sabato 5 febbraio 2011

Milone

Pensieri oziosi.
Il collega che sostituisco si deve essere ammalato per i continui spostamenti d'aria che provocano, nel suo abitacolo, i velocissimi, sguscianti colleghi, che lo utilizzano come scorciatoia.

Ogni volta che, non per colpa mia, ma del ruolo assegnatomi, mi trovo privo di lavoro, saltano fuori il più vecchio o il più giovane della squadra a ricordarmi che i loro scartafacci risultano inamministrati, tanto che, in precedenza, ho dovuto provvedere all'archiviazione di un intero anno. Si scordino, però, che la cosa possa ripetersi: di volta in volta, se li archivieranno, nei rispettivi fascicoli, da sé, come è normale e civile che sia e come altri fanno.

Le "squadre", cioè gli organici delle agenzie, sono snelle: cinque-dieci elementi di media, più il direttore che, sovente, è uno e bino. Le "unità d'assalto" che non conoscono, non dico il passo, ma neppure il trotto, ma solo il galoppo, militarmente contenuto e cadenzato, sono organizzate - che ne so? - secondo i principi della "Folgore" e non devono essere inquinate da nessun elemento dialettico e, perché questo avvenga, sono intossicate da una propaganda infantile, che non conosce tregua. Sono (quasi) tutte al di sotto delle quindici unità, il che, anche se ininfluente, piazza per piazza, lo diventa secondo un piccino costume domestico che, in cambio della monocraticità, il sindacato unico e non unitario, silente avalla.

Si dirà che esistono "squadre" anche nell'ambito delle unità amministrative di Direzione: idem, come sopra.

Da tutto ciò deriva l'espressione, il linguaggio uniforme che caratterizza il rappresentato di questa azienda, nella quale il tradizionale conformismo d'apparato si è trasferito orizzontalmente fino al personale "apprendista".

Il modello vigente, che esclude gli inquadramenti o che li riduce al minimo, è funzionale alla più meschina avarizia, utile ai dividendi dei pochi azionisti e della ristretta ed inamovibile dirigenza. Comporta violazioni sistematiche dei vincoli chilometrici alla mobilità, lucra sui tempi di vita del personale. La piena consapevolezza dell'abuso comporta il sistematico controllo di questi eventi e ne fa una regola impropria. Soprattutto, affina le sottigliezze manipolatorie e mistificatorie, che, però, ad una analisi coerente crollerebbero miseramente. Per questo il regime è così coeso ed ha bisogno del controllo sulla volontà e financo sulle espressioni verbali dei suoi subordinatissimi collaboratori.

Al Credem'a me si litiga sottovoce e sottovoce ci si manda a quel paese. Sono previsti e tollerati solo i toni so(tto)mmessi, indipendentemente dagli "inutili" contenuti. Gli unici rumori sopra i toni sono il fischio della bussola d'accesso, quello, lancinante, dell'allarme, il calpestio, con grancassa di tacchi, sull'impiantito sconnesso e rimuovibile, per consentire la riparazione dei cavi sottostanti e la traduzione fonica dell'S.O.S. dei rari nantes in gurgite vasto che si appellano al telefono.

Vige, soprattutto, nel nostro provinciale costume emiliano, la presunzione che ciascuna new entry nell'ambito di una famiglia, di un gruppo et similia,pur essendo ovviamente portatrice di caratteristiche proprie, se non troverà solidarietà, si adatterà a quel che trova e, se si "intestardirà", si troverà presto contrastata, dileggiata, ostracizzata dai conformisti. Il tutto giustificato con i principi, i valori, i sentimenti ( fino all'amore ) della coorte. Insincerità, tradimenti sono consentiti se si ripercuotono solo nella cerchia servile e/o non provocano "diseconomie" e discrasie sistemiche, cioè se non si vedono.

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