sabato 5 febbraio 2011

Milone

Il nostro padre guardiano non è solo il custode dei nostri valori professionali; è anche il censore delle nostre intemperanze, acciocché espressioni gergali e non professionalizzanti inquinino il nostro costume, agisce nelle retrovie di ogni postazione di lavoro a guata se tutte le ditine sono impegnate nella composizione della sinfonia aziendale, sollecita, con ponderata graduazione, tutti e cascuno a rispondere al telefono, valuta i tempi d'assenza, tarandoli su standard rigorosi di deiezione mingitoria o escrementizia. Compie sopralluoghi celeri nei gabinetti e controlla se, dopo l'uso tollerato, ci si sia peritati di tirare lo sciacquone, di rimuovere i rimasugli degli avanzi dei pasti che con tanta prodigalità ci vengono assicurati. Dicono che per tante plurime mansioni percepisca un premio in denaro, che, nel caso in parola, sarebbe proprio lo sterco del diavolo. Consuma un frugale pasto in venti minuti primi, con i due cassieri, in compagnia del suo predecessore RDE, di cui ora mi spiego le uscite antergate ed i rientri postergati di dieci minuti, per ricongiungersi con la squadra e ritornare al nuovo ovile. Tutto, con un cadenzato passo dell'oca. Quando rientro io, anche se mancano dieci minuti alla ripresa del travaglio usato, lo trovo con i suoi adepti, nella stessa positura lavorativa nella quale l'avevo lasciato. E' un esmpio ed un emblema ed anche un metronomo umano che non lascia inutilizzato nessuno scampolo d'orario per chicchessia, fra l'altro pagato al lordo, che poi lui "recupera" con altri compagni al duol, in trascinamento serale, compreso nel salario ordinario.
In regime comunista, sarebbe stato esposto, in effigie, settimanalmente, alle fermate dei tram, presso le quali veniva rappresentato il miglior seguace di Stakanov di ogni categoria professionale ( li ho visti personalmente ).
Il senso totalitario, L'unum sentire, trova da noi la sua più alta ed astorica espressione.

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