giovedì 29 aprile 2010

Milone

Milone, ci sfrattano!
Addio alla filiale di nicchia, dove siamo considerati alla stregua del droghiere, del verduraio e del lavasecco,nella quale il cliente esce di casa, si approvvigiona e rientra.
Già sede di prestigio di una piccola banca dell'I.R.I., il Banco di Santo Spirito, fondato da Paolo V ( quello che istituì il Ghetto per gli Ebrei, a Roma ), divenne la filiale n. 1 della Banca di Roma, a Bologna, per finire come Unicredit-Banca di Roma, prima di essere ceduta al Credem.
A dire il vero, la Banca di Roma aveva già tentato di venderla ripetutamente in passato, non ritenendola coomercialmente prospettica.
Resistenze interne le avevano evitato, all'epoca, questo destino.
Per giustificarne la sussistenza erano stati dirottati nei suoi locali, il Corporate e il Private banking, spostando lo squilibrio dei costi-benefici sulla Sede di via Ugo Bassi.
Sappiamo tutti come è finita.
Il prprietario condivide la pigione con il fratello e, insieme, se ne valgono per mantenere intatta la proprietà del prestigiosissimo immobile.
Molto noto negli ambienti economici bolognesi, costui ha quasi certamente le frequentazioni adeguate per ovviare alla giusta - in questo caso - parsimoniosità del Credem, mentre noi, di nuovo apolidi ci reincamminiamo sui marciapiedi finanziari, con Passione e Responsabilità.

Milone

Milone, chiedi a Pegaso, per favore, di farci conoscere il racconto della Toscana, dove non hanno ancora digerito il pauperismo indotto dall'acquisizione e dove sono state chiuse tre filiali, una a favore del money transfert degli extra-comunitari.
Il colorito linguaggio, la blasfemia artistica, il turpiloquio creativo vivacizzerebbero un po' il conformismo di regime del portale.

Credem'a me

L'organo ufficiale del Sindacato Credem'a me, nell'editoriale di oggi, informa che i fruitori del premio aziendale 2009, alla data di edizione, già sanno se rientrano tra i beneficiari o meno.
A che scopo, quindi, commemorare un fatto già avvenuto, festeggiato o compianto a seconda della felice o rea sorte?
Se un sindacato, quale che sia, non sa neppure tutelare le ultime, residue norme di un contratto di categoria ed è capace solo di lamentele cantilenanti, nella presunzione di rivolgersi al suo popolo di fedeli, meglio farebbe a soddisfare la sua inclinazione al poco impegno e dedicarsi a smorzare le candele in chiesa.
Con che faccia tosta le plebi chiedono pane, oltreché lavoro, con un raccolto così scarso?
Bacino quindi la mano del buon padrone e confidino nella provvidenza.

Credem'a me

Il Credem'a me è un gruppo creditizio molto particolare nel panorama A.B.I., a cui pure è associato.
La libertà di adesione che da qualche anno vige - apparentemente per rimuovere le croste corporative, prima del fascismo che le istituì, poi del mondo I.R.I. - che il fascismo aveva creato e che la D.C. aveva reiterato per cinquant'anni, facendone uno straordinario volano di clientele, carriere usurpate, arricchimenti indebiti e collocamento di maestranze, a prescindere dalle competenze - ha consentito ad un grande gruppo bancario, Unicredit, di associarsi alla Confindustria del Lazio ( sic! ).
In Italia, ogni riforma rischia, per influenza cattolica di risolversi in una gattopardesca Controriforma, basta dare tempo al tempo e lasciar lavorare il manovratore. Fin da ora, la deregolamentazione serve a facilitare l'eterogenesi dei fini secondo gli interessi dei gruppi finanziari ed economici.
Unicredit non si può sottrarre alla complessità dei rapporti sindacali che la dimensione eterogenea del Gruppo comporta e, pur applicando selezioni macroeconomiche crudeli, mai si sognerebbe di non contrattare il V.A.P.R. - valore aggiunto pro capite -.
Lo fa per aziende, specializzazioni, sezioni e competenze, diversificando i cespiti, ma senza escludere nessuno.
Il Credem'a me, invece, pur gloriandosi dell'alta redditività e della sua reputazione internazionale - pur non sconfinando neppure in Alto Adige - dimostra, per corollario, di basarla sulla minuta contabilità di un'azienda domestica, che, pur paternalisticamente impicciandosi di tante specie che molti amerebbero, per privatezza, amministrare da sé, ai suoi dipendenti assicura un reddito che non possa farlo indulgere ai vizi.
Ha costumi antichi: pretende la grisaglia istituzionale delle banche che, nei centri cittadini, distingue i bancari incarrierati durante l'intervallo, che noi del Credem rischiamo di doverci comperare presso gli outlet.
La "meritocrazia", da che mondo è mondo, se è reale e non cortigianesca è sempre stata pagata poco, anzi, l'eleganza e i costumi men che modesti sono stati considerati chiaro indizio di disonestà o secondo lavoro.
Tranne che per i vertici ereditari, per dirla alla fantozzi.
Pur essendo un'emanazione finanziaria di un gruppo industriale, la sua veste bancaria la rivendica; Unicredit Banca invece, vuole dare un piglio industriale alla sua attività.
Eterogenesi dei fini o travestitismo?
A differenza degli altri Gruppi, Credem'a me non si vale di manovalanza d'occasione e dell'intermediazione dei negrieri delle agenzie interinali - altra innovazione normativa, in Italia, della sinistra.
Fa tutto da sé e, per questo, è apprezzato, all'inizio, dai laureati cassieri. Che la riservatezza tradisca lo spirito di padronanza, poco importa,prima di prendere posto in cucina e nelle foresterie. poi, a pancia piena - regime dietetico - il mugugno e solo quello, è consentito, se rimane nel sui limiti.
Gli scambi si fanno nell'ambito delle stesse materie, soprattutto quelli sindacali, senza barcamenarsi in fragili compromessi.
Diritti e doveri sono solo quelli scritti, ma questo principio, serio, non è apprezzato in categoria e non fa parte del DNA nazionale.
Invece, il rispetto di regole oggettive, onestamente interpretabili, è garanzia per tutti e per i più deboli in particolare, soprattutto quando l'imprenditore calcola di realizzare quanto accumulato ed epicamente celebrato, durante la "fase di accumulazione", le campagne di conquista di nuovi mercati, giustificazione di ogni guerra e di ogni sacrificio.

