giovedì 17 febbraio 2011

Milone

La nostra Sede di Bologna mi ricorda sempre più speso la caserma Zanzibar, retta dal Generale Buttiglione e resa celebre da una delle più dinamiche trasmissioni della radio italiana: Alto gradimento, con Renzo Arbore e Gianni Boncompagni.
La cura del particolare inutile, la rivista alle divise e alle camerate prima dell'alza bandiera, il saluto cerimoniale a chi entra - anche se si tratta del collega ignoto - come erano soliti fare i soldati agli uscieri dei grandi alberghi, a Roma, che scambiavano per alti ufficiali.
L'attività di presidio e di difesa - anche se nessuno ci insidia - i sogni di grandezza soddisfatti con acronimi ed assegnazioni verbali che rimandano la mestizia alle economie per la cena, la puntuale denuncia di ogni inosservanza degli ordini di servizio, con ampia descrizione delle ricadute sulla reputazione del "reggimento", le comunicazioni ad una via, correttive, ammonitrici, sanzionatorie e lodatrici di ogni eroico risultato. L'etica del soldato, sciorinata ogni ora sul portale, nelle mail, tanto magniloquenti, quanto adeguate alle scarse ( stimate ) capacità di comprendonio dei destinatari.
Che differenza fra l'aula sorda e grigia dalla quale provengo e questo bivacco di manipoli!!

I giovani guardano sempre ad un futuro indeterminato ed impiegano ogni loro energia a beneficio di coloro che dovrebbero ( perché? )renderlo pari agli archetipi che si portano dall'infanzia. Si assoggettano, nella aspirazione ad assurgere ad un ruolo dominante nella società, di poterne interpretare i riti ripetitivi e confermativi, di recitarne le banalità colloquiali, di essere come tutti quelli che contano. Così sprecano tante opportunità o le consumano convulsamente, quasi che ritardassero e contraddicessero la loro epica scalata.
Da che mondo è mondo, ogni compagine organizzata, religiosa o civile, ha sempre tratto profitto dalla retorica che, facilmente, - tramite le stesse strutture "parentali" previste allo scopo - riesce ad inculcar loro, gli fa una faccia compiaciuta e poi gli ride dietro.

E' passato solo un giorno dal Gran Rifiuto della Cancellieri di "farsi strumentalizzare" dai partiti - in realtà, il minestrone è solo quello della Destra -, come se fosse un disonore, o meglio una zavorra d'ineleggibilità - che il medesimo schieramento, alla ricerca di un'icona vincente, si dice disposto a mimetizzarsi, a "trasformarsi" ulteriormente, a scomparire dalla scheda elettorale, a non essere più una compagine ufficiale, ma un commando in agguato.
Se poi, dalla società civile, dopo i seicento manifesti, rimasti per ora in tipografia, si leverà un coro addolorato e anelante, il "core" del Commissario potrebbe sciogliersi ed indurla al sacrificio.
Che società spappolata, dove gli unici interessi e, purtroppo, gli unici valori sono quelli del biglietto dell'autobus, delle concessioni comunali, delle tasse locali e dei buchi nelle strade. Una generazione è scomparsa, credendo nei principi dell'appartenenza e rivendicandone pubblicamente i contenuti, organizzati nei partiti. Poi, la corruzione, il declino, la caduta dell'ordine del dopo-guerra ed ora, il riflusso immemore sul meno peggio, per sé.
Leggevo sull'Espresso di una sorta di resurrezione del generoso Partito d'Azione, i cui geni sarebbero rintracciabili, per il settimanale radical-padronale, nei tanti "figli di nessuno" che proiettano le loro ombre sulla parete della caverna.
Che pena! La politica e la società devono soffrire di qualche malattia urologica.

