martedì 15 febbraio 2011

Milone

Gli effetti della caduta del Muro di Berlino si stanno facendo sentire anche nelle aree calde del petrolio. la rivolta verso i presidenti ereditari è cominciata nel paese più piccolo, da lì si è trasferita nel più grande, insieme a quell'Algeria che è ancora il più chiuso dei regimi arabi, dopo il colpo di stato contro gli islamici, vincitori delle elezioni di venticinque anni fa. Infine, per ora, i Persiani, sotto regime teocratico. Toccherà, infine, agli scatoloni petroliferi ed ideologici sauditi e libici? Fra gli statunitensi - sicuramente all'opera nelle quinte colonne - a Al Qaeda, è una corsa contro il tempo per trarre profitto dal disordine temporaneo ed evitare inframmettenze sgradite.
I cocci dell'infrazione lasciano intravedere i rimasugli di tante micro alleanze cangianti, di tante ambizioni finite in esilio, sulla forca o davanti ai plotoni di esecuzione, per ordine di tribunali che, poco prima, emettevano sentenze conservative dei sistemi, ora in dissolvimento. I nuovi profittatori sono all'opera, mentre le democrazie - una in particolare - con la loro "malizia", offrono ora milizie armate, ora suggestioni di libertà mercatoria, alle piazze oranti e celebranti la loro eterna illusione.
Anche noi stiamo vivendo la nostra trasformistica transizione. Lo disse bene Andreotti, quando uccisero Salvo Lima: agli stati Uniti ( nel nostro caso ) non serviamo più. Potevano almeno prendersela direttamente con me.

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