sabato 5 febbraio 2011

Milone

C'è un aspetto inesplorato, ipoteticamente illuminante ( parzialmente ) circa il clima culturale vigente in Credem'a me: la possibile uniformità ideologica. Quando collaboravo con Il Giornale nuovo di Indro Montanelli, l'humus redazionale milanese e anche quello bolognese, era uniformemente ed inequivocabilmente di destra. Questo riferimento non era opportunistico, ma orizzontale e condiviso ed era stato alla base del reclutamento dei redattori, amici e amici degli amici. La strumentalità, la speculazione era inerente al gioco, interno alla squadra, nella quale i ruoli, le prebende e le possibilità erano vari e disomogenei, ma il collante, coerente fin fin dai tempi della sua prima formazione , era di tutti e di ciascun artefice contrattualizzato del progetto editoriale.
In ambito bolognese, era ben rappresentata quella componente minoritaria, ma economicamente elitaria, che, anche elettoralmente esprimeva la seconda "forza" - il 17% - del corpo elettorale petroniano. E' sottinteso che la forza reale risiedeva altrove, cioè nella ricchezza e nelle relazioni di cui la rappresentanza politica ed amministrativa costituiva il necessario relato a livello locale e nazionale.
C'era poi il personale dipendente. A Bologna, quattro ragazze, che facevano di tutto, una delle quali - sposata - era anche l'amica del cuore del direttore dell'edizione locale e - con la connivenza del marito, suppongo - si accompagnava e lo accompagnava anche alle cene di rappresentanza, nelle quali chi sfoggiava le ragazze più belle e non certo la moglie ( pur gradevolissima ) acquistava o manteneva il prestigio gerarchico.
Trasposto quanto descritto nei termini di un'allegoria decifratoria di un ambiente potenziale ( se sia anche in atto, non lo so ), è incongruo postulare che, nella cerchia, che appare un po' chiusa, della clientela di vertice e, direi, della clientela "accettata" e del personale accreditato o semplicemente arruolato, si riproducano bancariamente parte di quegli interessi organizzati che quella stampa di nicchia organizzava, promuoveva e rappresentava?
C'è lo scarso personale esecutivo che non ha voce sindacale, perché il cappellano li confessa e li perdona - anche se loro, i "peccati", anziché confessarli, vorrebbero prima giustificarli e poi rivendicarli - lasciandoli soli nella loro condizione. Quanto alla parte datoriale, valga - fatte le debite attualizzazioni e contestualizzazioni - il criterio di selezione del mio antico direttore editoriale bolognese: "Se non ci stanno, non le assumo".
A presto, Milone.

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