Milone

Il Commissario Anna Maria Cancellieri afferma che non si candiderà, perché non può e non vuole essere espressione di nessuno schieramento politico. Forse vagheggiava di poter essere espressione dello spirito santo.
Si è mossa con impegno e perizia tecnica, ha promosso le iniziative giacenti, ma ha cassato definitivamente il progetto della metropolitana, che avrebbe terremotato la congestionata viabilità, ma risolto il problema del pendolarismo ( anche dei nostri cassieri volanti )da e verso la provincia. Non è riuscita a trovare una soluzione per il Teatro Duse, dopo averne fin troppo parlato. E' stata, insomma, un buon Prefetto e per questo piaceva al senatore Filippo Berselli, che sarebbe stato il sindaco effettivo di Bologna, come lo sarebbe stato se fosse riuscito a cooptare a Palazzo D'Accursio lo sgrammaticato Guazzaloca, che in cambio chiedeva il via libera ai suoi affari.
Quindi, il Sindaco sarà l'immigrato Virginio Merola, già buon assessore, faccia da ex povero rassettatosi all'ombra dell'apparato, incline ad un modesto clientelismo familiare: roba da case popolari, anzi del Popolo, trattandosi di case del Comune per gli indigenti.
Scorrevo le prime esternazioni di voto: i facilitatori erano l'associazione dei commercianti, degli inquilini e dei piccoli proprietari domestici, la ACLI. Non c'è più Monsignor Vecchi in Curia - che si è pubblicamente doluto perché le sue dimissioni sono state accettate - ma la Chiesa non tarderà a farsi sentire in termini collaterali ( l'ultima volta lo fece a sinistra ), chiedendo vantaggi per gli asili e le scuole religiose. Il precedente Arcivescovo sputava fiele, provenendo da Comunione e Liberazione e non trovando in loco che larvali segnali di presenza ( anche questi scolastici )della lobby di Dio.
Io, per non deprimermi, non voterò. nessuno dei candidati ha la minima idea per gestire una società in rapida mescolanza ed è espressione di strutture residuali e inadeguate che impoveriranno ancora di più una realtà rivolta all'indietro, alla ricerca di rassicurazioni egoiste.

Milone

Sono uscito con il sacco delle elemosine - quelle che deduciamo dalle tasse, Milone - e sono arrivato alla Nutelleria Camst, mentre la direttrice amministrativa era impegnata alla cassa, a conteggiare le puzzolenti consumazioni di una pletora di malvestiti, rispetto ai quali io sono un damerino. E' la versione mercantile delle mense per i poveri, come tutto quello che è massa, comune, mense od ospedali che siano. E' per questo che i compagni e la Chiesa sono entrati in conflitto: hanno la stessa clientela.
La mia giovane collega, prima che sortissi, mi ha spiegato l'arcano del "passo" Credem'a me. "Sbrigati, vai troppo piano, non hai voglia di lavorare". "Io, da sola, soffro non tanto di iperattività, ma dell'ansia di non riuscire ad accontentare i clienti nei tempi canonici di questa banca; io ho bisogno di lavorare" eccetera, tanto che ho affrettato il passo per uscire.

Mi giunge notizia che due contratti da apprendisti, ex Unicredit-Banca di Roma, non sono stati confermati. Me lo aspettavo; non avevo mal interpretato l'ideologia Credem'a me. Trentuno e ventinove anni: praticamente rovinati. Non erano stati selezionati e, soprattutto, non avevano ricevuto l'imprinting costrittivo e maniacale della casa.
Se, però, di mancato imprinting per presenza di contenuti culturali propri si è trattato, a loro rivolgo un pensiero e l'augurio di sapersi gestire con impegno e libertà nella vita.
Se sono stati esclusi, pur in assenza di queste eretiche propensioni, si è trattato di una "gratuita" cattiveria cautelativa.

martedì 15 febbraio 2011

Milone

Gli effetti della caduta del Muro di Berlino si stanno facendo sentire anche nelle aree calde del petrolio. la rivolta verso i presidenti ereditari è cominciata nel paese più piccolo, da lì si è trasferita nel più grande, insieme a quell'Algeria che è ancora il più chiuso dei regimi arabi, dopo il colpo di stato contro gli islamici, vincitori delle elezioni di venticinque anni fa. Infine, per ora, i Persiani, sotto regime teocratico. Toccherà, infine, agli scatoloni petroliferi ed ideologici sauditi e libici? Fra gli statunitensi - sicuramente all'opera nelle quinte colonne - a Al Qaeda, è una corsa contro il tempo per trarre profitto dal disordine temporaneo ed evitare inframmettenze sgradite.
I cocci dell'infrazione lasciano intravedere i rimasugli di tante micro alleanze cangianti, di tante ambizioni finite in esilio, sulla forca o davanti ai plotoni di esecuzione, per ordine di tribunali che, poco prima, emettevano sentenze conservative dei sistemi, ora in dissolvimento. I nuovi profittatori sono all'opera, mentre le democrazie - una in particolare - con la loro "malizia", offrono ora milizie armate, ora suggestioni di libertà mercatoria, alle piazze oranti e celebranti la loro eterna illusione.
Anche noi stiamo vivendo la nostra trasformistica transizione. Lo disse bene Andreotti, quando uccisero Salvo Lima: agli stati Uniti ( nel nostro caso ) non serviamo più. Potevano almeno prendersela direttamente con me.