lunedì 26 aprile 2010

Milone

Hai letto, Milone?
Un nuovo successo del gioco di squadra: a Monza, ne abbiamo fatti 5!!
Fiero, il pater familias si offre all'obiettivo, mentre il pargolo PBA, sotto la sua ala protettiva, vibra di intima, umile soddisfazione.
Di seguito, l'epica aziendale sciorina una infinità di acronimi, che solo un egittologo ( o un Maestro, più o meno venerabile )potrebbe decrittare. Sono tutti coloro che hanno partecipato all'azione e contribuito all'impresa. Così facendo, hanno confermato la precettistica e la coesione aziendale: tutti per uno, uno per tutti ( poveretto! ).
Poveretti tutti e ciascuno, in questa pressa di amena spremitura, dopo la quale la buccia esangue riesce anche a riprodurre l'espresione compiaciuta di chi, con loro, si è fatto, in parte, un aperitivo.
Sono i canoni della migliore pubblicità.
Cosa sarà che ci strappa dal sogno?
Cupio serviendi?
Qualcosa ci spingerà fuori dal letto anche domani e ci mulinerà nel frullatore della placida colazione di qualcun altro.

Milone

Caro Milone,
spero di avere un po' di tempo, anche in futuro, per scriverti ancora.
Non conosciamo il volto del futuro,ma non tende al nuovo, nè al bello.
E' appena entrata una signora che aspirerei ad avere per compagna durante gli ultimi anni.
Camminata da cowboy, grinta da buldog caratterialmente incazzato, voce aspra.
Quando l'ultimo declinare delle forze ci avrà reso impossibile la fuga, temo che ci adatteremo, a malincuore, alla prospettiva della morte.

domenica 4 aprile 2010

Pizzini.

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini,lamentava, qualche mese fa, che, se la legislazione fosse stata subordinata ai principi di questa o di quella religione ( con capacità d'influenza, in Italia, ce ne è una sola ), si sarebbe passati, armi e bagagli, ad un modello di stato etico.
L'attempato, ma prestante camerata non risultava credibile nel suo trasformismo opportunistico ( da sanfedista che era stato, nella nicchia calda del post-fascismo ), ma il principio era giusto.
Politicamente, si trattva di riempire un vuoto ( sul versante di destra ) e di precostituirsi in corrente o in partito..dipenderà dalle opportunità.
Io che, in vita mia, ho avuto solo la tessera della F.A.B.I., non coltivo propositi di sorta, però resto sconcertato di fronte alla quotidiana proposizione di devoti esempi sul portale aziendale, secondo una linea ideologica triennale appena principiata.
Le fotografie isolano dal contesto l'immagine di smunti e pur grassocci colleghi, la cui celerità, ormai, non può che affidarsi al fax, o la giovanile e ridanciana sicumera di coreografici venditori.
La lettura dei giudizi sul Capo, influenzata, se non determinata dalla sicura tracciabilità degli autori, mi ha ricordato il rituale di tanti Congressi o Consigli sindacali. Una passerella per i membri del Direttivo, per una platea allargata.
Un po' come la nostra convention al teatro municipale di Reggio.
Trecento e ottantuno interventi non sono tanti e probabilmente gli estensori sono i soliti noti.
I video, su sfondi fissi ( due ) di alcuni depressi o imbarazzati acronimi, richiamano alla mente le perorazioni dei sequestrati, turisti o body guard che siano, in giro per il mondo. Meglio ancora, il messaggio finale dei martiri, per i prossimi imitatori.
Tra pochi giorni sarà Pasqua. La nuova Alleanza per noi cristiani.
L'aggettivo "nuova", di questi tempi, scristianizzati, la fa avverire come un partito che, dietro l'aggiornamento delle sue qualità, cerca di trasformare i suoi vizi.
Qualcuno, tetragono alle innovazioni, ha preferito chiudersi in un ghetto.
L'illusione di poter vivere un'altra vita, migliore in senso materiale o spirituale, è l'immutabile energizzante delle insoddisafzioni destinate a rimanere tali e chi le alimenta desidera che gli illusi se ne sentano, oltretutto, colpevoli.

