata dal consumismo, praticato o agognato e dal cicaleccio insulso che consegnererebbe ad una memoria incomprensibile tanti contraddittori progetti, infine abortiti e dilavati nel trasformismo, sui quali almeno due generazioni si sono appassionate e dialetticamente scontrate? Che senso di identità possiederanno le varie stratificazioni della classe borghese, avrà ancora una veste la cultura strumentale, in che cosa degraderà la classe operaia? Da un mio commento a Marc Lazard sull'involventesi realtà italiana, sulla rivista Il Mulino.

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