Milone

Oggi, San Valentino, non ho apprezzato significative defezioni sul fronte della pena biblica. In particolare, le signore o simil-signore, sono tutte ai loro posti, come se l'amorino pagano, divenuto angioletto cristiano, non fosse contemplato nell'anaffettivo Credem'a me. Io, che sono il più vecchio, ho festeggiato come ho potuto, con garbo e sentimento, ma mi risulta strano che nessuno, fra i giovani e i maturi, abbia sentito il desiderio di concedersi una vacatio sentimentale. O ne sono stati impediti? Si sono auto-mutilati?

Non sono neanche arrivato in ritardo...
A proposito, come mai gli orari sono tassativi e non si prevedono i cinque minuti di "tolleranza" prima di "proclamare" il ritardo? Come mai, soprattutto, l'opzione "ritardo con recupero", pur presente in procedura, non è attiva?
Che nulla debba sfuggire al controllo domestico del padrone, comprese le gravidanze del bestiame e delle contadine, è concezione da latifondo, ostativa di concetti come privacy, autonomia..libertà.
Lo so, basterebbe entrare nella famiglia allargata e tutti ci daremmo una mano..tenendo ben a mente chi è che ci dà da mangiare.

sabato 12 febbraio 2011

Milone

In Credem si fa banca come un tempo, soprattutto per quanto riguarda l'approccio al cliente, la valutazione sociale che gli si attribuisce, le modalità di gestione del rapporto, che si consuma nei termini di una familiarità formale e assistenziale, nella quale costui o costei si adagia secondo l'adusato costume di non rischiare tensioni e stress, demandandone la sopportazione alle classi subordinate.
Il Credem stesso si pone nei confronti di coloro di cui ha comprato il lavoro, nella positura del Dominus - nell'accezione del padrone di casa - e propone loro l'identificazione nella veste, negli atti, nei propositi e nei pensieri, con interessi estranei, dato che, all'atto pratico, gli fa pure pagare i bolli e calcola computisticamente i giorni delle ex festività soppresse, senza riguardo all'accordo A.B.I., di assegnarne cinque per ogni anno solare. Così come non rispetta le quantità ed i periodi minimi per le ferie, previsti dal contratto di lavoro, le indennità di sostituzione, l'assegnazione di ruoli formali con creazione di iter formativi verificabili - questo, per favorire la "crescita orizzontale" di tutti gli addetti - in realtà, per non "ingessarsi" e prevedere, monitorare e lucrare sui costi.
Il personale selezionato dall'origine, è tutto dalla loro, o per intreccio di interessi, o accontentandosi di retribuzioni a-previdenziali - anche questa di non pagare gli oneri fiscali è ( si fa per dire ) una bella malinconia da padroncino - o per conformismo, mancanza di tutele contrattuali ( atipiche )o per paura.
E' proprio una simil banca.

Milone

Ogni tanto qualcuno passeggia per la filiale, apparentemente parlando da solo; un filamento cerebrale, pendulo da un orecchio, rassicura poi, per un aspetto, lo spettatore e lo inquieta per un altro. Il guinzaglio elettronico risulta molto efficace, sia per proattivizzarsi la vita, sia per darsi un contegno impegnato, sia, all'occorrenza, per simulare un'attività in corso e prendersi una tregua. Il ciondolare del capo, così simile a quello degli orsi nevrotici, prima di un grido liberatorio o di un'aggressione risolutiva, denuncia la patologicità, ormai irrecuperabile del soggetto.

Questa settimana ho fatto l'RDE. il lavoro è stato svolto regolarmente, il clima è stato sereno e, a tratti, piacevole, i ritmi sono stati regolari e le delazioni sono state sospese. Il personale ha lavorato senza stress.
Sono contento, ma non mi candido.