Milone

Buona pasqua, Milone.
Ritempra le tue forze per i nuovi agoni.
Noi festeggeremo, con il sacrificio delle colombe candite, la simbolica rinascita, resurrezione, rinascimento ( adulti ), prospettiva temporale-atemporale o abbaglio dei mortali.
Una tribù dell'antichissimo Egitto, a suo tempo, ricorderà il mitico momento in cui, oppressa dal faraone, si concentrò su di sé e chiese la forza di sfuggirgli a un solo Dio, elitario. Poi, uno dei suoi figli volle farsi ( o lo fecero ) a sua volta Dio..e loro la pagarono cara ( Moni Ovadia ).
Anche se non cambiò la prassi del mondo - ne se lo proponeva: "il mio regno non è di questo mondo", dirompente fu il Suo messaggio, in una società di schiavi -.
Un furbo profeta dei paraggi, attingendo ai primi quattro libri della Bibbia, lo retrocesse al suo ruolo, rispettabile, di Profeta e fondò un'ultima religione monoteistica, alla quale necessariamente ci si doveva sottomettere.
Da allora, i popoli ebbero un nuovo, unico ma proteiforme pretesto per massacrarsi, colonizzarsi e sfruttarsi.
La separatezza dei profughi dall'Egitto rimase tale e quale e, per questo, ogni volta che si devono agitare le masse, reinterpretano il loro eterno ruolo di capri espiatori. Non sono i soli a trovarsi in questa ricorrente condizione, ma sono gli unici capri espiatori ad aver costituito una nazione, dispersa nel mondo o, nella versione sionista, concentrata su un unico territorio, per secoli occupato da altri.
L'instabile rispetto fra musulmani e cristiani, almeno in terra santa e la loro collaborazione politica, fanno sentire gli israeliani in un ghetto, anche a casa loro. Anzichè proporsi una ecumenica simbiosi - che comunque li relegherebbe, dato che alla loro identità non vogliono abdicare -, offrono un'assimilazione nella loro democrazia, o, anziché un impossibile matrominio, un ben normato divorzio: i due stati.
I nostri fratelli ortodossi celebreranno, una settimana dopo di noi, la stessa ricorrenza, ben attenti al loro ovile greco-slavo. Ci mancherebbe che, dopo che due monaci dei loro, Cirillo e Metodio ( greci ) alfabetizzarono le popolazioni dell'Oriente europeo, dovessero soffrire del proselitismo occidentalizzante della Chiesa di Roma, di cui si sono più volte lamentati e che non ha consentito, finora, la visita di un Papa a Mosca.
In particolare, quella, tanto desiderata, di Wojtyla, che avrà pure contribuito a far cadere il comunismo, ma, nel pascolo ortodosso, il Metropolita non ce lo ha voluto.
E noi continueremo a morire, per poi rinascere a "nuova" speranza ed a fare autocoscienza giustificativa dei nostri egoismi; a condividerli con chi ci assomiglia e ad emarginare chi sente diversamente...o "crede" di sentire diversamente.
Con tutto questo, di vero cuore: buona Pasqua a tutti!
P.S.
Apprendo che, da quest'anno, gli ortodossi festeggeranno la Pasqua cristiana insieme a noi: potenza dei mercati. Anche i giapponesi, scintoisti, o più prosaicamente areligiosi, hanno adottato il Natale dell'occidente. L'ortodossia si eserciterà in termini politici, paralleli all'uniformità protocollare dei mercati regolamentati, ma dubito che attenuerà la sua specificità competitiva con Roma e con New York, uniformemente alla politica Russa.
Gli ebrei, dispersi per il mondo e rinchiusi nel loro piccolo stato, sono, come sempre, soli, anche se culturalmente e..pericolasamente, per loro, influenti. Universali e particolari. Questo, però, non dovrebbe interessare l'uomo comune.