Milone

Vecchio Milone, qui al Credem'a me la realtà è sempre virtuale e suscettibile di fantasiose interpretazioni. in assenza di Giusepe d'Andria, alias Giuliano d'Aversa, in ritiro spirituale presso l'Ordine maggiore di Reggio, ne occupa temporaneamente il Leggio, cum humiltate, cioè ritenendo di dover svolgere i compiti "compatibili" senza indulgere a sublimazioni estetiche di ruoli, per il/i quale/i non ho interesse alcuno.
Invece, incredibile dictu, dalle casse prima e dal più giovane della piattaforma orbitante, proattiva astronave del nostro impegno colonizzatore del cosmo, mi sono giunte indicazioni assai bizzarre.
Chi occupa un posto, ne assume il ruolo e, guarda caso, da ciò conseguono una serie di richieste "manuali", del cui motivato rifiuto li renderò edotti alla prossima richiesta, come ho già fatto per le pretese del più anziano. Quindi, dopo aver ponderatamente meditato.
Si diceva in Credem'a me, che un ex RDE stava salendo nella scale gerarchica. Mi ha fatto piacere, perché è persona gradevole, non priva di ironia. Stamattina l'ho visto entrare e rapidamente uscire con una pletora di buste malridotte, che la sua Capa, pur indisposta, - ma domani ritorna! - lo aveva incaricato, dal suo letto di dolore, di recuperarle.
il "cachinni" CSA della platform minore, che morde il freno di una operatività non gratificante, ma che pensa di avere un radioso avvenire, solo perché laureato in una di quelle discipline spurie che le Università ti tirano dietro per sopravvivere ( altro effetto perverso dell'aziendalismo come misura di tutte le cose ), in funzione della provvisoria veste di RDE, mi appalta la chiusura delle sue buste, la maieutica ( estrazione delle sue pratiche dallo schedario ) proprio in rapporto alle mie "attribuzioni".
Oggi sono calmo e rilassato, ma prevedo che i vaffa' ( a cui non ero aduso ) non tarderanno.
Non mi dire, Milone, che tu eri un vecchio ragioniere di retrobottega, oggi riciclato nell'arena.

martedì 8 febbraio 2011

Milone

Continuo, Milone, a giocare ai quattro cantoni, la ricreazione più proattiva in Credem'a me. Cristian, che è giovane e vitale, si applica allo stesso gioco su di un'area più vasta. E' in quella fase di crescita centrifugata che altri neo assunti hanno conosciuto, riportandone "complessi e bruciori gastrici" su tratte interregionali, che non tenevano nessun conto dei limiti di trasferibilità previsti.
Per chi? Mi dirai. Non per i titolari di contratti di apprendistato, di formazione lavoro e di altri strumenti atipici di crescita professionale, che, prevedendo l'assegnazione in luoghi acconci, superano l'antico testamento. probabile, anche se il nuovo non dovrebbe taroccare i canoni, alla luce di legislazioni pagane, scambiando la via lattea con una sola e stabile galassia. Noi "ebrei" l'abbiamo fatto notare ripetutamente e, ripetutamente, ce l'hanno fatta pagare cara, attribuendocene la responsabilità, se non altro come antipatici, fino a un tentativo di levarci di torno per sempre, da un'area geografica allora preminente - oggi non più - probabilmente per una ulteriore, nostra torva impuntatura.
Il buon Poli non occupa più il suo sacello al piano ribassato, così simile nelle sue forme architettoniche al sancta sanctorum di una divinità Indu, che profanai a Kajurao, offrendo venti dollari al custode. Quatto, quatto, si è dato, come dicono a Roma, probabilmente sedotto dai ricchi clienti lombardi che gestiva, i quali avranno voluto perfezionare il suo asservimento in altro tempietto votivo dei loro interessi. A forza di servirli "privatamente", questi nostri manutentori - anche Poli li definiva così e quantificava quanti di noi "mantenessero" - si finisce al loro privato servizio, referenziati da loro e, quindi, meglio pagati, con la sicurezza di un soffice materasso di cartamoneta.
Da noi, è "come se non fosse mai esistito": nessuno ne ha parlato - sussurrato, probabilmente sì - la Loggia si è chiusa a rimpannucciare lo strappo ( frequente ) alla sua tessitura.
A me personalmente è dispiaciuto. Mi sembrava un buon diavolo, anche se con lui ho scambiato poche ed occasionali parole. Rispondeva a tono, con semplicità.
Però, chi non ci ama non ci merita! Illuso che il "mercato" implichi libertà di sfruttamento e di guadagno, dispregiatore della calda nicchia nella quale, con Passione e Responsabilità, lo avevano imbozzolato e che lui ha perfezionato, senza gratitudine.

Milone

Caro Milone,
sono tornato al mio posto, assiso a mezzo busto, con parziale copertura della pancia, alla quale, il banco prodigo o esattoriale conferisce una proattiva dignità. Per questo, venerdì scorso, avevo sostituito impropriamente il buon Giovanni, che "dovendo partire, non aveva tempo". E' infatti per incongruità estetica che l'assegnazione provvisoria non era stata gradita e mascherata da tartufesche felicitazioni per il "maggior peso" conferito al ruolo. Dovresti vedere, caro Milone, che razza di inestetismi ostentano molti clienti, fisici, morali e d'abito, ma evidentemente è ai famigli che tocca il grembiule, la crestina e lo sparato.
Che il Credem'a me aspiri ad essere il Super-Io dei suoi sudditi è di palmare evidenza e che ci riesca, pur nella miscredenza dei chierici maggiori e nella blasfemia sommessa dei sacristi minori, lo si evince, soprattutto dalle consolidate manie che questo sistema di "valori" induce nei giovani malcapitati, che per sopportare la situazione, cadono vittime della sindrome di Stoccolma, per la quale ci si innamora dei propri aguzzini e si solidarizza con loro contro gli altri malcapitati.
Oggi, l'Area Manager è in regimental di velluto blu notte; non aveva fatto in tempo ad adeguare il guardaroba, nelle sue precedenti comparse.

sabato 5 febbraio 2011

Milone

Sul ripiano laterale inferiore del banco della portineria - il luogo dal quale si controlla l'identità dei postulanti e li si indirizza agli ambiti per loro previsti - giace una chiave a disposizione di chi si attarda e rimane solo, come un anacoreta, a testimoniare a chi tutto vede ( attraverso le telecamere ) la sua Passione e Responsabilità.
Ora, forse, mi spiego certe frequentazioni sull'uscio, all'ora di chiusura. Sono i nostri pellegrini, itineranti per acquisire la animee i patrimoni, che ritornano al convento e che vi si attardano a riordinare le carte e le idee per l'indomani.
Lasciamo perdere tutte le violazioni delle norme sulla sicurezza - qui non hanno cittadinanza - e soffermiamoci sul passe partout dei nostri sentimenti professionali: la chiave è una di quelle di "ultima generazione, non riproducibile, a norma europea" e dovrebbe rendere inaccessibili i locali ai non adepti.
Sta di fatto che è identica alla mia e probabilmente è stata acquistata, all'atto del montaggio della serratura, dalla stessa impresa di ferramenta. Anche il disegno sull'asticella sembra identico.
Sta a vedre che ho in tasca la chiave di accesso ai più custoditi segreti. Ma non chiamatemi se fischia l'allarme, se la luce del bancomat non è crepuscolare, se l'anacoreta, rimasto nei locali, si è sentito male.
Sosterrò di essermi sbagliato.

Milone

Il nostro padre guardiano non è solo il custode dei nostri valori professionali; è anche il censore delle nostre intemperanze, acciocché espressioni gergali e non professionalizzanti inquinino il nostro costume, agisce nelle retrovie di ogni postazione di lavoro a guata se tutte le ditine sono impegnate nella composizione della sinfonia aziendale, sollecita, con ponderata graduazione, tutti e cascuno a rispondere al telefono, valuta i tempi d'assenza, tarandoli su standard rigorosi di deiezione mingitoria o escrementizia. Compie sopralluoghi celeri nei gabinetti e controlla se, dopo l'uso tollerato, ci si sia peritati di tirare lo sciacquone, di rimuovere i rimasugli degli avanzi dei pasti che con tanta prodigalità ci vengono assicurati. Dicono che per tante plurime mansioni percepisca un premio in denaro, che, nel caso in parola, sarebbe proprio lo sterco del diavolo. Consuma un frugale pasto in venti minuti primi, con i due cassieri, in compagnia del suo predecessore RDE, di cui ora mi spiego le uscite antergate ed i rientri postergati di dieci minuti, per ricongiungersi con la squadra e ritornare al nuovo ovile. Tutto, con un cadenzato passo dell'oca. Quando rientro io, anche se mancano dieci minuti alla ripresa del travaglio usato, lo trovo con i suoi adepti, nella stessa positura lavorativa nella quale l'avevo lasciato. E' un esmpio ed un emblema ed anche un metronomo umano che non lascia inutilizzato nessuno scampolo d'orario per chicchessia, fra l'altro pagato al lordo, che poi lui "recupera" con altri compagni al duol, in trascinamento serale, compreso nel salario ordinario.
In regime comunista, sarebbe stato esposto, in effigie, settimanalmente, alle fermate dei tram, presso le quali veniva rappresentato il miglior seguace di Stakanov di ogni categoria professionale ( li ho visti personalmente ).
Il senso totalitario, L'unum sentire, trova da noi la sua più alta ed astorica espressione.

Milone

C'è un aspetto inesplorato, ipoteticamente illuminante ( parzialmente ) circa il clima culturale vigente in Credem'a me: la possibile uniformità ideologica. Quando collaboravo con Il Giornale nuovo di Indro Montanelli, l'humus redazionale milanese e anche quello bolognese, era uniformemente ed inequivocabilmente di destra. Questo riferimento non era opportunistico, ma orizzontale e condiviso ed era stato alla base del reclutamento dei redattori, amici e amici degli amici. La strumentalità, la speculazione era inerente al gioco, interno alla squadra, nella quale i ruoli, le prebende e le possibilità erano vari e disomogenei, ma il collante, coerente fin fin dai tempi della sua prima formazione , era di tutti e di ciascun artefice contrattualizzato del progetto editoriale.
In ambito bolognese, era ben rappresentata quella componente minoritaria, ma economicamente elitaria, che, anche elettoralmente esprimeva la seconda "forza" - il 17% - del corpo elettorale petroniano. E' sottinteso che la forza reale risiedeva altrove, cioè nella ricchezza e nelle relazioni di cui la rappresentanza politica ed amministrativa costituiva il necessario relato a livello locale e nazionale.
C'era poi il personale dipendente. A Bologna, quattro ragazze, che facevano di tutto, una delle quali - sposata - era anche l'amica del cuore del direttore dell'edizione locale e - con la connivenza del marito, suppongo - si accompagnava e lo accompagnava anche alle cene di rappresentanza, nelle quali chi sfoggiava le ragazze più belle e non certo la moglie ( pur gradevolissima ) acquistava o manteneva il prestigio gerarchico.
Trasposto quanto descritto nei termini di un'allegoria decifratoria di un ambiente potenziale ( se sia anche in atto, non lo so ), è incongruo postulare che, nella cerchia, che appare un po' chiusa, della clientela di vertice e, direi, della clientela "accettata" e del personale accreditato o semplicemente arruolato, si riproducano bancariamente parte di quegli interessi organizzati che quella stampa di nicchia organizzava, promuoveva e rappresentava?
C'è lo scarso personale esecutivo che non ha voce sindacale, perché il cappellano li confessa e li perdona - anche se loro, i "peccati", anziché confessarli, vorrebbero prima giustificarli e poi rivendicarli - lasciandoli soli nella loro condizione. Quanto alla parte datoriale, valga - fatte le debite attualizzazioni e contestualizzazioni - il criterio di selezione del mio antico direttore editoriale bolognese: "Se non ci stanno, non le assumo".
A presto, Milone.

Milone

Pensieri oziosi.
Il collega che sostituisco si deve essere ammalato per i continui spostamenti d'aria che provocano, nel suo abitacolo, i velocissimi, sguscianti colleghi, che lo utilizzano come scorciatoia.

Ogni volta che, non per colpa mia, ma del ruolo assegnatomi, mi trovo privo di lavoro, saltano fuori il più vecchio o il più giovane della squadra a ricordarmi che i loro scartafacci risultano inamministrati, tanto che, in precedenza, ho dovuto provvedere all'archiviazione di un intero anno. Si scordino, però, che la cosa possa ripetersi: di volta in volta, se li archivieranno, nei rispettivi fascicoli, da sé, come è normale e civile che sia e come altri fanno.

Le "squadre", cioè gli organici delle agenzie, sono snelle: cinque-dieci elementi di media, più il direttore che, sovente, è uno e bino. Le "unità d'assalto" che non conoscono, non dico il passo, ma neppure il trotto, ma solo il galoppo, militarmente contenuto e cadenzato, sono organizzate - che ne so? - secondo i principi della "Folgore" e non devono essere inquinate da nessun elemento dialettico e, perché questo avvenga, sono intossicate da una propaganda infantile, che non conosce tregua. Sono (quasi) tutte al di sotto delle quindici unità, il che, anche se ininfluente, piazza per piazza, lo diventa secondo un piccino costume domestico che, in cambio della monocraticità, il sindacato unico e non unitario, silente avalla.

Si dirà che esistono "squadre" anche nell'ambito delle unità amministrative di Direzione: idem, come sopra.

Da tutto ciò deriva l'espressione, il linguaggio uniforme che caratterizza il rappresentato di questa azienda, nella quale il tradizionale conformismo d'apparato si è trasferito orizzontalmente fino al personale "apprendista".

Il modello vigente, che esclude gli inquadramenti o che li riduce al minimo, è funzionale alla più meschina avarizia, utile ai dividendi dei pochi azionisti e della ristretta ed inamovibile dirigenza. Comporta violazioni sistematiche dei vincoli chilometrici alla mobilità, lucra sui tempi di vita del personale. La piena consapevolezza dell'abuso comporta il sistematico controllo di questi eventi e ne fa una regola impropria. Soprattutto, affina le sottigliezze manipolatorie e mistificatorie, che, però, ad una analisi coerente crollerebbero miseramente. Per questo il regime è così coeso ed ha bisogno del controllo sulla volontà e financo sulle espressioni verbali dei suoi subordinatissimi collaboratori.

Al Credem'a me si litiga sottovoce e sottovoce ci si manda a quel paese. Sono previsti e tollerati solo i toni so(tto)mmessi, indipendentemente dagli "inutili" contenuti. Gli unici rumori sopra i toni sono il fischio della bussola d'accesso, quello, lancinante, dell'allarme, il calpestio, con grancassa di tacchi, sull'impiantito sconnesso e rimuovibile, per consentire la riparazione dei cavi sottostanti e la traduzione fonica dell'S.O.S. dei rari nantes in gurgite vasto che si appellano al telefono.

Vige, soprattutto, nel nostro provinciale costume emiliano, la presunzione che ciascuna new entry nell'ambito di una famiglia, di un gruppo et similia,pur essendo ovviamente portatrice di caratteristiche proprie, se non troverà solidarietà, si adatterà a quel che trova e, se si "intestardirà", si troverà presto contrastata, dileggiata, ostracizzata dai conformisti. Il tutto giustificato con i principi, i valori, i sentimenti ( fino all'amore ) della coorte. Insincerità, tradimenti sono consentiti se si ripercuotono solo nella cerchia servile e/o non provocano "diseconomie" e discrasie sistemiche, cioè se non si vedono.

Milone

Caro Milone, termino il mio "giro" di addestramento e ricopro, in sagoma, l'ultimo sconosciuto anfratto del saloncino aziendale. Il giovanoe gestore, infatti, si è ammalato, secondo compatibilità aziendale, lucrando una settimana lavorativa, comprensiva però del sabato e della domenica. Bisognerà essere meno indulgenti in futuro e non pagare più i primi tre giorni di malattia. Ti narrerò della mia giornata.
Sul portale, sotto le vignette di testa, la massima del giorno mi ricorda che l'ambito che ricopro rappresenta il biglietto da visita della banca. Per una coincidenza non voluta, ieri sera sono stato dal barbiere.Tardivamente, associo a questo "incidente" l'espressione compiaciuta del direttore e del suo vice, venuti in successione a congratularsi. Attendo ospiti.

Berlusconi sparava bonifici a favore di Noemi, intestandoli alla di lei madre. E' stato il primo, distratto pensiero che ho fatto, a suo tempo. Pare che queste giovinotte non sappiano neanche parlare in italiano: bella compagnia. Eppure credono di poter ambire ai fasti delle apparenze, conseguiti i quali daranno una superficiale ripassata al lessico e, chiudendosi a riccio, fuori dal loro ambiente, per non far trapelare l'ignoranza, rilasceranno sentenze e sanzioni. D'altra parte, a che serve l'onore, quando c'è la reputazione? Deve essere questa l'educazione che hanno ricevuto.
Per comprenderci meglio, dovremmo considerarci alla luce di quel che siamo, senza sovrastrutture, in molti casi, fra l'altro, labili: dei primati evoluti, ma pur sempre dei primati. Anche se nati non fummo a viver come bruti...quanto al seguir virtute e conoscenza, se autentiche, è aria di vetta; bisogna restar umili.
Di là dall'armadio, sento un altro gestore ( oggi ne riempio il loculo deserto, ma lo sono stato per anni ) che illustra ad una signora che "non vorrebbe lasciare i B.O.T.", le possibilità dei P.O. Eppure è una persona a modo e garbata, ma, per sopravvivere, inclina al possibilismo ed ai vaticini della Sibilla cumana, i cui oracoli erano sempre ambivalentemente interpretabili. La tua parola sia Si o No! La nostra lingua italiana colta ( si fa per dire )è un verbo cortigianesco, duttile, adattabile, proattivo..menzognero, più adatto a blandire ed ingannare, che ad offrire sicuri riferimenti a noi ed ai nostri interlocutori.
Stasera c'è il C4.

Non sono per nulla convinto che un cambio di regime migliorerebbe la cose. Leggo che il popolo egiziano esige, dopo trent'anni, durante i quali, sia pur condizionato, lo ha votato, che Mubarak, la cui nipote balla al Paradiso di Rimini, vada via subito. Non tollera ritardi alla sua felicità, ormai immemore dei numerosi morti ( capri espiatori di una violenza che , altrimenti, si sarebbe riverberata sulla violenta comunità ). Viva l'esercito! E' morto il re, viva il re! Santo subito! Domani, cosa cambia?
A quando una rivolta degli schiavi del Credem'a me, al grido di Maramotti & family, go home?

Giuseppe d'Andria parla ai cassieri: "avete fatto il pieno, nelle "mie" casse; "vi va di lusso questo mese!" Si accende subito la discussione circa la prossima ripartizione delle grazie e risulta che il serbatoio, a Febbraio, non potrà essere riempito, perché il mese è troppo corto. Manca un giorno. Il bisestile sarà più ricco.

Milone

Sto leggendo, caro Milone, il volume sulla storia del Credito Emiliano, che, gentilmente, mi è stato riservato.
E' un lavoro ben fatto e interessante, anche se non nego che, qualche volta devo soffermarmi sul testo, molto tecnico, seppur chiaro espositivamente.
Il testo sembra, fino ad ora, focalizzarsi sulla natura evolutiva della banca, in rapporto all'economia privata del territorio del suo primo insediamento ed al contesto bancario e finanziario nazionale. Che si tratti di un'opera rigorosa è attestato dalla qualità della casa editrice - gli autori non li conosco, ma non possono essere da meno, pur nell'ambito delle intenzioni del committente che, immagino, ha coperto le spese. In questo senso, mi sembra un'opera completa. Anche se è una anticipazione di giudizio, mi sembra però che i validi estensori abbiano tralasciato - per ora - l'analisi od almeno alcuni utili accenni, al bilanciamento fra la formazione, la composizione e la ricomposizione degli assetti proprietari ed i corollari sulla pur viva, anche se un po' compressa, società reggiana. "Compressa" nei margini di un potere economico e, per converso, politico...omogenei per contrasto, come se quella specifica realtà non consentisse espressioni irrituali concrete, al di fuori dei canoni ammessi.
Sarebbero andati fuori tema?
Non anticipiamo le valutazioni.
Grazie ancora.

martedì 1 febbraio 2011

Milone

Ho appena compilato il questionario sull'apprezzamento dei servizi da parte di noi gladiatori del tuo Gimnasyum, caro Milone. Ho visionato anche il promo sui prodotti d'attacco, con l'entrata al Colosseo degli schiavi sconfitti in battaglia, pugnaci minori per il ludibrio degli spettatori, bisognosi di rappresentazione in quanto non combattenti. Vincere o morire ( di fame ), oggi come allora. In questa disperante condizione, non si estingue la vanità ( d'altra parte, siamo mantenuti alimentarmente, solo a questo scopo ( puramente commerciale ). Non mancano le gare fra Ginnasi, fomentate dagli SM impresari.
E' una delle tante figurazioni di quest'azienda, proposta sfacciatamente ogni giorno, nella quale essere aziendalisti, come i famigli del fondo dominicale, è obbligatorio e rendere fastosi i fasti degli eletti deve motivare di passione e responsabilità. Roba da schiavi o da bischeri, tertium non datur, se non si è legati da interessi diretti o collaterali. Anche l'espressione sindacale, che è coerente con il suo statuto e con le sue aspettative, presenta l'inammissibile anomalia di essere la sola "consentita". Una specie di attualizzazione dell'alleanza fra il Trono e l'Altare, nella quale il trono è una cafon-copia di pianura e l'altare una tavolata sull'aia. Un altro elemento, che isola in un contesto regimentale il piccolo mondo del Credem'a me, è l'allergia a corrispondere quanto è dovuto allo Stato, nei termini dei contributi sulle retribuzioni maggiorate dei meritevoli, che vengono erogate senza l'accantonamento pensionistico che un formale inquadramento prevederebbe e che assorbono il premio di produttività da riconoscere a tutto il personale, sottoposto alle sollecitazioni villane di questi fiduciari di mazza e di panza. Che il sindacato ( eletto ) dall'azienda non abbia niente da dire in proposito, quando della spesa pubblica ha fatto e fa uno dei suoi strumenti di consenso, è un particolare adeguamento opportunistico, in linea con la labile coscienza civile dei cattolici. Una piccola enclave, come il Vaticano entro il colonnato del Bernini. Tutto si tiene, Credem'a me.